Unicredit: Orcel e la carta Banco Bpm (Mi.Fi.)
17 Aprile 2023 - 9:25AM
MF Dow Jones (Italiano)
Negli ultimi 12 mesi il titolo Unicredit ha raddoppiato il
proprio valore, lasciandosi alle spalle i ribassi della pandemia e
della guerra russo-ucraina e riportandosi ai massimi del 2016.
Anche se il periodo è stato generoso per tutte le banche, la carta
dell'istituto guidato da Andrea Orcel si è apprezzata molto di più
rispetto a quella dei concorrenti (l'indice settoriale è salito
solo del 42,62%) e oggi sembra pronta per supportare un'operazione
straordinaria. Anche per la ritrovata forza reddituale e
patrimoniale del gruppo, che ha chiuso il 2022 con un utile netto
di 5,2 miliardi (+47,7%) e un Cet1 al 16%. Per tutte queste ragioni
le suggestioni si sono infittite nella city milanese e quella che
trova maggior credito fra analisti e banchieri d'affari punta a un
ritorno di Unicredit sul dossier Banco Bpm. Il progetto di un blitz
sul gruppo guidato da Giuseppe Castagna è da tempo al vaglio di
Orcel e già nel febbraio del 2022 stava per concretizzarsi
attraverso un'offerta pubblica di acquisto. Una fuga di notizia e,
soprattutto, l'invasione dell'Ucraina mandarono a monte quel primo
tentativo senza però che il dossier uscisse dal radar di Unicredit.
Oggi del resto i tempi per un secondo tentativo sembrano propizi,
anche se fonti vicine al vertice di piazza di Gae Aulenti
smentiscono che ci siano progetti concreti sul tavolo.
Il mercato comunque si concentra soprattutto sui concambi. Se
nel febbraio del 2022 un'azione Unicredit valeva 4,2 azioni Banco
Bpm, oggi il rapporto è di uno a 5,1 e risulta quindi più
favorevole per un'operazione carta contro carta simile a quella
concepita da Intesa Sanpaolo per espugnare Ubi Banca. La mera
convenienza finanziaria non è l'unico elemento che, secondo gli
analisti, potrebbe giocare a favore del deal. Un blitz avrebbe
infatti solidi razionali in quanto rafforzerebbe la presenza di
Unicredit in una regione nevralgica come la Lombardia, raddoppiando
la rete di sportelli e tallonando così la rivale Intesa
Sanpaolo.
Un'idea in linea con quel rilancio delle attività italiane che
gli azionisti storici di piazza Gae Aulenti hanno affidato come
obiettivo principale a Orcel al momento della nomina. Sia le
fondazioni (Crt e soprattutto Cariverona) che la famiglia Del
Vecchio hanno finora apprezzato i risultati portati
dall'amministratore delegato e potrebbero dare pieno appoggio a
un'operazione straordinaria che valorizzi ulteriormente
l'italianità del gruppo.
Anche alcuni azionisti di Banco Bpm guardano con favore
all'ipotesi. Tra questi c'è ancora una volta la Crt, fulcro del
nocciolo di fondazioni e casse previdenziali, che nell'ultimo anno
ha stabilizzato la governance dell'istituto. Qualcuno fa peraltro
notare che se Fabrizio Palenzona arrivasse alla presidenza
dell'ente torinese, l'ex vice presidente di Unicredit potrebbe
giocare un ruolo rilevante nella partita. Ma anche il fondo Leone
& Partners (4,7%) ha sempre guardato di buon occhio
un'eventuale integrazione tra piazza Meda e Unicredit. Occorre poi
considerare il rapporto di stima che lega Orcel e il presidente del
Banco Massimo Tononi, che il cda ha confermato nel suo ruolo per un
nuovo mandato.
Il ceo Giuseppe Castagna non ha mai fatto mistero di avere altri
progetti per piazza Meda. L'obiettivo del banchiere che ha
traghettato l'istituto attraverso snodi delicati come la
trasformazione in società per azioni, la fusione con il Banco
Popolare e il percorso di pulizia e di rilancio commerciale è
costruire attorno all'istituto il terzo polo del credito nazionale.
Per conseguire questo scopo il target più propizio sarebbe il
Montepaschi su cui Castagna non ha mai fatto chiusure.
Il premier Giorgia Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo
Giorgetti sembrano determinati a rispettare la tabella di marcia
della privatizzazione concordata con la Commissione Europea.
Proprio nelle scorse settimane hanno ripreso circolare
indiscrezioni su un coinvolgimento (sinora smentito) di piazza Meda
nella privatizzazione del gruppo senese, un match che potrebbe
funzionare in termini di reti commerciali e sinergie. Sul Monte
peraltro il Banco potrebbe non muovere da solo, ma in tandem con un
altro soggetto disponibile a intervenire su porzioni specifiche
della rete commerciale. I nomi che si fanno sono quelli di Intesa
Sanpaolo e di Bper.
Un blitz di Unicredit scompaginerebbe in profondità questi
progetti, ridisegnando la geografia e gli equilibri di potere nel
credito italiano. La nuova entità (di cui Castagna potrebbe
diventare direttore generale e plenipotenziario per l'Italia)
sarebbe infatti un player in grado di competere alla pari con
Intesa Sanpaolo, sia in termini finanziari che per peso
istituzionale, e distaccherebbe di misura il terzo polo incardinato
a quel punto esclusivamente sulla Bper. Resterebbe aperto il
problema Montepaschi.
Un intervento di Unicredit sul Banco toglierebbe dalla
circolazione due potenziali compratori della banca senese guidata
da Luigi Lovaglio, rendendo così molto complesso l'iter di
privatizzazione. Senza considerare il nodo del Credit Agricole.
Dopo l'acquisto del 9% del capitale del Banco, il gruppo francese
ha stretto ulteriormente l'alleanza industriale con piazza Meda
attraverso un'importante partnership sulla bancassurance e potrebbe
essere restio a mollare la presa.
Per oggi comunque non ci sono ancora proposte formali sul
tavolo. Chi sostiene che in realtà si tratti soltanto di voci, per
quanto insistenti, si appella al fatto che (a dispetto di quanto
accaduto con altre operazioni in passato) nessuno da Banca d'Italia
abbia convocato o nemmeno avvisato i vertici di Banco Bpm, come di
norma vorrebbe l'etichetta. Va anche detto che al vaglio del
vertice di Unicredit potrebbero anche esserci altre operazioni
straordinarie oltre a un blitz sul Banco. Negli ultimi anni il
gruppo ha per esempio valutato in diverse occasioni una crescita
per linee esterne in Nord Europa. L'ex ceo, Jean Pierre Mustier,
aveva a lungo studiato un'integrazione con la francese Societé
Generale e, in seconda battuta, una fusione con Commerzbank. Questo
secondo target è stato esaminato anche da Orcel che avrebbe aperto
il dossier all'inizio del 2022 senza mai accantonarlo
definitivamente. Nel radar ci sarebbero anche asset in settori di
nicchia come i pagamenti, che il vertice di Unicredit vuole
valorizzare, anche attraverso operazioni straordinarie sia nel
mercato italiano sia all'estero.
red
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