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MA COME CASSO LI BATTE I RIGORI GIORGIGNO

MA NEANCHE A BREKKANEKKA LI BATTONO COSI' MALE COL SALTELLO DA IDIOTA

SUPER GOL DI CHIESA DOPPIETTA PER LUI... 3 a 0 ...

ihihihihGiorgigno

Concessioni balneari, la direttiva Bolkestein è inapplicata da 20 anni. Ecco i settori in cui il governo frena la concorrenza di Sergio Rizzo

Concessioni balneari, energia, extraprofitti, carne coltivata e voli: la cifra del governo Meloni sembra essere il freno al mercato
Ce l’hanno ripetuto non più tardi di un mese fa: «In Italia esistono leggi obsolete che compromettono la concorrenza, un’economia informale pervasiva e disincentivi alla crescita delle microimprese che ostacolano l’aumento della produttività». E non è una battuta sentita al bar, ma il giudizio dell’Ocse. Purtroppo ormai come un disco rotto, che nessuno ascolta più.

Il ritardo italiano

«Sull’apertura dei mercati siete in forte ritardo», ammoniva l’Ocse già nel 2000 quando al governo c’era Giuliano Amato, che per ironia della sorte era anche stato capo dell’Antitrust. «Avete bisogno di più concorrenza, meno burocrazia, spesa pubblica efficiente…», avvertivano i suoi esperti nel 2003, durante il governo (liberale, si professava) di Silvio Berlusconi.

«Esistono troppe aree protette dalla concorrenza»: accoglievano poi così da Parigi il secondo governo di Romano Prodi nel 2006. «Dovreste ridurre le barriere legislative alla concorrenza nelle professioni, il commercio al dettaglio e i servizi locali», suggeriva ancora l’Ocse nel 2012 all’esecutivo tecnico di Mario Monti. E di nuovo nel 2016 al governo di Matteo Renzi: «È necessario ridurre le barriere alla concorrenza assicurando che le riforme siano pienamente implementate a tutti i livelli».

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Il muro dei balneari

Parole al vento. L’allergia all’apertura dei mercati qui sembra un male incurabile. Lo testimonia la vicenda dei balneari, per cui dopo la lettera recapitata da Bruxelles al governo di Giorgia Meloni ci meriteremo con ogni probabilità una nuova bastonata dall’Europa. Nella sua ultima esternazione l’Ocse cita «leggi obsolete» contro la concorrenza, delle quali esiste una casistica infinita. Si potrebbe ricordare il provvedimento sfornato nel 2014 dal governo Renzi che consentiva la proroga implicita delle concessioni autostradali. Oppure il decreto fiscale del 2017 del successivo esecutivo di Paolo Gentiloni, che secondo l’Antitrust avrebbe fatto risorgere le tariffe minime professionali.

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La direttiva Bolkestein è inapplicata da 20 anni

Ma la difesa dei balneari non si può affatto catalogare fra le misure «obsolete». L’ultima barriera è stata alzata nel decreto milleproroghe di quest’anno, che ha prorogato le concessioni fino alla fine del 2024 imponendo alle amministrazioni locali di non procedere alle gare per i contratti già scaduti. La motivazione con cui il governo italiano si è rifiutato ancora una volta di applicare la direttiva Bolkestein è decisamente surreale: le coste italiane hanno ancora tanto spazio da assegnare a nuovi operatori, visto che è in concessione appena un terzo delle spiagge.

Se proprio si devono fare le gare, si facciano per gli arenili liberi. Più che una spiegazione, è stata evidentemente interpretata come una provocazione. La direttiva Bolkestein, a suo tempo votata anche dall’Italia, è stata emanata nel 2006, ma dopo essere stata presentata nel febbraio 2004. Sta quindi per compiere 20 anni. Più che obsolescenza, qui si tratta di ossessione.