MF CONTRARIAN: rating e alto costo del debito non permettevano di perdere altro tempo
08 Novembre 2023 - 8:39AM
MF Dow Jones (Italiano)
ROMA (MF-NW)--A inizio ottobre i capi di Vivendi hanno
incontrato i vertici del governo italiano. Di cosa abbiano parlato
non è chiaro, se l'esito sono le azioni legali. Forse, l'incontro
sarà almeno servito per togliere ai francesi un alibi in più, la
mancata cortesia istituzionale, per giustificare il ricorso ai
tribunali, finalizzato a ridurre la perdita miliardaria che
l'avventura Telecom è costata, a loro come ad altri. Anche Vincent
Bollorè, del resto, dovrà giustificarsi in qualche modo di fronte
ai suoi soci di minoranza. Ma la responsabilità è di Vivendi e le
armi legali a disposizione sembrano spuntate.
Per alcuni anni il gruppo francese ha contribuito attivamente
alle decisioni di Telecom; chi ha memoria ricorderà anche il
tentativo di vendere a Telecom, a prezzi esorbitanti, i propri
contenuti media, con un conflitto di interessi tra parti correlate
ben più evidente di quello adombrato oggi. Quando il management di
Tim si è opposto, difendendo gli interessi aziendali, sono iniziati
i contrasti, il non gradimento delle persone (dalla girandola dei
ceo al presidente attuale, Salvatore Rossi, la cui storia di
serietà e indipendenza in Banca d'Italia parla da sola), sino al
ritiro dal cda di Telecom degli esponenti diretti di Vivendi.
Anche la storia di indubbio successo del finanziere-imprenditore
Vincent Bollorè dice qualcosa: probabilmente avrebbe voluto gestire
lui uno spezzatino, guadagnando e tenendosi qualche pezzo pregiato.
Fallita la scalata mascherata, essendo in perdita e, soprattutto,
rischiando, su pressione Consob, di dover consolidare i debiti di
Telecom, Vivendi non è salita sull'Aventino, ma ha iniziato una
strategia di trincea. Già, i debiti, perché Telecom, tra i propri
stakeholder, non ha solo azionisti con interessi diversi, ma altri
importanti portatori di interessi. Lo Stato italiano, per la
strategicità della rete; i dipendenti, forse troppi ma pur sempre
da tutelare anche da parte pubblica; infine, lo stakeholder
principale, per entità delle cifre e giuridicamente antergato
rispetto ai soci: i finanziatori/obbligazionisti, che pesano oltre
20 miliardi, quatto o cinque volte gli azionisti.
Un consiglio di amministratori seri, quali sono quelli di
Telecom, non poteva non accettare la proposta di acquisto della
rete da parte di Kkr, che concilia l'interesse della maggior parte
degli stakeholder, per numero e valori in gioco. E un collegio
sindacale altrettanto scrupoloso, presente alle sedute consiliari,
non può che avere valutato positivamente la decisione. Il tutto, a
maggior ragione, dopo aver già sprecato molto tempo, un fattore
prezioso visto il rating non più eccelso di Telecom e il costo del
suo debito. L'offerta di Kkr non sarà l'optimum, ma l'ottimo è
nemico del bene; e nessuno, a oggi (ma nemmeno ieri con tassi
d'interesse più bassi), ha mai offerto concretamente di più. Se
Vivendi è così certa che la rete valga 30 miliardi e non 20,
nessuno le impediva di metterne 15 sul piatto per il 51% o di
trovare partner per il resto; altrimenti le chiacchiere stanno a
zero. Quanto alla solidità di offerenti dell'ultimo minuto,
glissons.
La decisione del cda di Telecom, approfondita e ponderata, mette
in sicurezza la finanza e buona parte dei dipendenti, presidia la
rete e, con meno debiti, può almeno far sperare in una nuova
stagione d'investimenti e crescita. Forse che per gli azionisti
sarebbe stato meglio continuare a pagare interessi altissimi su una
leva finanziaria tirata o avere scioperi su lavoro e uno stato
ostile, invece che propenso a qualche concessione normativa e
tariffaria? Vivendi la vede diversamente, perché è in perdita,
avendo rastrellato azioni Telecom a prezzi alti? Comprensibile, ma
è un problema del singolo azionista, non dell'azienda. Non c'è
dubbio che ci saranno schermaglie legali. Vivendi ha già ingaggiato
un ex commissario Consob, ritenuto tra gli ispiratori proprio delle
norme sulle parti correlate, che si porteranno tra le prove di
presunte illegalità. Anche il cda ha chiesto pareri di altrettanto
esperti e ben pagati consulenti. Ci sarà una sfilata di grandi
luminari, a sfidarsi in punta di diritto e di parcelle milionarie.
Ma la sostanza è che, nella scelta di fondo, in un'ottica di breve
periodo, per evitare rischi seri e in chiave strategica, il cda ha
fatto l'interesse dell'azienda e di tutti i suoi stakeholder.
alu
fine
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