Dowjones
Gianluigi Gabetti si dice sofferente per le inesattezze che ha
dovuto ascoltare nel corso del processo e dichiara di non essere
mai stato sfiorato dall'intenzione e dalla percezione di
influenzare l'andamento del mercato.
E' questo uno dei passaggi piu' significativi della
dichiarazione spontanea resa da Gianluigi Gabetti al termine del
processo relativo all'equity swap che permise alla famiglia Agnelli
di mantenere il controllo della Fiat in corso a Torino. "Questo
processo - ha detto Gabetti - e' stato lungo, sovente molto tecnico
ed e' stato causa per me di notevole sofferenza per le inesattezze
che ho dovuto ascoltare e per le accuse nelle quali non mi
riconosco neppure di lontano. Alla vigilia della sentenza sento la
necessita' di sottoporvi queste mie riflessioni finali. Ben so che
ogni cittadino, nell'ipotesi di una sentenza sfavorevole (che
tutt'ora non riesco ad immaginare nel mio caso) dispone ancora di 2
gradi di giudizio per far valere le sue ragioni: ma, alla mia eta',
lo sguardo e' piu' che mai sul presente, perche' non intendo
proprio ora abdicare ai principi che ho sempre seguito di tutelare
i miei diritti nel pieno rispetto della verita' e della legge".
"In pari tempo, al di la' del pensiero dei giudici, quel che su
di me preme e' la mia stessa coscienza e questo dico sia come
messaggio per i miei figli e per tanti collaboratori che hanno
condiviso ansie e fatiche, sia come atto dovuto alle societa' che
in me hanno riposto fiducia. Quello che vi apprestate oggi a
giudicare e' il mio comportamento in relazione al comunicato del 24
agosto 2005. In precedenza altri giudici si sono occupati di questo
caso. Ebbene quei giudici mi hanno attribuito responsabilita'
oggettive in virtu' delle cariche ricoperte, pur riducendo
significativamente le sanzioni in considerazione dell'elemento
soggettivo: proprio quello che rileva in questa sede".
"Torniamo quindi ancora una volta i fatti: com'e' noto il 24
agosto 2005 mi trovavo negli Usa e mi stavo curando di una
broncopolmonite. Non vi e' traccia di alcun mio contatto nei giorni
precedenti con la societa' e con l'avvocato Grande Stevens, ne
alcun contatto vi e' stato. Mi limito a ricordare che prima di
partire dall'Italia, tra le tante ipotesi che assillavano la mia
mente, avevo riservatamente incaricato Grande Stevens di esplorare
da un punto di vista legale, consultandosi anche con Consob, la
possibilita' che Ifil, in alternativa all'esercizio del diritto di
opzione previsto dal convertendo, potesse avvalersi dei titoli che
Exor avrebbe forse potuto stornare da un'operazione di equity swap
avente scadenza a fine 2006 allo scopo di evitare una diluizione
della quota Ifil in Fiat. Il giorno 24 agosto verso le 08h00 del
mattino" con una telefonata "mi si dava lettura della bozza di un
comunicato che era stato preparato per rispondere ad una richiesta
della Consob. Per quanto sorpreso e meravigliato chiesi spiegazioni
ed appresi che la bozza era gia' stata sottoposta al legale,
precisamente Grande Stevens, e da lui approvata. Chiesi subito di
passarmi Grande Stevens che mi disse che la bozza inviatami era
stata redatta in termini coerenti con l'esito dei contatti che, per
la prima volta, appresi egli aveva avviato con Consob, ma in allora
non entro' con me in alcun dettaglio. Concluse raccomandandomi di
dare il via senza indugio alla diffusione del comunicato e
soprattutto di starmene tranquillo, rinviando maggiori dettagli a
quando ci saremmo visti in Italia".
Chiusa la telefonata "rilessi il testo del comunicato e, per
maggiore chiarezza, invertii l'ordine di una frase per
rappresentare meglio la situazione in riferimento al convertendo e
per rafforzare l'espressione della volonta' di rimanere gli
azionisti di riferimento della Fiat, proprio perche' quel 24 agosto
non avevo altro elemento da dare".
Gabetti spiega poi che solo al suo rientro in Italia fu messo al
corrente dell'esistenza di un quesito che era stato sottoposto alla
Consob e che a partire da quel momento venne avviato uno studio
sull'iniziativa che sarebbe potuta scaturire dall'esito delle
consultazioni tra Stevens e Consob aggiungendo poi che "la nostra
sfera di azione sarebbe stata necessariamente condizionata dalle
risposte che ci sarebbero pervenute" da Consob, famiglie
Agnelli-Nasi e Merril Lynch. "Per tutte queste ragioni ho cercato
di spiegare al tribunale di essere stato ben lungi dal mettere in
atto la condotta che mi viene contestata. Posso e voglio assicurare
di non essere stato mai neppure sfiorato dall'intenzione e neppure
dalla percezione di influenzare l'andamento del mercato in
qualsivoglia direzione. Ifil non ha mai comprato o venduto azioni
di Fiat al di fuori dei grandi interventi corporate sempre
ampiamente pubblicizzati".
"In tutti questi anni sono tornato piu' volte su queste
riflessioni e le domande che ho posto alla mia coscienza hanno
trovato sempre la medesima risposta che e' esattamente quella che
vi affido. Non per ostinazione, ma quale mio estremo contributo
alla verita', sottopongo questo mio altrettanto estremo messaggio
al vostro giudizio, che suonera' anche come giudizio conclusivo
sulla mia intera vita professionale". mcn/ds