Il governo italiano non ha fatto un buon affare a cedere una parte importante e strategica delle sue reti a State Grid of China (Sgoc), colosso pubblico che gestisce le infrastrutture elettriche della Cina e della maggior parte del Sudamerica e ora cerca soluzioni.

Lo scrive La Repubblica ricordando che nel luglio 2014 Cassa Depositi e Prestiti aveva bisogno di capitale, così vendette una quota di minoranza (35%) di Cdp Reti - la società che racchiude le quote di controllo di Snam (30,3%), Terna (29,8%) e Italgas (26%) - per 2,1 miliardi. Ma se l'avesse tenuta avrebbe potuto rafforzare il suo capitale con i dividendi poi distribuiti dalla società, pari a 2,58 miliardi in sette anni. Inoltre il valore di Cdp Reti nello stesso periodo è raddoppiato (da 5 a 9,8 miliardi). Invece di cercare investitori istituzionali, il governo scelse un partner strategico come la cinese Sgoc perché l'alleanza avrebbe dovuto aprire un ponte tra i due Paesi. Così non è stato, le aziende italiane sono cresciute con le loro gambe e, anzi, a tratti si sono trovate a gareggiare contro il loro socio cinese.

Ora, secondo indiscrezioni attendibili, alcune banche d'affari sono al lavoro per cercare di trovare una soluzione che riduca il peso dei cinesi nel gruppo partecipato dallo Stato. L'accordo del 2014 prevedeva un diritto di prima offerta tra Cdp e Sgoc, ma non un meccanismo per regolare un'eventuale uscita dei cinesi, che hanno diritto a nominare 2 membri su 5 nel cda di Cdp Reti (e 1 sindaco su 3) e una persona di loro fiducia nei consigli delle tre quotate.

pev

 

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October 07, 2021 02:46 ET (06:46 GMT)

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