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Sotto assedio per la struttura immaginata per governare il Recovery plan, Giuseppe Conte invia segnali ai leader di maggioranza.

Non fa passi indietro sulla squadra di manager, né sul ruolo preminente di Palazzo Chigi. Ma concede qualcosa sul fronte della collegialità, dopo le proteste di Nicola Zingaretti. Di più, scrive Repubblica, informa delle novità il segretario del Pd, promettendo due cose.

Primo, i responsabili dei dicasteri non saranno esautorati dal triumvirato politico. Secondo, non saranno resi irrilevanti dalla squadra di manager a cui è affidato il controllo dei progetti da 209 miliardi.

Non tutto fila liscio, però. A tarda sera, Zingaretti convoca i ministri dem, alcuni dei quali furiosi con Conte. Anche Italia Viva si mostra ostile. Porta al tavolo del programma di maggioranza richieste di modifiche sull'unità di missione per il Recovery, lamenta i continui ritardi: "Sembra che si voglia rimandare all'infinito". Eppure, Conte crede di poter chiudere in fretta la partita.

Per Palazzo Chigi, il Recovery è nella "dirittura finale per l'approvazione". Parti sociali e Parlamento saranno ascoltati e coinvolti. I ministri "dovranno approvare nei prossimi giorni la selezione finale dei progetti". E farlo in una sede che secondo il premier garantisce la collegialità. "È una scelta politica - dice - che passerà dal Comitato interministeriale per gli Affari europei (Ciae), dove sono presenti tutti i ministri". Come a dire, tutti saranno coinvolti e avranno parte nel processo decisionale.

Ma c'è anche dell'altro. Siccome il triumvirato aveva allarmato non poco il Nazareno e Italia Viva, Conte sembra voler ridurre almeno un po' il peso della cabina di regia politica in cui siedono anche Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, a cui è affidato il piano di attuazione del Recovery. "Questo comitato - ecco il passaggio chiave - non ha poteri decisori, ma di vigilanza politica sull'esecuzione e sul rispetto dei tempi". Siamo ai dettagli lessicali, forse. Ma è anche attorno a questo concetto che ruota il senso della mediazione proposta a Zingaretti: il comitato ristretto non sostituirà il lavoro degli altri ministri, promette il premier, ma monitorerà soltanto l'avanzamento dei progetti. E anzi, "questo comitato dovrà informare periodicamente il Ciae e il Parlamento", mentre al ministro per gli Affari europei Amendola spetterà l'incarico di informare la Commissione Ue.

C'è una buona dose di equilibrismo, in questa nuova proposta del premier. Che si conferma anche nella cornice indicata per i lavori della task force tecnica: "La struttura con i 6 manager avrà compiti di vigilanza tecnica, coordinamento, monitoraggio e, solo in casi estremi, poteri sostitutivi". Anche in questo caso, l'obiettivo è rispondere alle preoccupazioni di alcuni ministri dem come Lorenzo Guerini e agli appunti di Italia Viva, assicurando che il ruolo dei tecnici non esautorerà quello del Consiglio dei ministri. Non si precisa però se saranno inquadrati soltanto a Palazzo Chigi o se, come chiede Zingaretti, saranno anche sotto il Tesoro o addirittura ospitati in una società ad hoc.

Senza questa concessione, la sconfitta del Pd sarebbe evidente. Faranno comunque parte della squadra "ingegneri, architetti, informatici, statistici, economisti, giuristi" e "potranno anche offrire un sostegno ai singoli soggetti attuatori". Un segnale, infine, sembra destinato anche a Forza Italia. Palazzo Chigi fa sapere di voler coinvolgere "costantemente anche le Camere nel monitoraggio". Come? "Sulla base di alcuni strumenti - ad esempio le commissioni - che verranno scelti dal Parlamento stesso". Un indizio che lascia pensare che non sia del tutto tramontata l'idea di una commissione ad hoc sul recovery, magari affidata al controllo dell'opposizione giudicata più responsabile: quella di Silvio Berlusconi.

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December 01, 2020 02:07 ET (07:07 GMT)

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