B.Mps è pronta per la banca unica. Chiuso l'aumento di capitale da 2,5 miliardi, Siena vuole accelerare sugli obiettivi del piano strategico e, in particolare, sul recupero di efficienza e sul controllo dei costi.

In questa direzione andrà l'integrazione nella capogruppo delle due principali controllate, cioè la corporate bank Mps Capital Services e la fabbrica prodotto Mps Leasing & Factoring. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza il lavoro sul progetto (sottoposto all'autorizzazione della Bce) sarebbe partito con il nuovo anno e l'obiettivo è quello di arrivare alla fusione entro il mese di giugno. L'assetto operativo del resto è già stato impostato sul modello della banca unica e non ci dovrebbero essere ulteriori cambi di rotta nei prossimi mesi. Anche sul fronte del personale l'assetto raggiunto con gli accordi dello scorso anno resterà stabile. Le fusioni avranno quindi effetti soprattutto sul fronte contabile visto che, come previsto dal piano, dovrebbero garantire a Mps sinergie in termini di costi e ricavi incrementali. Il ceo Luigi Lovaglio punta infatti a conseguire una centralizzazione dei vari centri di costo in un'unica unità e a un'ottimizzazione della rete distributiva che dovrebbero far emergere importanti benefici a livello di conto economico. In questa direzione è già andata l'integrazione del consorzio operativo che Bce ha autorizzato in autunno, consentendo la finalizzazione entro fine 2022.

Tutti questi interventi, oltre a ottemperare agli impegni presi con l'Europa, potrebbero sortire l'effetto di rendere appetibile il gruppo Montepaschi in vista della privatizzazione. Per il momento non sembra che il dossier abbia preso quota ed è plausibile che nulla si muoverà prima della decisione sul direttore generale del Tesoro. Qualche indicazione comunque è già arrivata da Palazzo Chigi. Nella conferenza di fine anno la premier, Giorgia Meloni, ha detto che il governo sta lavorando per creare più poli bancari in Italia e la privatizzazione di Mps contribuirà alla realizzazione di tale scenario.

«È stato fatto un aumento di capitale, c'è una ristrutturazione che ci sembra abbastanza solida, lavoriamo per assicurare un'uscita ordinata dello Stato e per creare le condizioni per cui in Italia ci siano più poli bancari», ha spiegato Meloni. Diversi osservatori prevedono che la ricerca del partner possa ripartire già nella seconda metà dell'anno. Alcuni contatti preliminari tra il Tesoro e le principali banche italiane sarebbero del resto già avvenuti nelle ultime settimane del 2022, anche se per il momento non ci sarebbero ancora trattative concrete. Quel che è certo è che sul mercato arriverà una banca molto diversa da quella che nel 2021 il ceo di Unicredit Andrea Orcel voleva comprare gratis e con una dote di 7 miliardi. Il Monte ricapitalizzato e rilanciato dal ceo Luigi Lovaglio sarà valutato ai multipli di una normale banca commerciale e l'aggregazione si preannuncia come un vero e proprio deal di mercato. Chi si avvicenderà? Le speculazioni sono molte, ma l'ipotesi favorita in ambienti finanziari rimane l'intervento di Banco Bpm, sostenuto da Credit Agricole. Il dossier comunque nel radar anche di Bper-Unipol che potrebbe muoversi in coppia con un altro gruppo, come avvenuto nell'operazione Ubi. Più defilata appare Unicredit che però, a determinate condizioni, potrebbe riaffacciarsi sulla partita senese.

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