Due crisi, due reazioni diverse da parte del mercato, un elemento in comune: «La miglior difesa per un investitore, in tutte le emergenza dal Duemila a oggi, rimane l'attacco, senza cedere all'emotività». Così Fausto Artoni, presidente di Impact Sgr e storico gestore di fondi azionari italiani, a colloquio con MF-Milano Finanza ha spiegato come proteggere un portafoglio incentrato sui titoli di Piazza Affari, e magari provare a farlo fruttare, nel contesto eccezionale della guerra in Ucraina.

Domanda. Che differenze ha notato tra le due crisi?

Risposta. Oggi la situazione è molto diversa e paradossalmente più complessa. Due anni fa del virus non sapevamo nulla, mentre ora conosciamo chi aggredisce, chi viene aggredito, qual è stata la reazione dell'Occidente. Ragionare è più facile, capire le conseguenze meno. Dopo il Covid è arrivato il sostegno senza precedenti di governi e banche centrali. E adesso? Non dimentichiamoci che lo scenario di partenza era quello di un'inflazione altissima, soprattutto sulle materie prime.

D. Cosa si aspetta a Piazza Affari?

R. La guerra porterà a fare i conti con sfide molto forti. Primo, la transizione energetica, che in Europa si sta trasformando in caccia all'indipendenza energetica. Prendiamo un'azienda come Eni: di fatto, si sta trasformando da big oil a big energy. Un altro argomento riguarda la globalizzazione: prima il Covid e poi la guerra ci hanno fatto capire che la dislocazione assoluta verso i paesi emergenti è controproducente. Dobbiamo far tornare forza lavoro in Europa in settori strategici, come quello dei semiconduttori. Poi c'è l'inflazione, che sarà con noi ancora per un po' di tempo: ecco quindi tornare interessanti le banche e gli asset manager, che godono del rialzo previsto dei tassi.

D. A livello di titoli, chi ha vinto dopo la crisi del Covid e chi vede meglio posizionato adesso?

R. Il grande rimbalzo post-pandemia ha interessato soprattutto i settori legati al ciclo economico, come l'automobilistico, grazie ai sostegni di governi e banche centrali. Ora il paradigma sta cambiando: le società favorite saranno quelle dell'indipendenza energetica. Per esempio Enel, uno dei maggiori player mondiali dell'energia sostenibile, che è stata molto penalizzata dal mercato nell'ultimo anno. Oppure Snam, Terna ed Erg, un gruppo sostenibile al 100%.

D. E poi le banche.

R. Le valutazioni del mercato bancario italiano sono ancora piuttosto basse e il processo di aggregazione, messo in stand-by dalla crisi, è destinato a continuare. Solo guardando ai due più grandi istituti di credito del paese, Intesa Sanpaolo e Unicredit, la loro intenzione è quella di restituire al mercato, tra dividendi e buyback, il 50% circa della loro capitalizzazione. Certo, la guerra potrebbe frenare un po' gli entusiasmi, soprattutto in merito al riacquisto di azioni proprie, ma visti i p/e bassi e le cedole elevate, perché bisognerebbe assumere posizioni corte su questi titoli?

D. Insomma, volendo trovare una regola generale, Covid e guerra cosa insegnano a un investitore?

R. Che rimanere investiti nel mercato azionario, in Italia e in Europa, resta la miglior strategia, purché si abbia tempo da dedicare a conoscere il proprio portafoglio e saperlo gestire. La conoscenza non è un'assicurazione contro le cadute del mercato, certo, ma garantisce la tenuta psicologica. In tutte le crisi l'errore più grave è far prendere il sopravvento all'emozione: se si esce quando il mercato scende, poi rientrare al momento del rimbalzo diventa molto difficile.

D. E cosa insegnano invece queste crisi all'industria del risparmio?

R. Uno dei più grandi valori dell'Europa, e dell'Italia in particolare, è il risparmio delle famiglie. A mio modo di vedere il Covid prima e il conflitto poi possono rendere il continente più unito sotto tutti gli aspetti: energia, difesa, infrastrutture, ma anche gestione del denaro. Finora abbiamo delegato troppo questa funzione fuori dai confini, in particolare agli Stati Uniti, e abbiamo visto come, allo scoppio della crisi, le case d'investimento d'oltreoceano siano state velocissime ad andarsene. Ho visto mattine, a Wall Street chiusa, in cui le piazze europee perdevano anche il 4%-5%. Abbiamo bisogno di soggetti europei forti che gestiscano il risparmio senza timori: una vera Unione Europea del risparmio gestito.

fch

 

(END) Dow Jones Newswires

March 28, 2022 02:07 ET (06:07 GMT)

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