FOCUS: Giappone potrebbe uscire da spirale disinflazione dopo 30 anni (La Financiere)
06 Novembre 2023 - 3:47PM
MF Dow Jones (Italiano)
MILANO (MF-NW)--Per la prima volta in circa trent'anni, la
disinflazione strutturale di cui soffre il Giappone sta per
soccombere. Per far sì che questo accada, la Bank of Japan sta
portando avanti la sua posizione ultra accomodante, al fine di
rafforzare l'inflazione e di estenderla non solo alle materie prime
o ai prodotti alimentari - che corpoterebbe il rischio di
impoverire un Paese importatore - ma soprattutto ai servizi e ai
salari, stimolando invece la ripresa dei consumi.
Nella riunione di settimana scorsa la BoJ ha ribadito in effetti
la sua posizione estremamente accomodante. La Banca centrale del
Giappone, in un contesto di inflazione al 3%, ha lasciato i tassi
di interesse di riferimento negativi al -0,1% e ha mantenuto il
limite massimo per il rendimento del titolo di Stato decennale
all'1%. "I tassi di riferimento reali - corretti per l'inflazione -
si attestano quindi a -3% e quelli reali a 10 anni a circa -2%: un
livello di stimolo raramente raggiunto. L'aspetto ancora più
significativo è che l'inflazione, a esclusione dell'energia e dei
generi alimentari deperibili, che sono particolarmente volatili, è
stabilmente al di sopra del 4% dall'estate, un livello che non si
vedeva dal 1981. Da questo punto di vista, gli stimoli sono ancora
più forti", osserva Alexis Bienvenu di La Financiere de
L'Echiquier.
Al contempo, la BoJ ha rivisto il controllo della curva dei
rendimenti in modo meno severo, dato che il tetto dell'1% sul
rendimento del titolo di Stato decennale è considerato ora un
limite flessibile. Nonostante l'allentamento della sistematicità
con la quale verranno messi in atto interventi per evitare che il
limite venga superato, la Banca centrale del Giappone resta
comunque uno dei pochi Istituti centrali a fissare un tetto massimo
per questa scadenza. "Possiamo presumere che questo livello non
sarà messo in discussione almeno fino alla pubblicazione,
nell'aprile del 2024, delle sue prospettive di inflazione per il
2026. Anche se le previsioni attuali di inflazione - al netto
dell'energia e dei generi alimentari deperibili - per l'anno
fiscale 2025 si attestano infatti già all'1,9%, vicino
all'obiettivo di lungo termine, questo orizzonte temporale non
basta per pensare a un raggiungimento duraturo dell'obiettivo",
spiega Bienvenu, suggerendo che per far sì che questo accada il
livello dovrebbe essere anticipato almeno al 2026 e soltanto allora
si potrebbe alzare con cautela il tetto sul decennale o
abbandonarlo.
La BoJ non è sola nella sua lotta per l'espansione fiscale del
Giappone. All'atteggiamento ultra accomodante della Banca centrale
si aggiungono infatti le misure di stimolo fiscale promosse dal
governo nipponico: il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha
annunciato
che Tokyo spenderà oltre 17.000 miliardi di yen, pari a 113
miliardi
di dollari, per un pacchetto di misure volte ad attutire il
colpo
economico dell'inflazione, che comprenderà anche tagli fiscali.
"L'economia giapponese sta vedendo aprirsi una grande opportunitá
di
passare a una nuova fase per la prima volta in tre decenni",
uscendo da
una spirale deflazionistica, ha commentato Kishida. "Per questo
motivo
dobbiamo aiutare le aziende a incrementare la redditivitá e a
ottenere
ricavi per aumentare i salari".
Ma per Bienvenu tutti questi sforzi monetari e fiscali
potrebbero essere inutili se i salari non terranno il passo. "Da
questo punto di vista, i sindacati si sono mobilitati. Stando al
canale televisivo nipponico Nhk, la più grande organizzazione
sindacale giapponese - Rengo - intende chiedere un aumento
salariale superiore al 5% durante il ciclo annuale di negoziati la
primavera prossima, anche se non vi è alcuna garanzia che simile
richiesta venga accettata da parte datoriale", aggiunge Bienvenu.
"L'indagine Tankan svolta presso le aziende prevede un modesto
aumento soltanto dei prezzi alla produzione nei prossimi tre anni
(3,8% cumulativo), lasciando poco spazio all'aumento dei salari
senza intaccare pesantemente gli utili. Tanto più che l'inflazione
nel resto del mondo è in fase discendente".
In conclusione, "sebbene le preoccupazioni monetarie del
Giappone possano sembrare del tutto sfasate rispetto a quelle della
maggior parte dei Paesi ricchi, rivestono grande importanza per il
resto del mondo", aggiunge l'esperto, evidenziando che per molti
aspetti il Paese del Sol Levante funge da precursore, in Europa
soprattutto. "Il declino demografico, l'invecchiamento, la crescita
strutturale asfittica, la dipendenza dalle materie prime,
l'inflazione troppo bassa, il debito pubblico stratosferico, i
salari depressi, i tassi di riferimento in territorio negativo:
sono tutti fattori che ricordano il Vecchio Continente". Bienvenu
suggerisce che qualora il Giappone riuscisse nella sua audace
manovra, farà da riferimento, mentre nel caso in cui dovesse
fallire, farà da guida all'Europa su cosa evitare.
gan
gerica.antolini@mfnewswires.it
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November 06, 2023 09:32 ET (14:32 GMT)
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