Finanza: in Borsa la miglior difesa è l'attacco (Mi.Fi.)
28 Marzo 2022 - 8:22AM
MF Dow Jones (Italiano)
Due crisi, due reazioni diverse da parte del mercato, un
elemento in comune: «La miglior difesa per un investitore, in tutte
le emergenza dal Duemila a oggi, rimane l'attacco, senza cedere
all'emotività». Così Fausto Artoni, presidente di Impact Sgr e
storico gestore di fondi azionari italiani, a colloquio con
MF-Milano Finanza ha spiegato come proteggere un portafoglio
incentrato sui titoli di Piazza Affari, e magari provare a farlo
fruttare, nel contesto eccezionale della guerra in Ucraina.
Domanda. Che differenze ha notato tra le due crisi?
Risposta. Oggi la situazione è molto diversa e paradossalmente
più complessa. Due anni fa del virus non sapevamo nulla, mentre ora
conosciamo chi aggredisce, chi viene aggredito, qual è stata la
reazione dell'Occidente. Ragionare è più facile, capire le
conseguenze meno. Dopo il Covid è arrivato il sostegno senza
precedenti di governi e banche centrali. E adesso? Non
dimentichiamoci che lo scenario di partenza era quello di
un'inflazione altissima, soprattutto sulle materie prime.
D. Cosa si aspetta a Piazza Affari?
R. La guerra porterà a fare i conti con sfide molto forti.
Primo, la transizione energetica, che in Europa si sta trasformando
in caccia all'indipendenza energetica. Prendiamo un'azienda come
Eni: di fatto, si sta trasformando da big oil a big energy. Un
altro argomento riguarda la globalizzazione: prima il Covid e poi
la guerra ci hanno fatto capire che la dislocazione assoluta verso
i paesi emergenti è controproducente. Dobbiamo far tornare forza
lavoro in Europa in settori strategici, come quello dei
semiconduttori. Poi c'è l'inflazione, che sarà con noi ancora per
un po' di tempo: ecco quindi tornare interessanti le banche e gli
asset manager, che godono del rialzo previsto dei tassi.
D. A livello di titoli, chi ha vinto dopo la crisi del Covid e
chi vede meglio posizionato adesso?
R. Il grande rimbalzo post-pandemia ha interessato soprattutto i
settori legati al ciclo economico, come l'automobilistico, grazie
ai sostegni di governi e banche centrali. Ora il paradigma sta
cambiando: le società favorite saranno quelle dell'indipendenza
energetica. Per esempio Enel, uno dei maggiori player mondiali
dell'energia sostenibile, che è stata molto penalizzata dal mercato
nell'ultimo anno. Oppure Snam, Terna ed Erg, un gruppo sostenibile
al 100%.
D. E poi le banche.
R. Le valutazioni del mercato bancario italiano sono ancora
piuttosto basse e il processo di aggregazione, messo in stand-by
dalla crisi, è destinato a continuare. Solo guardando ai due più
grandi istituti di credito del paese, Intesa Sanpaolo e Unicredit,
la loro intenzione è quella di restituire al mercato, tra dividendi
e buyback, il 50% circa della loro capitalizzazione. Certo, la
guerra potrebbe frenare un po' gli entusiasmi, soprattutto in
merito al riacquisto di azioni proprie, ma visti i p/e bassi e le
cedole elevate, perché bisognerebbe assumere posizioni corte su
questi titoli?
D. Insomma, volendo trovare una regola generale, Covid e guerra
cosa insegnano a un investitore?
R. Che rimanere investiti nel mercato azionario, in Italia e in
Europa, resta la miglior strategia, purché si abbia tempo da
dedicare a conoscere il proprio portafoglio e saperlo gestire. La
conoscenza non è un'assicurazione contro le cadute del mercato,
certo, ma garantisce la tenuta psicologica. In tutte le crisi
l'errore più grave è far prendere il sopravvento all'emozione: se
si esce quando il mercato scende, poi rientrare al momento del
rimbalzo diventa molto difficile.
D. E cosa insegnano invece queste crisi all'industria del
risparmio?
R. Uno dei più grandi valori dell'Europa, e dell'Italia in
particolare, è il risparmio delle famiglie. A mio modo di vedere il
Covid prima e il conflitto poi possono rendere il continente più
unito sotto tutti gli aspetti: energia, difesa, infrastrutture, ma
anche gestione del denaro. Finora abbiamo delegato troppo questa
funzione fuori dai confini, in particolare agli Stati Uniti, e
abbiamo visto come, allo scoppio della crisi, le case
d'investimento d'oltreoceano siano state velocissime ad andarsene.
Ho visto mattine, a Wall Street chiusa, in cui le piazze europee
perdevano anche il 4%-5%. Abbiamo bisogno di soggetti europei forti
che gestiscano il risparmio senza timori: una vera Unione Europea
del risparmio gestito.
fch
(END) Dow Jones Newswires
March 28, 2022 02:07 ET (06:07 GMT)
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