Debito: pacchia è finita (Mi.Fi.)
13 Novembre 2023 - 8:57AM
MF Dow Jones (Italiano)
ROMA (MF-NW)--Tra il 2017 e il 2019, quando i tassi erano a zero
per le mosse ultra-accomodanti della Bce, una batteria di società
italiane -nomi noti sul mercato obbligazionario o outsider
assoluti- hanno approfittato della finestra per correre a emettere
bond a condizioni vantaggiosissime e costi stracciati. Oggi, a
distanza di sei-otto anni, questa raffica di titoli di debito sta
per arrivare a scadenza, rappresentando una grana non da poco per
le aziende o istituzioni finanziarie emittenti.
Questo debito infatti, scrive MF-Milano Finanza, andrà
rifinanziato, a condizioni di mercato decisamente diverse: a
partire dall'estate 2022 la Banca Centrale Europea ha avviato una
serie di strette monetarie che hanno portato i tassi di riferimento
al 4,5%, una zavorra pesante per tutte le società che chiedono
finanziamenti alle banche o al mercato tramite l'emissione di
titoli obbligazionari. I 77 bond in scadenza. Nella tabella in
pagina Skipper Informatica ha raccolto le 77 obbligazioni corporate
e finanziarie che andranno in scadenza da oggi al primo semestre
2024. Per ognuna di esse sono stati indicati il prezzo, il
rendimento a scadenza lordo e netto e il taglio minimo. A prima
vista si può vedere come buona parte dei titoli siano destinati a
investitori professionali o istituzionali, con tagli minimi da 100
o 200 mila euro. Altra precisazione importante è che, per i bond
con scadenze più prossime, nella tabella sono riportati alcuni
rendimenti decisamente anomali, superiori al 20%, 50% o anche 300%.
Questo perché il calcolo del rendimento a scadenza è sempre
espresso su base annua, quindi il rendimento dei titoli che stanno
per scadere viene amplificato per uniformarlo e renderlo
confrontabile con gli altri bond.
Volti noti e outsider. Guardando i nomi degli emittenti si
possono distinguere due tipologie di società. Da una parte i soliti
noti del mercato obbligazionario, banche e corporate che hanno
molta carta in circolazione sul secondario e piani di emissioni
ricorrenti e strutturati. Mediobanca, Enel, Autostrade, Intesa
Sanpaolo rientrano in questa categoria. Dall'altra ci sono invece
gli outsider, aziende perlopiù industriali che non si configurano
come emittenti ricorrenti e per le quali il ricorso al mercato
obbligazionario non rientra nell'ordinaria amministrazione. Esempi
in tal senso sono Leonardo, Campari, e le società a minore
capitalizzazione tra quelle presenti. «L'ipotesi più probabile»,
osserva Marco Clerici, co-responsabile dell'investment banking di
Equita, «è che gli emittenti non ricorrenti con bond in scadenza
nei prossimi 12 mesi, in una situazione di tassi stabilizzati come
dovrebbe esserlo quella attuale, torneranno sul mercato». Una parte
di debito a medio-lungo termine «rifinanziato con obbligazioni
collocate sul mercato garantisce loro la flessibilità per ricorrere
ai finanziamenti bancari a breve termine».
Ritorno al passato. A giocare a favore degli emittenti c'è la
sensazione diffusa che i tassi di interesse siano arrivati al picco
e che Fed e Bce siano orientate al mantenimento o a una leggera
riduzione. «Questo permette agli emittenti di pianificare il
rifinanziamento in uno scenario di tassi alti ma stabili,
grossomodo quello a cui abbiamo assistito fino al 2014-2015»,
spiega Clerici. Un ritorno al passato quindi, nulla che le società
emittenti non abbiano già sperimentato. C'è poi un altro aspetto
che dovrebbe favorire il ricorso al mercato del reddito fisso. «Le
attuali condizioni di mercato del debito», osserva l'esperto, «non
sono tanto diverse da quella a cui le banche sono disponibili a
finanziare con le stesse scadenze». Non c'è dunque in questo
contesto «un significativo arbitraggio tra finanziamenti bancari a
medio-lungo termine rispetto alle emissioni obbligazionarie».
Chi soffre di più. Certo, non tutte le società sono in una
condizione tale da essere immuni di fronte a un rifinanziamento
oneroso.
Juventus ad esempio all'ultimo bilancio riportava un
indebitamento finanziario netto di 340 milioni, quasi triplicato su
base annua. Il 19 febbraio scadrà il famoso CR7 bond da 150
milioni, emesso nel febbraio 2019 per sostenere i costi legati
all'acquisto di Cristiano Ronaldo, e un eventuale rifinanziamento
potrebbe essere una zavorra importante per il club. Tuttavia i
bianconeri hanno le spalle coperte dall'azionista di maggioranza,
Exor, che difficilmente lascerebbe da sola la controllata in
difficoltà. Altro caso particolare è quello di Tim, che all'ultima
trimestrale ha riportato 21,2 miliardi di debito after lease.
Secondo le previsioni però una parte di questa montagna di debito
(la società stima 14,2 miliardi) dovrebbe sparire dopo lo scorporo
della rete, allentando un po' il cappio che stringe l'operatore
tlc. Rischio sistemico? Al di là dei casi particolari, al momento
gli esperti non vedono un rischio sistemico a causa dei bond in
scadenza. Si prenda ad esempio una società come Campari, che ad
aprile 2024 vedrà scadere un bond emesso nel 2019 all'1,65%. Posto
che un rifinanziamento dovrà essere fatto a tassi più alti (secondo
alcune stime in area 4%) nel frattempo la società ha alzato ricavi
e margini per un combinato di inflazione sui prezzi e crescita del
business. Insomma, il costo del nuovo debito è direttamente
proporzionale alla crescita dei numeri di bilancio del gruppo.
Questo vale anche per altri emittenti, soprattutto industriali, che
dovranno rifinanziare il debito in scadenza nei prossimi mesi.
alu
fine
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1308:41 nov 2023
(END) Dow Jones Newswires
November 13, 2023 02:42 ET (07:42 GMT)
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