Tim: rete, Macquarie può finanziare (MF)
06 Gennaio 2023 - 10:31AM
MF Dow Jones (Italiano)
Governo, azionisti e investitori interessati stanno tessendo la
rete pubblica. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza,
settimana prossima, fra il 12 e il 13 gennaio, è in programma una
nuova riunione del tavolo tecnico convocato per dipanare la matassa
infrastrutturale. Pochi giorni più tardi, il 15 gennaio, è previsto
il cda di Fibercop, la società partecipata da Tim, Kkr e Fastweb,
mentre il 18 gennaio è in agenda il board di Tim.
La trama va progressivamente componendosi e potrebbe contemplare
un'offerta da parte di un veicolo ad hoc costituito da Cassa
Depositi e Prestiti, un finanziamento ibrido da parte del fondo
australiano Macquarie e un ruolo di sistema per le banche
creditrici.
La tela della rete pubblica, va detto, è stata disfatta più
volte negli ultimi mesi. Nulla esclude che l'esito possa ripetersi.
Qualsiasi schema di operazione dovrà infatti affrontare il vaglio
delle parti coinvolte che hanno obiettivi diversi. A quanto filtra,
tuttavia, gli interessi contrastanti sarebbero vicini a una
composizione dopo gli incontri fra l'esecutivo e i soci di Tim, le
cui rispettive posizioni sono ormai definite.
Il governo intende portare sotto il proprio controllo la rete,
un'infrastruttura strategica per la difesa e lo sviluppo del Paese.
Forte del 23,8% del capitale, Vivendi punta a salvaguardare il suo
investimento in Tim. Cdp è disposta a fungere da architrave
dell'operazione, valorizzando l'investimento in Open Fiber, ma con
un occhio ai bilanci e al divieto di aiuti di Stato. Per conciliare
queste esigenze, le ipotesi alla studio sarebbero due: la scissione
proporzionale della rete o la sua cessione a terzi. Il primo
scenario, caldeggiato dai francesi, appare per tempi e procedure
più complicato e quindi, al momento, meno probabile. Starebbe
invece prendendo slancio l'ipotesi di una vendita della rete Tim,
se non altro perché si tratta di uno schema già a lungo esplorato
all'epoca dell'offerta di Open Fiber. Quel modello pare ormai
superato, ma non i suoi artefici: Cdp e Macquarie. La prima
potrebbe costituire un veicolo per acquisire Netco, la società che
racchiude le infrastrutture di Tim, per un prezzo da definirsi ma
probabilmente compreso fra 15 e 20 miliardi e inclusivo di 10-11
miliardi di debito.
Il fondo australiano Macquarie non ne sarebbe azionista e
parteciperebbe all'operazione tramite uno strumento ibrido, a metà
fra il debito e il capitale di rischio, che potrebbe assumere la
forma di un finanziamento mezzanino.
In questo disegno avrebbero un ruolo cruciale anche alcune
banche creditrici che potrebbero ricevere strumenti finanziari
partecipativi, un domani convertibili in azioni della nuova società
della rete. Sarebbe questo un ulteriore elemento di complessità in
una trama già intricata. La disponibilità degli istituti di credito
a partecipare a un'operazione di sistema è tutta da accertare.
D'altra parte, nelle intenzioni del governo, oltre che
strategico la newco a controllo pubblico dovrebbe rivelarsi anche
un investimento redditizio. Per la stessa ragione, il gruppo
guidato da Pietro Labriola potrebbe mantenere una partecipazione
nella società infrastrutturale. La prospettiva di un apprezzamento
della quota di Tim nella newco potrebbe del resto contribuire a
ridurre le attese di incasso immediato da parte di Vivendi. Nel
libro soci della rete dovrebbe infine figurare anche Kkr, azionista
al 37,5% di Fibercop, società della rete secondaria controllata al
58% da Tim. Il private equity americano ha già fatto filtrare la
disponibilità a investire nell'operazione in accordo col governo.
Il finanziamento ibrido di Macquarie al veicolo di Cdp potrebbe
aiutare a raggiungere un equilibrio fra i due fondi -che all'epoca
della proposta di Open Fiber avevano interessi finanziari
contrapposti- così come l'ingresso nel cda di Tim del presidente di
Fibercop, Massimo Sarmi. (
red
fine
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