Telecom Italia (TIT)

- Modificato il 04/2/2018 09:06
GIOLA N° messaggi: 30238 - Iscritto da: 03/9/2014
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681 di 14470 - 23/1/2018 14:41
GIOLA N° messaggi: 30238 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #680 - 23/Gen/2018 13:39Le voci di M&A in Europa richiamano gli acquisti su Tim

Gli operatori di tlc stanno tornando a guardare a possibili consolidamenti extra-nazionali (contatti tra Deutsche Telekom e Orange per una fusione, ma nulla di fatto). Equita: Tim non incorpora nessuna attesa speculativa, ma...Esposto dell'Unione Nazionale Consumatori all'Agcm e all'Agcom contro Vodafone e Telecom Italia per le bollette a 28 giorni

di Francesca Gerosa

Il titolo Telecom Italia (Tim ) sovraperforma il mercato in scia agli scenari di consolidamento intra-europeo nel settore tlc. L'azione sale infatti dell'1,02% a quota 0,7395 euro contro un indice Ftse Mib in calo dello 0,05%. Indiscrezioni riportate ieri da LeMonde hanno riferito di discussioni intercorse tra maggio e settembre per una combinazione tra Orange (+0,27% a 14,80 euro alla borsa di Parigi) e Deutsche Telekom (+0,44% a 14,80 euro alla borsa di Francoforte), frenate dalla governance troppo sbilanciata a favore del colosso tedesco.

Le indiscrezioni suggeriscono che gli operatori di tlc stanno tornando a guardare a possibili consolidamenti extra-nazionali. In questo contesto, a detta degli analisti di Equita (rating buy e target price a 1,06 euro confermati sul titolo), Tim rappresenta chiaramente un possibile target anche se le norme sul golden power recentemente rafforzate e per la prima volta applicate su Vivendi rendono difficile pensare a un'operazione non concordata con il governo Italiano.

"Al momento pensiamo che il titolo non incorpori nessuna attesa speculativa. Questa, però, potrebbe riemergere nel caso prenda avvio uno scenario di consolidamento europeo", prevedono gli analisti di Equita , ricordando, per quanto riguarda gli investimenti per i diritti del calcio, che a quanto pare Tim ha presentato un'offerta per la piattaforma online estremamente bassa (20-30 milioni di euro contro i 170 milioni di euro offerti da Sky), confermando di ritenere prematuro un investimento significativo in questa fase di sviluppo della propria piattaforma.

Invece, per le bollette a 28 giorni, l'Unione Nazionale Consumatori ha deciso di presentare un esposto all'Agcm e all'Agcom contro Vodafone e Tim che nel comunicare l'aumento dell'8,6% dell'abbonamento mobile e di rete fissa non hanno informato adeguatamente e correttamente i propri clienti privati. L'associazione ha deciso di diffidare anche Windtre e Fastweb, che non hanno ancora comunicato le loro intenzioni, perché non innalzino i loro prezzi dell'8,6% e perché, in quella malaugurata ipotesi, comunichino in modo corretto con i loro clienti.

"Sia Vodafone che Tim fanno presupporre che nulla cambia per il consumatore e che si tratta di una semplice modifica tecnica legata a un cambio della legge. Ma così si può indurre in errore il consumatore, falsando il suo comportamento economico, facendogli prendere una decisione che altrimenti non avrebbe preso: restare abbonato a quella società invece che recedere e passare a un altro operatore", ha spiegato Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Se, infatti, fosse una modifica prevista dalla legge, sarebbe inutile cambiare operatore, dato che per tutti sarebbe la stessa identica cosa. Non tutti i consumatori conoscono la vicenda, come è iniziata e da dove scaturisce la legge. Da qui l'esposto in cui chiediamo di accertare se vi sono profili di ingannevolezza del messaggio e se la pratica commerciale è scorrettezza", ha precisato Dona.

Ad esempio, per quanto riguarda Tim sul sito della compagnia si leggono frasi come: "pur mantenendo invariata la spesa annuale", "in ottemperanza alle nuove disposizioni previste dalla Legge 172/17 del 4 dicembre scorso" e "le modifiche non prevedono variazioni di spesa annua". Per quanto riguarda Vodafone, si sostiene, sia sul sito che negli sms, che "la spesa complessiva annuale non cambia" e che l'aumento è una diretta conseguenza della legge e non una scelta autonoma della società: "Ai sensi della Legge 4 dicembre 2017, n.172 i servizi e le promozioni attive si rinnoveranno su base mensile anziché ogni 4 settimane" è l'inizio dell'informativa.

Inoltre, negli sms inviati da Vodafone non si riportano informazioni esaustive rispetto al diritto del consumatore di poter recedere senza alcuna spesa, ma si rimanda a una chiamata o al sito per i dettagli relativi del recesso. E' scritto, infatti, che "per conoscere i dettagli delle modifiche, le tue offerte attive, informazioni sul recesso o passaggio ad altro operatore senza penali entro i prossimi 30 giorni, chiama il 42590 o vai su voda.it/infoma".

Infine, Vodafone maschera un peggioramento del servizio. Infatti, pur passando la fatturazione da 28 a 30 giorni, restano invariati i Gb, i minuti e gli sms, a differenza Tim che, invece, ha deciso di riparametrare le soglie previste dalle proprie offerte, innalzandole in modo proporzionale. Il Pd dovrebbe presentare oggi ad Antitrust e Agcom un esposto chiedendo di verificare se le compagnie telefoniche dopo essere state obbligate a cancellare la fatturazione a 28 giorni non abbiamo aggirato il problema aumentando le tariffe di un pari importo.

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682 di 14470 - 23/1/2018 16:38
ken0782 N° messaggi: 1507 - Iscritto da: 26/10/2017
È finita la salita io sono uscito , le compro molto più in basso
MODERATO Superalfio (Utente disabilitato) N° messaggi: 1518 - Iscritto da: 13/2/2014
MODERATO Superalfio (Utente disabilitato) N° messaggi: 1518 - Iscritto da: 13/2/2014
686 di 14470 - 24/1/2018 05:17
Carbonariosvaldo N° messaggi: 6 - Iscritto da: 12/1/2014
Vedete i Consigliato anche sul sito : la borsa dei piccoli
687 di 14470 - 24/1/2018 08:57
ken0782 N° messaggi: 1507 - Iscritto da: 26/10/2017
Oggi si va su , serie di buone notizie ....
688 di 14470 - 24/1/2018 11:01
Abamino N° messaggi: 46 - Iscritto da: 20/6/2017
Quali?
689 di 14470 - 24/1/2018 11:57
Carbonariosvaldo N° messaggi: 6 - Iscritto da: 12/1/2014
Fonte: MF Dow Jones (Italiano) "A nome del cda di Tim, e come amministratore delegato del principale azionista confermo la totale fiducia nei confronti di Amos Genish, del quale condividiamo la strategia e visione. Siamo molto soddisfatti dei progressi fatti finora e certi che Amos porterà avanti il rilancio di Tim con l'entusiasmo che ha sempre dimostrato". Lo ha precisato in una nota il presidente esecutivo di Tim, Arnaud De Puyfontaine, in merito a indiscrezioni di stampa relative all'a.d., Amos Genish. "Sono impegnato al 100% nel rilancio di Tim e nella messa a punto del piano industriale al 2020 che rappresenta per me -ha affermato nella nota Genish- un progetto personale e professionale di lungo periodo". PRATICAMENTE una buona promessa vedremo i fatti ,sicuramente il fatto che all'interno ci sia accordo e animo e' positivo ,ma nella realtà le sfide sono ancora irrisolte ,per questo consigliavo al momento il MORDI E FUGGI
MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
691 di 14470 - 24/1/2018 13:00
Carbonariosvaldo N° messaggi: 6 - Iscritto da: 12/1/2014
Ah ah ridere fa bene alla salute ,penso si comprenda che una svista per la fretta ci sta ' ,!!!
692 di 14470 - 24/1/2018 18:42
GIOLA N° messaggi: 30238 - Iscritto da: 03/9/2014
Genish nega uscita da Tim, De Puyfontaine conferma fiducia

Il ceo ha messo a tacere le voci di una sua uscita, sostenendo di essere impegnato al 100% nel rilancio del gruppo e nella messa a punto del piano industriale al 2020, "un progetto personale e professionale di lungo periodo". Il presidente condivide con lui strategia e visione. Mediobanca: Genish è fortemente motivato a completare il rilancio di Tim

di Francesca Gerosa

Tim smentisce le indiscrezioni di stampa relative all'uscita dell'amministratore delegato, Amos Genish. "Sono impegnato al 100% nel rilancio di Tim e nella messa a punto del piano industriale al 2020, che rappresenta per me un progetto personale e professionale di lungo periodo", ha affermato lo stesso ceo. Secondo Il Sole 24 Ore Genish potrebbe lasciare la carica, occupata da pochissimo, per tornare in Brasile, dove andrebbe a occupare la stessa posizione in OI. Ci sarebbe già un elenco di potenziali successori tra cui Francesco Caio, consulente del governo sulle telecomunicazioni, e Stefano De Angelis, attualmente ceo di Tim Brazil.

Il presidente, Arnaud De Puyfontaine, ha aggiunto: "A nome del cda di Tim , e come amministratore delegato del principale azionista, confermo la totale fiducia nei confronti di Amos Genish, del quale condividiamo strategia e visione. Siamo molto soddisfatti dei progressi fatti finora e certi che Amos porterà avanti il rilancio di Tim con l'entusiasmo che ha sempre dimostrato".

La governance è stata un problema negli ultimi tempi per Tim . Mentre il mandato medio degli amministratori delegati nel settore europeo delle telecomunicazioni è di 4 o 5 anni, nello stesso periodo si sono verificati tre cambiamenti di ceo per l'incumbent. "Ma pensiamo che Genish non stia per lasciare l'azienda: abbiamo avuto l'opportunità di incontrarlo di recente e a nostro avviso è fortemente motivato a completare il rilancio di Tim ", assicurano gli analisti di Mediobanca Securities.

Per gli analisti di Banca Akros si tratta di voci piuttosto preoccupanti dato che l'amministratore delegato è in carica da meno di quattro mesi e un nuovo piano industriale dovrebbe essere presentato a breve. "Riteniamo che il nuovo piano porterà buone notizie sui costi grazie alla digitalizzazione e che Genish si dedicherà alla sua strategia di convergenza che fornirà un buon sostegno alla crescita dei ridavi del gruppo", prevedono gli analisti di Mediobanca .

Corporate action, come la cessione di Sparkle e delle torri, potrebbero essere la ciliegina sulla torta. L'amministratore delegato di Tim sta anche proseguendo i colloqui con il governo sulla rete fissa (recentemente il ministro Calenda ha sponsorizzato l'idea di una rete unica con tariffe regolamentate). "Il 2018 sarà l'anno della verità per Tim , noi reiteriamo il nostro rating outperform e il target price a 1,30 euro sull'azione", concludono a Mediobanca . Mentre Banca Akros ha confermato il rating accumulate e il target price a 1,12 euro sull'azione.
6flhz
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693 di 14470 - 25/1/2018 15:30
ken0782 N° messaggi: 1507 - Iscritto da: 26/10/2017
0,70prossimo rimbalzo o supporto....
694 di 14470 - 25/1/2018 16:20
Carbonariosvaldo N° messaggi: 6 - Iscritto da: 12/1/2014
Mordí e fuggi o Fiuggi come volete che sia scritto ,fino a certezze consolidate e ripeto per la analisi tecnica :visitarte il sito : la borsa dei piccoli .buona giornata a tutti
695 di 14470 - 26/1/2018 10:45
6oliver N° messaggi: 1209 - Iscritto da: 08/4/2017
?
696 di 14470 - 27/1/2018 08:54
GIOLA N° messaggi: 30238 - Iscritto da: 03/9/2014
Telecom, scoppia la grana Recchi: sale Bernabè?

Il vice presidente lascia le deleghe strategiche, ma era l'unico che le poteva ricoprirle grazie al nulla osta di segretezza.

di Stefano Neri

Se due giorni fa Telecom Italia smentiva sonoramente le imminenti dimissioni dell'amministratore delegato Amos Genish, ora dovrà correre ai ripari per trovare un "degno" sostituto di Giuseppe Recchi.

Il vice presidente di Telecom infatti si appresta a lasciare le sue cariche operative per nuovi impegni professionali, restando nel Cda.

Recchi è una figura chiave nella Telecom a guida Vivendi (i francesi sono al 24%) e questo per due semplici ragioni. La prima è che a Recchi erano state assegnate deleghe sensibili come quelle relative agli asset di valore strategico nazionale, ossia i cavi sottomarini di Sparkle e Telsy. La seconda ragione è che Recchi è l'unico che poteva ricoprirle, potendo lui solo vantare il cosiddetto Nos, il nulla osta di segretezza rilasciato dal governo per l'amministrazione di aziende considerate strategiche per la sicurezza nazionale. Non foss'altro che è di nazionalità italiana.

La cabina di comando di Telecom è composta inoltre dall'Ad israeliano Genish e dal presidente francese Arnaud de Puyfontaine, due stranieri che non potranno esercitare tali deleghe, le quali peraltro si trovano al centro del delicatissimo dossier del Golden power, ossia dei poteri speciali da parte del governo. Questi ultimi contengono prescrizioni che talora potrebbero apparire eccessive da parte dello Stato, ma Telecom come è noto intende comunque rispettarle.

Stesso discorso nel Cda, dove Recchi è l'unico italiano fra i cinque amministratori non indipendenti. Una soluzione potrebbe essere quella di spostare un consigliere indipendente il cui profilo corrisponde a quello di un "certo" Franco Bernabè (in foto a fianco). L'ex presidente è rientrato l'anno scorso nel board e da tempo si specula su un suo possibile incarico operativo, con l'avallo della politica. "Bernabè è una persona di grande professionalità ed esperienza, ma non spetta a noi decidere" ha commentato oggi il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda.

Per fargli spazio i francesi dovrebbero rinunciare a uno dei loro top manager seduti nel board: il direttore finanziario Hervé Philippe e il capo del legale Frédéric Crepin. A meno che Recchi non faccia un passo indietro anche dal Cda.

Gli ultimi sviluppi sono stati tutti confermati stamani dal presidente de Puyfontaine. La notizia di Recchi sembra essere arrivata come un fulmine a ciel sereno, ma il francese confida in un rapido avvicendamento. "Recchi mi ha annunciato ieri che stava per annunciare un nuovo lavoro. Visto che questa nuova responsabilità non è compatibile con il fatto di poter mantenere la responsabilità all'interno della sicurezza di Tim, lo abbiamo annunciato ieri (in cda, ndr). Oggi ricopre ancora l'incarico sulla sicurezza. Sto lavorando per presentare una nuova raccomandazione per presentare una nuova riorganizzazione". Il presidente di Tim, nonchè Ceo di Vivendi, ha parlato a margine del Forum Italia-Francia. "Non c'è problema. Sono felice che Recchi abbia trovato una nuova occupazione che gli dà soddisfazione. Telecom sta bene. Amos Genish e il suo team stanno facendo un ottimo lavoro, i risultati saranno annunciati il 6 marzo. Il piano industriale DIGI TIM sarà precisato in quell'occasione quindi facciamo in modo di essere orgogliosi del lavoro che si sta facendo su Tim. È la prima società italiana, il primo investitore italiano. Tutti gli italiani dovrebbero essere orgogliosi del lavoro che si sta facendo".

Quanto a Recchi, si è appreso nel corso della giornata che sarà il nuovo amministratore delegato di Affidea, un gruppo olandese di diagnostica che fa capo a Waypoint Capital, la holding della famiglia Bertarelli e di Ernesto (il patron di Alinghi).

Intanto, come previsto, Telecom ha deciso di fare ricorso al Presidente della Repubblica contro l'esercizio del golden power da parte del governo. Il ricorso andrebbe comunque inteso come misura con cui l'azienda intende cautelarsi verso la potenziale sanzione che potrebbe esserle irrogata e non come una contestazione delle misure.

Le notizie delle ultime ore pesano in parte sul titolo in Borsa, con Telecom che nel finale cede lo 0,76% a 0,721 euro (penalizzata anche da un report del Credit Suisse che taglia il target price da 1 a 0,85 euro) contro il +0,58% del Ftse Mib.

6ggno
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697 di 14470 - 29/1/2018 18:07
GIOLA N° messaggi: 30238 - Iscritto da: 03/9/2014
Calenda, decisione su multa a Telecom prima delle elezioni

Arriverà prima del 4 marzo la decisione sull'eventuale multa a Telecom Italia per l'infrazione delle regole sulla golden power. Parola del ministro dello Sviluppo economico: "non si aspetta il voto per fare le cose"

di Francesca Gerosa

Arriverà prima del 4 marzo, giorno in cui si terranno le elezioni in Italia, la decisione sull'eventuale multa a Telecom Italia (Tim ) per l'infrazione delle regole sulla golden power. Parola del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, il quale ha confermato che il governo ha chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato per verificare lo spazio di flessibilità sulla sanzione.

"Abbiamo chiesto un parere all'avvocatura dello Stato perché c'è una determinazione nella legge in termini percentuali molto significativa e questo parere arriverà a giorni. Se sarà riscontrato che la multa ci deve essere, la multa verrà fatta perché noi siamo un Paese che fa rispettare le regole", ha spiegato Calenda a margine del meeting annuale di Bhge oggi a Firenze.

"Questa situazione si chiarirà prima del voto", ha assicurato, "perché non è che si aspetta il voto per fare le cose: il governo va avanti e fa quello che deve fare", ha concluso. Il decreto sul golden power conferisce al governo poteri speciali sulle società ritenute strategiche. La procedura è scattata dopo che la francese Vivendi è diventata socio di riferimento di Telecom Italia con una quota attualmente del 24%.

A quanto pare il ricorso al Presidente della Repubblica presentato da Telecom Italia contro il decreto sul golden power non ha riacceso le tensioni con il governo, ma è stato giudicato "comprensibile" in ambienti governativi. L'azienda sta cercando in primis di evitare una sanzione potenzialmente molto pesante (300 milioni di euro). "Se la potenziale multa è un rischio da monitorare, visto che è pari al 2% della capitalizzazione di mercato di Telecom Italia , riteniamo che l'attuazione del decreto sul golden power faccia parte delle discussioni più ampie con il governo, compresi anche potenziali scenari sulla rete, politica permettendo", affermano gli analisti di Banca Imi (rating buy e target price a 1,11 euro sul titolo TI).

Intanto sul fronte delle deleghe per la sicurezza rimesse dal vice-presidente, Giuseppe Recchi, nello scorso cda si ipotizza un conferimento a Franco Bernabè o la cooptazione di un nuovo consigliere. A proposito, invece, del piano al 2020 relativo alla digitalizzazione dell'azienda e alla valorizzazione dei Big Data, secondo fonti di stampa, il colosso tlc starebbe cercando un accordo con Telefonica per acquisire la piattaforma Aura in modo da velocizzare i tempi di esecuzione.

Gli analisti di Equita pensano che altri temi importanti del piano, che sarà presentato il prossimo 6 marzo, saranno il proseguimento dei piani di efficienze, visti i piani di riduzione del personale in discussione in queste settimane con i sindacati, la spinta commerciale su UBB, anche grazie ai maggiori contenuti media, il miglioramento della generazione di cassa e il de-leverage grazie alla riduzione dei capex. Anche per questo gli analisti di Equita hanno confermato il rating buy e il target price a 1,06 euro sul titolo Telecom Italia.
6g-6z
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698 di 14470 - 30/1/2018 18:49
GIOLA N° messaggi: 30238 - Iscritto da: 03/9/2014
Telecom apre alla separazione della rete

L'Ad Genish illustra un progetto all'Agcom, ora attesa per reazione del governo. Il titolo riparte in Borsa

di Stefano Neri

Telecom Italia apre alla separazione volontaria della rete. Con un passaggio cruciale, è stato lo stesso Amministratore delegato Amos Genish a illustrare ieri il progetto all'Agcom.

In realtà il dossier presentato ieri dal numero uno di Tim è frutto del tavolo congiunto avviato lo scorso 21 dicembre tra la società e lo stesso Garante. Non solo. Lo stesso Genish già lo scorso 5 dicembre aveva illustrato al Cda una "panoramica dello scenario regolatorio", tenendo conto dei punti di vista del governo e delle autorità di settore. La presentazione aveva trattato, fra gli altri temi, i diversi modelli di separazione della rete fissa di accesso, confrontandoli con altre esperienze internazionali. In quell'occasione Genish aveva annunciato che "nei prossimi mesi il management continuerà a vagliare le diverse ipotesi per stabilire se la separazione della rete sia necessaria per rispondere agli input delle Istituzioni e per creare valore".

Poi il pressing del governo si era infittito. E dopo uno degli incontri tra l'amministratore delegato di Telecom e il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, era emersa l'iniziativa di una bozza di progetto per la separazione della rete.

Non si tratta quindi di una novità assoluta, ma si delinea uno scenario più chiaro sulla possibile separazione della rete, con annesso deconsolidamento del debito tanto apprezzato dal mercato.

Il titolo Telecom svetta stamani in Borsa con un +2,9% a 0,734 euro, contro il -0,15% del Ftse Mib.

La Tim a guida francese è da mesi sotto pressione da parte del governo per il possibile scorporo della rete, per cui si è anche ipotizzata una integrazione fra la nuova società distaccata e la Open Fiber partecipata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti con l'obiettivo di razionalizzare l'estensione in Italia della banda ultra larga.

Nell'incontro di ieri Genish era accompagnato dal capo dell'infrastruttura, Giovanni Ferigo. Nel modello presentato all'authority, Telecom controllerebbe il 100% della nuova società nella quale verrebbe conferito tutto l'ultimo miglio dell'infrastruttura telefonica, sia in rame che in fibra ottica. Nel consiglio della nuova società entrerebbe un membro indicato dalla stessa Autorità garante delle Comunicazioni, che assumerebbe le deleghe relative alla "compliance". Il suo compito sarebbe quello di garantire il rispetto dei piani di investimento, ma anche assicurare la cosiddetta "equivalence of input", ossia l'equo trattamento dei concorrenti di Telecom che utilizzano l'infrastruttura.

Tale progetto rappresenta una sorta di evoluzione dell'attuale assetto che prevede una divisione ad hoc per la rete, Open Access, i cui comportamenti nei confronti dei concorrenti sono verificati da un organismo indipendente, l'Organo di vigilanza.

Nuovi sviluppi potrebbero emergere dall'incontro già fissato per il prossimo 7 febbraio tra Genish e il ministro Calenda.
6hg9c
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699 di 14470 - 31/1/2018 08:21
rampani N° messaggi: 72904 - Iscritto da: 03/9/2007
VENDELEEEEEE...
Qui volele due STELLE... ahahaha

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700 di 14470 - 04/2/2018 09:04
GIOLA N° messaggi: 30238 - Iscritto da: 03/9/2014
TELECOM ITALIA/ La vera partita sulla rete di cui non si parla

Telecom Italia sembra intenzionata a realizzare uno spin-off della rete. Di certo non per tenerla ma per venderla. E c'è solo un acquirente possibile.

Dunque Telecom Italia - pardon: Tim - ha deciso di separare societariamente la propria rete di cavi dal resto del gruppo. È un'indiscrezione, per ora (riportata dall'agenzia Reuters e dettagliata dal Messaggero) che però non sorprende perché s'ingrana bene con mesi di voci al riguardo. E sembrerebbe collimare con altre indiscrezioni. Precisamente, quella che la fine delle ostilità tra il gruppo Vivendi di Vincent Bollorè - che oggi controlla il 22% di Telecom Italia e ha una quota di quasi il 30% in Mediaset, conquistata in modo ostile e al centro di un intrico di procedimenti giudiziari - e appunto la Fininvest di Silvio Berlusconi transiti per un accordo con cui i francesi non uscirebbero da Telecom ma rinuncerebbero a controllarne la Rete e, nel frattempo, ridurrebbero le loro mire su Mediaset, in cambio (ma che scambio si può mai fare con la magistratura di mezzo? Boh!) del fatto di essere lasciati in pace sulle ipotizzate malefatte borsistiche del passato.

Diciamo subito che la novità dello scorporo societario tale non è. Ci soccorre la memoria: una società controllata dall'incumbent telefonico nazionale (cioè dall'operatore dominante, ex monopolista), ma distinta da esso, finalizzata a controllare la sola rete e aperta al costante monitoraggio di neutralità da parte dell'Autorithy nazionale pubblica che deve garantire a tutti i cittadini come anche nel settore telefonico vi sia libera concorrenza, non è niente di nuovo. L'ha inventata la Gran Bretagna, è stata istituita nel 2006 - ci conforta banalmente Wikipedia - a seguito di un accordo tra British Telecom e l' autorità britannica di regolamentazione delle telecomunicazioni Ofcom e ha avuto come scopo quello di attuare determinati impegni, ai sensi dell'Enterprise Act 2002, per garantire che gli operatori di telecomunicazioni concorrenti abbiano pari accesso alla rete locale di BT.

È servita allo scopo? Sì, ma è una domanda stupida: è come chiedersi se a Londra servono le file dei passeggeri in attesa di salire sull'autobus. Servono, ma perché lì siamo a Londra e hanno una loro forma di civismo diversa dalla nostra, basti pensare - sia perdonata l'ironia - che i poliziotti girano senza pistola, si tiene la sinistra guidando e non si conosce l'uso del bidet. Quindi, ogni confronto è veramente stupido. In Italia, una separazione societaria sotto la stessa proprietà è una foglia di fico per, gattopardescamente, "cambiare tutto perché tutto resti tale e quale".

La partita in gioco sulla rete di Telecom Italia è ben altra, e più seria, quasi drammatica. Si separa la rete per venderla. La crescita della rete di Open Fiber - la joint venture tra Enel e Cassa depositi e prestiti che sta cablando l'Italia in banda ultralarga, completamente in fibra ottica - sta di mese in mese non vanificando ma certo ridimensionando la strategicità, unicità, insostituibilità che aveva fino a qualche anno fa la rete di Telecom Italia. Lo sanno tutti, non ne parla nessuno.

Per le passate gestioni di Telecom Italia - da quella di Colaninno a quella di Tronchetti fino a quella di Telefonica con Bernabè - l'indissolubilità del legame dell'azienda con la sua rete era un mantra, un assoluto tabù: come se privandosi della rete l'azienda rischiasse di votarsi a morte certa. In conseguenza di quest'assunto, si è respinta qualsiasi ipotesi di "valorizzazione" dell'asset - una sua vendita, una sua nazionalizzazione, una semplice quotazione in Borsa - che pure sarebbe stata se non un toccasana, certo una boccata d'ossigeno per le indebitate casse del gruppo.

Adesso i francesi - che al business telefonico si appassionano fino a un certo punto, avendo una mentalità da produttori televisivi - stanno rimeditando tutto. A loro la rete serve soprattutto per farci correre dentro i contenuti televisivi. E sanno che questo risultato si ottiene in ogni caso, quando si hanno dei buoni contenuti: il successo di Netflix, che fa soldi con i contenuti senza possedere neanche un metro di rete, è lì a dimostrarlo. E quindi, forse forse, il tabù dell'indissolubile vincolo Telecom-Rete sono disposti a infrangerlo. Dipende dal prezzo.

Ma qui, direbbe Totò, casca l'asino. La troppa attesa nuoce ai buoni affari. La crescita galoppante della rete di Open Fiber sta ponendo un'ipoteca sul valore storicamente condiviso della rete Telecom - che oscilla da sempre tra una valutazione di 10 e una di 15 miliardi di euro - perché ne sta ridimensionando "l'unicità". E dunque? Dunque il vero, unico e solo compratore possibile della rete Telecom resta Open Fiber, o uno dei suoi azionisti, la Cassa depositi e prestiti o l'Enel, soprattutto la prima, che giustamente controlla le altre reti strategiche del Paese, quella elettrica e quella del gas. Ma le decisioni della Cassa sono pilotate, giustamente, dalla politica, visto che è un'azienda pubblica. E la politica è in apnea fino al 4 marzo. Se ne riparla.
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