Giappone E Abenomics (0MO3)

- Modificato il 19/7/2021 09:56
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
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I tre pilastri del ventilato rilancio del Giappone sono:

 

1) politica monetaria audace;

2) politica fiscale flessibile;

3) una strategia di crescita con cui la mano pubblica finisce per stimolare gli investimenti privati.

 

Il presupposto è l'accantonamento, almeno tempotraneo, del problema del debito pubblico (pari, in Giappone, a circa il 240% del PIL, più o meno il doppio dell'Italia) per concentrarsi sulla promozione dello sviluppo di una economia appena uscita da una recessione.











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161 di 231 - 16/11/2015 08:38
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Asia in rosso dopo Parigi, Tokyo in recessione. Crolla l'euro

Asia in rosso, preoccupata per gli eventi di venerdì a Parigi. Tokyo è sotto pressione per lo yen (il Nikkei ha chiuso a -1%), che ha alzato la testa contro le maggiori valute, considerato di nuovo un paradiso più o meno sicuro dove rifugiarsi. Nel frattempo il governo ha pubblicato il pil del terzo trimestre, tornato negativo come accadde un anno fa in autunno. Quindi il Giappone è di nuovo in recessione.

Intanto l’oro ha iniziato a correre: +1,4% il rialzo nelle scorse ore a quota 1.096 dollari per oncia. In leggero rialzo anche il petrolio, col Wti americano a 40,97 dollari il barile ( +0,56%) dopo aver perso l’8% la settimana scorsa.

La Cina è debole, ma si sta muovendo a doppio ritmo: Hong Kong in deciso rosso in dall’inizio (alle ore 8 italiane l’Hang Seng scambiava a -1,51%), Shanghai è stata sotto la parità per oltre metà seduta, poi ha virato al rialzo (+0,17% alle ore 8) . Del resto Pechino intende festeggiare un evento storico: nel weekend il direttore generale del fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha detto che lo yuan ha fatto la sua parte per adeguarsi agli standard richiesti e, anche se non è convertibile (ma lo si può usare liberamente), può essere utilizzato come moneta di riserva. La Cina si attende quindi che l’Fmi il 30 novembre dichiari lo yuan moneta ufficiale del basket del Fondo monetario alla pari di dollaro, euro e sterlina.

Euro in picchiata durante le contrattazioni asiatiche dopo l’attacco dei terroristi dell’Isis venerdì sera al centro di Parigi. La valuta europea è scesa dello 0,9% a 1,0759, all’interno della banda ribassista di Bollinger. Secondo Robert Rennie, responsabile per la strategia dei mercati finanziari di Westpac Banking Corp a Sydney interpellato da Bloomberg, l’euro è visto scendere a 1,05 dollari per la fine del 2015. “Bisogna vedere adesso come reagiranno i consumi in Europa dopo l’attacco, in un periodo dell’anno cruciale, le festività natalizie”, ha spiegato. Nel frattempo, lo yen si è rinforzato dello 0,1% contro il dollaro a quota 122,48.

Il Giappone torna in recessione per la seconda volta da quando è salito al potere il primo ministro Shinzo Abe, tre anni fa. Il prodotto interno lordo del terzo trimestre è infatti sceso dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti (-0,8% la flessione tendenziale) segnando il secondo calo consecutivo dopo l'analogo -0,2% registrato tra aprile e giugno 2015 (rivisto da -0,3%). L'attenzione del mercato ora è concentrata sulla riunione della Bank of Japan convocata per questa settimana. Gli ultimi dati potrebbero spingere la BoJ a rafforzare il suo programma di acquisto titoli da 650 miliardi di dollari l'anno.
162 di 231 - 18/11/2015 09:20
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
L'Asia teme le decisioni della Fed, l'euro ai minimi da aprile

Asia riflessiva in attesa delle minutes della Fed, che saranno rese note questo pomeriggio. Tutta la regione teme un rialzo del costo del denaro negli Usa a dicembre, fatto che trascinerà gli investimenti dall’Asia verso gli Stati Uniti. Le valute si stanno muovendo velocemente nelle ultime ore, con un dollaro ai massimi negli ultimi mesi contro l’euro. Bloomberg ha calcolato che le probabilità che la Fed alzi i tassi nel meeting del 15-16 dicembre è salita al 66% dal 50% di ottobre.

Alle ore 8 italiane l’Hang Seng era in rosso per lo 0,23%, Shanghai scambiava a -1,27%, il Nikkei ha chiuso a +0,1%. Nel frattempo, il petrolio Wti americano scambia a 41,01 dollari il barile, in rialzo dello 0,84% dalla sessione di Wall Street, quando aveva perso oltre il 2%.

Il dollaro quotava ieri 1,0647 contro l'euro nella sessione di Londra, per poi portarsi in Asia a 1,0631, il livello più alto dal 16 aprile scorso, secondo il database di Bloomberg.

Le banche commerciali in Cina hanno venduto 20,1 miliardi di dollari netti in valuta estera, in calo profondo rispetto a 109,2 miliardi di vendite nette registrate a settembre. La banca centrale cinese sta usando la sua enorme ricchezza in valuta estera per supportare lo yuan dal deprezzamento del 2% registrato lo scorso agosto, quando perse il 2%. In seguito a quella mossa, gli investimenti in Cina hanno cominciato a defluire verso l’Occidente. A ottobre la situazione ha cominciato a stabilizzarsi. Nei primi dieci mesi del 2015 le banche commerciali cinesi hanno registrato vendite nette di valuta estera per 321,6 miliardi di dollari secondo fonti ufficiali.

In Cina oggi sono state annunciate le dimissioni di Wang Dongming, amministratore delegato del gruppo di brokeraggio Citic Securities, che sotto la guida del manager è diventata la più importante società di settore a Pechino. Ma di recente Wang era stato messo sotto inchiesta per possibile insider trading collegato al crollo, la scorsa estate, della borsa di Shanghai.

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163 di 231 - 20/11/2015 10:44
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Asia piatta, crolla l'indice Baltic Dry sulle materie prime

Asia debole. Lo yen ha alzato la testa contro il dollaro (ieri il cambio aveva raggiunto i minimi dallo scorso aprile) dello 0,1% a 122,82 in seguito alla decisione della Banca centrale giapponese di mantenere inviato il programma di allentamento monetario. In seguito all’annuncio della recessione del Paese, all’inizio della settimana, gli investitori speravano in un QE2 da parte della Boj, che ha parlato invece di ripresa debole ma costante del Giappone.

Alle ore 8 italiane l’Hang Seng scambiava a +0,08%, Shanghai a +0,05%. Il Nikkei ha chiuso a +0,10%.

In linea generale il dollaro tra trattando con una certa debolezza nelle ultime sessioni contro le maggiori valute a causa dell’aggiustamento, scrive Marketwatch (gruppo Wall Street Journal), delle posizioni lunghe sulla valuta americana. A questo si aggiunga lo scetticismo della comunità finanziaria sui movimenti della Fed. Perché se è vero che finalmente la banca centrale americana ha annunciato un aumento dei tassi a dicembre dopo almeno tre mesi di tentennamenti, è vero anche il programma di innalzamento del costo del denaro non è stato chiarito. Nel frattempo, il dollaro tentenna.

L’Australia sta cercando di riprendersi questa settimana dopo le forti vendite precedenti causate da un altro capitombolo delle materie prime. Ignorando il fatto che nelle scorse ore l’acciaio ha perso un altro 2% a 45,44 dollari sull’indice Metal Bulletin. Da venerdì scorso il metallo, che rappresenta la voce con maggior peso nell’export del Paese, ha lasciato sul terreno il 5%.

Del resto ieri l’indice Baltic Dry, che misura il costo della spedizione delle materie prime, è sceso a livelli record (504 punti) dal 1985. Fra le cause maggiori, il rallentamento della Cina che ha provocato un crollo dell’acciaio.

La polizia cinese ha ucciso 28 membri di un "gruppo terrorista" nello Xinjiang, una regione per lo più popolata da musulmani e regolarmente scossa da disordini e violenze. L'annuncio delle autorità locali giunge dopo un’operazione di 56 giorni compiuta dalla polizia a seguito di un episodio di violenza che aveva fatto quindici morti a settembre, ha riferito oggi Tianshan, il portale d'informazione del governo regionale. Un membro del "gruppo terroristico" si è consegnato, ha aggiunto la stessa fonte.

Questa caccia all'uomo ha colpito un gruppo che a settembre aveva preso di mira una miniera di carbone isolata nella regione di Aksu, nel Sud-Ovest dello Xinjiang, vicino al distretto di Baicheng. La Cina aveva annunciato a maggio di avere smantellato 181 gruppi terroristici nello Xinjiang dopo l'inizio di una una durissima campagna di repressione.
164 di 231 - 20/11/2015 10:49
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #163 - 20/Nov/2015 09:44Asia piatta, crolla l'indice Baltic Dry sulle materie prime

Asia debole. Lo yen ha alzato la testa contro il dollaro (ieri il cambio aveva raggiunto i minimi dallo scorso aprile) dello 0,1% a 122,82 in seguito alla decisione della Banca centrale giapponese di mantenere inviato il programma di allentamento monetario. In seguito all’annuncio della recessione del Paese, all’inizio della settimana, gli investitori speravano in un QE2 da parte della Boj, che ha parlato invece di ripresa debole ma costante del Giappone.

Alle ore 8 italiane l’Hang Seng scambiava a +0,08%, Shanghai a +0,05%. Il Nikkei ha chiuso a +0,10%.

In linea generale il dollaro tra trattando con una certa debolezza nelle ultime sessioni contro le maggiori valute a causa dell’aggiustamento, scrive Marketwatch (gruppo Wall Street Journal), delle posizioni lunghe sulla valuta americana. A questo si aggiunga lo scetticismo della comunità finanziaria sui movimenti della Fed. Perché se è vero che finalmente la banca centrale americana ha annunciato un aumento dei tassi a dicembre dopo almeno tre mesi di tentennamenti, è vero anche il programma di innalzamento del costo del denaro non è stato chiarito. Nel frattempo, il dollaro tentenna.

L’Australia sta cercando di riprendersi questa settimana dopo le forti vendite precedenti causate da un altro capitombolo delle materie prime. Ignorando il fatto che nelle scorse ore l’acciaio ha perso un altro 2% a 45,44 dollari sull’indice Metal Bulletin. Da venerdì scorso il metallo, che rappresenta la voce con maggior peso nell’export del Paese, ha lasciato sul terreno il 5%.

Del resto ieri l’indice Baltic Dry, che misura il costo della spedizione delle materie prime, è sceso a livelli record (504 punti) dal 1985. Fra le cause maggiori, il rallentamento della Cina che ha provocato un crollo dell’acciaio.

La polizia cinese ha ucciso 28 membri di un "gruppo terrorista" nello Xinjiang, una regione per lo più popolata da musulmani e regolarmente scossa da disordini e violenze. L'annuncio delle autorità locali giunge dopo un’operazione di 56 giorni compiuta dalla polizia a seguito di un episodio di violenza che aveva fatto quindici morti a settembre, ha riferito oggi Tianshan, il portale d'informazione del governo regionale. Un membro del "gruppo terroristico" si è consegnato, ha aggiunto la stessa fonte.

Questa caccia all'uomo ha colpito un gruppo che a settembre aveva preso di mira una miniera di carbone isolata nella regione di Aksu, nel Sud-Ovest dello Xinjiang, vicino al distretto di Baicheng. La Cina aveva annunciato a maggio di avere smantellato 181 gruppi terroristici nello Xinjiang dopo l'inizio di una una durissima campagna di repressione.





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165 di 231 - 20/11/2015 10:51
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Ai minimi di sempre il Baltic Dry, benchmark di shipping (ed economia globale)

Il rallentamento della Cina e i timori per la frenata dell'economia globale hanno avuto una conferma giovedì dal Baltic Dry Index. L'indice che monitora il settore dello shipping (in particolare in relazione alle tariffe per il trasporto di materiali come carbone e minerale di ferro) giovedì è scivolato ai minimi di sempre (dal 1984 quando venne istituito).

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166 di 231 - 24/11/2015 09:38
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Tokyo avanza e tocca i massimi da agosto

Chiusura in lieve rialzo per la Borsa di Tokyo, dopo tre giorni di stop per il lunedì festivo. L'indice Nikkei ha guadagnato lo 0,23% arrivando a quota 19.924,89, ai massimi da fine agosto. A seguito di un'apertura negativa, c'è stata un'inversione di tendenza che si e' riflessa anche sull'indice Topix, che ha chiuso a +0,17%, a quota 1.605,94. Alla base della performance c’è anche il rafforzamento del dollaro sui mercati mondiali (in nottata è arrivato a sfondare al ribasso la soglia di 1,06 dollari, per poi recuperare a 1,0634), che stimola le esportazioni giapponesi.

Tuttavia i mercati attendono la diffusione delle minute dell’ultima riunione della Bank of Japan per capire come mai, nonostante la frenata del pil, la banca centrale nipponica abbia deciso di mantenere immutato il ritmo di acquisti di asset nel quadro del proprio Qe.

Positivo anche lo Shanghai Composite, in progresso dello 0,16% verso fine seduta, nonostante le preoccupazioni riguardo una possibile ondata di ipo che potrebbe abbattersi sul mercato nelle prossima settimane.

Come riferisce Marketwatch (gruppo Wall Street Journal), il governo aveva bloccato le nuove quotazioni in borsa nel corso della tempesta estiva che valeva portato la borsa di Shanghai a perdere circa il 40% in due mesi, e adesso ci sono 28 aziende in lista d’attesa per sbarcare sul listino della Cina continentale.

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167 di 231 - 25/11/2015 09:14
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Asia debole. Lo yen rialza la testa, il petrolio si ferma

L’ira di Putin dopo l’abbattimento, ieri, del jet russo da parte dei turchi, lungo il confine siriano, ha fatto volare del 3% il petrolio a Wall Street, ma la corsa del greggio si è per ora fermata in Asia, dove il Wti americano ondeggia attorno a 43 dollari il barile. La ragione sta nelle scorte, che restano elevate. Lo ha spiegato bene il report di American Petroleum, secondo cui le eccedenze sono salite a 2,6 milioni di barili la settimana scorsa. Valore decisamente superiore rispetto al calo di 200.000 barili registrato da Platts (società che elabora prezzi) e alla stima di crescita di 0,5-1,5 milioni di barili di Citi Futures.

Nel frattempo, le Borse asiatiche sono deboli, oggi, tutte in rosso tranne un tentativo di rialzo da parte di Shanghai. Se da un lato gli investitori non credono che si inasprirà il conflitto fra Russa e Turchia (a meno che non sia esteso alla Nato), dall’altro temono le incertezze su come si comporterà la coalizione occidentale nei due Paesi caldi, Siria e Iraq.

Alle ore 8 italiane, l’Hang Seng scambiava a -0,06% , Shanghai era positiva per lo 0,7%. Il Nikkei ha chiuso a -0,4% .

Nell’incertezza generale, gli investitori sono tornati ad acquistare yen come moneta rifugio: la valuta giapponese ha guadagnato nelle scorse ore lo 0,2% contro il dollaro a quota 122,2, ai massimi dell’ultima settimana.

Intanto il dollaro si è indebolito contro le maggiori valute, euro compreso, che ora viene scambiato a 1,07 da 1,06 prima dell’abbattimento del jet. Alcuni osservatori asiatici interpellati da Marketwatch (gruppo Wall Street Journal) hanno spiegato che fino a poco tempo fa il mercato scommetteva sul biglietto verde dopo i discorsi della Fed su un possibile rialzo dei tassi a dicembre. Ma, vedendo che nel frattempo il dollaro non si è apprezzato in maniera decisa, hanno limitato le scommesse su questa valuta.

Gli stessi analisti asiatici ritengono tuttavia che l’indebolimento del dollaro contro l’euro sia giunto alla conclusione, visto che il presidente della Bce, Mario Draghi, ha più volte confermato che la banca centrale di Francoforte agirà a difesa della ripresa economica della zona euro nel meeting di dicembre. L’euro ha perso, quest’anno, già il 12% contro la valuta Usa.

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168 di 231 - 27/11/2015 09:04
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Shanghai cade per le inchieste e l'industria che arranca

Cina in profondo rosso, con Shanghai che ha toccato oggi anche il -6%. Corre di nuovo la paura per il settore del brokeraggio, sotto inchiesta per aver messo a tappeto i listini la scorsa estate. A questo si aggiungono i dati molto grigi sull’economia reale, che ha visto i profitti del settore industriale crollare del 4,6% anno su anno a ottobre. Un peggioramento significativo rispetto al -0,1% registrato a settembre. Non aiutano i dati del Giappone, con l'inflazione ancora sotto scacco.

Alle ore 8 italiane, l’Hang Seng era negativo per l’1,93%, Shanghai in rosso per il 5,87%. Il Nikkei invece ha limitato i danni chiudendo in ribasso dello 0,3%.

Le autorità di controllo cinesi hanno dichiarato illegale l’uso del total return swap, strumenti non regolati su cui si può ricorrere alla leva in modo molto aggressivo. E che in caso di perdita della scommessa aprono voragini nei conti.

I trader sono molto preoccupati per le attività investigative su due importanti gruppi del settore, il colosso Citic Securities e Guosen Securities, che hanno ammesso in note ufficiali di essere stati sottoposti a indagini da parte della Consob locale. Nel frattempo, Haitong Sec, il secondo broker più importante in Cina, ha sospeso il trading a a Shanghai e a Hong Kong senza dare una spiegazione ufficiale.

Dati misti, invece, dal Giappone, dove l'inflazione è in calo per il terzo mese consecutivo. Anzi, a ottobre si è addirittura registrata una riduzione dei prezzi al consumo dello 0,1%, ulteriore conferma della trappola deflattiva in cui ristagna l'economia, nonostante proseguano gli stimoli monetari voluti premier Shinzo Abe e gli acquisti di asset da parte della banca centrale.

Per contro, il tasso di disoccupazione si è ulteriormente ridotto al 3,1% a ottobre, contro il 3,4% di settembre. Fatto che ha spinto Takeshi Minami, capo economista del Norinchukin Research Institute, a ritenere che sul mercato del lavoro a breve torneranno a crescere gli stipendi. Ma ha aggiunto che molto dipende dalla Cina: se l’economia di Pechino migliora, ne risentirà subito in maniera positiva anche il Giappone.
169 di 231 - 30/11/2015 09:39
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Lo scandalo trading in Cina e le pressioni al ribasso sullo yuan mandano l'Asia in rosso

Asia sull’ottovolante, con Shanghai che alle ore 8 italiane recuperava (-0,01%) i ribassi in apertura (ha sfiorato il -2%) dopo il crollo del 5,5% di venerdì scorso. Moderatamente positiva, invece, Hong Kong, mentre il Nikkei è stato sempre debole e ha chiuso a -0,69%.

Pesano ancora le investigazioni delle autorità cinesi su quello che sospettano essere un trading illegale: hanno praticamente cancellato i guadagni dello Shanghai Composite di novembre. Il benchmark (alla data di venerdì scorso) ha guadagnato comunque il 14% dai minimi registrati ad agosto in seguito al sell off).

Ieri, tre delle maggiori società di brokeraggio cinesi, Citic, Haitong e Guosen, hanno detto di essere state poste sotto investigazione da parte delle autorità per sospette violazioni alle regole sul margin trading. Pratica, questa che prevede di prestare denaro ai clienti perché investano in Borsa, che ha come controparte gli stessi titoli su cui il cliente ha investito. Le violente ondate di vendite di agosto sono dipese da una bolla sul margin trading: i clienti hanno cominciato irrazionalmente a vendere i titoli in ribasso creando così una voragine.

Questa mattina le autorità cinesi hanno stabilito il fixing dello yuan onshore (scambiato solo all’interno del Paese) a 6,3962, i minimi da fine agosto, quando la Banca centrale di Pechino aveva deciso di svalutare la valuta del 2%. L’offshore yuan, invece, scambiato all’estero, quota invece a 6,4303 contro il biglietto verde rispetto a 6,4591 dell’avvio delle contrattazioni in Asia dopo i forti acquisti di un’importante banca cinese. Secondo alcuni osservatori interpellati da Marketwatch (gruppo Wall Street Journal), pare che la Cina intenda mantenere una diversificazione ragionevole fra le due valute in attesa che il Fondo Monetario Internazionale annunci ufficialmente che lo yuan è entrato nel paniere mondiale delle maggiori valute.

Lo yen giapponese, invece, è sulla strada per perdere l’1,8% contro il dollaro questo mese. Scambia a 122,77 contro il biglietto verde, piuttosto invariato rispetto alla chiusura di venerdì.

La produzione industriale giapponese è cresciuta dell’1,4% a ottobre rispetto al mese prevedente, grazie soprattutto all’export. Mentre i consumi interni restano anemici. Il dato è inferiore alle previsioni per il +1,9% di un gruppo di economisti interpellati dal Wall Street Journal e dal Nikkei. E segue un rimbalzo del +1,1% registrato a settembre.

La produzione di auto, camion e bus è scesa dello 0,5% in Giapponese anno su anno a ottobre per il 16° mese consecutivo. Ma l’esportazione dei veicoli è salita del 3,8% rispetto all’ottobre 2014.
170 di 231 - 01/12/2015 08:50
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
L'Asia sale in attesa di Draghi, ma la Cina delude ancora. Occhio all'euro.

Borse asiatiche in buon rialzo nella speranza che Mario Draghi incrementi il programma di stimolo monetario dando una spinta all’inflazione europea. Gli investitori ignorano per ora i dati deludenti sulla produzione industriale giunti dalla Cina, ai minimi dal 2012. Alle ore 8 italiane, l’Hang Seng scambiava a +1,93%, Shanghai era piatta (+0,08%) mentre il Nikkei ha chiuso a +1,34%.

Lo yen si è rinforzato contro il dollaro e l’euro durante le contrattazioni asiatiche in seguito alla notizia che il fondo pensione governativo (Gpif), fra i più importanti al mondo, ha avviato una copertura valutaria su una parte del portafoglio pari a 135.000 miliardi di yen (1.100 miliardi di dollari).

Il dollaro è sceso a 122,98 yen prima di balzare indietro a 122,92 contro la chiusura di Wall Street di 123,10 yen. In precedenza il fondo, che gestisce 50.000 miliardi di asset in valute diverse dallo yen, non aveva mai effettuato operazioni di hedging. In vista di un QE2 da parte della Bce e di un conseguente concreto deprezzamento dell’euro, si è però mosso per proteggere gli investimenti da fluttuazioni troppo forti.

Secondo l’indice China's official manufacturing Pmi, la produzione industriale di novembre è scesa a 49,6 da 49,8 di ottobre. La lettura sotto 50 punti indica un’economia in contrazione. Le ragioni che stanno zavorrando il Paese sono un’iper-capacità produttiva, prezzi in continuo calo e domanda debole. Un panel di 13 economisti interpellato dal Wall Street Journal aveva previsto un rialzo a 49,9.

La lettura di novembre è la più bassa dall’agosto del 2012, quando l’indice toccò 49,2 e segna nel contempo il quarto mese consecutivo sotto quota 50.

Oggi anche Caixin e Markit hano pubblicato il loro (comune) indice sulla produzione industriale di novembre, che registra invece un 48,6 rispetto a 48,3 di ottobre. In crescita, al contrario dell’indice ufficiale, ma sempre ben sotto lo spartiacque di 50.

Nel commento che accompagna le novità sull’indice ufficiale, è riportato che la Banca popolare cinese è pronta a tagliare di nuovo il costo del denaro per supportare l’economia interna. Mossa che Pboc ha già fatto per ben sei volte negli ultimi dodici mesi.

Nel frattempo lo yuan è rimasto stabile dopo che ieri il Fondo monetario internazionale ha finalmente dato il via libera alla valuta cinese ad entrare nel basket delle maggiori valute internazionali del Fondo stesso. Concretamente il passaggio avverrà a partire dall’ottobre del 2016.
171 di 231 - 02/12/2015 08:48
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Borse cinesi positive sperando negli stimoli all'immobiliare

Borse cinesi in rialzo, nella speranza che il governo lanci l’ennesimo progetto di stimolo, questa volta per rivitalizzare il mercato immobiliare. Tokyo debole, dopo i dati deludenti sulla produzione industriale cinese pubblicati ieri, ai minimi dal 2012. Nel frattempo, lo yen si sta muovendo poco nei confronti del dollaro, il cambio è a 123,01.

Alle ore 8 italiane, Hong Kong era in rialzo dello 0,7%, mentre Shanghai saliva del 2,1%%. A Tokyo il Nikkei ha chiuso in calo dello 0,4% a 19.938 punti.

Si è mosso nelle scorse ore anche Kikuo Iwata, vice governatore della Banca centrale giapponese, secondo cui la Boj è sulla buona strada per raggiungere un’inflazione target del 2% fondata sui prezzi al consumo. Tuttavia, ha aggiunto Iwata, il Paese deve contrastare le pressioni al ribasso causate dal rallentamento dell’economia nei mercati emergenti. Fra questi, il maggior pericolo arriva dalla Cina. E se questo dovesse concretizzarsi deteriorando le prospettive di inflazione in Giappone, la Banca centrale agirà prontamente abbassando i tassi di interesse.

Buone notizie dall’Australia, dove l’economia è cresciuta dello 0,9% nel terzo trimestre del 2015 rispetto al secondo e del +2,5% anno su anno. Le ragioni sono un aumento delle esportazioni di alcune materie prime chiave quali acciaio e gas naturale, per lo più verso l’Asia. Le esportazioni nette hanno contribuito per il 15% della crescita del prodotto interno lordo grazie ad un’attività mineraria in crescita del 5,2% nell’ultimo trimestre.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Perché il settore degli investimenti, sia privato che pubblico, sta viaggiando in crisi. E infatti le costruzioni, legate in Australia soprattutto alla realizzazione delle infrastrutture per l’estrazione delle materie prime, è scesa del 7,1% nel terzo trimestre.

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172 di 231 - 03/12/2015 10:50
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
In Cina frena anche il settore servizi, ma la borsa di Shanghai sale

In Cina anche il settore dei servizi comincia a risentire delle difficoltà economiche. Il dato di novembre ha indebolito i listini asiatici: l’unica borsa a salire è Shanghai, partita in rosso e arrivata a toccare un rialzo dell’1,2% alle ore 8 italiane, mentre Hong Kong viaggiava a -0,3% e la borsa di Tokyo ha chiuso invariata a 19.940 punti

Ha rialzato leggermente la testa oltre quota 40 dollari il barile il petrolio Wti americano, dopo lo scivolone del 4,6% ieri nella sessione di New York a causa delle scorte, giunte a livelli record.

Intanto hanno ripreso a muoversi le valute in Asia in attesa delle decisioni della Bce oggi nel primo pomeriggio. L’euro ha perso lo 0,23% contro il dollaro, toccando il livello di 1,0588 da 1,0614 di ieri sera New York.

L’indice Caixin China services purchasing managers' index, che Caixin realizza assieme al colosso internazionale Markit, è sceso a 51,2 a novembre da 52 di ottobre. Ulteriore segnale della debolezza che sta attraversando il Paese asiatico. La lettura è comunque sopra 50, in area di espansione, mentre i valori industriali della Cina sono da tempo sotto 50.

Nei primi tre trimestri del 2015, il settore servizi ha pesato per il 51,4% del prodotto interno lordo di Pechino, in rialzo dal 49,1% dello stesso periodo del 2014.

Nel frattempo, l’indice Pmi non manifatturiero, che include il settore delle costruzioni, è salito a 53,6 a novembre da 53,1 di ottobre. Il mattone è uno dei comparti dove il governo ha realizzato i maggiori investimenti quest’anno per cercare di smaltire l’eccesso di nuove costruzioni invendute.

Ieri era l’Eia (Energy Information Administration) ha detto che le scorte commerciali di petrolio crude, gasolio, diesel e di altri carburanti è balzato, la settimana scorsa, oltre quota 1,309 miliardi di barili, a livelli record.
173 di 231 - 04/12/2015 11:15
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Draghi deprime anche le borse asiatiche

L'ondata di vendite iniziata ieri in Europa dopo le parole del presidente della Bce Mario Draghi è continuata anche in Asia, mandando a tappeto tutte le borse. E mentre l’euro ha cavalcato per il 3,5% portandosi da 1,0575 di ieri mattina a 1,0943 nella sessione asiatica, anche lo yen ha preso a salire, anche se di poco, contro il dollaro a 122,58 (+0,1%) generando però un’ondata di vendite alla borsa di Tokyo. Questo dipende dal fatto che i maggiori titoli quotati sul Nikkei sono di colossi esportatori, che vivono sulle vendite all’estero trainate dallo yen debole.

Alle 8 ora italiana, Hong Kong era negativa dello 0,4%, Shanghai in rosso dell’1,6%, mentre a Tokyoil Nikkei ha chiuso in calo del 2,2% a 19.504 punti.

Sul listino di Shanghai pesa anche la mossa degli investitori di liberare liquidità dopo che la Borsa ha annunciato, ieri, l’imminente quotazione di dieci nuove società. Fatto che non avveniva dalle forte vendite dello scorso agosto, in seguito alle quali le autorità avevano deciso di sospendere nuove ipo in attesa che si ristabilisse una soglia accettabile di liquidità sul mercato.

Adesso gli occhi degli investitori sono puntati sul dato, in pubblicazione oggi pomeriggio, sull’occupazione non agricola negli Usa. Nel frattempo, i Fed funds, che indicano le attese dei mercati sulle decisioni della Banca centrale americana, stanno scommettendo al 79,1% che la Fed alzerà i tassi a breve nel meeting di dicembre per la prima volta in nove anni.

I future sul Brent crude si sono leggermente alzati nelle ultime ore a quota 44,08 dollari in barile in attesa che oggi si riuniscano i membri dell’Opec a Vienna. In questo momento prevalgono attese pessimistiche su un cambio di politica da parte dell’organizzazione, che un anno fa decise che era prioritario mantenere le quote di mercato invece di tenere sostenuto il prezzo del greggio.

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174 di 231 - 08/12/2015 11:26
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Il petrolio e la Cina fanno scivolare l'Asia

Il crollo del barile sotto quota 38 dollari per il petrolio americano Wti ha fatto ruzzolare le borse asiatiche, mandandole a tappeto. I titoli estrattori australiani, colossi quali Bhp Billiton e Rio Tinto, hanno lasciato sul terreno in apertura rispettivamente il 5,3% e il 4%. A cadere con loro anche la quotazione dell’acciaio.

Alle ore 7,50 italiane l’Hang Seng era in rosso per l’1,83%, Shanghai perdeva l’1,61%, il Nikkei, a pochi minuti dalla chiusura, scambiava a -1,04% (19.493 punti). Il petrolio Wti era in praticamente fermo sui mercati asiatici a 37,68 dollari il barile (+0,08%).

Si sta creando una morsa molto pericolosa attorno ai mercati emergenti: da un lato il mini-barile, dall’altro la forte probabilità che la Fed alzi i tassi per la prima volta negli ultimi nove anni la settimana prossima. Il risutato è una pressione al ribasso sulle materie prime, che sono quotate in dollari.

Nel frattempo la Cina ha reso noto i dati di novembre sulle esportazioni, che sono scese (per il quinto mese consecutivo) del 6,8% anno su anno espresse in dollari, contro un calo del 6,9% a ottobre. Un pool di 14 economisti interpellati dal Wall Street Journal si era atteso un -5,3%.

Le importazioni, invece, sono calate dell’8,7%, contro il -18,8% di ottobre. Un risultato migliore rispetto alle attese fissate a -11,8% degli economisti.

L’avanzo commerciale del Paese si è contratto a 54,1 miliardi di dollari a novembre rispetto a 61,6 miliardi di ottobre. Gli esperti avevano previsto 62,8 miliardi di dollari.

Il Giappone ha reso noto di aver rivisto il dato sul pil relativo al terzo trimestre: se le previsioni erano state di una contrazione per lo 0,8%, che avrebbe mandato Tokyo in recessione a distanza di un anno da quella precedente, adesso a sorpresa il ministero dell’Economia ha dichiarato che in realtà il prodotto interno lordo nel trimestre è cresciuto di un sorprendente 1%. Il calcolo è stato condotto su base annualizzata, rettificato per la stagione.

Questo cancella ogni speranza da parte di chi si attendeva un QE2 da parte della Bank of Japan. Subito dopo la pubblicazione della notizia lo yen ha alzato la testa contro il dollaro: il biglietto verde è quindi sceso a 123,09 dalla chiusra precedente di New York di 123,38.
175 di 231 - 08/12/2015 14:22
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Pil giapponese superiore alle attese

Contro tutti i pronostici, il prodotto interno lordo del Giappone è cresciuto a un tasso annualizzato pari all’1%, a fronte dello 0,2% previsto, superando di gran lunga la stima preliminare pari al -0,8%.

Il Giappone ha quindi evitato la recessione tecnica, che equivale a due trimestri consecutivi di contrazione economica. Anche la spesa in conto capitale delle società e i consumi hanno superato le attese, spingendo il PIL al rialzo. É stato pubblicato anche il deflatore del PIL, che rimane su livelli discreti, pur inferiori al trimestre precedente, pari all’1,8% a/a contro il 2% a/a.

Ciò dimostra che in Giappone l’inflazione sta acquisendo uno slancio crescente. Ciò potrebbe avere delle conseguenze, perché la Banca del Giappone (BoJ) ora ha un certo spazio di manovra.

Ciò nonostante, non crediamo che dalla prossima riunione della BoJ arriveranno nuovi stimoli. Per il momento, tutti gli occhi saranno puntati sul rapporto Tankan, in uscita lunedì prossimo.

Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci del massiccio debito, né dell’invecchiamento della popolazione in Giappone. L’inflazione è cruciale e contribuirebbe a ridurre l’onere del debito.

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176 di 231 - 08/12/2015 15:03
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Nikkei: respinto dalla barriera dei 20.000 punti

Nel corso delle ultime sedute la struttura tecnica del Nikkei si è indebolita. Le quotazioni si sono infatti scontrate con la barriera dei 20.000 punti e hanno accusato una brusca correzione. L’analisi dei principali indicatori quantitativi evidenzia un chiaro rafforzamento della pressione ribassista, con l’Macd e il Parabolic Sar che si sono girati in posizione short. Possibile pertanto un’ulteriore flessione, con un primo target in area 19.100-19.070, un secondo obiettivo a 18.800-18.780 e una terza proiezione teorica a 18.480-18.450 punti.

(MILANO FINANZA)

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177 di 231 - 09/12/2015 08:47
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Asia debole, la Pboc fissa lo yuan ai minimi dal 2011

Dati contrastanti arrivano oggi dalla Cina, come spesso avviene negli ultimi mesi: da un lato l’inflazione, che batte le stime, dall’altro i valori di produzione dei beni, in continua diminuzione. A questo si aggiunga che nelle scorse ore la Banca popolare cinese ha fissato il cambio col dollaro (sempre nella fascia di oscillazione prevista fra un +2% e un-2%) ai minimi dal 2011 a quota 6,4140.

Alle ore 7,55 italiane l'Hang Seng era in rosso per lo 0,29%, Shanghai positiva per lo 0,11%, il Nikkei, a pochi minuti dalla chiusura, scambiava a -0,98% (19.301 punti). Nel frattempo, il petrolio Wti americano ha tentato un mini rimbalzo a 38,24 dollari il barile (+1,95%), senza però che i fondamentali siano cambiati.

I prezzi al consumo in Cina sono cresciuti a novembre dell’1,5% rispetto a un anno prima, in rialzo rispetto all’1,3% registrato a ottobre. Ne hanno beneficiato cibo, salute, settore ricreativo, formazione e immobiliare. Un pool di 14 economisti interpellati dal Wall Street Journal si era atteso un rialzo dell’1,4%.

Questo è uno degli effetti delle molteplici manovre di stimolo messe in campo dal governo negli ultimi dodici mesi. Manovre che però non riescono per ora ad avere un effetto strutturale e duraturo su tutta l’economia. Basti guardare i dati sulla produzione industriale, lontana dal decollare.

L’indice sui prezzi alla produzione è invece scivolato del 5,9% a novembre rispetto ad un anno prima, mentre mese su mese è risultato stabile. Si tratta del 45° calo consecutivo del valore, determinato dalla debolezza della domanda interna e dal forte mercato competitivo, oltre che dalla riduzione costante dei prezzi delle materie prime.

Nel frattempo le riserve di valuta estera della Cina sono diminuite, le esportazioni pure (il dato di novembre è stato pubblicato ieri) e i profitti delle società in mano allo Stato sono crollati di quasi il 10%.

Il mini-fixing oggi dello yuan oggi rappresenta un deprezzamento della valuta solo dello 0,1% dalla chiusura di ieri a quota 6,4078. Però è significativo, perché sigilla una periodo di continuo calo. Secondo alcuni osservatori asiatici interpellati da Marketwatch (gruppo Wall Street Journal) questo è un segnale di chiara debolezza dell’economia cinese, che potrebbe condurre a un ulteriore stimolo della Banca centrale.

"La Cina è entrata in un'era di deflazione", è il commento degli analisti di ANZ Bank . "La pressione deflazionistica continuerà a spingere verso un allentamento della politica monetaria”.

Gli ordinativi di macchinari giapponesi sono inaspettatamente migliorati a ottobre per il secondo mese consecutivo (+10,7% mese su mese, contro un con un calo dell’ 1,5% atteso dagli economisti interpellati dal Wall Street Journal e dal Nikkei). Su base annuale, la crescita è stata parimenti del 10,3%.
178 di 231 - 11/12/2015 08:41
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Cina in allerta sparito l'ad del colosso Fosun. Ancora giù yuan e petrolio

Tokyo in recupero dopo due giorni di forte debolezza. In Cina timore per la sparizione di Guo Guangchang, l’amministratore delegato del gruppo privato più importante del Paese, Fosun. In occidente il conglomerato controlla Club Med e ha in mano azioni del Cirque du Soleil. Si teme che il manager sia sotto indagine per corruzione, al pari di altri importanti esponenti di grossi gruppi cinesi e al vice presidente nella Consob locale. Imdagini che hanno preso il via dopo il crollo dei listini la scorsa estate. Di fatto non esiste alcuna certezza su Guo Guangchang, tutto è avvolto nella nebbia.

Alle ore 7:50 italiane l’Hang Seng era in rosso per lo 0,89%, Shanghai perdeva lo 0,65% e il Nikkei, poco prima di chiudere, era positivo invece per lo 0,96% (19.230 punti).

I media cinesi hanno infatti scritto ieri che il miliardario, co-fondatore di Fosun, non è rintracciabile e la società non ha voluto fornire alcuna risposta. Cinque società hanno sospeso oggi le contrattazioni: prima di tutte Shanghai Fosun Pharmaceutical, poi Shanghai Ganglian-E-commerce Holdings. A Hong Kong è invece toccato a a Fosun International Ltd e Shanghai Fosun Pharmaceutical (Group) Co. Diciannove delle 21 società nelle quali il gruppo Fosun detiene partecipazioni hanno registrato ribassi nelle scorse ore.

E mentre i mercati si chiedono dove sia finito uno degli uomini più importanti della Cina, anche oggi la banca centrale ha svalutato lo yuan per il quinto giorno consecutivo contro il dollaro, raggiungendo il livello più basso dal 2010.

La debolezza dei listini cinesi è dovuta anche al nervosismo, in attesa della pubblicazione di una serie di indicatori economici importanti questo fine settimana.

Fra questi vi sono la massa monetaria circolante, la produzione industriale e le vendite al dettaglio. Inoltre la settima prossima la Fed si riunirà per stabilire, con molta probabilità, il primo aumento dei tassi di interesse degli Stati Uniti dal 2006.

Petrolio ancora in discesa, col Brent crude sotto la soglia dei 40 dollari il barile a 39,85, mentre il Wti crude americano sta perdendo in Asia lo 0,7% a quota 36,5 dollari. Anche l’oro cede dello 0,5% a 1.066,5 dollari l’oncia.
179 di 231 - 14/12/2015 09:22
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Yuan ancora giù. Shanghai positiva, Tokyo in rosso

Asia in rosso, trainata al ribasso da Tokyo e da Hong Kong. Unica eccezione Shanghai, dove il governo vuole festeggiare i dati positivi sulla produzione industriale. Due sono le ragioni fondamentali dei ribassi: il crollo del prezzo del petrolio e la paura che salti il settore dei bond high yield legato ai gruppi energetici a cui si aggiungono le incertezze attorno alla sparizione di Guo Guangchang, il fondatore e amministratore delegato del gruppo Fosun, il maggiore conglomerato privato in Cina.

Alle 8 ora italiana, Hong Kong era negativo per lo 0,6%, Shanghai scambiava a + 2,4%, mentre Tokyo ha chiuso in calo dell'1,8% a 18.883 punti .

Il petrolio Wti americano è sceso venerdì durante la contrattazione di Wall Street sotto i 36 dollari al barile. Nelle scorse ore ha perso un altro 0,5% portandosi a 35,54 dollari. Lo scivolamento in basso del barile ha fatto scoppiare in Asia il timore che le società petrolifere, fortemente indebitate, non siano in grado a questo punto di ripagare gli obbligazionisti. I bond high yield di conseguenza hanno cominciato a essere messi sotto forte pressione.

Quanto a Guo Guangchang, pare che sia apparso brevemente a un meeting di Fosun a Shanghai nelle scorse ore dopo essere sparito improvvisamente per diversi giorni la settimana scorsa, durante i quali la società non era in grado di dire dove si trovasse.

Fosun ha detto oggi che il suo fondatore è in effetti sotto investigazione da parte delle autorità cinesi, ma per ragioni personali e non legate al gruppo. Non sono state fornite altre spiegazioni. Fatto sta che i mercati hanno venduto i titoli legati al gruppo (in Europa controlla Club Med) anche oggi, con ribassi a Hong Kong vicini al 10%.

Nel weekend la Cina ha pubblicato i dati sulla produzione industriale di novembre, salita del 6,2% anno su anno, contro il +5,7% atteso da un pool di economisti interpellato da il Wall Street Journal. A ottobre il dato era stato positivo per il 5,6$.

Lo yuan, nel frattempo, ha continuato a scendere contro il dollaro, portandosi ai minimi dal 2011, dopo che la Banca centrale cinese ha pubblicato un documento. Durante il weekend, nel quale si anticipa che la Cina intende cambiare il basket di riferimento per lo yuan. Non più quindi solo il dollaro, ma una paniere diversificato di valute.

Oggi le autorità cinesi hanno fissato il cambio a 6,4495 contro 6,4358 della chiusura di venerdì, portando la valuta ai minimi dal 2011. Gli economisti si attendono ora che Pboc guidi ancora al ribasso (moderato) la valuta per testarne i sostegni.
180 di 231 - 15/12/2015 09:12
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Borse asiatiche ancora deboli ma più stabili

Le principali piazze sono ancora in negativo ma le perdite sono frazionali. Il Nikkei ha chiuso con un -0,5%. Identica variazione per Shanghai verso fine seduta mentre Hong Kong arretra dello 0,3%. Hanno aiutato il parziale recupero del prezzo del petrolio e l'atenuarsi dei timori sulla stabilità del mercato die bond ad alto rendimento, strettamente legati al basso livello dei prezzi del greggio in quanto molte società energetiche cominciano ad avere problemi nel far fronte ai loo impegni finanziari. La notte scorsa il petrolio Wti ha riguadagnato l'1,9% toccando quota 36,3 al barile, riferisce Marketwatch (gruppo Wall Street Journal)

Alcuni osservatori ritengono che il mercato abbia penalizzato eccessivamente le commodity e che dopo la riunione della Fed, e il tanto atteso aumento dei tassi, la volatilità verrà meno ponendo le basi di un mini rally.

Intanto in Giappone le aziende prevedono un ulteriore rallentamento dell'inflazione il prossimo anno, all'1,3% dal precedente 1,4%. È quanto emerge dal sondaggio periodico effettuato dalla Bank of Japan, per la quale riportare la dinamica dei prezzi al livello obiettivo del 2% annuo sembra impresa sempre più ardua.
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