Valute: non è l'ora dell'euro (Mi.Fi.)
20 Giugno 2022 - 8:24AM
MF Dow Jones (Italiano)
Le banche centrali, riunite allo stesso tavolo settimana scorsa,
hanno accelerato il ritmo della stretta. Se la Bank of Australia ha
aumentato i tassi di 75 punti base nelle ultime due riunioni, la
Fed in un sol colpo ha calato +75bp, la Banca d'Inghilterra +25bp,
ma è pronta ad agire di nuovo per allontanare i pericoli di
un'inflazione che si dirige oltre l'11%. Mentre ha voltato pagina,
dopo oltre 7 anni, la Banca nazionale Svizzera, innalzando i tassi
di mezzo punto, ancora per poco negativi (-0,25%). La Bce, ultima a
cambiare idea, ora pare disposta ad alzarli di 50bp alla riunione
del 21 luglio. Fa eccezione la Banca del Giappone, che ha mantenuto
un atteggiamento di allentamento. Di conseguenza, lo yen non è mai
stato così debole negli ultimi 24 anni e il dollaro è tornato a
essere il bene rifugio per eccellenza con i mercati azionari sempre
più preoccupati (Wall Street è entrata nella tana dell'Orso) per il
rischio di un mix di recessione e inflazione. Milano Finanza ha
chiesto ad Athanasios Vamvakidis, Managing Director & Global
Head G10 FX Strategy di Bank of America, come muoversi in campo
valutario tra un rialzo dei tassi e l'altro.
Domanda. La riunione straordinaria della Bce, focalizzata sul
rischio di frammentazione economica e finanziaria dell'Eurozona, ha
deluso i mercati e l'euro ha perso terreno. Resterà debole?
Risposta. Rispetto alle altre banche centrali, esclusa la Banca
del Giappone, riteniamo che la Bce sia stata più colomba. Ha deciso
di attivare la massima flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi
in scadenza del Pepp, il che però non risolve in modo
sufficientemente efficace il problema della frammentazione, e di
accelerare i progressi su uno strumento anti-frammentazione, senza
però fornire ulteriori dettagli. Una decisione formale, ma light.
Si tratterà di un tipo di intervento che richiederà poche e non
rigide condizioni. È per questo che non si è fatto ricorso
all'Outright Monetary Transactions di Mario Draghi. Tuttavia, dovrà
anche soddisfare quei governi che temono un supporto fiscale troppo
ampio. Qualsiasi provvedimento che non rispetterà queste linee
guida potrebbe essere impugnato in un tribunale europeo. Quanto
deciso non è abbastanza e sarà temporaneo. Quindi è probabile che
tale decisione non impedirà ai mercati di continuare a spingere per
un aumento degli spread europei, mettendo sotto pressione i paesi
più fragili dell'Eurozona, come l'Italia. Così una Bce molto
colomba (tassi all'1,5% entro fine anno, ndr), il rischio
periferico, un'economia cinese debole a causa della politica
zero-Covid, l'Europa che più degli Usa dipende dalla Cina per le
esportazioni e soprattutto un dollaro forte frenano l'euro.
D. L'euro è quindi destinato a rimanere debole fino a fine
anno?
R. Il cambio euro/dollaro è molto vicino alle nostre stime per
fine anno a 1,05. I rischi per il dollaro sono al rialzo fino a
quando i mercati azionari restano deboli e la Fed continua ad
alzare i tassi. Per un euro più forte ci vuole una Bce più
aggressiva, la gestione dei rischi di frammentazione, stabilità sia
per i prezzi dell'energia sia in Cina, la fine della guerra in
Ucraina, chiarezza sulla politica fiscale dell'area euro. I vincoli
fiscali sono sospesi dall'inizio della pandemia e non sappiamo
quando riprenderanno e in che modo. Tutte questioni aperte che
rendono l'euro debole.
D. Il dollaro rimarrà un porto sicuro, anche rispetto allo
yen?
R. Il dollaro si è mosso bene in scia alla Fed falco e alla
pressione dell'inflazione americana elevata. Inoltre, gli Usa sono
indipendenti per quanto riguarda l'energia. La debolezza dello yen
è dovuta alla Banca del Giappone ancora colomba: è l'unica banca
centrale che non alzerà i tassi. Inoltre, il forte calo
dell'azionario globale non ha innescato il rimpatrio degli
investimenti in Giappone. Avevamo un target per il cross
dollaro-yen a 127, quando l'attuale stima del consenso era a 115.
Ora potrebbe andare a 140, ma siamo convinti che a questo livello
la BoJ interverrà.
D. Quali valute acquistare e quali vendere?
R. I dati sul mercato del lavoro americano restano forti. Per
cui, nonostante il rialzo dei tassi (al 3,5% la stima di BofA,
ndr), non mi aspetto una recessione negli Usa, è un rischio più
reale in Europa. Consigliamo di acquistare dollari e le valute
legate alle materie prime come il dollaro australiano, la corona
norvegese, il dollaro canadese grazie ai prezzi elevati delle
materie prime e alle azioni da falco delle banche centrali di
questi paesi. Viceversa, non ci aspettiamo un recupero nel breve
dello yen e dell'euro e siamo negativi sulla sterlina per i rischi
macro con la stagflazione e le negoziazioni sulle relazioni tra il
Regno Unito e l'Ue con la Brexit. Siamo inoltre bearish sullo yuan
vista la debolezza dell'economia cinese.
red
MF-DJ NEWS
2008:09 giu 2022
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June 20, 2022 02:09 ET (06:09 GMT)
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