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Wall Street

- Modificato il 24/3/2015 13:41
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
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La borsa americana segna un nuovo record...







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401 di 503 - 17/12/2017 10:20
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014

Wall Street in rialzo, Trump ottimista sulla riforma fiscale

A New York indice Dow Jones +0,7 e Nasdaq +1,27%. L'attenzione degli investitori torna sull'iter di approvazione della riforma. Il presidente americano ha dichiarato che il testo unico sulla riforma fiscale sarà approvato all'inizio della settimana prossima. Amazon verserà nelle casse del Fisco italiano 100 mln di euro

di Marco Sasso

A New York indice Dow Jones +0,7 e Nasdaq +1,27%. Lasciate alle spalle le questioni legate alla Federal Reserve, in seguito all'annuncio del rialzo dei tassi d'interesse e all'ultima conferenza stampa di Janet Yellen da numero uno della Banca centrale americana, l'attenzione degli investitori è tornata sull'iter dell'approvazione della riforma fiscale.

"Passerà all'inizio della settimana prossima". Così il presidente americano Donald Trump ha parlato fuori dalla Casa Bianca delle prospettive della riforma fiscale. Prima di partire per Quantico, Virginia, il leader Usa ha fatto riferimento al testo unico del provvedimento su cui Camera e Senato devono votare prima di spedirlo sulla sua scrivania per una firma finale. Oggi arriveranno i dettagli della legislazione, che verrà messo ai voti la settimana prossima. Se così fosse, e se passerà, la riforma fiscale potrebbe diventare legge entro Natale come promesso da Trump.

Il senatore Marco Rubio ha minacciato, tuttavia, di non votare a favore del testo a meno che non sia più generoso con il credito di imposta che le persone con i redditi più bassi possono chiedere per i figli. "In questo momento il credito rimborsabile è di soli 1.100 dollari, ma deve essere superiore", ha spiegato Rubio. Assieme a Rubio è presente un altro repubblicano indeciso, Mike Lee, mentre un terzo, Tim Scott, sta ancora valutando.

"Il Senato potrebbe già votare lunedì, ma la decisione sulle date dipende anche dalle condizioni di due senatori, che non hanno potuto votare questa settimana altri provvedimenti per motivi di salute", hanno commentato gli economisti di Intesa Sanpaolo . "La Camera si riserva flessibilità sulle date. Lo scenario più probabile è un'approvazione della riforma nella prima parte della settimana in entrambe le camere, che poi dovranno tornare a votare sull'estensione della legge di spesa, che scade il 22 dicembre. Trump potrebbe firmare la legge di riforma entro fine settimana",hanno proseguito gli esperti. "Gli investitori brindano all'idea che gli utili aziendali saliranno visto che le aziende dovranno pagare meno tasse, ma quello che sta veramente guidando i risultati societari è la crescita dell'economia mondiale", ha aggiunto Jason Ware di Albion Financial.

Sul fronte macroeconomico, l'indice Empire State Manufacturing elaborato dalla Fed di New York si è attestato a 18 punti a dicembre da quota 19,4 di novembre, al di sotto del consenso degli economisti (18,6 punti). A novembre, invece, la produzione industriale è aumentata dello 0,2%, registrando un incremento per il terzo mese consecutivo. Su base tendenziale, il dato è aumentato del 3,4%.

Tra i singoli titoli di New York, viaggia poco sotto la parità Amazon (-0,06%). L'Agenzia delle Entrate e la società hanno firmato l'accertamento con adesione per risolvere le potenziali controversie relative alle indagini fiscali, condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, relative al periodo tra il 2011 e il 2015. Il colosso guidato da Jeff Bezos verserà nelle casse del Fisco italiano 100 milioni di euro. Gli importi sono riferibili sia ad Amazon Eu S.a.r.l sia ad Amazon Italia Services srl.

Brutta partenza per Oracle, che cede il 5,92%. La società ha annunciato una stima per il trimestre corrente sulla crescita dei ricavi inferiore alle attese, oltre ad aver riportato vendite nel secondo trimestre deludenti.

Male anche Csx Corp, che scivola del 6,81% dopo che il ceo Hunter Harrison ha annunciato che prenderà un'aspettativa per motivi di salute, comunicazione che arriva a seguito di un piano di ristrutturazione controverso che ha sollevato critiche da clienti ed è sotto esame dei regolatori.

Bene invece Costco Wholesale, che avanza del 4,2% grazie alla pubblicazione di utili e ricavi trimestrali che hanno battuto le attese degli analisti.

Mentre per quanto riguarda i titoli legati al bitcoin, balza Riot Blockchain (+14,95%) e prosegue in territorio positivo anche Overstock.com (+1,14%).

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402 di 503 - 24/12/2017 10:34
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
Ma quale Bitcoin, la vera bolla è un’altra

di Cristiana Gagliarducci

Le vere bolle speculative non sono da ricercare sul Bitcoin, stando a quanto affermato dagli analisti di AmpGFX. Ma allora dove si nascondono i veri rischi?

Per gli analisti di AmpGFX non ci sono dubbi: la vera bolla speculativa non è quella celata dal Bitcoin, ma dal mercato azionario globale.

Stando a quanto affermato da Greg Gibbs, analista di Amplifying Global FX Capital Pvt Ltd., c’è una sorta di disconnessione tra i titoli azionari statunitensi - che stanno guadagnando terreno grazie alla riforma fiscale di Trump -, il dollaro e i rendimenti obbligazionari - che invece stanno lottando per ottenere anche una minima spinta rialzista.
L’analisi

Parte della recente debolezza del dollaro USA è stata determinata non dalle difficoltà della suddetta riforma fiscale, bensì dalle incertezze politiche legate soprattutto ad un Donald Trump sempre meno apprezzato in patria. La scorsa settimana il tasso di gradimento e approvazione del presidente ha toccato un nuovo minimo, ma c’è da notare come gli ultimi sondaggi stiano indicando un miglioramento.

Nonostante la riforma fiscale e nonostante il rischio di surriscaldamento dell’economia USA nel 2017, il mercato prevede che anche nel 2018 il dollaro si mostrerà in tutta la sua debolezza. Spiegazioni convincenti, certo, ma per gli analisti forse troppo “comode”. Per gli esperti le novità introdotte dalla tanto attesa legge sulle tasse si riveleranno molto più positive di quanto previsto fino a questo momento.

Oltre a quanto già detto, gli esperti hanno fatto notare come l’addio al Quantitative Easing globale stia procedendo a ritmi decisamente lenti, cosa che potrebbe pompare ancor più aria in uno già schiumoso mercato, creando una bolla potenzialmente più pericolosa del Bitcoin.

Per dirla con le parole dei citati esperti, anche le previsioni sul mercato valutario dovrebbero essere sempre prese con le pinze.

“In questo ambiente potrebbe pagare l’adozione di una posizione paziente e contraria, in attesa che le tendenze fugaci si spezzino e il mutevole mercato sposti l’attenzione sulla prossima falsa correlazione. Attenzione all’imprevedibile forza dell’economia statunitense legata al massiccio taglio delle imposte sulle società e ai rischi al rialzo per l’inflazione”.

Tutto ciò, secondo gli analisti, potrebbe comportare un apprezzamento sorprendente del dollaro nel 2018 e, ancora, una correzione sui mercati globali.

In realtà, gli esperti di AmpGFX non sono stati gli unici ad aver sottolineato l’importanza di considerare altri fattori di rischio oltre al Bitcoin. Per Joe Zidle, strategist per Richard Bernstein Advisors, il pericolo principale del 2018 non sarà rappresentato né dalla criptovaluta, né dall’azionario globale: saranno i bassi rendimenti obbligazionari a far storcere il naso.
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MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
406 di 503 - 07/1/2018 10:03
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
Wall Street, anche VENERDì gli indici hannp migliorato i massimi storici

Wall Street ha terminato la settimana con una seduta positiva. Il Dow Jones ha messo a segno un progresso dello 0,88% a 25.296 punti, con il nuovo massimo a 25.300 punti. Performance simile per il Nasdaq che è salito dello 0,83% a 7.137 punti, nuovo massimo assoluto. Segno più anche per l’S&P500 (+ 0,7% a 2.743 punti, il nuovo massimo storico). Da segnalare l’ottima performance messa a segno da Boeing (+4,1% a 308,84 dollari).

Il prezzo del petrolio è sceso a 61,5 dollari al barile. L'oro si è attestato a 1.320 dollari.

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407 di 503 - 14/1/2018 11:43
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
Ancora record a Wall Street. DOW verso i 26mila punti

Wall Street ha chiuso la settimana con una seduta positiva e con nuovi livelli record. Il Dow Jones è salito dello 0,89% a 25.805 punti, dopo aver fissato il nuovo massimo storico a 25.810 punti. Segno più anche per il Nasdaq che è salito dello 0,68% a 7.261 punti, con il nuovo massimo assoluto a 7.265 punti.

Performance simile per l’S&P500 (+0,67% a 2.786 punti, con il nuovo massimo storico a 2.788 punti). Giornata positiva per Jp Morgan Chase (+1,65% a 112,72 dollari), dopo la diffusione dei risultati trimestrali. Chiusura decisamente negativa, invece, per Facebook (-4,47% a 179,5 dollari), dopo che il social network ha comunicato un cambio nella strategia di visualizzazione dei post nelle bacheche degli utenti.

Il prezzo del petrolio ha superato i 64 dollari al barile. L'oro ha sfiorato i 1.340 dollari.

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409 di 503 - 15/1/2018 08:01
rampani N° messaggi: 72925 - Iscritto da: 03/9/2007
MINKIATEEEE...
VOI NON LIKOLDALE BOLLA DI 2000...



https://youtu.be/GbXSZBnBOQ4
410 di 503 - 15/1/2018 15:39
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
Jupiter AM, la Fed sta per rovinare la festa alla crescita globale?

Storicamente, i cicli di inasprimento monetario della Fed hanno rivelato quelle aree dell'economia globale vulnerabili a causa dell'eccesivo indebitamento, con conseguenze negative sui prezzi degli asset. I fondi globali devono pertanto adottare un approccio rigoroso, investendo in settori decorrelati dalla crescita economica, ma che beneficiano di fattori di crescita strutturale

Per Stephen Mitchell, Head of Strategy, Global Equities di Jupiter Asset Management, nei prossimi dodici mesi è probabile che la crescita globale sincronizzata prosegua sia nei mercati sviluppati sia in quelli emergenti. Tuttavia, una potenziale nube oscura, la Federal Reserve statunitense, sta prendendo forma, mentre gli Stati Uniti si muovono in acque inesplorate sperimentando l'inedita combinazione di una politica monetaria restrittiva e tassi di interesse in aumento.

C'è quindi una possibilità reale che la Fed possa rovinare la festa, mentre i mercati del lavoro si irrigidiscono. Storicamente, i cicli di inasprimento monetario della Fed hanno rivelato quelle aree dell'economia globale vulnerabili a causa dell'eccesivo indebitamento, con conseguenze negative sui prezzi degli asset. "I fondi globali devono pertanto adottare un approccio rigoroso, investendo in settori decorrelati dalla crescita economica, ma che beneficiano di fattori di crescita strutturale", consiglia Stephen Mitchell.

Crescita globale sincronizzata fino al 2018

La crescita globale sembra destinata a continuare anche il prossimo anno, quando i mercati raccoglieranno i frutti di una politica monetaria accomodante e dei tagli ai tassi effettuati nel 2015/2016. Ciò ha consentito una rinascita economica che sta accelerando man mano che gli Stati crescono all'unisono, risultando in una crescita globale sincronizzata, di solito più robusta.

La Germania è stata il motore della crescita in Europa e ha alimentato il progresso degli Stati vicini dell'Europa del'’Est e quelli mediterranei. Nel 2018 questa espansione economica in tutto il continente dovrebbe proseguire. Il Regno Unito, tuttavia, si trova in un ciclo diverso e i rischi che incombono nel 2018 sembrano ancora notevoli, visto che il governo sta entrando nel dettaglio degli accordi commerciali post-Brexit in un ambiente politicamente fragile.

Da un punto di vista globale, pur riconoscendo che ora vi è un valore reale nelle azioni britanniche, "preferiamo rimanere cauti nel 2018. I fondi globali continuano a considerare società del Regno Unito come la British American Tobacco, che è un'impresa che opera a livello internazionale e la cui crescita è trainata da nuovi prodotti, non dall'economia britannica", aggiunge l'esperto.

I mercati emergenti dovrebbero beneficiare di tagli significativi ai tassi d'interesse

Guardando ai mercati emergenti, quest'anno abbiamo assistito a un gran numero di tagli ai tassi d'interesse, in Brasile, Russia e India, tanto per fare alcuni esempi. Questi tagli richiederanno dai dodici ai diciotto mesi per avere effetto, motivo per cui si prevede che i loro mercati azionari beneficeranno di un quadro migliore tra il 2018 e il 2019. In effetti, per Paesi come Russia, India e Brasile, i tassi sono ancora alti nonostante i tagli e il Messico ha raggiunto (o quasi) l'apice della sua curva dei tassi.

Avvicinandosi al 2018, i fondi globali hanno aumentato poco a poco l'esposizione ai mercati emergenti come ad esempio il Messico, dove si trova ancora valore essendo rimasto al di fuori dalle preferenze degli investitori dall’elezione di Trump. I mercati emergenti beneficiano di trend demografici positivi che associati al calo significativo dei tassi d'interesse dovrebbero sostenere la crescita di questi Paesi, mentre i mercati sviluppati stanno entrando in un ciclo restrittivo, con una riduzione della liquidità sui mercati.

La Cina e l'India sono entrambe d'importanza cruciale per l'economia globale, in quanto la loro impressionante crescita va a vantaggio delle aziende di tutto il mondo. L'India è cresciuta del 5,7% nel 2017 e le sue prospettive rimangono brillanti grazie alle riforme di Modi. "L'irrigidimento della politica monetaria in Cina, benché graduale, potrebbe potenzialmente avere degli strascichi sull'economia globale. Le autorità cinesi sono consapevoli degli elevati livelli di debito del Paese e della dipendenza dai finanziamenti; al tempo stesso, c'è grande determinazione a migliorare gli standard ambientali del Paese attualmente a livelli insufficienti", prosegue Stephen Mitchell.

"Questi due fattori insieme potrebbero portare a un rallentamento dell'economia nazionale all'inizio del 2018, con qualche impatto anche sulla crescita globale. Le politiche più rilassate rispetto all’edilizia abitativa, tuttavia, potrebbero essere usate come potenziale leva da sfruttare per spingere la crescita, un elemento che può essere considerato più ciclico che strutturale", spiega.

L'inflazione salariale negli Stati Uniti deve rimanere contenuta, considerando l'approccio della Fed

Le prospettive economiche degli Stati Uniti sono complicate dai probabili tagli fiscali che stimoleranno l'economia in un momento in cui la disponibilità di manodopera è già limitata, spingendo così la Federal Reserve verso la necessità di ulteriori rialzi dei tassi. I mercati non hanno mai sperimentato prima un periodo di aumenti dei tassi e di stretta monetaria e non si conoscono gli effetti che questa combinazione potrebbe avere il prossimo anno a livello globale.

L'inflazione salariale è stata molto contenuta, il che ha permesso alla Fed di implementare rialzi molto moderati fino ad oggi, ed è evidente che le tendenze dirompenti nella robotica, l'automazione delle fabbriche, l'intelligenza artificiale, la potenza di calcolo dei Big Data e dei nuovi software per gli uffici stanno cambiando radicalmente il potere negoziale dei lavoratori. Si tratta di trend su cui i fondi globali possono puntare per sostenere i rendimenti; ad esempio, i progressi della tecnologia applicati al settore medico-sanitario dovrebbero risultare resilienti anche nel caso in cui la Fed dovesse inasprire le proprie politiche più del previsto.

Prospettive positive, ma attenti all'inasprimento monetario

"Nel complesso, le prospettive economiche globali per l'anno a venire rimangono positive, anche se le valutazioni sull'azionario e l'obbligazionario suggeriscono un certo grado di prudenza per i mercati. Pertanto, un approccio ragionevole è quello di investire su quelle società che vantano bilanci e flussi di cassa robusti, con una buona propensione a fare gli interessi degli azionisti e il cui fatturato si dimostri resiliente per i beni/servizi in portafoglio", suggerisce l'Head of Strategy, Global Equities di Jupiter Asset Management.

La Fed porrà fine alla festa della crescita globale entro la fine del 2018? Dato che non vi è stata una stretta monetaria in precedenza, si tratta di un territorio inesplorato e, sebbene le iniezioni di liquidità da parte delle Banche centrali continueranno a essere un fattore positivo, il livello con cui questi effetti positivi si propagheranno sui mercati globali sarà inferiore. In quest'ottica, è saggio investire in imprese che saranno resilienti nel 2018.

"Nel 2017 avevamo previsto che l'inflazione sarebbe iniziata a crescere nei mercati sviluppati, con rendimenti a una sola cifra nell’azionario e prospettive più positive per le azioni dei mercati emergenti. In effetti, gli Stati Uniti hanno avviato un ciclo di irrigidimento dei tassi, ma l'inflazione è stata più contenuta di quanto ci aspettassimo, consentendo profitti consistentemente più elevati sull’azionario dei mercati sviluppati", ricorda l'esperto.

Le azioni dei mercati emergenti hanno registrato performance superiori a quelle previste. "Per il 2018, i tassi d'interesse e i fattori economici trainanti per i Paesi emergenti sembrano ancora positivi e le azioni dovrebbero produrre rendimenti, ma è meglio sottolineare che il prossimo anno l'inflazione contenuta (in termini di salario) nei mercati sviluppati dovrà persistere, altrimenti si svilupperà un contesto di tassi d’interesse meno favorevole per le azioni", conclude Stephen Mitchell.

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MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
413 di 503 - 29/1/2018 17:47
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
Wall Street debole in attesa del Fomc

Gli investitori attendono il meeting per trarre indicazioni sulle prossime mosse della Fed in termini di tassi d'interesse. Cambio euro/dollaro ancora sotto 1,24 dopo i dati macro (redditi personali +0,4% a dicembre, al di sopra del consenso). Ford Motor in lieve calo dopo le dimissioni del ceo del gruppo in Cina, Jason Luo, dopo soli sei mesi. Kapstone Paper balza in scia all'acquisto da parte di WestRock

di Marco Sasso

Apertura in leggero ribasso per tutti i listini dopo il triplo record segnato al termine della scorsa settimana. L'indice Dow Jones apre la settimana in ribasso dello 0,12% a 26.585 punti, in linea alla debolezza dell'S&P500 (-0,22% a 2.866 punti) e del Nasdaq (-0,26% a 7.486 punti). Gli investitori restano in attesa della riunione della Federal Open Market Committee che avrà inizio domani e terminerà mercoledì. "Il Fomc dovrebbe restare fermo sul fronte dei tassi di interesse, ma potrebbe preparare il terreno per un aumento del costo del denaro a marzo", sottolinea Mike Bell, global market strategist di Jp Morgan Asset Management. "Non vediamo veramente alcuna ragione per cui la Fed non dovrebbe alzare i tassi quattro volte quest'anno".

Sul fronte macroeconomico, venerdì scorso il pil Usa del quarto trimestre ha registrato una decelerazione dovuta solamente al contributo negativo di scorte ed esportazioni nette. Tutti gli altri componenti hanno invece registrato un aumento, tra cui gli investimenti, che si sono rivelati in forte ripresa, indicando che le imprese sono ottimiste circa l'evoluzione attesa. "In sostanza", spiega Marco Vailati, responsabile ricerca e investimenti di Cassa Lombarda, "l'economia è talmente forte che è andata oltre le proprie attuali capacità domestiche, attingendo a scorte e import per soddisfare la domanda".

Mentre per quanto riguarda la ricca agenda macroeconomica di oggi, le spese personali per consumi negli Usa sono aumentate dello 0,4% a livello mensile a dicembre, in linea al consenso degli economisti. Il deflatore dei consumi, ovvero l'indice prezzi spese consumi personali, è aumentato dello 0,1% mese su mese e dell'1,7% anno su anno. La componente core, sempre a dicembre, è cresciuta dello 0,2% su base mensile (in linea alle attese) e dell'1,5% su nase tendenziale. Infine i redditi personali sono saliti dello 0,4% mese su mese, leggermente al di sopra del consenso (+0,3%).

In scia ai dati macro, sul fronte valutario, il Wsj Dollar Index avanza dello 0,38% dopo essere sceso sui minimi da tre anni nel corso della scorsa settimana. Sull'indice hanno pesato le parole del Segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, interpretate dal mercato come una preferenza per un biglietto verde debole. Il cambio euro/dollaro prosegue invece leggermente al di sotto della soglia di 1,24 a 1,2356.

Tra i titoli da osservare oggi, Ford Motor cede lo 0,18%. Il ceo del gruppo in Cina, Jason Luo, si è dimesso dopo solamente sei mesi dalla nomina. Come dichiarato da Peter Fleet, presidente di Ford nella regione dell'Asia e del Pacifico, Luo ha lasciato per "motivi personali" e la sua partenza non è legata alle prestazioni deludenti della casa automobilistica americana. Ad oggi, non è stato ancora nominato un successore.

KapStone Paper e Packaging balza del 30,16% dopo l'annuncio dell'acquisto da parte di WestRock, che ha detto che acquisterà la società per un enterprise value di circa 4,9 miliardi.

Buon rialzo anche per Avon Products (+7%). Il Wall Street Journal ha riportato che la società è sotto pressione da parte di un gruppo di investitori attivisti (formato da Shah Capital, Barington Capital Group e NuOrion Partners) affinché la società di cosmetici trovi un acquirente. I tre investitori, che assieme controllano il 3,5% del gruppo, sostengono che il tentativo di riconfigurare il brand, ormai in atto da un anno, sia fallito e, per questo, Avon necessita nuovi vertici e nuovi proprietari.

Infine, Aradigm crolla del 22,79% dopo che la Food and Drug Administration ha respinto l'approvazione del farmaco Linhaliq per la cura di malattie polmonari.
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414 di 503 - 30/1/2018 18:54
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
Davos spaventa i mercati: si tornerà al 2008?

Jes Staley, amministratore delegato di Barclays, dalle sessioni del meeting di Davos ha lanciato un allarme forse inaspettato, ma che non è certamente passato inosservato all’interno del World Economic Forum. Per il top manager della banca britannica, infatti, non è possibile escludere che nei prossimi due anni non possano esservi eventi particolarmente importanti, in grado di alimentare una forte volatilità e, di conseguenza, aprendo interessanti margini di investimento per i trader.

L’analisi dell’istituto di credito si è fondamentalmente concentrata su due diversi elementi dei mercati finanziari: la già rammentata volatilità, e il rally azionario. Sul fronte del primo aspetto, Staley ha fatto notare come il VIX, il cosiddetto indice della paura, si sia mosso su livelli storicamente bassi nel corso del 2017, e potrebbe altresì continuare a calare.

Questo contesto di bassa volatilità è stato altresì accompagnato da prestazioni molto positive sul fronte del mercato azionario: i principali indici di Wall Street hanno infatti messo a segno dei record massimi storici, mentre le Borse europee (compreso il nostrano FTSE MIB) non sono in fondo stati da meno, realizzando delle performance di primissimo piano.

Per Staley, oggi viviamo in una situazione in cui i valori raggiunti dal mercato azionario rimangono ai massimi storici, e tutti i principali settori industriali del mondo lo scorso anno hanno avuto il merito di crescere di oltre il 20%, pur mantenendo una volatilità intorno ai minimi storici.

Attenzione, però, a non cullarsi sugli allori. Questa situazione potrebbe infatti cambiare in maniera radicale, e lo stesso premio Nobel Robert Shiller ha affermato di prevedere che il mercato finanziario cambierà rotta in modo repentino, senza fornire delle avvisaglie preventive. Uno scenario che dunque virerà in maniera negativa, risultando evidentemente nocivo per quegli Stati a più alto indebitamento.

Per Barclays e il suo amministratore delegato, l’incremento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, l’incremento dei livelli di debito, la ripresa della volatilità e la crescita dei costi di finanziamento potrebbero risultare elementi nocivi per i mercati finanziari, aprendo – nei casi peggiori – nuove crisi finanziarie come quelle che sono state purtroppo sperimentate nel 2008.
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MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
416 di 503 - 03/2/2018 09:07
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
Wall Street arretra del 2,5%, brilla Amazon

Listini americani in forte calo nonostante la fotografia positiva sullo stato del mercato del lavoro Usa nel mese di gennaio. L'indice Dow Jones ha perso il 2,5%, lo S&P500 ha ceduto il 2,1% e il Nasdaq circa il 2%. Sul fronte societario, Amazon ha superato per la prima volta la soglia di 1 mld di utile in un trimestre

di Marco Sasso

Wall Street in rosso nell'ultima seduta settimanale. L'indice Dow Jones ha perso il 2,5%, lo S&P500 ha ceduto il 2,1% e il Nasdaq circa il 2%. Eppure a livello macro i dati sul mercato del lavoro di gennaio (un'ora prima dell'apertura ufficiale dei mercati) hanno mostrato il buono stato di salute sul fronte occupazionale statunitense, con l'economia in grado di creare 200.000 nuovi posti di lavoro, oltre le attese degli economisti di 177.000 unità, e un tasso di disoccupazione stabile rispetto a dicembre al 4,1%, ai minimi da dicembre del 2000. Si è trattato dell'88esimo mese consecutivo di aumento dei posti di lavoro, la serie migliore mai registrata.

Ma "il dato che ha sorpreso i mercati è quello relativo ai salari" orari, hanno commentato gli strategist di Mps Capital Services. Il valore, attentamente monitorato poiché indica l'assenza o meno di pressioni inflative, ha subito un incremento dello 0,34% su base mensile a 26,74 dollari, al di sopra delle attese degli economisti che attendevano, invece, un rialzo dello 0,2%. Su base annuale, la lettura ha evidenziato una crescita del 2,9%, il dato migliore dal giugno 2009.

Di conseguenza il dollaro recupera terreno nei confronti dell'euro, con il cross che tratta a 1,2441 e che ha aggiornato il minimo intraday a 1,2438. Sul fronte obbligazionario, il rendimento del Treasury biennale, più sensibile alle mosse della Fed, è in rialzo al 2,178% e quello del decennale al 2,843%.

"I dati sull'occupazione Usa, superiori alle attese rafforzano il messaggio che la Fed ha dato mercoledì, dopo la decisione sui tassi d'interesse", ha commentato Andrea de Gaetano, Senior Analyst di Olympia Wealth. Mentre secondo Chris Iggo, cio Obbligazionario, Axa Investment Managers, "a fronte delle prospettive economiche globali così positive, per le banche centrali è il momento ideale per accelerare la stretta monetaria, sia col ridimensionamento del bilancio che col rialzo dei tassi".

Guardando ai singoli titoli, continua la stagione delle trimestrali delle big della borsa americana. Amazon ha aggiornato il record di utili, saliti a 1,9 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2017 e in apertura avanza del 5,13%. Il colosso statunitense dell'e-commerce ha registrato un utile superiore a un 1 miliardo di dollari per la prima volta nella storia della compagnia, grazie alla rigorosa disciplina fiscale e al proprio orientamento che va al di là del mercato dell'online. Il dato è stato aiutato da sgravi fiscali per 789 milioni di dollari grazie all'impatto positivo della recente riforma fiscale statunitense.

Sorride sul fronte dei conti anche Apple , che nei tre mesi che comprendono Natale ha registrato il periodo migliore di sempre sia in termini di utili (a 20 miliardi) che di ricavi (88,3 miliardi). Gli iPhone hanno fruttato 61,5 miliardi, il 13% in più rispetto a un anno fa, nonostante le aspettative fossero più alte e il titolo apre in ribasso del 2,5%. Inoltre, dal punto di vista finanziario, il cfo Luca Maestri ha affermato di voler ridurre la posizione finanziaria netta "praticamente a zero".

Quanto ad Alphabet (-4,63%), la holding che controlla Google, ha accusato una perdita netta di 3 miliardi di dollari, dovuta in gran parte all'impatto della riforma fiscale statunitense. Al netto delle novità fiscali, il gruppo avrebbe registrato un utile di 6,8 miliardi, pari a 9,7 dollari per azioni contro i 9,9 stimati dagli analisti. Non è bastato, dunque, il balzo del 24% del fatturato a 32,32 miliardi di dollari, al di sopra delle attese degli analisti che si attendevano un valore di 31,8 miliardi, spinto come previsto dai ricavi pubblicitari di Google, risultati pari a 27,2 miliardi e che rappresentano l'84% del fatturato dell'intero gruppo.

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MODERATO Giuseppe Cavaletta (Utente disabilitato) N° messaggi: 1796 - Iscritto da: 29/1/2018
418 di 503 - Modificato il 04/2/2018 08:45
GIOLA N° messaggi: 30987 - Iscritto da: 03/9/2014
SPY FINANZA/ I timori dietro il venerdì nero di Wall Street

Un tonfo occasionale, una grossa presa di beneficio o qualcosa di più dietro la brutta giornata di Wall Street vissuta proprio a chiusura della settimana?

di MAURO BOTTARELLI

Un tonfo occasionale, una grossa presa di beneficio o qualcosa di più? Cosa ci dice il bagno di sangue patito dallo Standard&Poor’s venerdì ma soprattutto quello del Dow Jones, il quale non conosceva una performance simile dal 2008, ovvero dai tempi di Lehman Brothers? Il mercato si è forse “svegliato”? Difficile dirlo con certezza, sicuramente il grafico più sotto parla chiaro: l’indicatore “Contagion risk” di Deutsche Bank è infatti ai massimi al 2012, qualcosa che deve far riflettere, se ricordiamo cosa accadde quell’anno e da quali presupposti macro si arrivasse. Certo, spazio di intervento per evitare reazioni a catena nel breve termine ce ne sono parecchi ancora, soprattutto alla luce di una narrativa che vorrebbe i mercati pervasi da un’euforia generalizzata figlia della politica economica degli Usa: difficile che a Washington, proprio ora, venga smentita questa retorica così pedissequamente e acriticamente sposata dalla gran parte dei media mondiali. Oltretutto, il fatto che la caduta degli dei della pianificazione centrale sia avvenuto di venerdì consente due giorni di break, durante i quali i vari attori potranno mettere a punto strategie per garantire un lunedì da leoni che fughi i dubbi, ma, soprattutto, le paure.

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Non è un caso che Donald Trump proprio venerdì abbia deciso di pubblicare il controverso documento dei Repubblicani contro l’Fbi per il caso Russiagate, il tutto mentre in contemporanea il Pentagono rendeva nota la nuova politica di deterrenza, basata su armi nucleari meno potenti ma più facilmente utilizzabili. Proprio contro la Russia, di fatto. Insomma, la politica della cortina fumogena potrebbe tornare in auge. E poi, oggi è il giorno del SuperBowl, la finale del campionato di football americano, l’evento sportivo che paralizza un intero Paese: il quale avrà gli occhi puntati su Minneapolis per la sfida fra New England Patriots e Philadelphia Eagles e non certamente sul mercato azionario che, dopo un rally da mille e una notte, si è preso una pausa per rifiatare.

Perché questa sarà la versione che tutti dovranno accettare, perché esattamente come accade nella Cina comunista che strizza l’occhio furbescamente al libero mercato solo per ciò che le conviene, le cattive notizie - e la realtà di particolar modo - devono evitare di turbare il buon andamento del mondo. Piaccia o meno. A fare sensazione, poi, è stato il crollo totale di Bitcoin, sceso venerdì a -60% dai suoi massimi: tutti in fuga dalla grande bolla della criptovaluta? Oppure l’ennesima manovra speculativa, l’ennesima mossa strategica seguita al boato di una qualsivoglia istituzione che minacci una maggior regolamentazione della moneta virtuale? Insomma, buy the dip, compriamo ora che è bassa? Vedremo lunedì, ma anche in questo caso la puzza di manovra non certo orchestrata e basata su logiche di pura domanda e offerta è forte, molto forte.

Attenti, poi, perché come vi dico da tempo, Bitcoin ha tutti i crismi del capro espiatorio come accelerante dell’incendio doloso della prossima crisi: nata dal nulla e dalla fantasia “eversiva” di due nerd, cosa ci sarebbe di meglio per scagionare Wall Street da ogni responsabilità? Per quanto mi riguarda, la domanda da porsi è una sola: quale assets si trasformerà nel mitologico “canarino nella miniera” e suonerà la vera sveglia? Quasi certamente, non le equities. Troppo alte le valutazioni, troppo distorti i multipli di utili per azione in settori sensibili come l’energetico o il tech, un crash sarebbe davvero ingestibile a livello di reazione sulla catena di controparte. Diverso, invece, un bel bagno di sangue nell’obbligazionario ad alto rendimento, visto che i grandi players da settimane ormai stanno vendendo a più non posso e un primo, deciso shock potrebbe rivelarsi paradossalmente salutare per la smart money, la quale beneficerebbe paradossalmente di una rapida rotazione sull’azionario e ha già avuto il tempo di “coprirsi”, cosa che la dumb money - ovvero il parco buoi, più prosaicamente parlando - non potrà, né saprà fare. La solita storia, insomma, ancora e ancora.

Il problema sostanziale, però, è altro: come gestire una bolla di leverage globale, distribuita su tutte le asset classes, che fa letteralmente impallidire il livello di indebitamento del 2007? Perché qualcuno deve farsi male, obbligatoriamente. Non esistono vie di fuga totalmente indolore, soprattutto ora che la Fed non ha armi immediate da mettere in campo - un intervento di emergenza avrebbe infatti un effetto psicologico devastante, disintegrando in un secondo mesi di retorica legati appunto agli effetti quasi taumaturgici della Trumpnomics - e che la Cina non potrebbe più muoversi in punta di piedi: in caso di necessità di intervento, sarà alluvionale, non certo la solita iniezione di denaro overnight o l’ennesimo allargamento dei cordoni della borsa, leggi un ammorbidimento dei requisiti di capitale per le banche che liberi nel sistema qualche centinaia di miliardi per tamponare default e caricare a pallettoni le swap lines dell’impuls creditizio globale.

Ci penserà la Bce a salvare il mondo? E come, riattivando la stamperia a 80 miliardi al mese e levando ogni vincolo sugli acquisti? Non certo ora, visto che a Francoforte sono in molti a parlare di un Draghi silenzioso e attendista per un’unica ragione: l’eccessivo apprezzamento dell’euro sul dollaro rappresenta infatti la scusa perfetta - in vista della primavera - proprio per proseguire oltre i limiti (e oltre le misure attuali di intervento) con il Qe, stante però la necessità di uno shock serio: non basta un black Friday come quello vissuto da Wall Street per giustificare un cambio di rotta simile. E, questa volta, non c’entra la Bundesbank, anche in questo caso è l’effetto psicologico a contare. Oltre a quello del potenziale contagio, rischio quest’ultimo non a caso evidenziato proprio venerdì da Deutsche Bank con il suo studio e il grafico che ho postato.

E attenzione, perché lunedì scorso anche l’inserto economico di Repubblica, Affari e Finanza, ha lanciato l’allarme rispetto alla fine del programma di acquisto obbligazionario corporate con un articolo dall’eloquente titolo Bond, timori di instabilità ed effetto Bce, corsa alle emissioni delle grandi corporate, facendo notare come le aziende italiane siano in prima fila nello sfruttamento del finanziamento a costo zero e non bancario dell’Eurotower (meglio tardi che mai), la conferma di quanto vi dicevo prima riguardo l’obbligazionario ad alto rendimento come detonatore della crisi potenziale è offerta da questo grafico postato proprio venerdì da una vecchia volpe dei mercati come Jeff Gundlach e denominato con la dizione poco entusiasmante di “Chart of death”, il grafico della morte. Una certezza? No, ormai questi mercati di certezze non ne offrono più. Non possono offrirle, visto il tasso di manipolazione che alberga in loro e ne definisce contorni e movimenti: sicuramente, prima o poi le forze residuali del mercato torneranno a farsi vive, è inevitabile perché ogni distorsione porta con sé un paradigma di schumpeteriana giustizia, creando i presupposti per un ritorno più o meno generale e più o meno traumatico alla realtà. Ma occorre tempo, perché se al tavolo da gioco c’è qualcuno che bara sistematicamente con il beneplacito del proprietario del casinò, vincere la partita appare opera improba.

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Siamo alla vigilia di uno scossone da price discovery? Qualche grande istituzione ha sbagliato i calcoli sul VaR, ovvero sui prezzi di iscrizione a bilancio degli assets, in questo caravanserraglio che ha eliminato - ormai da anni - il concetto stesso di fair value? Una cosa è certa: quanto accaduto non è stato derubricato a incidente di percorso da chi opera, anzi. La data di venerdì è di quelle che in molti hanno cerchiato sul calendario con la matita rossa, tanto per non dimenticare quale sia la realtà in ci stiamo vivendo: per quanto Donald Trump millanti e la grancassa mediatica, anche quella di rito obamiano rigido, ceda alla tentazione interessata di offrire qualche merito al presidente e alle sue politiche per il rally dell’ultimo anno, nessuno - in cuor suo - navigherebbe davvero a vista in questo mare, solo falsamente calmo.

Siamo nuovamente alla logica dell’iceberg, quella colpita venerdì è stata la prima punta che apra la falla iniziale del Titanic senza però scatenare il panico generalizzato ma solo nei navigatori più scafati? E se il generale Mattis, capo del Pentagono con delega all’opzione militare senza necessitare del nulla osta del presidente, sempre venerdì a minacciato un’azione militare in Siria come ritorsione all’attacco chimico dello scorso aprile, pur ammettendo di non avere prove al riguardo e Nouriel Roubini, Mr. Doom, ha definito Bitcoin «la più grande bolla della storia dell’umanità», a far pensare sono state le parole di qualcuno che certe logiche le conosce molto bene. Henry Kissinger, ex storico segretario di Stato e ultimo gran commis Usa, ha infatti dichiarato che «quella di un attacco preventivo contro la Nord Corea è una possibilità altamente probabile». Ennesimo tentativo di alzare la tensione, tanto per sviare l’attenzione dai mercati o reale necessità di intervenire, questa volta con il beneplacito di una Cina che tutto può accettare in questo momento, tranne che una nuova crisi finanziaria sistemica che non solo metta a repentaglio il programma di riforme del governo, ma la tenuta stessa dell’enorme schema Ponzi del Dragone?

Forse, saranno preoccupazioni eccessive le mie. Forse, veramente, dopo tanta corsa, il cavallo di Wall Street ha dovuto giocoforza tirare il fiato. Ma qui non si è rallentata la corsa, ci si è schiantati per terra come quei ballerini dell’America profonda che affrontavano maratone massacranti per vincere il premio in denaro nelle feste dei cowboys. Solitamente, non sono storie che finiscono bene.
419 di 503 - 04/2/2018 08:41
rampani N° messaggi: 72925 - Iscritto da: 03/9/2007
MINKIATEEEEEEEEEEE…


MODERATO Giuseppe Cavaletta (Utente disabilitato) N° messaggi: 1796 - Iscritto da: 29/1/2018
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