Martedì 18 aprile, il giorno in cui sono state depositate le offerte, il titolo Telecom Italia aveva chiuso a 0,311 euro. Tre giorni dopo, venerdì 21 aprile, le azioni hanno terminato a 0,269 euro. Una flessione superiore al 13% al termine di una settimana complessa, con quasi un miliardo di capitalizzazione perso per strada. E' lecito pensare che un investitore adesso si interroghi su cosa fare: se attivare a modalità "panico" o se considerare quello attuale solo un momento passeggero -l'ennesimo- figlio di un conflitto tra azionisti. Di sicuro, e questo è un classico della borsa, che peraltro Tim ha già vissuto in passato (ad esempio ai tempi dello scontro tra Elliott e Vivendi), quando il mercato percepisce incertezza sul futuro di una società, nel dubbio sta alla larga.

Per questo capire, per quanto complesso, che futuro aspetta Tim potrebbe aiutare a ragionare sul corso delle azioni. Per farlo però bisogna partire da tutto quello che è successo negli ultimi giorni. Riavvolgendo il nastro degli ultimi avvenimenti, prima (martedì sera) sono arrivate sul tavolo del cda Tim le due offerte migliorative per Netco (gli asset di rete) da parte di Kkr e di Cdp-Macquarie e poi (giovedì) si è tenuta un'assemblea nella quale non solo Vivendi (come aveva annunciato) si è astenuta sulla politica di remunerazione, ma anche parte dei fondi ha votato contro i compensi che erano stati definiti dal comitato remunerazione. Due eventi in parte distinti, scrive MF-Milano Finanza, ma che hanno anche molti punti di sovrapposizione.

Partiamo dalle offerte. Finora il mercato ha detto che la valutazione di Netco è quella, ossia intorno a 20 miliardi. Non c'è analista che abbia fatto valutazioni più alte e anzi nei giorni scorsi qualche esperto ha proprio parlato di reazione eccessiva dei mercati e di poca chiarezza nelle strategie di Vivendi. Le proposte inviate finora di fatto però non si sono discostate molto dai valori indicati dagli analisti. Anche i tanto attesi rilanci, ai quali le due cordate hanno lavorato per settimane, hanno mostrato ben poche variazioni, soprattutto considerando che nel frattempo, tra un'offerta e l'altra, sono entrate in vigore le nuove tariffe Agcom per le reti, che hanno effetti positivi sui conti di Netco. Per il cda a questo punto i margini di manovra si restringono, tanto più che Vivendi attende con i fucili spianati, pronta ad attaccare qualsiasi scelta che non sia nel suo interesse di primo azionista di Tim.

Per la cessione di Netco quindi è finita? C'è chi lo sostiene con forza, chi ci spera e chi invece è convinto che la partita non sia chiusa. Un'opzione potrebbe essere quella di puntare su una delle due offerte e proporre agli azionisti l'alternativa tra aumento di capitale o cessione, ma l'eventuale ricapitalizzazione sarebbe di sicuro mal digerita dal mercato. Un'altra strada potrebbe invece puntare su ulteriori ritocchi al rialzo da parte di Kkr, Cdp-Macquarie o di entrambe le cordate, anche se questo vorrebbe dire perdere altro tempo. Tra la decisione del cda Tim di bocciare la prima offerta di Cassa e l'invio dei rilanci è passato più di un mese. Eppure al momento c'è chi scommette che sarà questa la via che percorrerà il board, anche se porterebbe via altro tempo prezioso.

Esistono alternative? La domanda cruciale è questa. Ed è ovvio che le posizioni divergano. Chi è convinto non ci siano altre strade rispetto alla cessione vede un problema nella posizione ostruzionista di Vivendi. Chi invece è convinto che le alternative esistano vede come uno spreco di tempo l'intestardirsi su una cessione che sembra farsi sempre più complicata. Una delle opzioni che ciclicamente tornano a far capolino fra le alternative è quella del «take private», opa che potrebbe prevedere il conferimento di azioni da parte dei due principali azionisti, la rinegoziazione del debito, la scissione proporzionale di Netco e la successiva fusione con Open Fiber. Un progetto irrealizzabile per alcuni, l'uovo di Colombo per altri.

Di sicuro ogni decisione a questo punto dovrà passare da una nuova assemblea di Tim e Vivendi ha già fatto capire in occasione della bocciatura sulla politica di remunerazione che la sua presenza è un ostacolo complesso da arginare in caso di assemblea ordinaria e impossibile da superare in caso di straordinaria. Mentre il mercato assiste all'aspro confronto tra soci su strategie e possibili soluzioni, il governo è sempre alla finestra ma difficilmente potrà rimanere silente a lungo. Qual è la strada scelta per arrivare alla fantomatica "rete nazionale"? La strategia di Cdp è appoggiata o osteggiata? I francesi sono visti come investitori di lungo periodo o come disturbatori molesti?

A paesi invertiti, in Francia avrebbero fatto arrivare messaggi chiari già da mesi. Ma non è mai troppo tardi.

red

fine

MF-DJ NEWS

2409:11 apr 2023

 

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April 24, 2023 03:13 ET (07:13 GMT)

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