Tim: la privatizzazione è stato il peccato originale (Mi.Fi)
27 Dicembre 2022 - 11:46AM
MF Dow Jones (Italiano)
Immaginate la scena. Una stanza al settimo piano in un palazzo
storico nel centro di Roma. Un lungo tavolo di legno lucido e una
ventina di persone indaffarate, chi davanti a un pc, chi al
telefono, chi prende appunti affannosamente. Tutti seduti. Di
riunione in riunione ormai ognuno torna allo stesso posto. A quel
tavolo sono seduti i vertici tecnici dei ministeri più importanti
della Repubblica Italiana e i rappresentanti dei due più grandi
azionisti di Telecom Italia ossia Cassa Depositi e Prestiti e il
colosso francese Vivendi. Sembra un delicato vertice di politica
internazionale, invece si sta decidendo del futuro delle
infrastrutture di telecomunicazioni insieme a quello di Telecom
Italia.
Al tavolo, scrive Milano Finanza, il clima è costantemente
descritto da chi partecipa come «costruttivo», l'obiettivo
dichiarato è trovare una soluzione entro la fine dell'anno. Ogni
volta che qualcuno chiede: quando indicherete una soluzione, almeno
di massima, al mercato? La risposta è sempre «presto», con un tono
che fa trapelare ora ansia ora quasi rassegnazione. Che il tema sia
di primaria importanza lo dimostra il fatto che si sono tenuti già
tre incontri nel giro di una settimana, nonostante il governo sia
impegnato in una partita vitale come l'approvazione del
bilancio.
La riunione appena descritta si è realmente tenuta al Ministero
delle Imprese e del Made in Italy giovedì 22 dicembre 2023. E se
fosse la scena iniziale di un film, questo sarebbe il momento del
flashback. Uno stacco netto per far capire come si è arrivati a
questo punto, dove sono nati i problemi e chi e cosa ha poi sempre
più complicato la situazione. Quel flashback riporterebbe lo
spettatore indietro di 25 anni. Il momento chiave è l'autunno del
1997. Un anno prima, nel 1996, Romano Prodi ha sconfitto il Polo
per le libertà di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche e ora
«Il Professore» è presidente del Consiglio. Carlo Azeglio Ciampi è
ministro dell'Economia, Mario Draghi è direttore generale del
Tesoro e l'euro non è ancora entrato in vigore, ma l'Italia è
determinata a far parte della moneta unica e ha avviato un percorso
che porterà alla privatizzazione di molte delle società a controllo
pubblico. Quella di Telecom Italia viene oggi definita da tutti gli
storici «la madre di tutte le privatizzazioni». I problemi della
società che oggi opera con il marchio di Tim, per molti sono
iniziati proprio in quel momento e non dopo.
Negli anni a venire la situazione si è ulteriormente complicata.
Qualcuno aggiunge «irrimediabilmente» complicata. E nel corso delle
prossime settimane MF-Milano Finanza ripercorrerà le tappe
significative che hanno portato Telecom a trovarsi oggi al centro
di un tavolo tecnico-politico di primaria importanza per il Paese.
In 25 anni si sono susseguiti 10 amministratori, un turnover
vorticoso il cui ritmo peraltro è andato in crescendo nel corso
degli anni. Gian Mario Rosignolo, Franco Bernabé (per due volte),
Roberto Colaninno, Marco Tronchetti Provera, Marco Patuano, Flavio
Cattaneo, Amos Genish, Luigi Gubitosi e da ultimo Pietro Labriola.
A seconda di chi racconta la storia il punto di vista è diverso, i
dettagli su cui concentrarsi cambiano. Ma i dati non mentono.
Guardando ai numeri rettificati della società da quando è in vigore
l'euro, Telecom Italia in 25 anni ha bruciato quasi 20 miliardi di
valore. Più di quanto fatto da quasi tutti i competitor a livello
europeo. E per ripercorrere le tappe di questa storia bisogna
tornare ai giorni della privatizzazione, quando tutto è
iniziato.
Nell'ottobre del 1997 Telecom Italia è un colosso
internazionale. Fattura 23,2 miliardi di euro, ha debiti sotto gli
8 miliardi, investe ogni anno 6,4 miliardi nel Paese e ha quasi
121.000 dipendenti. È una delle principali aziende italiane per
investimenti, con un indotto paragonabile a quello della Fiat. Un
gioiello. Perfetto quindi per essere sacrificato sull'altare della
patria. L'espressione è un po' forte, ma in fondo descrive quella
che fu la scelta dell'allora governo: valorizzare alcune delle
controllate di Stato per riuscire ad avere i conti in regola per
poter essere ammessi nell'Euro. L'operazione su Telecom prevede una
serie di tappe. A gennaio Prodi nomina Guido Rossi presidente, in
agosto il ministro delle Poste e delle telecomunicazioni Antonio
Maccanico vara una nuova authority indipendente, l'Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni (Agcom) e infine il 20 ottobre si apre
l'offerta pubblica di vendita che riguarda 1.450.000 azioni Telecom
offerte ai risparmiatori privati al prezzo di 10.908 lire
l'una.
Chi fa l'affare, i privati o lo Stato? Il dibattito è aperto
ancora oggi. Di sicuro un primo problema da affrontare riguarda la
guida della società. Rossi si dimette il 28 novembre e nel gennaio
1998 il cda nomina nuovo presidente Gian Mario Rossignolo. Un mese
dopo, Tomaso Tommasi di Vignano si dimette da amministratore
delegato, mentre Vito Gamberale e Francesco De Leo vengono nominati
direttori generali. Tra il giugno e il luglio 1998 però Gamberale
lascia la società in seguito a divergenze con il presidente
Rossignolo, ma anche quest'ultimo si dimette nell'ottobre 1998. Un
mese dopo arriva alla guida Franco Bernabé, che assume anche le
deleghe da amministratore delegato (figura che era mancata per
mesi), ma anche l'ex Eni è destinato a durare poco.
La privatizzazione «è stata una follia», ha dichiarato poche
settimane fa il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo
Urso. L'idea del governo di valorizzare una società come Telecom
Italia in quel contesto poteva anche aveva un senso. Quello che
oggi lascia perplessi è che l'esecutivo abbia deciso di cedere
quasi l'intera partecipazione in Telecom, senza garantirsi una
quota di salvaguardia e/o tutela. Lasciando quindi un gioiello di
Stato senza protezione. E così, nel febbraio del 1999 un nuovo
evento è destinato a peggiorare ulteriormente la situazione: arriva
l'opa dei «capitani coraggiosi».
alu
fine
MF-DJ NEWS
2711:29 dic 2022
(END) Dow Jones Newswires
December 27, 2022 05:31 ET (10:31 GMT)
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