Dopo Intesa Sanpaolo-Ubi, la prossima mossa del risiko bancario potrebbe essere Banco Bpm-CreditAgricole Italia, su cui la speculazione si sarebbe esercitata nei giorni scorsi, accostando il

gruppo francese anche al CreVal, di cui ha il 5%, in uno scenario dove

vengono tirate in ballo anche B.Mps e Unicredit.

Due giorni fa, scrive Il Messaggero, si sarebbe svolto un cda della terza banca italiana nel corso del quale Giuseppe Castagna ha dato un'informativa dei vari contatti informali in corso con Unicredit e Credit Agricole Italia. "Ho avuto tanti colloqui con vari banchieri", avrebbe detto Castagna in consiglio, facendo intendere grande attenzione da Parigi. Al fianco del gruppo bancario italiano, senza ancora un mandato, ci sarebbero Lazard e Barclays, quest'ultimo è l'advisor che

per un paio di settimane ha studiato un'eventuale contro opa su Ubi.

Va detto però, nonostante la secca smentita di Piazza Meda vista la delicatezza della situazione e la policy di Castagna - che ai tempi negava anche gli incontri con l'allora ad del Banco Popolare Pierfrancesco Saviotti (dal primo sabato di settembre 2015 in poi presso uno studio di consulenza privato) per le trattative Banco-Bpm - tra il banchiere campano e Philippe Brassac, ceo del Credit Agricole, ci sarebbero stati due contatti preliminari.

Sarebbe stato il banchiere di Parigi a fare la prima mossa cercando

telefonicamente Castagna: la prima volta circa un mese fa, l'ultima

alcuni giorni addietro. Non ci sarebbe ancora una trattativa ma solo

conversazioni preliminari fra due soggetti che hanno in comune la

partnership in Agos, società di credito al consumo. L'alleanza è nata

nel 2010 fra Agricole (51%) e Banco Popolare (49%)ed è stata rinnovata

tre volte nel senso che ora Piazza Meda vanta l'opzione di chiedere

fra un anno l'Ipo per valorizzare la partecipazione.

Partendo da considerazioni su Agos anche rispetto alle evoluzioni

future sulla quotazione, Brassac e Castagna avrebbero fatto considerazioni sullo scenario bancario. Il banchiere francese avrebbe messo sul tavolo la possibilità di esaminare una combinazione strategica.

Credit Agricole Italia è la vecchia Cariparma, controllata da Parigi

all'80% ma con una presenza nel capitale delle Fondazioni Parma e La

Spezia. L'Italia è il secondo mercato domestico dove opera con 950 filiali in dieci regioni, dopo aver acquisito Cesena, Rimini e San Miniato ed è diventato il settimo gruppo bancario grazie alla guida di Giampiero Maioli, da 13 anni al timone.

Banco Bpm ha 1.800 filiali radicatenelNordEstsoprattutto,conuna

presenza a Roma e nel Sud. Dal punto di vista dimensionale Piazza

Meda è quasi doppia della ex Cariparma ma è la governance che potrebbe essere più favorevole al gruppo franco-italiano. In una eventuale fusione, comunque, il principale azionista sarebbe Parigi mentre Banco è una public company dove alcune fondazioni, riunite in gruppo e guidate da Crt, detengono il 7% circa. Ed è evidente che se si dovesse davvero andare avanti bisognerà contemperare le poltrone con il bilancino. Per la presidenza, infatti, Massimo Tononi per statura, capacità, relazioni, esperienze anche internazionali non avrebbe rivali. Invece per la poltrona di capo azienda ci sarebbe una competizione fra Castagna e Maioli, entrambi quotati, capaci, esperti ai quali vanno ascritti risultati diversi ma ugualmente lusinghieri.

Banco-Agricole potrebbe poi puntare sul CreVal e fra qualche anno, il tempo per una ristrutturazione più completa, potrebbe aprire un'asta fra Unicredit e Bper su Mps. Ma tutto il mosaico ha tasselli ancora in movimento. E non è detto che non ci siano giri di valzer con altri partner in sala.

vs

 

(END) Dow Jones Newswires

October 01, 2020 03:41 ET (07:41 GMT)

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