"Quello che chiamiamo ripresa, in realta' potrebbe solo voler
dire aver toccato il fondo. Solo le imprese che esportano riescono
a crescere, anche se essendo imprese molto efficienti e virtuose,
si internazionalizzano ma creano poca occupazione".
Lo ha affermato a MF-Milano Finanza, l'economista Marco Fortis,
vice presidente Fondazione Edison, il quale ha precisato che
tuttavia, "l'export da solo non basta per risolvere i problemi
strutturali determinati dalla caduta della domanda interna,
bisognerebbe poter avere un governo in grado di negoziare anche con
l'Ue un minimo margine di manovra per iniettare un qualche stimolo
nell'economia senza derogare al rigore. Ne abbiamo fatto tanto,
abbiamo il miglior avanzo primario dopo la Norvegia . Potremmo far
ripartire la domanda se riuscissimo a negoziare in Europa mezzo
punto di pil di iniziative. Questo potrebbe andare al pagamento di
parte del debito della pubblica amministrazione e a mini interventi
di micro politica industriale come quelli proposti dalla
Confindustria".
Fortis ha infine sottolineato che "bisogna ricordare da che
punto siamo partiti. Nel 2011 l'Italia ha avuto un problema di
credibilita' internazionale, non aveva alcuna capacita' negoziale,
ne' con l'Europa ne' con le istituzioni internazionali. Ci e' stato
imposto il pareggio di bilancio anticipato e lo abbiamo accettato
senza forse neanche sapere bene che cosa significasse. Aumentare di
un anno il pareggio di bilancio significa aumentare le tasse di un
punto e mezzo, zavorrare ulteriormente il pil e far cadere i
consumi. Oggi, con i numeri di finanza pubblica che abbiamo
acquisito, saremmo nelle condizioni di negoziare, ma il problema e'
che in questo momento non c'e' nessuno in grado di farlo.
Paradossalmente siamo arrivati ad avere una crisi di governo nel
peggior momento possibile. Nel momento in cui dovevamo raccogliere
i frutti non c'e' nessun contadino da mandare a Bruxelles per fare
raccolta". red/bca