901 di 1371
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01/11/2020 20:03
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GEREMIA BARUK
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902 di 1371
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01/11/2020 20:04
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GEREMIA BARUK
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Molte persone pregano che venga il Regno di Dio, ma ti sei mai chiesto cos’è il Regno di Dio e cosa farà?
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903 di 1371
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01/11/2020 20:05
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GEREMIA BARUK
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ESAMINA QUELLO CHE DICE LA BIBBIA
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904 di 1371
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01/11/2020 20:06
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GEREMIA BARUK
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- Cos’è il Regno di Dio?È un governo celeste il cui Re è Gesù Cristo (Isaia 9:6, 7; Matteo 5:3; Luca 1:31-33).
- Cosa farà il Regno di Dio?Metterà fine a tutte le cose brutte che accadono oggi e permetterà agli esseri umani di vivere per sempre in pace sulla terra (Daniele 2:44; Matteo 6:10).
- Cosa significa cercare prima il Regno?
Significa sostenerlo con la certezza che soltanto questo Regno può portare la terra alle condizioni che Dio desidera (Matteo 6:33; 13:44).
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905 di 1371
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Modificato il 01/11/2020 20:08
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GEREMIA BARUK
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Per saperne di più BIBBIA: DOMANDE E RISPOSTE Cosa indica la cronologia biblica a proposito del 1914? La profezia relativa ai “sette tempi” di Daniele capitolo 4 delinea un periodo cruciale per il dominio umano.
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906 di 1371
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01/11/2020 20:08
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GEREMIA BARUK
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907 di 1371
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01/11/2020 20:09
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GEREMIA BARUK
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Cosa indica la cronologia biblica a proposito del 1914?
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908 di 1371
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01/11/2020 20:10
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GEREMIA BARUK
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La risposta della Bibbia La cronologia biblica indica che il Regno di Dio è stato stabilito in cielo nel 1914. Questo è dimostrato da una profezia riportata nel capitolo 4 del libro biblico di Daniele. Panoramica della profezia. Nabucodonosor, re di Babilonia, fece un sogno profetico mandatogli da Dio relativo a un albero immenso che veniva abbattuto. La ricrescita del ceppo fu impedita per un periodo di “sette tempi”, dopodiché l’albero sarebbe cresciuto di nuovo (Daniele 4:1, 10-16). Il primo adempimento della profezia. Il grande albero rappresentava il re Nabucodonosor stesso (Daniele 4:20-22). Egli fu simbolicamente ‘tagliato’ quando perse la ragione e il regno per un periodo di sette anni (Daniele 4:25). Quando Dio gli fece riacquistare l’uso della ragione, Nabucodonosor fu ristabilito sul trono e riconobbe la sovranità di Dio (Daniele 4:34-36).
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909 di 1371
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01/11/2020 20:12
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GEREMIA BARUK
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Prove di un adempimento maggiore della profezia. Lo scopo dell’intera profezia è “che i viventi conoscano che l’Altissimo domina sul regno del genere umano e che lo dà a chi vuole, e stabilisce su di esso persino l’infimo del genere umano” (Daniele 4:17). L’orgoglioso Nabucodonosor era forse colui al quale Dio desiderava infine dare quel regno? No, perché anteriormente Dio gli aveva mandato un altro sogno profetico da cui era evidente che né lui né nessun altro governante politico avrebbero potuto assolvere questo ruolo. Sarebbe invece stato Dio stesso a stabilire “un regno che non sarà mai ridotto in rovina” (Daniele 2:31-44). In precedenza Dio aveva stabilito un regno per rappresentare il suo dominio sulla terra: l’antica nazione di Israele. Dio permise che quel regno diventasse “una rovina” perché i re non si erano dimostrati fedeli; tuttavia predisse che a suo tempo avrebbe dato il regno a “colui che ha il diritto legale” (Ezechiele 21:25-27). La Bibbia mostra che Gesù Cristo è l’unico ad avere diritto a ricevere questo regno eterno (Luca 1:30-33). Contrariamente a Nabucodonosor, Gesù è “modesto di cuore”, proprio come era stato profetizzato (Matteo 11:29).
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910 di 1371
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01/11/2020 20:12
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
Cosa rappresenta l’albero di Daniele capitolo 4? Nella Bibbia gli alberi a volte rappresentano il dominio (Ezechiele 17:22-24; 31:2-5). Nell’adempimento maggiore di Daniele capitolo 4 l’immenso albero simboleggia il dominio di Dio.
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911 di 1371
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01/11/2020 20:13
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
Qual è il significato dell’albero abbattuto? L’abbattimento dell’albero rappresentava un’interruzione del regno di Nabucodonosor, e anche un’interruzione del dominio di Dio sulla terra. Questo si verificò quando Nabucodonosor distrusse Gerusalemme, la città dove i re d’Israele sedevano “sul trono di Geova” (1 Cronache 29:23). .
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912 di 1371
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01/11/2020 20:13
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
Cosa rappresentano i “sette tempi”? I “sette tempi” corrispondono al periodo in cui Dio ha permesso alle nazioni di governare la terra senza interferenze da parte di un regno da lui stabilito. I “sette tempi” ebbero inizio nell’ottobre del 607 a.E.V. (ovvero a.C.) quando, secondo la cronologia biblica, Gerusalemme fu distrutta dai babilonesi (2 Re 25:1, 8-10). * .
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913 di 1371
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01/11/2020 20:14
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GEREMIA BARUK
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Quanto durano i “sette tempi”? Non può trattarsi di sette anni letterali, come nel caso di Nabucodonosor. Gesù indicò la risposta quando disse: “Gerusalemme [un simbolo del dominio di Dio] sarà calpestata dalle nazioni, finché i tempi fissati delle nazioni non siano compiuti” (Luca 21:24). “I tempi fissati delle nazioni”, il periodo in cui Dio ha permesso che il suo dominio fosse ‘calpestato dalle nazioni’, corrispondono ai “sette tempi” di Daniele capitolo 4. Questo significa che i “sette tempi” erano ancora in corso anche quando Gesù era sulla terra.
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914 di 1371
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01/11/2020 20:15
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
La Bibbia ci consente di determinare la durata di quei “sette tempi” profetici. Ci dice che tre “tempi” e mezzo equivalgono a 1.260 giorni; perciò “sette tempi” equivalgono al doppio di 1.260, ovvero 2.520 giorni (Rivelazione [Apocalisse] 12:6, 14). Applicando la regola profetica “un giorno per un anno”, i 2.520 giorni rappresentano 2.520 anni. Pertanto, i “sette tempi”, o 2.520 anni, sarebbero finiti nell’ottobre del 1914 (Numeri 14:34; Ezechiele 4:6).
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915 di 1371
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01/11/2020 20:16
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GEREMIA BARUK
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916 di 1371
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21/11/2020 14:16
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
IMITIAMO LA LORO FEDE | GIOBBE Geova guarì le sue ferite Alla fine i quattro uomini rimangono in silenzio. Forse si sente solo il leggero fruscio di un vento caldo proveniente dal Deserto Arabico. Giobbe, sfinito dal lungo dibattito, non ha più parole. Guarda con aria di sfida i tre conoscenti, Elifaz, Bildad e Zofar, per vedere se hanno il coraggio di ribattere. Ma loro non riescono neanche a guardarlo negli occhi; sono indispettiti perché le loro astute argomentazioni, le loro parole “piene di vento” e le loro insinuazioni malevole non hanno avuto successo (Giobbe 16:3, nota in calce). Anzi, Giobbe è più determinato che mai a difendere la sua integrità. Forse Giobbe pensa che quella sia l’unica cosa che gli sia rimasta. Ha perso i beni, tutti e 10 i figli, il sostegno e il rispetto di amici e vicini, e alla fine anche la salute. La sua pelle è annerita a causa della malattia e piena di croste e vermi. Anche il suo alito è nauseante (Giobbe 7:5; 19:17; 30:30). Ma è quanto mai deciso a dimostrare che non è colpevole dei gravi peccati di cui è stato accusato. È profondamente indignato per come è stato aggredito da quei tre uomini. Il discorso finale di Giobbe li ha ridotti al silenzio. Il loro fiume di parole crudeli si è ormai prosciugato, ma il dolore di Giobbe è rimasto. Giobbe ha ancora un disperato bisogno di aiuto. È comprensibile che il suo modo di pensare non sia equilibrato. Giobbe ha bisogno di guida e correzione. Ha bisogno anche di vero conforto e incoraggiamento, cose che i tre conoscenti avrebbero dovuto dargli. Abbiamo mai avuto disperato bisogno di guida e conforto? Siamo mai rimasti delusi da qualcuno che pensavamo fosse nostro amico? Vedere come Geova Dio ha aiutato il suo servitore Giobbe e come Giobbe ha reagito potrà infondere in noi speranza e darci aiuto in modo pratico.
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917 di 1371
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21/11/2020 14:16
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
Un consigliere saggio e gentile A questo punto della narrazione accade una cosa inaspettata. Lì vicino c’era un altro uomo, un giovane di nome Eliu. È stato lì per tutto il tempo, e ha ascoltato in silenzio mentre quegli uomini più grandi parlavano. Quello che aveva sentito non gli era piaciuto per niente. Eliu era adirato con Giobbe. Lo addolorava vedere che il giusto Giobbe si era lasciato condizionare da quei tre uomini e “aveva ritenuto giusto sé stesso, e non Dio”. Nonostante questo, Eliu provava empatia per Giobbe: vedeva quanto stava soffrendo, e aveva capito che era sincero e che aveva un disperato bisogno di consigli gentili e di conforto. Non stupisce che Eliu a un certo punto perse la pazienza con i tre falsi confortatori. Li aveva sentiti attaccare Giobbe nel tentativo di indebolire la sua fede, di calpestare la sua dignità e di distruggere la sua integrità. Cosa ancora peggiore, con le loro parole ambigue avevano di fatto affermato che Dio fosse malvagio. Eliu non riusciva più a trattenersi: doveva parlare! (Giobbe 32:2-4, 18). Disse: “Io sono giovane, mentre voi siete anziani. Per questo sono rimasto rispettosamente in silenzio e non mi sono permesso di dirvi quello che so”. Ma non poteva più stare in silenzio. Continuò dicendo: “Di per sé l’età non rende saggi, né sono solo gli anziani a poter capire ciò che è giusto” (Giobbe 32:6, 9). Eliu poi parlò a lungo, dimostrando davvero che non è solo l’età a rendere saggia una persona. Il suo modo di parlare era molto diverso da quello di Elifaz, Bildad e Zofar. Infatti Eliu rassicurò Giobbe che non lo avrebbe trattato con arroganza e che non lo avrebbe fatto sentire peggio di come già stava. Inoltre gli diede dignità, chiamandolo per nome e mostrando di capire che era stato trattato con disprezzo. * Rispettosamente disse: “Ora, Giobbe, odi le mie parole, ti prego” (Giobbe 33:1, 7; 34:7). Eliu chiamò Giobbe per nome, lo trattò con benignità e rispettò la sua dignità
Eliu diede a Giobbe dei consigli schietti: “Ti ho sentito dire questo [...]: ‘Io sono puro, senza peccato; sono innocente, senza colpa. Eppure Dio trova motivi per opporsi a me’”. Eliu andò dritto al nocciolo della questione chiedendogli: “Sei così convinto di avere ragione che dici: ‘Sono più giusto di Dio’?” Eliu non poteva permettere che Giobbe continuasse a ragionare in questo modo, e lo corresse dicendogli: “Nell’affermare questo ti sbagli” (Giobbe 33:8-12; 35:2). Sapeva che Giobbe era molto arrabbiato per le terribili perdite che aveva subìto e per essere stato trattato male dai suoi falsi amici. Ma Eliu lo avvertì: “Bada che l’ira non ti porti al rancore” (Giobbe 36:18).
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918 di 1371
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21/11/2020 14:17
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
Eliu esalta la benignità di Geova Soprattutto Eliu parlò in difesa di Geova Dio. Con parole semplici ma significative spiegò un’importante verità: “È inconcepibile per il vero Dio agire malvagiamente e per l’Onnipotente comportarsi ingiustamente! [...] L’Onnipotente non torce la giustizia” (Giobbe 34:10, 12). Per dimostrare quanto Geova fosse giusto e misericordioso, Eliu ricordò a Giobbe che Geova non era intervenuto e non lo aveva punito per le parole avventate e irrispettose che aveva pronunciato (Giobbe 35:13-15). E invece di far credere di avere tutte le risposte, Eliu ammise con umiltà: “La grandezza di Dio va oltre la nostra comprensione” (Giobbe 36:26). Nonostante i suoi consigli fossero diretti, Eliu rimase sempre gentile. Parlò a Giobbe di una meravigliosa speranza, disse che Geova lo avrebbe guarito. Sarebbe arrivato il momento in cui Dio avrebbe detto del suo leale servitore: “La sua carne divenga più fresca che nella giovinezza, e lui torni ai giorni del suo vigore giovanile”. Eliu mostrò a Giobbe benignità anche in un altro modo. Invece di fargli la predica, lo incoraggiò con gentilezza a esprimersi dicendogli: “Parla, perché voglio dimostrare che sei nel giusto” (Giobbe 33:25, 32). Ma Giobbe non rispose. Forse non sentì il bisogno di giustificarsi di fronte a quei consigli così gentili e incoraggianti. È probabile che sentendosi confortato proruppe in un pianto liberatorio. Possiamo imparare molte lezioni importanti da questi due uomini di fede. Da Eliu impariamo come dare consigli e conforto a chi ne ha bisogno. Un vero amico non si tratterrà dal far notare una grave mancanza o un comportamento pericoloso (Proverbi 27:6). Vogliamo essere questo tipo di amici: gentili e incoraggianti, anche quando chi ci sta davanti parla in modo avventato. Che dire se siamo noi ad avere bisogno di consigli? L’esempio di Giobbe ci ricorda di ascoltare umilmente i consigli invece di ignorarli. Tutti ne abbiamo bisogno, e accettarli può salvarci la vita (Proverbi 4:13).
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919 di 1371
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21/11/2020 14:18
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
“Dal turbine” Nel suo discorso Eliu menzionò spesso il vento, le nubi, i tuoni e i fulmini. Disse di Geova: “Ascoltate attentamente il boato della sua voce”. Poco dopo Eliu fece riferimento a una “tempesta” (Giobbe 37:2, 9). A quanto pare mentre parlavano si alzò una tempesta che diventò sempre più forte, trasformandosi in un potente “turbine”. In quel momento successe qualcosa di incredibile: parlò Geova (Giobbe 38:1). Che grande privilegio assistere a una lezione sul mondo della natura tenuta dal Creatore dell’universo in persona! È veramente confortante leggere i meravigliosi capitoli del libro di Giobbe che contengono le parole di Geova. Proprio come una tempesta spazza via i rifiuti, così le parole di Geova spazzarono via tutti i discorsi vuoti e le falsità di Elifaz, Bildad e Zofar. Geova non si rivolse per niente a quegli uomini, se non in seguito. Si concentrò solo su Giobbe; corresse il suo fedele servitore come un padre corregge il proprio figlio. Geova comprendeva il dolore di Giobbe. E provava compassione per lui, come accade tutte le volte che i suoi amati figli soffrono (Isaia 63:9; Zaccaria 2:8). Ma sapeva anche che Giobbe aveva parlato “senza conoscere”, peggiorando così la sua situazione. Allora Geova lo corresse ponendogli una serie di domande. Gli chiese: “Dov’eri tu mentre io fondavo la terra? Dimmelo, se pensi di saperlo”. Agli albori della creazione, “le stelle del mattino”, cioè gli angeli di Dio, “gioivano con acclamazioni di lode” per le meravigliose opere di Geova (Giobbe 38:2, 4, 7). Ovviamente Giobbe non sapeva niente di tutto questo. Geova parlò “dal turbine”, correggendo con amore il modo di pensare di Giobbe
Geova continuò a parlare con Giobbe delle sue opere creative. Gli fece una breve panoramica di quelle che oggi vengono definite scienze naturali, toccando materie come astronomia, biologia, geologia e fisica. In particolare Geova descrisse alcuni animali che si trovavano nella zona in cui abitava Giobbe: il leone, il corvo, la capra di montagna, l’asino selvatico, il toro selvatico, lo struzzo, il cavallo, il falco, l’aquila, Beemot (evidentemente l’ippopotamo) e infine Leviatan (probabilmente il coccodrillo). Che grande privilegio assistere a una lezione sul mondo della natura tenuta dal Creatore dell’universo in persona!
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920 di 1371
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21/11/2020 14:19
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GEREMIA BARUK
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Iscritto da: 12/7/2020
Cosa impariamo sull’umiltà e sull’amore A cosa serviva tutto questo? Giobbe aveva urgente bisogno di essere più umile. Lamentandosi di quello che pensava fosse un trattamento ingiusto da parte di Geova, Giobbe stava solo accrescendo il suo dolore, allontanandosi dal suo amorevole Padre. Per questo Geova chiese più volte dov’era Giobbe mentre alcune meravigliose opere creative venivano all’esistenza e se Giobbe avesse il controllo delle creature che Dio aveva fatto o se fosse in grado di prendersene cura. Se Giobbe non era in grado di controllare neanche gli elementi più semplici della creazione di Geova, come poteva pensare di giudicare chi li aveva creati? Le vie e i pensieri di Geova non erano ben al di là di quello che Giobbe poteva comprendere? Giobbe non discusse con Geova e non accampò scuse Da tutto quello che Geova disse, traspariva il profondo amore che provava per Giobbe. Era come se gli stesse dicendo: “Figlio mio, se posso creare tutte queste cose e posso prendermene cura, pensi veramente che non riuscirò a prendermi cura di te? Credi davvero che potrei abbandonarti, portarti via i figli, toglierti le tue certezze e privarti della tua salute? Non sono io l’unico che può ridarti tutto ciò che hai perso e guarire le tue profonde ferite?” Giobbe rispose solo due volte alle domande di Geova. Non discusse e non accampò scuse. Riconobbe umilmente quanto era limitata la sua conoscenza e si pentì delle sue parole avventate (Giobbe 40:4, 5; 42:1-6). Da questo capiamo quanto fosse forte la sua fede. Dopo tutto quello che aveva affrontato, Giobbe rimase un uomo di grande fede. Accettò la disciplina di Geova e cambiò il suo atteggiamento. Il suo esempio forse ci spinge a chiederci: “Sono umile abbastanza da accettare la correzione e i consigli?” Tutti abbiamo bisogno di questo tipo di aiuto. Quando lo accettiamo, stiamo imitando la fede di Giobbe.
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Cos’è il Regno di Dio?