Il Mef sta lavorando alla cornice normativa del decreto utile alla privatizzazione di B.Mps di cui detiene il 68% e il lavoro sarebbe in fase avanzata.

E' quanto spiegano fonti. Il processo di vendita della quota era già stato delineato in occasione della ricapitalizzazione precauzionale e al momento non ci sarebbero novità concrete sul tavolo in vista della cessione della partecipazione la cui scadenza è prevista per fine 2021.

La tempistica della stesura del decreto risponde a un allineamento tra autorità dopo che Bce la scorsa settimana ha inviato una bozza di decisione relativa al maxi-scorporo di Npl.

L"autorizzazione della banca centrale a tale operazione è condizionata al fatto che Mps prima della data di efficacia della scissione, emetta a condizioni di mercato, strumenti subordinati per almeno 250 milioni, ammissibili per l'inclusione nel patrimonio di base di classe 2 (Tier2) per l'intero importo nominale; la banca deve quindi fornire alla Bce una prova adeguata dell'impegno vincolante a fermo, da parte di uno o piú investitori di adeguato standing (inclusi, se del caso, qualsiasi ente pubblico o entitá affiliata), a sottoscrivere, entro il 31 dicembre 2020, il Tier2.

Da qui la necessità di un decreto legge o un decreto legislativo ovvero una legge ordinaria alla data di efficacia della scissione, che accantoni i fondi pubblici necessari per la sottoscrizione di strumenti di capitale emessi a condizioni di mercato da qualsiasi società pubblica italiana (fermo restando che gli strumenti di capitale includono gli strumenti subordinati ammissibili come Tier 1 aggiuntivo e il Tier 2 e che B.Mps sia ammissibile alla ricapitalizzazione ai sensi di tale decreto legge, decreto legislativo o legge ordinaria). Il tutto per consentire al Ministero dell'Economia e delle Finanze di sottoscrivere, nei limiti dei fondi pubblici accantonati, fino al 70% dell'importo degli strumenti di capitale emessi per ripristinare il rispetto da parte del Monte dei requisiti patrimoniali complessivi ad esso applicabili, fermo restando che almeno il 30% del relativo importo deve essere sottoscritto da investitori privati. Il Mef sarebbe pronto a sottoscrivere gran parte di questi strumenti.

L'impegno dello Stato all'uscita dal capitale era già noto e i passaggi erano già stati delineati nella relazione semestrale del Monte anche se nulla di concreto al momento sarebbe sul tavolo. A pagina 36 della semestrale si legge che "i commitment richiesti dalla DG Comp prevedono, tra l'altro, che il Mef dismetta la propria partecipazione detenuta nella capogruppo entro la fine del Piano di Ristrutturazione. A tale proposito il Mef avrebbe dovuto presentare entro la fine del 2019 alla Commissione Europea un piano di dismissione della propria partecipazione nel capitale della Capogruppo. Il 30 dicembre 2019 il Mef ha comunicato che, d'intesa con i servizi della Commissione Europea, è stata posticipata la presentazione del piano di dismissione della partecipazione in Mps anche in attesa che si perfezioni l'operazione di derisking della capogruppo, ovvero l'operazione "Hydra M". Tale operazione è stata concepita, infatti, con l'obiettivo finale di creare le condizioni per la dismissione della partecipazione. Il 16 luglio la Capogruppo ha conferito a Mediobanca un incarico di advisor finanziario al fine di valutare le alternative strategiche a disposizione".

Secondo l'agenzia Reuters il decreto potrebbe finire in Consiglio dei Ministri già questa settimana. Il Tesoro avrebbe chiesto alla presidenza del consiglio dei ministri di inserire il decreto all'ordine del giorno della "prima seduta utile" del cdm.

cce

claudia.cervini@mfdowjones.it

 

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August 31, 2020 13:32 ET (17:32 GMT)

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