"E' un'impresa da far tremare le vene e i polsi". Lo ha detto ad Affari&Finanza di Repubblica l'a.d. di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, parlando del progetto di ricostruzione del Paese dopo il terremoto generato dalla pandemia. E' un'operazione "di straordinaria complessità", ma anche "un'occasione irripetibile per cambiare l'Italia, un vero e proprio appuntamento con la storia", ha sottolineato.

Lo scenario di partenza è quello disegnato dalle previsioni delle istituzioni europee e italiane: una enorme massa di denaro a disposizione, con il risvolto inevitabile di un debito pubblico destinato a impennarsi dal 130 al 160% del Pil, anche perché il Pil è stimato in caduta libera, tra il 9 e il 10% in meno rispetto al 2019. "Mi sembrano stime ragionevoli, anche se la percentuale di erosione del Pil anno su anno dipenderà dalla velocità della ripartenza, che ancora non possiamo valutare con precisione. Un rapporto del 160% tra debito pubblico e Pil -ha messo in evidenza- è un dato terribile, ma più che ai numeri di quest'anno dobbiamo guardare al passaggio delicatissimo che la storia ci ha messo di fronte".

Il governo "ha fronteggiato l'emergenza sanitaria meglio di altri, commettendo meno errori di quelli che abbiamo visto fare in Paesi che pure sono arrivati al picco dei contagi settimane dopo l'Italia. Ha difeso bene, in Europa, gli interessi del Paese, portando a casa risultati apprezzabili. Ma adesso è arrivato il momento di fare i conti con il mondo reale, i provvedimenti scritti devono diventare fatti", ha precisato Tronchetti.

Sul piano dei fatti la macchina pubblica si è vistosamente inceppata, gli aiuti più urgenti faticano ad arrivare a destinazione. "Non c'è un solo responsabile, la ragione di questa inefficienza è la complessità del sistema. La burocrazia -ha affermato- fatica perché deve inerpicarsi su una montagna di riferimenti normativi, atti, leggi e regolamenti. Le banche rallentano il flusso dei prestiti, è vero, ma se il prestito è garantito al 90% su quel 10% residuo il funzionario deve espletare tutte le verifiche di conformità, o rischia di passare guai. Siamo in ritardo nel coprire il buco, quindi l'urgenza è fare in modo che gli aiuti arrivino a chi ne ha bisogno, monitorando la situazione per rimuovere gli ostacoli".

A proposito del decreto rilancio, Tronchetti ha spiegato di voler fare "un discorso generale: se scriviamo centinaia di pagine per replicare l'Italia di ieri corriamo un rischio enorme. Nell'ultimo decennio l'Italia è cresciuta molto meno del resto d'Europa, ha prodotto meno ricchezza e ha peggiorato il rapporto tra debito e Pil. Ora, o mettiamo insieme un grande progetto che abbia come stella polare una crescita stabile e duratura, coinvolgendo le migliori competenze del Paese, oppure nel medio termine quel debito al 160% del Pil ci piomberà sulla schiena e schianterà l'Italia", ha messo in evidenza.

Il rischio peggiore è "l'arrivo in Italia della troika, oppure la deflagrazione dell'euro e una rivoluzione del sistema della moneta unica da cui l'Italia uscirebbe a pezzi -ha chiarito- La Germania uscirà dall'emergenza con un debito pubblico intorno al 75-80%, la Francia arriverà al 120, cioè ancora sotto il livello dell'Italia prima dell'epidemia".

Questa è un'occasione storica per l'Italia "perché mai abbiamo avuto - e mai avremo più - a disposizione una mole di risorse simile a quella che oggi è sul tavolo. Tra fondi europei in prestito e a fondo perduto e la quantità di denaro stanziata dal governo italiano nei suoi vari provvedimenti si arriverebbe a una cifra di oltre 200 miliardi: 150-160 miliardi di debito pubblico italiano sottoscritto dalla Bce, oltre ai normali acquisti, e altri 60 miliardi circa da Sure e Mes. A questi si potrebbe aggiungere anche la quota parte spettante all'Italia dei 1.000 miliardi del bilancio pluriennale 2021-2027 e Recovery plan attualmente in discussione. Nel 1992, l'ammontare delle risorse recuperate da Giuliano Amato, in un momento drammatico per la vita del Paese, è passato alla storia. Non voglio fare alcun confronto tra la situazione di allora e quella di oggi, mi interessa soltanto la dimensione: 90 mila miliardi di lire (circa 45 miliardi di euro, ndr), oggi parliamo di una cifra molto più grande".

Se questi soldi "li mettiamo al servizio di un grande progetto per la crescita possiamo davvero cambiare l'Italia, in meglio. Oppure decidiamo di galleggiare, come in passato, e allora il nostro destino è segnato".

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May 18, 2020 02:49 ET (06:49 GMT)

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