Bitcoin, i gemelli Winklevoss (Facebook) i primi miliardari
Avevano fatto causa a Zukerberg ottenendo dal tribunale 65 milioni di dollari. Undici milioni li hanno investiti nel 2013 per acquistare 100 mila bitcoin, che oggi valgono 1,15 miliardi. La scommessa: critpovaluta più sexy dell'oro e il tentativo di convincere la Sec per sbarcare a Wall Street. La tesi: è più facile manipolare le materie prime dei bitcoin
di Elena Dal Maso
Tyler e Cameron Winklevoss, 36 anni, gemelli, noti per aver fatto causa a Mark Zukerberg accusandolo di aver rubato la loro idea, Harvard Connection, poi rinominata Facebook , hanno investito 11 milioni di dollari dei 65 ottenuti in tribunale per investirli in bitcoin.
Secondo The Guardian, i gemelli The Winklevii come vengono chiamati, hanno acquistato nel marzo 2013 centomila bitcoin quando la criptovaluta valeva 120 dollari, mentre oggi ne quota 11.500 circa. Quindi oggi hanno in mano 1,150 miliardi di dollari. E già allora ritenevano che la critpocaluta sarebbe diventata più interessante dell'oro. Avevano tentato di costruire un Etf quotato al Nasdaq ma il veicolo non è mai partito. Anche perché mancava all'epoca la liquidità sufficiente per un prodotto del genere. Oggi, sulla piattaforma Coindesk (nata per l'appunto nel 2013) sono scambiati bitcoin per 195 miliardi di dollari, la situazione è cambiata. Ma non troppo.
Lo scorso marzo la Sec, la società che controlla Wall Street, aveva rifiutato l'ipo del veicolo dei gemelli Winklevoss. La proposta prevedeva di quotare l'Etf sul segmento Bats BZX (controllato da CBOE Holdings) di New York, uno dei maggiori operatori del mercato azionario statunitense. Bats ha fatto ricorso alla Sec e da allora non si è più saputo nulla.
Bats sosteneva, nell'appello presentato alla Sec, che l'uso nel bitcoin di principi matematici avrebbe reso difficile la manipolazione, e dal momento che le transazioni sono pubblicate pubblicamente sulla blockchain e gli aggiornamenti al protocollo sono relativamente trasparenti, i bitcoin inglobano un rischio di manipolazione più contenuto rispetto ai metalli preziosi che sono scambiati liberamente sui listini per le materie prime.
I gemelli, immortalati nel celebre film The Social Network di David Fincher (2010), l'11 aprile 2013 avevano dichiarato al New York Times di aver investito in bitcoin 11 dei 65 milioni di dollari vinti nella causa contro il numero uno di Facebook , creando così uno dei più grossi portafogli nella criptovaluta al mondo. Allora si trattava dell’1% dell’intera quantità di bitcoin in circolazione. Circa 100 mila monete digitali. La conferma potrebbe arrivare solo da loro, che al momento non hanno dichiarato nulla. Ma da quello che hanno detto nelle successive interviste non hanno mai rivenduto quei bitcoin, che quindi rimangono un loro asset di investimento.
Secondo The Telegraph i gemelli non hanno mai venduto bitcoin dopo il primo investimento e quindi avrebbero appunto per le mani un wallet da oltre un miliardo di dollari. Il quotidiano inglese nota che solo "una manciata di portafogli" in bitcoin oggi può vantare un patrimonio superiore al miliardo di dollari in criptovaluta. Uno di questi appartiene al misterioso creatore di bitcoin, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.
Intanto la settimana scorsa la Banca Centrale Europea ha messo in guardia dalle critpovalute. "Va tenuto presente che, essendo per definizione virtuali, queste non rappresentano un credito nei confronti di un'emittente e non si qualificano formalmente come valuta", ha spiegato Yves Mersch, componente del comitato esecutivo della Bce.
"Il loro grado complessivo di accettazione fra gli utenti quale mezzo di pagamento è trascurabile", ha aggiunto. "Il loro potere di acquisto è soggetto ad ampie oscillazioni e dipende esclusivamente dall'attività di mercato degli speculatori. Resta da vedere se queste valute virtuali possano essere considerate strumenti alternativi di pagamento per i consumatori", ha aggiunto Mersch, "eccetto in casi estremi come negli Stati falliti, e in quale misura siano in grado di competere con le soluzioni che gli operatori sapranno sviluppare nel più sicuro ed efficiente mercato europeo dei pagamenti al dettaglio".
L'esponente della Bce ha specificato "che anche se in tempi recenti abbiamo assistito a un notevole incremento del valore di alcune valute virtuali che partivano da livelli modesti, non dovremmo perdere di vista che il loro utilizzo come attività di regolamento è marginale e il loro grado complessivo di accettazione fra gli utenti quale mezzo di pagamento è trascurabile". "La Bce", ha assicurato il banchiere centrale, "continua a seguire questi sviluppi, non soltanto nell'ottica delle infrastrutture di mercato, ma anche dal punto di vista della politica monetaria, della stabilità finanziaria e della vigilanza prudenziale". Temi, questi, che le banche italiane iper regolate dalla Bce conoscono molto bene.
https://www.milanofinanza.it
65 di 704-Modificato il 05/12/2017 19:150
nellounic
N° messaggi: 633 -
Iscritto da: 14/4/2011
67 di 704-05/12/2017 19:220
nellounic
N° messaggi: 633 -
Iscritto da: 14/4/2011
BITFINEX!
prv
68 di 704-05/12/2017 19:230
selling
N° messaggi: 4014 -
Iscritto da: 23/2/2011
è bellissima $$$$$
3000 in 1 mese con quelle poi.....
ora xrpusd e bchusd
69 di 704-Modificato il 05/12/2017 19:250
nellounic
N° messaggi: 633 -
Iscritto da: 14/4/2011
Avevano fatto causa a Zukerberg ottenendo dal tribunale 65 milioni di dollari. Undici milioni li hanno investiti nel 2013 per acquistare 100 mila bitcoin, che oggi valgono 1,15 miliardi. La scommessa: critpovaluta più sexy dell'oro e il tentativo di convincere la Sec per sbarcare a Wall Street. La tesi: è più facile manipolare le materie prime dei bitcoin
di Elena Dal Maso
Tyler e Cameron Winklevoss, 36 anni, gemelli, noti per aver fatto causa a Mark Zukerberg accusandolo di aver rubato la loro idea, Harvard Connection, poi rinominata Facebook , hanno investito 11 milioni di dollari dei 65 ottenuti in tribunale per investirli in bitcoin.
Secondo The Guardian, i gemelli The Winklevii come vengono chiamati, hanno acquistato nel marzo 2013 centomila bitcoin quando la criptovaluta valeva 120 dollari, mentre oggi ne quota 11.500 circa. Quindi oggi hanno in mano 1,150 miliardi di dollari. E già allora ritenevano che la critpocaluta sarebbe diventata più interessante dell'oro. Avevano tentato di costruire un Etf quotato al Nasdaq ma il veicolo non è mai partito. Anche perché mancava all'epoca la liquidità sufficiente per un prodotto del genere. Oggi, sulla piattaforma Coindesk (nata per l'appunto nel 2013) sono scambiati bitcoin per 195 miliardi di dollari, la situazione è cambiata. Ma non troppo.
Lo scorso marzo la Sec, la società che controlla Wall Street, aveva rifiutato l'ipo del veicolo dei gemelli Winklevoss. La proposta prevedeva di quotare l'Etf sul segmento Bats BZX (controllato da CBOE Holdings) di New York, uno dei maggiori operatori del mercato azionario statunitense. Bats ha fatto ricorso alla Sec e da allora non si è più saputo nulla.
Bats sosteneva, nell'appello presentato alla Sec, che l'uso nel bitcoin di principi matematici avrebbe reso difficile la manipolazione, e dal momento che le transazioni sono pubblicate pubblicamente sulla blockchain e gli aggiornamenti al protocollo sono relativamente trasparenti, i bitcoin inglobano un rischio di manipolazione più contenuto rispetto ai metalli preziosi che sono scambiati liberamente sui listini per le materie prime.
I gemelli, immortalati nel celebre film The Social Network di David Fincher (2010), l'11 aprile 2013 avevano dichiarato al New York Times di aver investito in bitcoin 11 dei 65 milioni di dollari vinti nella causa contro il numero uno di Facebook , creando così uno dei più grossi portafogli nella criptovaluta al mondo. Allora si trattava dell’1% dell’intera quantità di bitcoin in circolazione. Circa 100 mila monete digitali. La conferma potrebbe arrivare solo da loro, che al momento non hanno dichiarato nulla. Ma da quello che hanno detto nelle successive interviste non hanno mai rivenduto quei bitcoin, che quindi rimangono un loro asset di investimento.
Secondo The Telegraph i gemelli non hanno mai venduto bitcoin dopo il primo investimento e quindi avrebbero appunto per le mani un wallet da oltre un miliardo di dollari. Il quotidiano inglese nota che solo "una manciata di portafogli" in bitcoin oggi può vantare un patrimonio superiore al miliardo di dollari in criptovaluta. Uno di questi appartiene al misterioso creatore di bitcoin, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.
Intanto la settimana scorsa la Banca Centrale Europea ha messo in guardia dalle critpovalute. "Va tenuto presente che, essendo per definizione virtuali, queste non rappresentano un credito nei confronti di un'emittente e non si qualificano formalmente come valuta", ha spiegato Yves Mersch, componente del comitato esecutivo della Bce.
"Il loro grado complessivo di accettazione fra gli utenti quale mezzo di pagamento è trascurabile", ha aggiunto. "Il loro potere di acquisto è soggetto ad ampie oscillazioni e dipende esclusivamente dall'attività di mercato degli speculatori. Resta da vedere se queste valute virtuali possano essere considerate strumenti alternativi di pagamento per i consumatori", ha aggiunto Mersch, "eccetto in casi estremi come negli Stati falliti, e in quale misura siano in grado di competere con le soluzioni che gli operatori sapranno sviluppare nel più sicuro ed efficiente mercato europeo dei pagamenti al dettaglio".
L'esponente della Bce ha specificato "che anche se in tempi recenti abbiamo assistito a un notevole incremento del valore di alcune valute virtuali che partivano da livelli modesti, non dovremmo perdere di vista che il loro utilizzo come attività di regolamento è marginale e il loro grado complessivo di accettazione fra gli utenti quale mezzo di pagamento è trascurabile". "La Bce", ha assicurato il banchiere centrale, "continua a seguire questi sviluppi, non soltanto nell'ottica delle infrastrutture di mercato, ma anche dal punto di vista della politica monetaria, della stabilità finanziaria e della vigilanza prudenziale". Temi, questi, che le banche italiane iper regolate dalla Bce conoscono molto bene.
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