Risparmio: le offerte dei big tech (Mi.Fi.)
24 Aprile 2023 - 10:19AM
MF Dow Jones (Italiano)
Questa volta l'attacco al sistema finanziario tradizionale è
stato frontale. Con una mossa imprevista Apple ha deciso di offrire
ai risparmiatori americani un super rendimento del 4,15% con la
creazione di un conto di deposito in collaborazione con Goldman
Sachs. Il vantaggio, oltre ad un tasso d'interesse decisamente
accattivate, è anche nella flessibilità di questo strumento
disponibile insieme alla Apple Card, la carta di credito della big
tech del telefonino. Il conto, con un saldo massimo di 250 mila
euro, sarà tutelato dalla Federal Deposit Insurance Corporation
(Fdic) e non ci sarà alcun vincolo temporale nel deposito.
Un'offerta che rischia di spiazzare altre banche concorrenti e che
si aggiunge ad un carnet di proposte delle big tech nel settore
finanziario, dai pagamenti al credito al consumo, passando per le
assicurazioni, che è già decisamente ricco e che promette di
allargarsi ulteriormente.
Credito al consumo. Proprio il gruppo guidato da Tim Cook, solo
un mese fa, ha deciso di lanciare il servizio di Apple pay Later,
realizzato in collaborazione con Mastercard e Goldman Sachs ed
erogato attraverso la sussidiaria Apple Financing. Anche questo
(tecnicamente buy now pay later) limitato per ora agli Stati Uniti
e che per le sue caratteristiche promette di essere dirompente: si
può dividere la spesa in quattro rate di uguale importo,
pianificandole su un arco tempo pari a sei settimane, senza alcun
tipo di interessi e commissioni. Un'offerta da far tremare i polsi
alle società che si occupano di credito al consumo (anche se non
sempre il buy now pay later rientra propriamente in questa
categoria) che mostra nei numeri la potenza di fuoco di cui
dispongono i grandi gruppi tecnologici quando decidono di esplorare
nuovi territori, non solo Apple, ma pure Google o Amazon.
Quest'ultima per offrire credito al consumo ai suoi clienti ha
scelto per esempio di lavorare in Italia con Cofidis.
Tutti fenomeni in piena crescita che la Financial Conduct
Authority britannica ha deciso di analizzare da vicino,
focalizzandosi in particolare sull'ingresso dei giganti di Internet
nel comparto pagamenti, raccolta di depositi, credito al consumo e
assicurazioni considerati molto importanti per la vita finanziaria
dei consumatori.
L'attenzione resta alta perché se è vero che le grandi aziende
tecnologiche possono far crescere la concorrenza e accelerare
cambiamenti dei mercati, a tutto vantaggio dei consumatori, è
altrettanto evidente che, nel caso in cui decidessero di sfruttare
impropriamente la propria posizione di mercato, potrebbero
danneggiarli in maniera altrettanto incisiva. Proprio il Regno
Unito, insieme agli Stati Uniti, è stato finora il territorio più
esplorato per nuove offerte.
Assicurazioni. Nel 2021 Apple ha deciso per esempio di lanciare
nel Regno Unito Insurance Accelerator, un servizio, realizzato
insieme al broker Marsh, che aiuta i venditori e-commerce, che
vendono tramite il gruppo fondato da Jeff Bezos, a ottenere una
copertura assicurativa di responsabilità civile per i prodotti che
vendono. A ottobre dell'anno scorso, sempre in Uk, si è poi
aggiunto l'Amazon Insurance Store, una piattaforma digitale che
consente l'acquisto di polizze per la casa di partner esterni
(Ageas UK, Co-op e LV=General Insurance). "Le big tech hanno colto
l'opportunità di espandere il proprio modello di business
valorizzando l'immensa community che hanno costruito negli anni
tramite il proprio core business, facendo leva su brand già
fortemente riconosciuti e affidabili", commenta Attilio Mazzilli,
managing partner dello studio Orrick esperto di tech e venture
capital, "ad esempio, già negli anni passati, abbiamo assistito
all'espansione di Uber che ha creato un ecosistema di servizi
legati alla mobilità ma soprattutto, grazie al proprio portafoglio
di utenti è diventato rapidamente uno dei principali operatori nel
food delivery. Allo stesso modo ha operato Apple, che è entrata nel
mondo del fitness, nei servizi di pagamento e in quelli finanziari,
questi ultimi solo negli Usa per ora, dove ha reso possibile
l'apertura di conti deposito con rendimenti super-competitivi".
Pagamenti. Il primo sbocco, quello più naturale, è stato nei
servizi di pagamento dove tutte e tre le big tech hanno creato
proprie partecipate che sono già cresciute e che operano al di
fuori del perimetro di attività. Come Amazon Pay, la piattaforma
per i servizi finanziari di Amazon. Ma le potenzialità sono
decisamente più ampie, come Apple che ha dichiarato di voler
entrare nel mondo delle polizze salute dal 2024. "Si potrebbe
pensare che in alcuni casi la diversificazione abbia abbracciato
settori non correlati al core business delle big tech, ma solo in
modo apparente, anche in considerazione dell'enorme quantità di
dati di profilazione a disposizione della società. La conseguenza
immediata è che il legislatore si troverà presto ad affrontare
sfide epocali ed urgenti, oltre che cross-border, in termini di
regolamentazione finanziaria, della concorrenza e della privacy",
aggiunge Mazzilli.
Tutti successi assicurati per le big tech che decidono di darsi
ai servizi finanziaria? Un passo falso c'è già stato con Google
Compare, il sito lanciato nel 2012 da Google in Usa e Uk per
confrontare le polizze Rc Auto che consentiva al colosso web di
incassare una fee per ogni polizza venduta. Dopo meno di quattro
anni ha chiuso per lo scarso successo ottenuto. Secondo un'indagine
di GlobalData, un quarto dei clienti assicurativi britannici
sarebbe disposto ad acquistare un'assicurazione sulla casa da
Google, se decidesse di entrare nel mercato.
red
fine
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2410:03 apr 2023
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