RISULTATI 2021 – Andamento decisamente positivo per De’ Longhi nell’esercizio 2020. Il giro d’affari è infatti balzato del 37% a 3.226,1 milioni, in parte per l’ampliamento del gruppo (che include per l’intero anno Capital Brands e dal 1° aprile anche Eversys), ma anche a perimetro omogeneo vi sarebbe stata una crescita del 24,3% a 2.922,1 milioni (+25,2% a cambi costanti). Il contributo di Capital Brand ed Eversys è stato complessivamente pari a 299,5 milioni. A perimetro omogeneo, in Europa l’incremento è stato del 24,8% (+25,6% a cambi costanti) a 2.033 milioni (+21,9% a 823 milioni l’Europa nord-orientale, con il peso di Russia e Ucraina pari al 4,9% dei ricavi consolidati, e +26,9% l’Europa sud-occidentale, con buoni risultati Francia, Germania, Italia e penisola iberica). Bene in particolare le macchine per il caffè e le kitchen machines a marchio Kenwood. In America i ricavi sono saliti del 29,8% a 346,5 milioni (+33,3% a cambi costanti), con un buon andamento per tutte le famiglie di prodotto. Nell’area MEIA (Medio Oriente, India e Africa) vi è stato un balzo del 42,9% a 175 milioni (+46,4% a cambi costanti) soprattutto grazie alle macchine per il caffè. Infine in Asia-Pacific l’aumento del fatturato è stato del 10,3% a 367,7 milioni (+9,2% a cambi costanti), con una crescita a doppia cifra in Australia e Nuova Zelanda e buoni risultati in Greater China trainati dalle macchine per il caffè. Anche gli altri proventi sono saliti del 35,6% a 25,3 milioni. I costi per consumi di materie prime sono però aumentati ben del 50,5% a 1.583,5 milioni, il costo del personale del 28,2% a 386 milioni (in presenza del resto di un numero di dipendenti passato da 9.378 a 10.352 unità per l’ampliamento del perimetro del gruppo), i costi per servizi del 49,2% a 913,3 milioni e gli altri costi operativi del 34,5% a 113,1 milioni. Ciò per effetto di maggiori costi di trasporto e di comunicazione e marketing. In ogni caso l’ebitda è balzato del 40,1% a 480,6 milioni; su base rettificata sarebbe ammontato a 515 milioni e tra le voci non ricorrenti va ricordato il bonus straordinario di 11,2 milioni riconosciuto ai dipendenti per l’impegno nel periodo della pandemia, oltre a una revisione della valutazione di alcune attività correnti in relazione alla crisi in Ucraina, che ha pesato per 10 milioni. Dopo ammortamenti in aumento da 81 a 93,7 milioni, l’ebit ha raggiunto 386,9 milioni (+47,7%). Il saldo negativo della gestione finanziaria è invece peggiorato, salendo da 5,7 a 12 milioni, pur in presenza al 31/12/2021 di una liquidità netta di 354,5 milioni, in forte aumento rispetto ai 158 milioni di fine 2020 grazie a un free cash flow positivo per 407,4 milioni dopo aver scontato investimenti per 132,3 milioni e il pagamento di un monte dividendi di 80,8 milioni. L’utile ante imposte è comunque balzato del 56,2% a 400,3 milioni e, dopo imposte per 88,5 milioni (tax rate in lieve aumento dal 21,9% al 22,1%), si è giunti a un utile netto di 311,1 milioni, il 55,5% in più rispetto ai 200,1 milioni al 31/12/2020. Il dividendo ammonta a 0,83 euro per azione, in pagamento dal 25 maggio 2022.
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