Quel pasticciaccio brutto di Palazzo Madama sulle commissioni bancarie e' ancora tutto da risolvere.

E secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza rischia addirittura di rimanere senza soluzione se non si trovera' l'accordo in Parlamento. Perche' il governo sembra intenzionato a tirarsi fuori dalla spinosa questione, lasciando che siano le Camere a sciogliere ogni nodo: infatti, e' stata la commissione Industria del Senato a creare il caso, la scorsa settimana, con l'approvazione dell'emendamento del Pd, che ha cancellato in un sol colpo tutte le commissioni che le banche applicano in caso sugli affidamenti bancari. Un giro d'affari di una decina di miliardi l'anno. Uno spiraglio, in verita', era arrivato ieri in mattinata, quando il relatore al decreto Semplificazioni, Stefano Saglia, aveva annunciato che la soluzione c'era: in commissione alla Camera, aveva fatto sapere il deputato del Pdl, e' stato depositato un emendamento che potrebbe risistemare ogni cosa perche' va a modificare le norme del decreto Liberalizzazioni, che tra l'altro hanno provocato le dimissioni dell'intero comitato di presidenza dell'Associazione delle banche (Abi), a partire ovviamente dal numero uno, Giuseppe Mussari. L'emendamento in questione prevede, in particolare, che l'annullamento delle commissioni valga esclusivamente per gli istituti che non garantiscono la massima trasparenza su commissioni e tassi, ovvero quelli che non aderiscono alle norme del Cicr, il Comitato per il credito e il risparmio. Tutti gli altri potranno continuare ad applicarle, proprio come richiesto dall'Abi che gia' la scorsa settimana si aspettava un emendamento simile al decreto Liberalizzazioni, prima dell'approvazione in aula. Ma, come noto, quell'emendamento non e' mai stato approvato e come gesto plateale i vertici dell'Abi si sono dimessi. Poco male se la mossa delle dimissioni fosse riuscita a far rientrare subito l'emergenza. Ma la questione non sembra cosi' semplice: ieri sera lo stesso Saglia ha messo le mani avanti ricordando che non sara' facile superare le forche caudine del Quirinale visto che tra l'altro nelle scorse settimane sono gia' stati cassati circa 700 emendamenti. E il recente monito del Colle di non inserire nei provvedimenti materie estranee ai decreti non e' certo d'aiuto. La palla rischia di passare cosi' di nuovo al decreto Liberalizzazioni, che del resto "sarebbe piu' idoneo" per sistemare la faccenda, ha ammesso lo stesso Saglia. I tempi, pero', sono piuttosto stretti considerando che la modifica richiederebbe una terza lettura in Senato e il decreto che e' stato calendarizzato in aula il prossimo16 marzo scade sabato 24. L'ultima spiaggia potrebbe arrivare dal dl Fiscale che deve ancora essere fissato o addirittura da un ddl di iniziativa parlamentare ad hoc per stralciare la questione e procedere in via piu' rapida per andare incontro alla richiesta delle banche. red/lab

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