Le utility cercano una strada "italiana" per limitare gli effetti dell'esposizione finanziaria sulle margin call, cioè la liquidità che va anticipata come garanzia a fronte dei futures acquistati come copertura sui contratti di vendita di energia. Un'esposizione temporanea, ma che può crescere in modo esponenziale a fronte di importanti incrementi dei prezzi dell'energia elettrica e del gas.

Lo scrive il "Sole 24 Ore" spiegando che il varco per evitare che lo Stato italiano debba mettere in campo liquidità per supportare queste imprese, come fatto nei mesi scorsi dai governi di molti Paesi come Germania, Gran Bretagna e altri paesi nordici, è stato aperto con il decreto Aiuti Ter, entrato in vigore a fine settembre. Quel decreto ha introdotto nuove garanzie gratuite Sace, a fronte di finanziamenti dai tassi contenuti, per consentire alle imprese di ottenere finanziamenti per pagare le bollette di ottobre, novembre e dicembre.

Quell'articolo, però, sinora è rimasto inattuato, anche perché per banche e imprese è difficile costruire prestiti e garanzie su importi che non si conoscono. Sta di fatto che al comma 5 dell'articolo del decreto Aiuti Ter è stata aggiunta questa frase: "sono altresì ricomprese le esigenze di liquidità delle imprese relative agli obblighi di fornire collaterali per le attività di commercio sul mercato dell'energia".

Queste poche righe significano che le utility italiane possono usare quella garanzia Sace anche per garantire nuovi finanziamenti bancari (altrimenti non concedibili) per coprire il fabbisogno seppur temporaneo (è un esborso virtuale, perché l'importo viene rimborsato al calare dei prezzi o alla conclusione dei contratti) legato alle margin call.

L'approvazione di questa norma ha dato il via a quasi tutte le utility italiane per richiedere finanziamenti garantiti al fine di costruire un cuscinetto di sicurezza nel caso in cui i prezzi del gas legati al Ttf tornassero a crescere ancora, come ad agosto quando il gas è arrivato a 350 euro a megawattora (in questi giorni è calato sotto i 120 euro a megawattora).

Le domande di accesso alla garanzia sono arrivate a Sace, attraverso le banche, da parte di Enel, Plenitude (Eni), A2aA, Iren, Acea, solo per citare alcuni operatori. Il percorso è ancora all'inizio: nel caso di Enel, uno degli operatori più esposti su questi contratti e che intende attivare con un consorzio di banche una linea di credito dedicata da 16 mld di euro, è stata coinvolta anche la Cdp, considerata l'entità del finanziamento. L'istruttoria, però, è ancora in corso, per tutte le utility e queste operazioni sono in fase di costruzione senza che nel frattempo sia arrivato il via libera di Bruxelles.

gug

 

(END) Dow Jones Newswires

October 20, 2022 03:54 ET (07:54 GMT)

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