MILANO (MF-NW)--C'è un buco nel percorso di transizione ecologica, che si allarga sempre di più. E' il divario di circolarità nell'economia globale, che mette a repentaglio l'obiettivo climatico di emissioni zero al 2050 e l'equilibrio ambientale del pianeta. Solo una quota minima dei materiali vergini consumati ogni anno, infatti, rientra in circolo sotto forma di materiali riciclati.

L'edizione 2023 del Circularity Gap Report, si legge su L'Economia del Corriere della Sera, quantifica questa quota nel 7,2%, in calo rispetto all'8,6% del 2020 e al 9,1% del 2019. Lo studio di Circle Economy, organizzazione no profit fondata nel 2012 ad Amsterdam, basa i suoi calcoli sui nove limiti planetari da non superare per garantire le condizioni adatte alla sopravvivenza della specie umana sulla Terra. Di questi limiti - illustrati nel 2009 su Nature da un gruppo di scienziati guidati da Johan Rockström - ne sono stati superati già cinque, esercitando un'immensa pressione sugli ecosistemi, sia sugli oceani che sulla terra e sull'atmosfera.

L'economia globale, secondo lo studio, consuma circa 100 miliardi di tonnellate di materiali all'anno e si prevede che entro il 2050 l'estrazione e il loro uso raddoppierà rispetto ai livelli del 2015. Ma come mai, nonostante si parli sempre più di economia circolare, continuiamo a restare ancorati a un sistema lineare, cui tendiamo sempre più? "Chiaramente l'aumento esponenziale dell'estrazione gioca un ruolo importante. La grande maggioranza di questi materiali va persa, cioè non viene riciclata, ma c'è un enorme potenziale per aumentarne la circolarità in futuro", sostiene Matthew Fraser, responsabile della ricerca di Circle Economy. Se l'economia fosse circolare, il destino del pianeta e dell'umanità cambierebbero sensibilmente. In particolare, l'estrazione di materiali vergini potrebbe diminuire di oltre un terzo (34%) e in questo modo le emissioni di gas serra potrebbero essere ridotte abbastanza da contenere il surriscaldamento del clima entro il limite dei 2 gradi Celsius.

Per il Circularity Gap Report 2023 sono quattro i settori responsabili della maggior parte delle emissioni e dei rifiuti globali: l'edilizia, il sistema alimentare, i trasporti e la produzione di beni di consumo. "La metà degli edifici che saranno in piedi nel 2050 non sono ancora stati costruiti e l'equivalente della città di Parigi viene edificato sul nostro suolo ogni cinque giorni. Questo ci dà un'incredibile opportunità di pensare alle infrastrutture in modo che siano al servizio di un sistema circolare e non di un'economia lineare", ha spiegato Fraser alla presentazione del rapporto.

L'edilizia è in effetti responsabile di oltre un terzo delle emissioni globali di gas serra e la sola produzione di cemento contribuisce al 7% della CO2 rilasciata in atmosfera. Il sistema alimentare, che occupa oggi circa la metà della superficie abitabile del pianeta, è a sua volta responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra, di cui l'8-10% è legato alla produzione di cibo perso e sprecato. La mobilità è tra le cause principali della crisi climatica e dell'acidificazione degli oceani, responsabile di circa il 25% delle emissioni di gas serra a livello globale. I beni di consumo implicano, infine, processi industriali ad alta intensità di energia e di materiali: il rapporto stima che oltre un quarto della produzione globale di rifiuti solidi sia costituito da quelli industriali. Fra gli altri, il consumo di tessili è uno di quelli più in crescita: negli ultimi vent'anni la produzione è raddoppiata. Il consumatore medio acquista molti più vestiti, ma ogni capo di abbigliamento viene conservato per la metà del tempo rispetto a due decenni fa.

C'è poi tutto il capitolo relativo alla plastica. La sua produzione è passata da 2 milioni di tonnellate nel 1950 a 360 milioni nel 2019 e l'inquinamento da plastica cresce senza sosta. Come invertire la rotta? Le pratiche per una transizione agevole verso un'economia circolare sono a portata di mano, secondo il rapporto, basterebbe servirsene. Dall'aumento dell'efficienza energetica degli edifici alla riconversione del patrimonio edilizio esistente, dalla transizione verso un sistema agricolo sostenibile e attento alla salute dei terreni alla costruzione di un sistema alimentare che includa la riduzione degli sprechi, con il miglioramento della gestione del trasporto e dello stoccaggio. Dalla mobilità dolce agli investimenti in trasporti pubblici e veicoli elettrici, dalle pratiche della moda sostenibile ad un prolungamento della vita degli oggetti.

In sintesi, si conferma che non è possibile raggiungere la circolarità solo con il riciclo e si punta sull'adozione di quattro principi chiave: usare meno, usare più a lungo, usare di nuovo e rigenerare. Grazie a una maggiore circolarità, i bisogni fondamentali della società, come l'alimentazione e la casa, potrebbero essere soddisfatti con appena il 70% dei materiali che l'economia mondiale consuma attualmente e riducendo l'estrazione del 30% migliorerebbe enormemente la salute dell'ambiente. La chiave di questa riduzione starebbe in primo luogo nella transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili di energia e nella riduzione della domanda di minerali ad alto volume, come la sabbia e la ghiaia, che sono in gran parte utilizzati per le abitazioni e le infrastrutture, rinnovando i vecchi edifici e le infrastrutture invece di costruirne di nuovi.

cos

 

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November 13, 2023 03:38 ET (08:38 GMT)

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