Wall Street

- Modificato il 24/3/2015 13:41
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
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La borsa americana segna un nuovo record...







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MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
423 di 503 - 13/2/2018 16:31
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Wall Street nervosa alla vigilia del dato sull'inflazione

Indici americani in rosso nonostante il presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, abbia confermato che l'aumento dei tassi d'interesse avverrà a un ritmo simile a quello seguito nel 2017. Google si lancia sulle "stories" sulla falsariga di Instagram e Snapchat, su 21st Century Fox rimane lo scetticismo delle autorità britanniche

di Marco Sasso

Partenza in rosso per Wall Street in scia al sell-off dei giorni scorsi e con gli investitori nervosi in vista della pubblicazione del dato relativo all'inflazione di gennaio negli Stati Uniti, prevista per domani prima dell'apertura ufficiale dei mercati. Il Dow Jones cede lo 0,58% a 24.457 punti, l'S&P500 arretra dello 0,54% a 2.641 punti e il Nasdaq lascia sul terreno lo 0,32% a 6.959 punti. Nonostante i segnali di timore degli ultimi giorni, secondo alcuni analisti la resilienza dell'economia globale e i buoni risultati delle aziende continueranno a dare supporto, ma il recupero dei mercati sarà irregolare. "C'è una situazione economica positiva, e vediamo il bicchiere mezzo pieno", ha commentato Eric Freedman, cio di Us Bank Wealth Management. "Tuttavia, la volatilità continuerà, e ci aspettiamo movimenti decisi dell'azionario nelle prossime settimane".

Nel frattempo, in tema di politica monetaria, oggi il presidente della Federal Reserve di Cleveland, Loretta Mester, ha dichiarato che la Banca centrale Usa dovrebbe aumentare i tassi quest'anno ad un ritmo simile a quello del 2017, e che l'ondata di recente volatilità non ha modificato le previsioni positive. "Nel caso in cui l'economia continuasse a crescere come ci aspettiamo, avremo bisogno di ulteriori incrementi dei tassi nel 2018 e nel 2019", ha dichiarato il banchiere centrale. "L'approccio graduale è la migliore strategia per sostenere l'espansione e bilanciare i rischi nel nostro mandato". Mester non ha specificato, tuttavia, quando dovrebbero verificarsi i rialzi, anche se gli economisti ritengono che la Banca centrale statunitense farà la sua mossa già a marzo. Il banchiere centrale prevede per il 2018 una crescita "solida", con un'espansione del pil pari al 2,5%. Quanto all'inflazione, Mester si aspetta che "aumenterà gradualmente fino a raggiungere il 2% nel corso dei prossimi 1-2 anni".

Sul fronte macro si segnala solo la lettura relativa alle vendite al dettaglio delle catene nazionali Usa nella prima settimana di febbraio, che hanno registrato un calo dell'1,1% a livello mensile. Su base tendenziale, comunque, l'indice è cresciuto del 2,8%.

Mentre tra i titoli da monitorare oggi, 21st Century Fox apre sulla parità (-0,03%) dopo aver reso noto che istituirà un board editoriale indipendente per Sky News e che manterrà il servizio di notizie a marchio Sky in Gran Bretagna almeno per i prossimi 5 anni. Le novità sono state annunciate per cercare di scacciare i dubbi espressi dalla Competition and Markets Authorities britannica sul tentativo di acquisizione del rimanente 61% di Sky da parte di Fox. Per i regolatori britannici, tuttavia, un deal di questo tipo sarebbe contrario all'interesse pubblico del Regno Unito in tema di pluralismo dell'informazione.

Snap cede lo 0,81% dopo aver dichiarato che il suo head of sales, Jeff Lucas, lascerà la società meno di due anni dopo aver raggiunto la compagnia da Viacom Inc.

Debole anche Alphabet (-0,14%), con Google che sta progettando una nuova tecnologia che permetterebbe agli editori di creare "stories" sulla falsa riga di quelle di Snapchat e Instagram. A partire da oggi gli editori potranno testare una versione per sviluppatori delle "Amp stories", che prevedono frammenti di testo, foto, immagini e video "a rotazione". Editori come Vox Media, Conde Nast, Meredith e la Cnn sono stati coinvolti nelle prime fasi di sviluppo e hanno già iniziato a creare tali contenuti per l'internet mobile.

Bene, invece, il gigante delle farmacie Walgreens Boots Alliance (+2,34%) che, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, ha presentato un'offerta d'acquisto di AmerisourceBergen, società in possesso di 13.000 punti vendita a livello mondiale e che in apertura balza dell'11,46%.

Infine, Kadmon Holdings cede il 5,29%, dopo il balzo del 20% nel pre-mercato, dopo aver annunciato che la molecola KD025 ha ottenuto dei risultati positivi nella cura della fibrosi polmonare idiopatica in uno studio clinico di fase 2.

6mlbc
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424 di 503 - 13/2/2018 16:33
ken0782 N° messaggi: 1507 - Iscritto da: 26/10/2017
Cmq Google e eBay sembrano girare in positivo ...
426 di 503 - 15/2/2018 17:46
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Soros, Buffett & co prendono profitto

La Sec rivela le mosse di Soros, Buffett, Loeb, Icahn e Einhorn, i grandi investitori attivisti. Soros è uscito del tutto dal capitale di Amazon, McDonald's, Oracle e Wal-Mart, in cui era presente attraverso il suo hedge fund Soros Fund Management. Mentre Berkshire Hathaway di Buffett ha tagliato nell'ultimo trimestre la sua quota in Wells Fargo, in General Motors e in Ibm.

6njhd
427 di 503 - 21/2/2018 17:36
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Wall Street meno nervosa, Dow Jones sopra 25.000 punti

Indici ben intonati in attesa delle minute del Fomc in pubblicazione stasera. Il presidente della Fed di Philadelphia Harker vede solo due rialzi dei tassi quest'anno. Pmi manifatturiero ai massimi da 40 mesi. Il cambio euro/dollaro si avvicina a quota 1,23. Walmart prova a rialzarsi dopo il crollo dovuto ai conti
6pnp0
428 di 503 - 24/2/2018 11:29
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Wall Street tonica, vola Hp Enterprise dopo i conti

Wall Street ha chiuso in netto rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato l'1,41% e il Nasdaq dell'1,77% . Cross euro/dollaro sotto 1,23. General Mills avvia l'acquisizione di Blue Buffalo per 8 mld, Airbnb guarda all'Ipo a inizio 2019

di Marco Sasso

Wall Street ha chiuso in netto rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato l'1,41% a quota 25.313,91, il Nasdaq è progredito dell'1,77%. Lasciata alle spalle la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione del Federal Open Market Committee, ora l'attenzione degli investitori si focalizza sui prossimi discorsi dei banchieri centrali, con l'obiettivo di trarre informazioni sul percorso di rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.

Chiusura in rialzo per il petrolio al Nymex sopra i 63 dollari al barile. Il Wti guadagna 78 cent a 63,55 dollari, avanza di 89 cent anche il Brent a 67,28 dollari al barile.

Nel frattempo il rendimento del Treasury decennale, che mercoledì ha toccato il massimo da gennaio 2014 al 2,943%, in ribasso al 2,892%. Mentre sul fronte valutario, in scia alle minute del Fomc, che hanno mostrato crescente fiducia sullo stato dell'economia degli Stati Uniti, il dollaro continua a recuperare terreno nei confronti dell'euro, con il cross a quota 1,2292. Il trend potrebbe proseguire "ancora per qualche giorno”, affermano gli analisti di Ing, per poi lasciar spazio a una presa di profitti da parte degli investitori. Secondo gli esperti, "una correzione del 2-3% del biglietto verde potrebbe spingere gli investitori a posizionarsi su una posizione di debolezza pluriennale della valuta statunitense, dal momento che il ciclo economico Usa si muove verso le sue fasi finali".

Tra i titoli da monitorare Hewlett Packard Enterprise scatta a +8,53% dopo aver chiuso il primo trimestre del'esercizio con un utile netto a 1,44 miliardi di dollari (pari a 0,89 dollari ad azione), e ricavi in crescita dell'11% a 7,67 miliardi. Le attese erano invece di un utile per azione rettificato di 0,22 dollari e 7,07 miliardi di dollari di ricavi. Il gruppo, inoltre, ha dichiarato di voler alzare il dividendo del 50% nel terzo trimestre e di voler ricomprare oltre 5,5 miliardi di dollari di azioni proprie entro la fine dell'anno fiscale 2019, puntando a un ritorno per gli azionisti di circa 7 miliardi di dollari.

Bene anche per Tesla , che avanza dell'1,35%. Il gruppo guidato da Elon Musk ha informato che i titolari di diritto di prelazione potranno iniziare a ordinare la berlina Modello 3, lasciando intendere di aver superato i problemi riscontrati nella produzione del veicolo la scorsa estate.

In calo del 4,82% General Mills, multinazionale statunitense del settore alimentare, che ha dato il via all'acquisizione di Blue Buffalo Pet Products (che invece balza del 16,87%), società di mangimi per animali, per 8 miliardi di dollari. Il gruppo pagherà 40 dollari per ciascuna azione di Blue Buffalo, vale a dire un premio del 17% sul prezzo di chiusura del titolo della compagnia nella giornata di ieri (pari a 34,12 dollari).

Poco mossa Schlumberger (+0,57%) che assieme alla norvegese Subsea 7 ha annunciato di aver avviato delle trattative esclusive con l‘obiettivo di creare una joint venture nella fornitura di apparecchiature sottomarine e di servizi per giacimenti petroliferi.

Infine, Airbnb punta a solidificare i propri incassi e ad accrescere la propria rete di alberghi e appartamenti in vista di un'offerta pubblica iniziale attesa a inizio 2019. Il ceo Brian Chesky ha annunciato, inoltre, che verrà introdotto un servizio Plus per la valutazione di oltre 100 caratteristiche delle case offerte.
6qu0j
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429 di 503 - 25/2/2018 15:29
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Tornano i buy-back a Wall Street, «cannibalismo finanziario» che gonfia la Borsa

di Morya Longo

Nel gergo freddo e anglofono dei mercati finanziari viene chiamato «buy-back». Ma potremmo anche definirlo «cannibalismo finanziario»: il fenomeno delle società che “mangiano” (cioè ricomprano) le proprie azioni in Borsa, gratificando gli azionisti e sostenendo le proprie quotazioni, sembra stia tornando di gran moda a Wall Street dopo un periodo in calo. Secondo i dati di Goldman Sachs, quest’anno sono infatti già stati annunciati buy-back azionari per 171 miliardi di dollari dalle aziende incluse nell’indice S&P 500. Si tratta del record mai raggiunto a febbraio almeno negli ultimi 11 anni: mai tanti buy-back erano stati annunciati in questa prima parte dell’anno. Solo il 2016 si era avvicinato a questa soglia, ma non aveva superato i 150 miliardi. Ovvio che dopo gli annunci bisognerà aspettare i fatti. Ma questi dati dimostrano che il fenomeno dei buy-back, cioè del riacquisto in Borsa di azioni proprie da parte delle aziende, è tutt’altro che tramontato.

Borse distanti dall’economia

Dal 2009 al 2017, secondo i calcoli di Artemis Asset Management, le sole aziende americane hanno riacquistato in Borsa azioni proprie per un totale di 3.800 miliardi di dollari. Sia nel 2015 che nel 2016, anni da record, hanno speso per comprare i propri titoli e per distribuire dividendi più di quanto abbiano totalizzato come utili. Tante imprese infatti si indebitano, approfittando dei bassi tassi d’interesse, per fare proprio questo: “mangiare” le proprie azioni a Wall Street. Questo fenomeno - giustificato dalle condizioni di mercato e da molte motivazioni finanziarie ineccepibili - in realtà produce almeno due effetti perversi. Che contribuiscono a distanziare i mercati finanziari dall’economia reale. E dal ruolo che le Borse dovrebbero avere: portare risorse nelle imprese, in modo che queste possano investire in ricerca, sviluppo, innovazione. Insomma: in benessere collettivo.

Bomerang numero uno

Il primo effetto “perverso” è squisitamente borsistico. I buy-back alimentano infatti la crescita del listino azionario, gonfiando le quotazioni di Borsa delle stesse aziende che si auto-acquistano azioni. Calcola Artemis Am, che dal 2009 almeno il 30% dei rialzo di Borsa sia attribuibile ai buy-back. Questo si traduce in un immediato beneficio per gli stessi manager, i cui compensi spesso sono in parte parametrati all’andamento di Borsa. Per di più i buy-back vanno ad alterare un parametro molto guardato in Borsa: l’utile per azione (earning per share). Calcola sempre Artemis Am che dal 2012 al 2017 gli utili per azione delle aziende quotate a Wall Street siano cresciuti del 24%: se non ci fossero stati i buy-back, l’aumento sarebbe stato solo del 7%. Insomma: senza questa dose di “cannibalismo finanziario” oggi Wall Street sarebbe diversa da come appare. Per non parlare dei bilanci delle aziende che si sono indebitate per comprare le proprie azioni.

Boomerang numero due

Il secondo effetto “perverso” è sull’economia reale. I buy-back hanno infatti l’effetto di drenare risorse (a beneficio di manager e azionisti), che le aziende potrebbero invece usare per investimenti veri. Quante cose avrebbero potuto fare le corporation Usa se quei 3.800 miliardi li avessero spesi in altro modo? Già William Lazonick della Harvard Business Review qualche anno fa aveva posto l’accento su questo problema. Calcola per esempio Lazonick che negli Usa le medicine costano molto più che in altri Paesi. Le case farmaceutiche si sono sempre difese dicendo che grazie ai prezzi più elevati possono investire in ricerca e sviluppo. Peccato che Pfizer - per fare un solo esempio - dal 2003 al 2012 abbia usato il 71% dei propri utili per buyback e il 75% per pagare dividendi.
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430 di 503 - 03/3/2018 12:33
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Dazi Usa: contromisure Ue pronte, discussione mercoledì

"Siamo pronti a rispondere in modo fermo e rapido" alle tariffe sull'acciaio annunciate dal presidente americano, ha detto il portavoce della Commissione Ue. Ma Trump rilancia: "quando si perdono miliardi le guerre commerciali sono buone"

di Francesca Gerosa

La Commissione europea ha annunciato che sono pronte le contromisure alle tariffe sull'acciaio annunciate ieri dal presidente americano, Donald Trump. Una decisione che ha scatenato le critiche di tanti Paesi e sta facendo crollare i mercati (-1,91% a 22.020 punti l'indice Ftse Mib di Piazza Affari). La discussione sulla possibilità di adottare le contromisure avverrà nel collegio dei commissari mercoledì.

"Siamo pronti a rispondere in modo fermo, rapido e proporzionato", ha detto il portavoce della Commissione Ue, Alexander Winterstein. "La Commissione ha contromisure pronte per ri-bilanciare la situazione", ha spiegato. Inoltre, l'esecutivo comunitario "monitorerà il mercato dell'acciaio da vicino" e in caso di aumento delle esportazioni Usa è pronto a prendere altre misure "per preservare la stabilità del mercato europeo".

La Commissione intende anche lavorare con gli altri partner internazionali per portare gli Stati Uniti davanti all'Organizzazione Mondiale del Commercio. "Proteggeremo l'industria europea secondo le regole e in modo efficace", ha concluso il portavoce dell'esecutivo comunitario. Secondo una fonte europea, le contromisure contro gli Usa sono contenute in una lista composta per un terzo da prodotti dell'acciaio, da un terzo per prodotti agricoli e da un altro terzo per altri prodotti, a cui applicare dazi aggiuntivi.

"C'è una bozza che sarà discussa dal collegio mercoledì", ha spiegato la fonte, sottolineando che la Commissione Ue ha iniziato a prepararsi all'ipotesi di un
conflitto commerciale "da quando gli Stati Uniti hanno avviato l'inchiesta" sull'acciaio. L'Ue ha "fato lobby e sollevato la questione al più alto livello", ma senza successo. Il lavoro "su come reagire è ben avanzato".

Le contromisure saranno adottate "il più presto possibile" dopo la decisione dell'amministrazione Trump di applicare le tariffe sulle importazioni di acciaio. L'Ue è pronta anche ad adottare "misure di salvaguardia" nei confronti di Paesi diversi degli Stati Uniti se i loro prodotti dell'acciaio dovessero essere "dirottati verso il mercato europeo", ha spiegato la fonte.

D'altra parte, ha avvertito il ministro dell'Economia della Germania, Brigitte Zypries, l'imposizione di tali tariffe da parte della Casa Bianca "scatenerebbe perturbazioni nel commercio globale". Se il capo di Stato americano "passerà dalle parole ai fatti, l'Europa reagirà di conseguenza", ha dichiarato il funzionario del governo tedesco, definendo "incomprensibile" il fatto che le importazioni europee possano costituire una minaccia alla sicurezza nazionale statunitense. "Chi parla così tanto di commercio equo come il presidente Trump non dovrebbe optare per misure cosi inique", ha incalzato Zypries.

E comunque l'imposizione di tariffe commerciali punitive sulle importazioni di acciaio e alluminio, ha osservato Steffen Seibert, portavoce del cancelliere tedesco, Angela Merkel, "non solo non è nell'interesse dell'Europa, ma di certo non è nemmeno nell'interesse dell'economia americana. Il problema globale della capacità eccedente in questi due settori non può essere risolto con simili misure unilaterali", ha spiegato.

Altrettanto rapida ma con una sfumatura, forse, di maggiore cautela, la risposta di Pechino. Presumibilmente anche alla luce del fatto che questo "incidente" si è creato proprio nel corso di una visita a Washington di un consigliere chiave del presidente Xi Jinping, Liu He. "Se tutti i Paesi seguissero l'esempio degli Stati Uniti ci sarebbero sicuramente gravi ripercussioni sull'ordine internazionale del Commercio", ha avvertito il portavoce del ministero del Commercio cinese, Hua Chunying.

Il presidente degli Stati Uniti si infischia di tutti e rilancia. "Quando un Paese (gli Usa, ndr) perde molti miliardi di dollari negli scambi commerciali con praticamente tutti i Paesi con cui fa affari, le guerre commerciali sono buone, e facili da vincere. Per esempio, quando siamo sotto di 100 miliardi con un certo Paese, non dobbiamo fare più scambi commerciali con quel Paese e ci guadagneremo molto. È facile!", ha scritto Trump stamani su Twitter.

Tuttavia i dazi sull'importazione di acciaio e alluminio avranno un effetto negativo per i produttori europei, come ha avvertito il presidente dell'Associazione tedesca dell'acciaio (Wv Stahl), Hans Jurgen Kerkhoff, osservando che l'obiettivo americano di ridurre di 13 milioni di tonnellate le importazioni di questi materiali potrebbe riflettersi direttamente sul mercato dell'Eurozona, già attualmente in condizione di capacità eccedente. "Se l'Unione europea non reagirà, la nostra industria dell'acciaio sarà lasciata in balia del protezionismo statunitense", ha dichiarato Kerkhoff.

La decisione peserà anche sul settore automobilistico, il più colpito dalla vendite oggi in Europa. Tuttavia, gli analisti di Evercore ritengono che gli investitori del settore in questione non dovrebbero essere "eccessivamente preoccupati". La manovra difensiva americana può portare a un aumento del costo tra i 7/8 dollari per veicolo importato negli Stati Uniti per un totale di 20/25 milioni di dollari l'anno.

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431 di 503 - 03/3/2018 12:34
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #429 - 25/Feb/2018 14:29Tornano i buy-back a Wall Street, «cannibalismo finanziario» che gonfia la Borsa

di Morya Longo

Nel gergo freddo e anglofono dei mercati finanziari viene chiamato «buy-back». Ma potremmo anche definirlo «cannibalismo finanziario»: il fenomeno delle società che “mangiano” (cioè ricomprano) le proprie azioni in Borsa, gratificando gli azionisti e sostenendo le proprie quotazioni, sembra stia tornando di gran moda a Wall Street dopo un periodo in calo. Secondo i dati di Goldman Sachs, quest’anno sono infatti già stati annunciati buy-back azionari per 171 miliardi di dollari dalle aziende incluse nell’indice S&P 500. Si tratta del record mai raggiunto a febbraio almeno negli ultimi 11 anni: mai tanti buy-back erano stati annunciati in questa prima parte dell’anno. Solo il 2016 si era avvicinato a questa soglia, ma non aveva superato i 150 miliardi. Ovvio che dopo gli annunci bisognerà aspettare i fatti. Ma questi dati dimostrano che il fenomeno dei buy-back, cioè del riacquisto in Borsa di azioni proprie da parte delle aziende, è tutt’altro che tramontato.

Borse distanti dall’economia

Dal 2009 al 2017, secondo i calcoli di Artemis Asset Management, le sole aziende americane hanno riacquistato in Borsa azioni proprie per un totale di 3.800 miliardi di dollari. Sia nel 2015 che nel 2016, anni da record, hanno speso per comprare i propri titoli e per distribuire dividendi più di quanto abbiano totalizzato come utili. Tante imprese infatti si indebitano, approfittando dei bassi tassi d’interesse, per fare proprio questo: “mangiare” le proprie azioni a Wall Street. Questo fenomeno - giustificato dalle condizioni di mercato e da molte motivazioni finanziarie ineccepibili - in realtà produce almeno due effetti perversi. Che contribuiscono a distanziare i mercati finanziari dall’economia reale. E dal ruolo che le Borse dovrebbero avere: portare risorse nelle imprese, in modo che queste possano investire in ricerca, sviluppo, innovazione. Insomma: in benessere collettivo.

Bomerang numero uno

Il primo effetto “perverso” è squisitamente borsistico. I buy-back alimentano infatti la crescita del listino azionario, gonfiando le quotazioni di Borsa delle stesse aziende che si auto-acquistano azioni. Calcola Artemis Am, che dal 2009 almeno il 30% dei rialzo di Borsa sia attribuibile ai buy-back. Questo si traduce in un immediato beneficio per gli stessi manager, i cui compensi spesso sono in parte parametrati all’andamento di Borsa. Per di più i buy-back vanno ad alterare un parametro molto guardato in Borsa: l’utile per azione (earning per share). Calcola sempre Artemis Am che dal 2012 al 2017 gli utili per azione delle aziende quotate a Wall Street siano cresciuti del 24%: se non ci fossero stati i buy-back, l’aumento sarebbe stato solo del 7%. Insomma: senza questa dose di “cannibalismo finanziario” oggi Wall Street sarebbe diversa da come appare. Per non parlare dei bilanci delle aziende che si sono indebitate per comprare le proprie azioni.

Boomerang numero due

Il secondo effetto “perverso” è sull’economia reale. I buy-back hanno infatti l’effetto di drenare risorse (a beneficio di manager e azionisti), che le aziende potrebbero invece usare per investimenti veri. Quante cose avrebbero potuto fare le corporation Usa se quei 3.800 miliardi li avessero spesi in altro modo? Già William Lazonick della Harvard Business Review qualche anno fa aveva posto l’accento su questo problema. Calcola per esempio Lazonick che negli Usa le medicine costano molto più che in altri Paesi. Le case farmaceutiche si sono sempre difese dicendo che grazie ai prezzi più elevati possono investire in ricerca e sviluppo. Peccato che Pfizer - per fare un solo esempio - dal 2003 al 2012 abbia usato il 71% dei propri utili per buyback e il 75% per pagare dividendi.

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432 di 503 - 18/3/2018 15:01
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #429 - 25/Feb/2018 14:29Tornano i buy-back a Wall Street, «cannibalismo finanziario» che gonfia la Borsa

di Morya Longo

Nel gergo freddo e anglofono dei mercati finanziari viene chiamato «buy-back». Ma potremmo anche definirlo «cannibalismo finanziario»: il fenomeno delle società che “mangiano” (cioè ricomprano) le proprie azioni in Borsa, gratificando gli azionisti e sostenendo le proprie quotazioni, sembra stia tornando di gran moda a Wall Street dopo un periodo in calo. Secondo i dati di Goldman Sachs, quest’anno sono infatti già stati annunciati buy-back azionari per 171 miliardi di dollari dalle aziende incluse nell’indice S&P 500. Si tratta del record mai raggiunto a febbraio almeno negli ultimi 11 anni: mai tanti buy-back erano stati annunciati in questa prima parte dell’anno. Solo il 2016 si era avvicinato a questa soglia, ma non aveva superato i 150 miliardi. Ovvio che dopo gli annunci bisognerà aspettare i fatti. Ma questi dati dimostrano che il fenomeno dei buy-back, cioè del riacquisto in Borsa di azioni proprie da parte delle aziende, è tutt’altro che tramontato.

Borse distanti dall’economia

Dal 2009 al 2017, secondo i calcoli di Artemis Asset Management, le sole aziende americane hanno riacquistato in Borsa azioni proprie per un totale di 3.800 miliardi di dollari. Sia nel 2015 che nel 2016, anni da record, hanno speso per comprare i propri titoli e per distribuire dividendi più di quanto abbiano totalizzato come utili. Tante imprese infatti si indebitano, approfittando dei bassi tassi d’interesse, per fare proprio questo: “mangiare” le proprie azioni a Wall Street. Questo fenomeno - giustificato dalle condizioni di mercato e da molte motivazioni finanziarie ineccepibili - in realtà produce almeno due effetti perversi. Che contribuiscono a distanziare i mercati finanziari dall’economia reale. E dal ruolo che le Borse dovrebbero avere: portare risorse nelle imprese, in modo che queste possano investire in ricerca, sviluppo, innovazione. Insomma: in benessere collettivo.

Bomerang numero uno

Il primo effetto “perverso” è squisitamente borsistico. I buy-back alimentano infatti la crescita del listino azionario, gonfiando le quotazioni di Borsa delle stesse aziende che si auto-acquistano azioni. Calcola Artemis Am, che dal 2009 almeno il 30% dei rialzo di Borsa sia attribuibile ai buy-back. Questo si traduce in un immediato beneficio per gli stessi manager, i cui compensi spesso sono in parte parametrati all’andamento di Borsa. Per di più i buy-back vanno ad alterare un parametro molto guardato in Borsa: l’utile per azione (earning per share). Calcola sempre Artemis Am che dal 2012 al 2017 gli utili per azione delle aziende quotate a Wall Street siano cresciuti del 24%: se non ci fossero stati i buy-back, l’aumento sarebbe stato solo del 7%. Insomma: senza questa dose di “cannibalismo finanziario” oggi Wall Street sarebbe diversa da come appare. Per non parlare dei bilanci delle aziende che si sono indebitate per comprare le proprie azioni.

Boomerang numero due

Il secondo effetto “perverso” è sull’economia reale. I buy-back hanno infatti l’effetto di drenare risorse (a beneficio di manager e azionisti), che le aziende potrebbero invece usare per investimenti veri. Quante cose avrebbero potuto fare le corporation Usa se quei 3.800 miliardi li avessero spesi in altro modo? Già William Lazonick della Harvard Business Review qualche anno fa aveva posto l’accento su questo problema. Calcola per esempio Lazonick che negli Usa le medicine costano molto più che in altri Paesi. Le case farmaceutiche si sono sempre difese dicendo che grazie ai prezzi più elevati possono investire in ricerca e sviluppo. Peccato che Pfizer - per fare un solo esempio - dal 2003 al 2012 abbia usato il 71% dei propri utili per buyback e il 75% per pagare dividendi.

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433 di 503 - 19/3/2018 17:29
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Wall Street negativa in attesa della Fed

Inizio di settimana in territorio negativo a Wall Street in attesa della riunione del Fomc di questa settimana. In base ai Fed Fund, la probabilità di quattro rialzi dei tassi di interesse quest'anno è salita al 35% rispetto al 24% di un mese fa

Inizio di settimana in territorio negativo a Wall Street. Restano ben presenti sul mercato i timori sul protezionismo Usa, sugli avvicendamenti nello staff della Casa Bianca e sullo scontro tra il presidente Donald Trump e il procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate, in attesa della riunione del Fomc di questa settimana. Il Dow Jones lascia sul terreno lo 0,51%, l'S&P 500 lo 0,56% e il Nasdaq Composite l'1%. Intorno alla parità, senza una direzione precisa, i prezzi del petrolio.

In base ai future sui Fed Fund il mercato assegna al rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base all'1,5-1,75% nel prossimo meeting una probabilità del 94%, con gli investitori che cercheranno di capire se gli aumenti complessivi del costo del denaro nel corso del 2018 saranno tre o saliranno a quattro.

"La conferenza stampa del neo presidente Jerome Powell sarà attentamente monitorata" per vedere se le parole del numero uno della Federal Reserve saranno diverse da quelle, piuttosto da falco, usate solo poche settimane fa nell'audizione al Congresso Usa, commenta Sue Trinh, strategist di Rbc Capital Markets.

Sempre in base ai Fed Fund, la probabilità di quattro rialzi dei tassi di interesse quest'anno è salita al 35% rispetto al 24% di un mese fa.
Peter Elston, chief investment officer di Seneca Investment Managers, ha ridotto la sua esposizione all'azionario, perché ritiene che l'economia americana inizierà presto al rallentare, e ha venduto il suo portafoglio di titoli di Stato poiché si aspetta un inasprimento della politica monetaria della Banca centrale statunitense.
6ysit
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MODERATO JessicaGuersa (Utente disabilitato) N° messaggi: 439 - Iscritto da: 23/10/2017
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440 di 503 - Modificato il 25/12/2018 09:24
GIOLA N° messaggi: 30323 - Iscritto da: 03/9/2014
Mercati: chiuso con Trump? Attese per la settimana

Quando arrivò la notizia per molti inattesa della vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali del 2016 i mercati festeggiarono.

L’imprevedibilità di Trump

Deregulation e tagli fiscali erano una benedizione per i mercati di Wall Street. Ma oggi, poco dopo 2 anni da quel giorno, molti lo accusano di aver creato confusione. Quello che allora fu un inatteso colpo di fortuna per i listini Usa, oggi è una pericolosa mina vagante. Oltre che fonte di preoccupazione e volatilità. Un esempio? L’ultima sul muro con il Messico. Fino a qualche giorno fa il tycoon ammetteva la possibilità di non costruirlo. Ieri ha creato il caos al Congresso rifiutandosi di firmare la legge di bilancio. Motivo? Non conteneva i fondi per la costruzione del muro al confine meridionale. Quello con il Messico.

Il caso Mattis

I suoi stessi collaboratori lo hanno spesso definito imprevedibile e ingestibile. L’ultimo caso, qualche ora fa. L’annuncio del ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria ha portato alle dimissioni del capo del Pentagono Jim Mattis. Il motivo sta nel fatto che l’ordine è partito direttamente dal presidente senza che Mattis ne sapesse nulla. Inoltre Mattis non condivide minimamente le varie decisioni che Trump ha preso in campo militare. Le dimissioni di Mattis portano il paese in un territorio inesplorato. La strategia militare e la politica di sicurezza nazionale degli Stati Uniti sono decisioni critiche. Il presidente degli Stati Uniti, chiunque esso sia, non può prendersi la responsabilità di assumerle ignorando il resto dello staff. Soprattutto se si tratta di militari, gli stessi che hanno grandissima stima di Mattis.

Lo shutdown

Rimangono insoluti i nervosismi sui mercati per l’arrivo di almeno due rialzi dei tassi di interesse nei prossimi mesi. Oltre alla già nota guerra commerciale il cui esito è tutt’altro che scontato. E per ultima anche la minaccia dello shutdown. Sì, perchè non firmando la legge di bilancio e il budget, il presidente Usa, di fatto, creerà il blocco delle attività amministrative.

L’imbarazzo dei Senatori

In tutto questo anche le due leggi per il budget. Una è stata la prima, quella senza i finanziamenti per il muro e approvata dal Senato. L’altra, quella con i fondi per la costruzione e approvata dalla Camera ma che rischia di non esserlo al Senato. Infatti, nel frattempo, molti dei senatori sono già partiti per le vacanze. Da ricordare che in questo ramo del parlamento i repubblicani hanno la maggioranza solo per 1 seggio. Per questo motivo oltre 100 senatori sono stati richiamati. E non è detto che arrivino in tempo.

Analisi, attese e previsioni sui mercati azionari

Come da attese quest’anno il mese di dicembre è stato tutto al ribasso con una performance così negativa che non si vedeva dal lontano 1931. L’ultima settimana dell’anno porterà un rimbalzo?

I mercati osserveranno calendario ridotto.

I mercati continuano al ribasso in un trend che si conferma tale sul time frame giornaliero, settimanale, mensile e trimestrale. Al momento non si ravvisa inversione e quindi si continuano a proiettare ribassi. Questo non nega la possibilità che ci possa essere un tentativo di rimbalzo.

https://www.proiezionidiborsa.it/mercati-trump-attese-settimana/

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