La decisione di svalutare lo yuan e' stata inaspettata e ha generato panico sui mercati finanziari con i titoli del settore lusso a fare da bersaglio, anche oggi. Sul listino milanese il titolo S.Ferragamo cede il 2,33% a 26,37 euro, Tod's l'1,16% a 85,35 euro, Yoox il 2,56% a 27,76 euro, Moncler il 2,41% a 16,57 euro, Luxottica il 2,28% a 62,25 euro, B.Cucinelli il 2,12% a 16,64 euro e Geox il 4,58% a 3,5 euro. Si salva dalle vendite solo Safilo (+0,28% a 10,56 euro).

Lo yuan, si legge su milanofinanza.it, risulta essere, a livello di fondamentali, sopravvalutato e dunque una sua svalutazione non avrebbe dovuto costituire una tale sorpresa, quantomeno da un punto di vista razionale, a detta di Scilla Huang Sun, gestore del fondo Julius Baer Luxury Brands Fund.

Tuttavia, "pensiamo che la Cina non lascera' che la situazione si inasprisca, poiche' la stabilita' e l'approccio graduale sono elementi chiave per il governo cinese, come riflesso dai messaggi degli ufficiali di governo, in altre parole non ci sara' una grossa svalutazione alla giapponese", prevede il gestore del fondo.

La liberalizzazione dello yuan e' un obiettivo, ma si tratta di un progetto a lungo termine, vale a dire da perseguirsi nell'arco di un paio d'anni. "La valuta cinese potrebbe eventualmente muoversi da una situazione di valuta ancorata al dollaro Usa a una condizione di cambio variabile ma gestito, magari con orientamento non solo verso il dollaro ma verso un paniere ponderato di diverse valute", precisa Scilla Huang Sun.

La Cina e' impegnata nel perseguimento di un ribilanciamento dell'economia, ovvero da un'economia orientata alle esportazioni e agli investimenti a un'economia guidata dai consumi. Una consistente svalutazione dello yuan sarebbe negativa per i consumatori cinesi, giacche' andrebbe a comprimere il loro potere d'acquisto. "I titoli del settore del lusso hanno reagito in modo esagerato. Non ci aspettiamo infatti che la domanda dei consumatori cinesi per il lusso cambi dopo questo lieve movimento dello yuan", continua il gestore.

Se la valuta cinese si dovesse svalutare gradualmente nel corso dei mesi e degli anni a venire, "sarebbe accettabile e nella peggiore delle ipotesi la domanda per i beni di lusso si sposterebbe nuovamente dall'Europa alla Cina stessa; in altre parole i consumatori cinesi andrebbero ad acquistare beni di lusso in casa e non in Europa o Giappone. Questo non sarebbe uno scenario cosi' negativo, giacché andrebbe a risolvere alcuni dei problemi che l'industria del lusso ha affrontato nel corso dei mesi passati, vale a dire le enormi differenze di prezzo nei beni di lusso tra Cina e Europa e il mercato grigio".

I turisti sono sensibili ai movimenti delle valute e comprano i beni di lusso nelle citta' che offrono i prezzi migliori a seconda di tali movimenti (attualmente Giappone, Korea e Europa). Pertanto Scilla Huang Sun si focalizza nel suo portafoglio sui marchi forti del lusso con una presenza globale in grado di catturare qualunque trend o flusso turistico. Ad oggi la maggior parte delle societa' operanti nel settore del lusso ha battuto le aspettative nel secondo trimestre e si e' vista una chiara accelerazione della domanda di beni di lusso al livello globale. Inoltre, gli analisti hanno iniziato a migliorare le proprie stime. Il secolare potenziale di crescita del settore del lusso resta immutato.

red/cas

 

(END) Dow Jones Newswires

August 20, 2015 13:01 ET (17:01 GMT)

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