ROMA (MF-NW)--Da qualche settimana ormai l'asticella psicologica del rendimento, per gli investitori italiani, è stata fissata al 5%. Alla base ci sono almeno due ordini di motivi. Primo: il rendimento del Btp decennale, che ha superato la fatidica soglia nel corso di due sedute, il 4 e 6 ottobre, in ragione soprattutto del timore di tassi di interesse alti (quello di riferimento della Bce è oggi al 4,5%) più a lungo di quanto ipotizzato in precedenza. Secondo: l'inflazione, che nell'Eurozona a settembre è scesa al 4,3% dal 5,2% di agosto. Questo 4,3%, più basso del 5% del Btp, rappresenta in un certo senso il costo da pagare per tenere il proprio contante parcheggiato nei conti correnti. E se davvero, come stimato da Bankitalia, l'inflazione tricolore dovesse scendere al 2,4% nel 2024, un rendimento così elevato come quello del Btp (e degli strumenti che possono batterlo, come si vedrà a breve) diventa davvero ghiotto. Un ricco 6%: parola di Larry Fink. Il ceo di Blackrock, parlando sulle colonne di questo giornale l'asticella l'ha addirittura alzata. «Se si investe a breve, allora i bond sono una grande opportunità, con ritorni del 5,5%-6% su uno-due anni», ha dichiarato Fink. Per il numero uno della più grande società di risparmio gestito al mondo, va detto, investire in singole obbligazioni non è mai la scelta migliore, tanto che nel lungo periodo il top manager suggerisce di costruire portafogli al 100% azionari. Eppure agli investitori italiani l'universo dei titoli di Stato e simili piace eccome: Assoreti, associazione di categoria delle reti di consulenti (rappresentativa quindi di una clientela retail evoluta) ha censito da gennaio ad agosto flussi sul risparmio amministrato superiori ai 28 miliardi di euro, contro i 2 confluiti nel gestito. Di questi 28 miliardi quasi 24 sono andati in titoli di Stato e 6 in obbligazioni corporate, a fronte di una raccolta di poco negativa sulle azioni e di riscatti da 6,5 miliardi sulla liquidità (quindi conti correnti). L'appeal sui bond sovrani è tale che anche a livello di gestito si sta assistendo a un boom dei comparti obbligazionari a scadenza, pensati per ricalcare il modello dei titoli di Stato (articolo a pagina 10). Un avversario complesso. Prima di qualsiasi altra considerazione, è opportuno precisare un aspetto. «In questo momento a livello europeo battere il Btp decennale è molto complesso», spiega Gabor Friedenthal, partner di Kearney Italia.

«Se si ha intenzione di mantenere l'investimento per un orizzonte di immobilizzazione piuttosto ampio, almeno cinque anni, ci sono pochi titoli davvero in grado di superarlo». Per capire il metro di paragone, sottolinea l'esperto, «comprare un Btp decennale oggi è più o meno come aver acquistato un Etf bilanciato con il 50% di componente azionaria e averlo tenuto in portafoglio per gli ultimi 10-12 anni». Insomma, scrive MF-Milano Finanza, una bella sfida per investitori pazienti. Ci sono d'altro canto alcune considerazioni che rendono la diversificazione quanto mai necessaria: «Al contempo, c'è un rischio di iper-concentrazione in uno strumento simile: rischio che verrebbe acuito se, per qualsiasi ragione, ci fosse un ulteriore downgrade del debito italiano, che è al livello minimo dei titoli investment grade», prosegue Friedenthal. «Il prezzo», aggiunge, «rischierebbe di abbassarsi e non di poco, penalizzando chi ha un orizzonte di breve periodo».

Battere il 5%? Si può. Poste queste premesse, di strumenti in grado di battere il 5% ce ne sono, e non pochi. In queste due pagine ne sono stati raccolti circa 85 divisi tra obbligazioni retail con taglio minimo 1.000 euro, rendimenti da dividendi azionari e conti di deposito vincolati.

In generale i rendimenti più alti si trovano nel mondo delle cedole azionarie, con dividend yield attesi che, per alcune società finanziarie, arrivano anche a doppia cifra. Il criterio di selezione che accomuna tutti gli strumenti proposti è la scadenza, minore o al massimo uguale rispetto a quella del Btp decennale preso come metro di paragone. In buona sostanza, il ragionamento è questo: è possibile, se si sa come farlo, prendere di più e prima rispetto a quello che offre un titolo di Stato con scadenza nel 2033. Inoltre, sono stati considerati solo quegli strumenti che, se portati a scadenza, garantiscono un rendimento certo (salvo casi limiti come i default degli emittenti) e non quindi le performance azionarie o quelle di fondi ed Etf, soggette alle oscillazioni del mercato.

Bond fino al 7,5%. Un primo confronto che può essere fatto è quello con i titoli obbligazionari disponibili sul mercato secondario. Skipper Informatica ne ha rintracciati per Milano Finanza 57 con scadenza compresa tra i cinque e i 10 anni, denominazione in euro, taglio minimo 1.000 euro (salvo un'eccezione da 1 euro di taglio minimo) che abbiano un rendimento a scadenza lordo minimo del 5%. Sicuramente le occasioni non mancano, come un bond di Goldman in scadenza a marzo 2028, che sul secondario prezza 90,9 e ha un rendimento lordo superiore al 7,5% (6,1% netto). Oppure un'obbligazione Tim in scadenza nel 2033, un po' cara (prezza quasi 106), rendimento lordo al 6,85% e netto al 4,92%. O ancora, un'obbligazione sovrana della Romania con scadenza ad aprile 2033, economica (prezza 68), con rendimento lordo del 6,59% e netto del 6,27%, sulla quale peraltro è applicata la tassazione sui rendimenti da titoli di Stato al 12,5% e non quella al 26% delle altre rendite finanziarie. Attenzione però, anche nel caso dei bond, alle possibili controindicazioni. «Ci sono alcuni corporate bond interessanti ma in quel caso va considerata, oltre alla maggiore tassazione, anche la rischiosità dell'emittente in un eventuale rallentamento dell'economia», segnala Friedenthal.

Quei ricchi dividendi. Per gli investitori meno pazienti, che volessero beneficiare il prima possibile di rendimenti elevati, un'opzione quest'anno passata un po' in secondo piano è quella dei titoli azionari che staccano il dividendo, che consentono di poter usufruire del rendimento da cedola. Ce ne sono alcuni, in particolare di emittenti bancario-finanziari, stimati in doppia cifra: Dovalue (17,7%), Banca Ifis (11,9%), Intesa Sanpaolo (11,5%), Bff (10,1%) sono i più ghiotti, ma fuori dal comparto bancario attenzione anche a Igd (10,8%), Rcs (8,5%), Piaggio (8,4%) e Stellantis (8,2%). Come già accennato, questa soluzione potrebbe essere quella ideale per investitori che cercano di monetizzare nel breve periodo, due-tre anni: l'esperto di Kearney vede per esempio «settori in cui c'è buon potenziale di rendimento, come quelli bancari, anche se i titoli sono già saliti tanto proprio perché incorporavano un premio per questo dividendo».

Dove il deposito premia. E poi ci sono i conti di deposito vincolati.

È dell'ultima settimana, peraltro, la decisione di Illimity, la banca digitale fondata e guidata da Corrado Passera, di alzare al 6% la remunerazione sui depositi vincolati a 36, 48 e 60 mesi (quindi dai tre ai cinque anni) per i già clienti del Conto Premium. Remunerazione che scende invece al 5,75% per i nuovi clienti: alla simulazione effettuata da questo giornale in data 9 ottobre su Facile.it, un conto deposito Illimity vincolato a 60 mesi (la metà del tempo di scadenza del Btp decennale) frutterebbe, a fronte di 20 mila euro depositati, oltre 4.000 euro di guadagno netto. «Ci sono tre temi da considerare», elenca Friedenthal. «Primo, i depositi vincolati richiedono un vincolo minimo elevato in termini di tempo per aver rendimenti comparabili. Sono pensati quindi per investitori che nel breve tempo non devono smobilizzare». Secondo, «c'è un tema di tassazione degli interessi al 26%, che si confronta con quella del Btp al 12,5%». Infine, «vanno selezionate bene le controparti: è importante vedere che le prospettive dell'emittente o della banca che fa la raccolta siano solide nel lungo termine».

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