Saipem: Caio verso l'uscita (MF)
10 Agosto 2022 - 9:38AM
MF Dow Jones (Italiano)
L'amministratore delegato di Saipem Francesco Caio si avvicina
all'uscita dal gruppo di ingegneria petrolifera e probabilmente
novità in merito saranno annunciate nelle prossime settimane.
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, ci sarebbe qualche
incertezza riguardo le tempistiche ma gli accordi di massima tra
azionisti e manager sarebbero ormai definiti e al momento è
difficile immaginare che il ceo possa restare fino a settembre
anche se la società contattata ha smentito l'uscita dell'a.d. Se
confermata, la notizia non sorprenderebbe, visto che che fin dal
profit warning dello scorso gennaio le voci su un addio di Caio dal
gruppo energetico si sono rincorse per mesi. Qualcuno aveva persino
ipotizzato di varare una nuova governance prima del lancio
dell'aumento di capitale da 2 miliardi di euro.
Al suo posto, secondo quanto risulta, dovrebbe assumere i poteri
da amministratore delegato l'attuale direttore generale (già con
ampi poteri) Alessandro Puliti, arrivato in febbraio dall'azionista
Eni assieme a Paolo Calcagnini, nominato da Cdp (l'altro socio
forte di Saipem) e oggi cfo del gruppo. MF-Milano Finanza già a
fine marzo aveva descritto il 58enne Puliti come «un coinquilino
ingombrante» perché, oltre a detenere molte deleghe, per andare in
Saipem ha rinunciato in Eni alla carica di direttore generale
Natural Resources, in pratica l'upstream oil&gas, nella quale
gli è subentrato Guido Brusco.
Il cambio alla guida di Saipem avviene poco dopo il termine
dell'aumento di capitale obbligato, chiuso poche settimane fa.
L'operazione di ricapitalizzazione è iniziata il 27 giugno e si è
conclusa l'11 luglio ed è stata sottoscritta per il 70,4% (1,4
miliardi). I restanti 600 milioni sono stati apportati da Bnp
Paribas, Citigroup, Deutsche Bank, Hsbc, Intesa Sanpaolo e
Unicredit (in qualità di joint global coordinators) e Abn Amro,
Banca Akros-Gruppo Banco Bpm, Banco Santander, Barclays, Bper,
Goldman Sachs International, Société Générale e Stifel (in qualità
di joint bookrunners).
Tutto è partito dall'allarme utili da 1,1 miliardi lanciato a
fine gennaio in maniera del tutto inattesa. A ottobre 2021 infatti
Caio aveva presentato al mercato un piano al 2025 di grande
ottimismo. Poi, tre mesi più tardi, è arrivata una revisione delle
commesse e l'annuncio della perdita da 2,5 miliardi che ha fatto
emergere la necessità di un consistente rafforzamento patrimoniale.
La manovra, curata da Rothschild, si è rivelata complessa dal punto
di vista finanziario benché si trattasse di un'operazione di
sistema, sostenuta dall'immediato impegno di Eni e Cdp a
sottoscrivere pro-quota (rispettivamente per il 30,5 e il 23,5%).
Fra guerra, inflazione e crisi politiche, tuttavia, le condizioni
di mercato non potevano essere peggiori. Per Saipem comunque
l'iniezione di risorse fresche non era rinviabile e nulla garantiva
che a ottobre il contesto sarebbe stato migliore.
Le modalità di sottoscrizione non sono state favorevoli per gli
investitori, specie se retail. Dal momento che la capitalizzazione
pre-aumento di Saipem era di circa un miliardo, l'operazione è
stata iper-diluitiva, con 95 nuove azioni offerte per ogni titolo
posseduto.
La società però in occasione dei conti del primo semestre è
sembrata aver imboccato la via della risalita. I numeri al 30
giugno 2022 sono stati più che positivi, superiori alla stima del
consensus, e il mercato li aveva accolti con un rialzo del 5%. Ieri
le azioni di Saipem sono scese (in linea con Piazza Affari) poco
più dell'1% a 0,801 euro. Proprio Caio aveva definito la semestrale
come quella «della svolta», con volumi di attività e ricavi ai
livelli pre-pandemia. I nuovi ordini sono ammontati a 4,22 miliardi
nel secondo trimestre e a 5,8 miliardi nel semestre, oltre la metà
dei quali riferiti alle attività offshore, sia E&C che
drilling, in linea con le priorità del piano strategico.
Il portafoglio ordini a fine giugno ammontava a 23 miliardi,
compensando la cancellazione del contratto Moscow Refinery in
Russia del secondo trimestre (valeva 180 milioni). Nel secondo
trimestre i ricavi sono saliti del 28% a sfiorare i 2,5 miliardi.
Crescita a due cifre anche per l'ebitda adjusted a 176 milioni di
euro (+21%). Guardando all'insieme del primo semestre, i ricavi
hanno superato quota 4,4 miliardi con un incremento del 40% e
l'ebitda adjusted è tornato positivo a 321 milioni rispetto ai -266
milioni dello stesso periodo 2021. Il risultato netto ha registrato
una perdita di 130 milioni che si confronta col rosso di 779
milioni del primo semestre 2021.
alu
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