Giusmil
N° messaggi: 8142 -
Iscritto da: 04/2/2015
Grafico Intraday: DAX
Grafico Storico: DAX
Grafico Intraday: Dow Jones Industrial Average
Grafico Storico: Dow Jones Industrial Average
Grafico Intraday: CAC 40
Grafico Storico: CAC 40
Grafico Intraday: ETFS WTI Crude Oil
Grafico Storico: ETFS WTI Crude Oil
Grafico Intraday: Ftse Mib
Grafico Storico: Ftse Mib
OPERATIVITA' DI TRADING, STRATEGIE E DISCUSSIONI
Discutere insieme di strategie, operativita'.... e perche' no...
Inserire i propri segnali di Trading intraday, multiday, settimanali o di piu' lunga durata. Qui si discute di tutto quanto ruota all'affascinante mondo del trading e dell'investimento on line.
- Operativita' e segnali di breve e medio lungo - Previsioni su andamento indici e interconnessioni Finanziarie
- Piattaforme gratute e non, loro funzionalita' e regimi commissionali - Analisi Tecnica e Fondamentale - Strategie basate su Fondamentali / Analisi Tecnica / Strategie non Convenzionali - Esperienze di trading - Letture e testi riguardanti il trading
Tutte le argomentazioni possono essere spunto per dibatti e discussioni che possano arricchire il bagaglio e implementare l'esperienza e l'operatività di ognuno di noi.
Tutti sono benvenuti !
Ognuno puo' esprimere il proprio parere e dare a tutti noi il proprio contributo
Non e' richiesta una consumata esperienza operativa per potere intervenire alle discussioni, solo tanta passione, voglia di apprendere, rispetto per gli altri, e almeno un po di educazione.
pippopoppi2
N° messaggi: 5259 -
Iscritto da: 16/11/2011
Ciao Ric ciao Fabio
102 di 71249-Modificato il 01/10/2018 16:100
Giusmil
N° messaggi: 8142 -
Iscritto da: 04/2/2015
MODERATO
pazzoid II
(Utente disabilitato)
N° messaggi: 6419 -
Iscritto da: 15/5/2015
104 di 71249-05/3/2016 18:260
crisby1
N° messaggi: 11129 -
Iscritto da: 19/2/2015
Giuseppe segnati questo numero 2044 di sp500 vuoi vedere che sti americani van li e poi parte la discesa
Dai io scommetto una pizza virtuale che li ci arriviamo
105 di 71249-Modificato il 01/10/2018 16:100
Giusmil
N° messaggi: 8142 -
Iscritto da: 04/2/2015
106 di 71249-05/3/2016 19:470
Ricleone1086
N° messaggi: 4455 -
Iscritto da: 21/1/2014
Beh allora diciamo che per i 16000 ci abbiamo fatto il callo, dopo la discesa dei primi mesi 2016!! Certo chissà se prenderanno per pretesto una virgola fuori posto di Draghi per innestare speculazione. C'è però anche da dire che tutto sta andando verso l'opposto ( petrolio si stabilizza, vix sotto 20, posizionamenti opzioni calo e put) ,ma staremo in guardia !!! Grazie e buona serata
107 di 71249-05/3/2016 20:040
zilart2
N° messaggi: 9070 -
Iscritto da: 01/4/2012
Giuse tuo 3d è fuorviante. Pensavo si discutesse della compravendita del commodity caffè . Invece caffè inteso come luogo di ritrovo per due chiacchiere . To ! Te offro un the . Il caffè non bevo
108 di 71249-Modificato il 01/10/2018 16:110
Giusmil
N° messaggi: 8142 -
Iscritto da: 04/2/2015
109 di 71249-05/3/2016 22:260
aquilabianca
N° messaggi: 7719 -
Iscritto da: 21/2/2015
Giuse tuo 3d è fuorviante. Pensavo si discutesse della compravendita del commodity caffè . Invece caffè inteso come luogo di ritrovo per due chiacchiere . To ! Te offro un the . Il caffè non bevo
Ha non lo bevi il caffè ?
Bravo fai bene... allora prenditi solo il bombolone... To...
Te gusta ?
G.
al posto del caffè che non lo bevi Zilart ,te offro un caffè d'orzo buono buono bim bum ba !!!!
110 di 71249-05/3/2016 22:410
datterino59
N° messaggi: 1073 -
Iscritto da: 29/10/2013
111 di 71249-05/3/2016 22:440
datterino59
N° messaggi: 1073 -
Iscritto da: 29/10/2013
datterino59
N° messaggi: 1073 -
Iscritto da: 29/10/2013
scusate che ho postato questa notizia un pò malamente ma e la prima volta che lo faccio,ma quello che conta è l'articolo !!
notte
113 di 71249-Modificato il 01/10/2018 16:110
Giusmil
N° messaggi: 8142 -
Iscritto da: 04/2/2015
114 di 71249-06/3/2016 08:120
PRENDILAMANO
N° messaggi: 4586 -
Iscritto da: 13/9/2008
Buongiorno a tutti/e, complimenti! 113 commenti senza una parolaccia e una critica meritano un applauso e sono gia' un piccolo premio x Giusmil, 2 righe leggere leggere da prima colazione, a dopo.
IL MALATO IMMAGINARIO
Ipocondria, la malattia dei mercati sani
Sto morendo e tutti quanti mi stanno lasciando solo. Argante, il malato
immaginario di Molière, soffre ogni tanto di mal di testa e di mal di pancia
come la maggioranza degli esseri umani, ma pensa sempre di essere a un
passo dalla fine. Si circonda di medici e farmacisti e vuole maritare la figlia
non a un nobile o un ricco, come farebbe un normale padre del ceto medio
francese del XVII secolo, ma a un dottore, in modo da averne uno sempre
pronto in casa.
I medici, la cui professionalità consiste
nel dare nomi latini alle vaghe
indisposizioni e nel prescrivere sempre e
comunque purghe e salassi, trovano in
Argante il paziente ideale, quello che
non muore e non guarisce mai, non ha
malattie serie, è pronto a sottoporsi a
qualsiasi trattamento stravagante e
paga regolarmente. Beraldo, fratello di
Argante, pensa che i medici servano a
poco e suggerisce di lasciar fare alla
natura. Tonina, la serva sveglia,
sostiene che un buon arrosto e vino
rosso siano cure migliori di quelle
consigliate dai medici. Il lieto fine sarà
un compromesso. Invece di accettare il
noioso dottore proposto dal padre, la
figlia sposerà l’amato, che si impegna a
studiare medicina. Argante, dal canto
suo, verrà invece proclamato medico da parenti e amici con una cerimonia in
latino. In questo modo si potrà curare da solo, risparmiando un sacco di
soldi.
Il Malato Immaginario è del 1673, ma tre secoli e mezzo più tardi fa ridere
ancora e conserva intatta la sua carica eversiva di satira feroce tanto dei
pazienti quanto dei medici quanto, alla fine, dei pazienti che diventano
medici di se stessi. La commedia diventa ancora più divertente se la si
riambienta nel mondo dell’economia e della finanza, con i mercati come
pazienti, gli economisti e i banchieri centrali come medici, la matematica al
posto del latino e, alla fine, con i mercati che diventano gli economisti e i
policy maker di se stessi e si prescrivono cure spesso controproducenti per
malattie inventate o diagnosticate male. Con tutto il rispetto per i grandi
progressi della medicina e dell’economia le dinamiche psicologiche sottostanti
sono del resto sempre le stesse. La paura che fa perdere il lume della ragione e
del buon senso, l’inventarsi i problemi dove non ci sono e il non vedere quelli
che ci sono, l’affidarsi al ciarlatano con la soluzione sempre pronta erano tra
noi nella Francia del Re Sole, sono tra noi oggi e lo saranno anche quando
l’intelligenza artificiale disegnerà i nostri portafogli e sarà protagonista dei
mercati.
E così fino a tre
settimane fa i mercati si
sono inventati una malattia
da deflazione proprio
mentre l’inflazione, almeno
in America, faceva bruschi
salti all’insù anche nella
parte core, quella che
esclude il petrolio e gli
alimentari. Salti, dovuti
all’aumento degli affitti e
delle spese mediche, che
hanno tutta l’aria di non
essere una tantum e ci portano ad aspettare con il cronometro in mano il
momento in cui qualcuno salterà su a dire che abbiamo seri problemi di
inflazione. E mentre si calcolavano le probabilità di recessione, alzandole
ogni giorno, l’economia si riprendeva in America anche nel manifatturiero e
restava in uno stato più che dignitoso in Europa.
E mentre i mercati,
diventati medici di se stessi,
si prescrivevano tassi
profondamente negativi
anche in America come
cura di una recessione
inesistente, i medici veri
della Fed (che come tutti i
medici da Ippocrate in
avanti, per quanto fallibili,
ci hanno quasi sempre
capito qualcosa di più dei
malati) continuavano ad
accarezzare l’idea di altri
rialzi dei tassi.
Visti i danni che i mercati sono riusciti a infliggersi in questa rivisitazione
del 2008 che sono stati gennaio e febbraio, è però ben possibile che la Fed non
alzi i tassi il 16 marzo. In questo caso il grande recupero in corso non si
fermerà con una presa di profitto quando Draghi ci illustrerà le nuove misure
espansive della Bce la settimana prossima, ma potrà ancora proseguire.
Gli indici, a un certo
punto, rallenteranno la
loro corsa. Chi è finora
rimasto fuori dal recupero
ha però ancora la
possibilità di partecipare
cavalcando in particolare i
settori e i titoli che più
sono stati gettati via nelle
settimane in cui si è
pensato alla fine del
mondo. Vengono subito
alla mente i titoli
dell’energia, ma non è su questi che crediamo sia il caso di puntare. In primo
luogo il recupero del petrolio sarà lento, perché si troverà di fronte il muro
delle enormi scorte da smaltire. In secondo luogo i prezzi dei petroliferi già
incorporano quotazioni tra i 50 e i 60 dollari. In terzo luogo molte società
sono esposte anche al gas naturale, che continua a precipitare e la cui
sovrabbondanza strutturale è ancora più grave di quella del greggio.
I titoli su cui puntare ci sembrano invece i ciclici (stravenduti per via
dell’imminente recessione inventata), i farmaceutici (venduti per paura della
Clinton) e le banche (vendute in America sulla fantasiosa ipotesi di un taglio
dei tassi e in Europa per supposte fughe di depositanti).
Tra i ciclici spiccano le
auto e le line aeree,
vendute di più proprio nei
giorni in cui il petrolio
scendeva di più (di fatto
avvantaggiandole). Spicca
anche l’acciaio grazie
all’imposizione di tariffe
doganali del 266 per cento
sull’import dalla Cina
introdotte in questi giorni,
si noti, non dal
protezionista Trump, ma
dall ’amministrazione
Obama.
Non ci sembrano invece da comprare, semmai da vendere, i difensivi
classici, in primo luogo le utilities. Non che vadano peggio di prima, ma se gli
indici non avranno la forza di salire più di tanto (e non l’avranno) i difensivi
dovranno scendere per fare posto al recupero dei ciclici.
Più avanti nell’anno, quando tutti saranno rientrati nel mercato (magari
a malincuore), arriverà il momento in cui si tornerà a guardare al bicchiere
mezzo vuoto. Brexit, la Fed coi suoi rialzi e qualche inciampo da parte della
Cina o dell’economia americana (l’Europa avrà un andamento più regolare)
offriranno lo spunto per una nuova correzione. A quel punto torneranno a
scendere i ciclici e riprenderanno forza i difensivi.
Non sarà un anno facile, ma lo schema è abbastanza chiaro. L’ottimismo
è sparito da tempo e la tonalità di fondo è il pessimismo, costretto però a
ricredersi ogni volta che la realtà lo smentisce e cioè abbastanza spesso. In
un mercato dominato dal posizionamento diventa quindi centrale capire
quando i portafogli sono troppo scarichi o troppo carichi. A quel punto
anche modeste variazioni di velocità dell’economia possono scatenare
violente reazioni.
Rimaniamo neutrali sul dollaro intorno a 1.10.
Buona Domenica
115 di 71249-06/3/2016 10:270
alfredo38
N° messaggi: 732 -
Iscritto da: 18/3/2011
buona domenica a tutti bellissimo forum complimenti....
116 di 71249-06/3/2016 11:470
Ricleone1086
N° messaggi: 4455 -
Iscritto da: 21/1/2014
Buongiorno a tutti/e, complimenti! 113 commenti senza una parolaccia e una critica meritano un applauso e sono gia' un piccolo premio x Giusmil, 2 righe leggere leggere da prima colazione, a dopo.
IL MALATO IMMAGINARIO
Ipocondria, la malattia dei mercati sani
Sto morendo e tutti quanti mi stanno lasciando solo. Argante, il malato
immaginario di Molière, soffre ogni tanto di mal di testa e di mal di pancia
come la maggioranza degli esseri umani, ma pensa sempre di essere a un
passo dalla fine. Si circonda di medici e farmacisti e vuole maritare la figlia
non a un nobile o un ricco, come farebbe un normale padre del ceto medio
francese del XVII secolo, ma a un dottore, in modo da averne uno sempre
pronto in casa.
I medici, la cui professionalità consiste
nel dare nomi latini alle vaghe
indisposizioni e nel prescrivere sempre e
comunque purghe e salassi, trovano in
Argante il paziente ideale, quello che
non muore e non guarisce mai, non ha
malattie serie, è pronto a sottoporsi a
qualsiasi trattamento stravagante e
paga regolarmente. Beraldo, fratello di
Argante, pensa che i medici servano a
poco e suggerisce di lasciar fare alla
natura. Tonina, la serva sveglia,
sostiene che un buon arrosto e vino
rosso siano cure migliori di quelle
consigliate dai medici. Il lieto fine sarà
un compromesso. Invece di accettare il
noioso dottore proposto dal padre, la
figlia sposerà l’amato, che si impegna a
studiare medicina. Argante, dal canto
suo, verrà invece proclamato medico da parenti e amici con una cerimonia in
latino. In questo modo si potrà curare da solo, risparmiando un sacco di
soldi.
Il Malato Immaginario è del 1673, ma tre secoli e mezzo più tardi fa ridere
ancora e conserva intatta la sua carica eversiva di satira feroce tanto dei
pazienti quanto dei medici quanto, alla fine, dei pazienti che diventano
medici di se stessi. La commedia diventa ancora più divertente se la si
riambienta nel mondo dell’economia e della finanza, con i mercati come
pazienti, gli economisti e i banchieri centrali come medici, la matematica al
posto del latino e, alla fine, con i mercati che diventano gli economisti e i
policy maker di se stessi e si prescrivono cure spesso controproducenti per
malattie inventate o diagnosticate male. Con tutto il rispetto per i grandi
progressi della medicina e dell’economia le dinamiche psicologiche sottostanti
sono del resto sempre le stesse. La paura che fa perdere il lume della ragione e
del buon senso, l’inventarsi i problemi dove non ci sono e il non vedere quelli
che ci sono, l’affidarsi al ciarlatano con la soluzione sempre pronta erano tra
noi nella Francia del Re Sole, sono tra noi oggi e lo saranno anche quando
l’intelligenza artificiale disegnerà i nostri portafogli e sarà protagonista dei
mercati.
E così fino a tre
settimane fa i mercati si
sono inventati una malattia
da deflazione proprio
mentre l’inflazione, almeno
in America, faceva bruschi
salti all’insù anche nella
parte core, quella che
esclude il petrolio e gli
alimentari. Salti, dovuti
all’aumento degli affitti e
delle spese mediche, che
hanno tutta l’aria di non
essere una tantum e ci portano ad aspettare con il cronometro in mano il
momento in cui qualcuno salterà su a dire che abbiamo seri problemi di
inflazione. E mentre si calcolavano le probabilità di recessione, alzandole
ogni giorno, l’economia si riprendeva in America anche nel manifatturiero e
restava in uno stato più che dignitoso in Europa.
E mentre i mercati,
diventati medici di se stessi,
si prescrivevano tassi
profondamente negativi
anche in America come
cura di una recessione
inesistente, i medici veri
della Fed (che come tutti i
medici da Ippocrate in
avanti, per quanto fallibili,
ci hanno quasi sempre
capito qualcosa di più dei
malati) continuavano ad
accarezzare l’idea di altri
rialzi dei tassi.
Visti i danni che i mercati sono riusciti a infliggersi in questa rivisitazione
del 2008 che sono stati gennaio e febbraio, è però ben possibile che la Fed non
alzi i tassi il 16 marzo. In questo caso il grande recupero in corso non si
fermerà con una presa di profitto quando Draghi ci illustrerà le nuove misure
espansive della Bce la settimana prossima, ma potrà ancora proseguire.
Gli indici, a un certo
punto, rallenteranno la
loro corsa. Chi è finora
rimasto fuori dal recupero
ha però ancora la
possibilità di partecipare
cavalcando in particolare i
settori e i titoli che più
sono stati gettati via nelle
settimane in cui si è
pensato alla fine del
mondo. Vengono subito
alla mente i titoli
dell’energia, ma non è su questi che crediamo sia il caso di puntare. In primo
luogo il recupero del petrolio sarà lento, perché si troverà di fronte il muro
delle enormi scorte da smaltire. In secondo luogo i prezzi dei petroliferi già
incorporano quotazioni tra i 50 e i 60 dollari. In terzo luogo molte società
sono esposte anche al gas naturale, che continua a precipitare e la cui
sovrabbondanza strutturale è ancora più grave di quella del greggio.
I titoli su cui puntare ci sembrano invece i ciclici (stravenduti per via
dell’imminente recessione inventata), i farmaceutici (venduti per paura della
Clinton) e le banche (vendute in America sulla fantasiosa ipotesi di un taglio
dei tassi e in Europa per supposte fughe di depositanti).
Tra i ciclici spiccano le
auto e le line aeree,
vendute di più proprio nei
giorni in cui il petrolio
scendeva di più (di fatto
avvantaggiandole). Spicca
anche l’acciaio grazie
all’imposizione di tariffe
doganali del 266 per cento
sull’import dalla Cina
introdotte in questi giorni,
si noti, non dal
protezionista Trump, ma
dall ’amministrazione
Obama.
Non ci sembrano invece da comprare, semmai da vendere, i difensivi
classici, in primo luogo le utilities. Non che vadano peggio di prima, ma se gli
indici non avranno la forza di salire più di tanto (e non l’avranno) i difensivi
dovranno scendere per fare posto al recupero dei ciclici.
Più avanti nell’anno, quando tutti saranno rientrati nel mercato (magari
a malincuore), arriverà il momento in cui si tornerà a guardare al bicchiere
mezzo vuoto. Brexit, la Fed coi suoi rialzi e qualche inciampo da parte della
Cina o dell’economia americana (l’Europa avrà un andamento più regolare)
offriranno lo spunto per una nuova correzione. A quel punto torneranno a
scendere i ciclici e riprenderanno forza i difensivi.
Non sarà un anno facile, ma lo schema è abbastanza chiaro. L’ottimismo
è sparito da tempo e la tonalità di fondo è il pessimismo, costretto però a
ricredersi ogni volta che la realtà lo smentisce e cioè abbastanza spesso. In
un mercato dominato dal posizionamento diventa quindi centrale capire
quando i portafogli sono troppo scarichi o troppo carichi. A quel punto
anche modeste variazioni di velocità dell’economia possono scatenare
violente reazioni.
Rimaniamo neutrali sul dollaro intorno a 1.10.
Buona Domenica
Buongiorno a tutti!! Io scusate se mi permetto, ma questi articoli per coloro che devono fare un investimento nel medio , sono una manna dal cielo. È la fotografia di quello che è successo e di quello che potrebbe succedere, e dà dei suggerimenti utili per tutti coloro che cercano titoli su cui puntare in questo 2016, che sarà ambiguo da decifrare. Per quanto mi riguarda nn ho segreti nel dire che sono posizionato su immobiliari, assicurativi, lusso.... Le banche sino ad ora ne sono stato alla larga, ma sto maturando l'idea che è giunto il momento su cui puntare. I grafici poi ci diranno come si è mosso il mercato e statisticamente cosa potrebbe succedere, ma conoscere come il contesto economico possa direzionare gli investimenti del grossi è per me fondamentale per nn sbagliare il cavallo su cui puntare. Buona domenica e grazie ancora Moreno.
117 di 71249-06/3/2016 12:040
PRENDILAMANO
N° messaggi: 4586 -
Iscritto da: 13/9/2008
2 righe aperitivo, Pazzoid non e' tanto Pazzoid!
Il bit conquista la Borsa moltiplicando i listini
Le piattaforme alternative, agevolate da nuove norme ed evoluzione tecnologica, rendono più frammentati i mercati in tutta Europa
La Borsa di Londra e quella di Francoforte, Nyse permettendo, puntano ad unirsi. A convolare a nozze, da un lato per costruire un ponte finanziario tra la City e il centro economico di Eurolandia. E dall’altro, anche a fronte del prossimo referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nella Ue, per dare un segnale di forza al mondo dei mercati. Sennonchè la giustificazione della possibile fusione non è solo nella ricerca di grandeur. Bensì anche nella necessità di reagire alla concorrenza. Oggi infatti, in Europa, la prima Borsa per controvalore giornaliero non è il London stock exchange, nè Deutsche Borse. Tutt’altro! È un listino elettronico poco conosciuto ai più: Bats Europe. Si tratta di una piattaforma, di proprietà di un consorzio di banche e investitori privati (da Bank of America a Deutsche Bank fino a Tradebot Systems), che nulla ha a che spartire con le storiche piazze europee. Ciononostante oggi è tra i mercati più rilevanti.
Al che il signor Rossi domanda: come è stato possibile? Le motivazioni sono molteplici. Due, però, hanno maggiore peso: l’evoluzione tecnologica e la deregolamentazione. Rispetto a quest’ultimo fronte, a ben vedere, il passaggio fondamentale è l’entrata in vigore (in Italia nel 2007) della direttiva comunitaria Mifid. Il provvedimento ha introdotto diverse novità. Riguardo alle Borse una è essenziale: il superamento della concentrazione degli scambi. Cioè, della regola che imponeva la contrattazione di un determinato titolo esclusivamente nei mercati regolamentati sui quali essi sono quotati e con le modalità previste. Ebbene: l’abbandono di quest’impostazione ha permesso il proliferare di nuove piattaforme elettroniche di scambio.«Abbiamo abbracciato - spiega Pietro Cafaro, docente di storia economica alla Cattolica di Milano- l’impostazione anglosassone. Prima della Mifid era preminente l’idea, d’impronta napoleonica, della valenza pubblica della Borsa». Di qui la concentrazione degli scambi. «L’attuale approccio invece, relegando più sullo sfondo l’idea che il listino è asset strategico per un Paese, da un lato ne accentua il carattere privatistico; e, dall’altro, si focalizza sulla concorrenza tra i diversi mercati».
Quella concorrenza che, per l’appunto, ha aperto la strada a operatori alternativi. I quali, anche grazie ai minori requisiti regolamentari, sono riusciti a conquistarsi il loro spazio. Certo: molti sono falliti. Inoltre, sulla scia del successo, lo stesso Bats Europe ha chiesto, e ottenuto, la “patente” di Borsa regolamentata. Ciò detto, è innegabile che i Multilateral trading facilities (Mtf) siano diventati una realtà importante. Tanto che, a fronte, di 102 Borse regolamentate gli Mtf europei attualmente sono 152. Un numero elevato non giustificabile, ovviamente, solo attraverso il cambio di normativa.
Un ruolo essenziale - e qui si arriva alla seconda motivazione per la domanda del signor Rossi - lo ha giocato la tecnologia. La finanza, di fatto un mondo di numeri, è stata (e sempre sarà) perfettamente adattabile alla digitalizzazione. Grazie alla dematerializzazione di contratti e titoli, avvenuta nella parte finale del secolo scorso, le compravendite in Borsa hanno trovato nel bit l’alleato naturale per crescere sempre di più.
Gli esperti - è vero - si affannano a utilizzare metafore “fisiche”?per descrivere questo mondo. Basta pensare, in tal senso, all’uso di parole quali “flusso di liquidità”. La strategia, seppure con le migliori intenzioni, è però fuorviante. Nei listini non c’è alcun flusso di denari nè “cascate” di dollari (quelle, al massimo, restano prerogativa di Paperon de Paperoni nel suo deposito). Al contrario, esistono flussi di bit e scritture contabili (elettroniche) che si modificano. Il tutto all’interno di un eco-sistema che, anche grazie alla crescita degli?Mtf, è diventato un complicato incrocio di collegamenti in fibra (o wireless) tra i server dei vari attori della partita. E sono gli stessi numeri a dimostrarlo: circa il 96% dei volumi azionari globali è gestito via telematica.
In tal senso la proposta di negoziazione, ad esempio, di un trader parte dal suo pc. I bit che la compongono colpiscono il server della banca dove lui ha il conto titoli. Di lì rimbalzano verso l’intermediario il quale, da un lato, li gestisce in automatico. E dall’altro, sempre attraverso un software, ne realizza (se richiesto) la Best execution dinamica. Cioè valuta, tra le diverse sedi di negoziazione, dove l’esecuzione possa avvenire nel modo migliore. Dopodichè: il pacchetto di bit arriva sulla piattaforma voluta, si incontra con la proposta di negoziazione di segno opposto e, realizzato il match, ripercorre la strada in direzione contraria. Il tutto in una microfrazione di tempo. Per migliaia e migliaia di ordini al secondo, per migliaia e migliaia di operatori. Su migliaia e migliaia di titoli.
Insomma, c’erano un tempo le grida di Borsa. Adesso, sempre di più, ci sono gli algidi silenzi dei software e dei bit.
Buon pranzo!!!
118 di 71249-06/3/2016 12:110
PRENDILAMANO
N° messaggi: 4586 -
Iscritto da: 13/9/2008
dimenticavo.....
Negli ultimi giorni, non può negarsi, il controvalore dei loro scambi è diminuito. La media, infatti, si è attestata intorno a 4 miliardi di euro. Tuttavia da un lato, solo qualche giorno fa, aveva superato la soglia dei 5 miliardi. E dall’altro, nonostante il recentissimo calo, sul lungo periodo l’impostazione rimane al rialzo. Nel 2011 il valore nominale trattato era circa un miliardo.
Insomma, i numeri testimoniano la crescita delle dark pools. Cioè quelle “piscine oscure” dove gli investitori nuotano in una liquidità elettronica senza permettere al resto del mercato di sapere chi compra e vende.Al di là di singoli numeri e dinamiche, il fenomeno ha comunque creato discussioni e polemiche. Le dark pools, infatti, proprio perchè permettono importanti deroghe alla pubblicità sulle nogoziazioni, possono essere sfruttate anche per scopi non corretti.
In realtà, nella loro crescita iniziale, un ruolo essenziale è stato recitato da una giusta finalità. Cioè: l’esigenza dell’investitore istituzionale, a fronte di una grande transazione, di evitare il forte impatto sulle quotazioni del titolo in questione. Lo spostarsi sul “dark pool”, che per l’appunto impedisce al resto degli operatori di vedere l’arrivo della grossa compravendita, evita (in teoria) possibili speculazioni. La “nobile” argomentazione, a prima vista, pare supportata dallo stesso dato dei volumi delle “piscine oscure”: la loro quota di mercato, su questo fronte, è più bassa rispetto a quella calcolata sul controvalore scambiato. Il che indicherebbe, per l’appunto, l’esistenza di operazioni con una singola entità maggiore. E non solo. L’incremento degli scambi “dark” in avvio di 2016, quando cioè le Borse hanno subito forti crolli e scossoni, mostra come i grandi operatori abbiano cercato “protezione” in queste piattaforme.
Sennonchè, come sempre accade, la realtà delle cose è più complessa. La prova? La fornisce, immancabile, un fenomeno legato allo sviluppo tecnologico del mondo finanziario: il flash trader. Secondo Fidessa, infatti, la media di valore degli scambi nelle dark pools tra il 2009 e il 2013 (ultimo dato disponibile) è molto diminuita. Vale a dire: nei listini oscuri non si scambiano solo “spezzature”.
Certo, la stessa normativa Ue prevede che le esenzioni alla trasparenza non siano legate alle sole grandi transazioni. E, tuttavia, gli esperti sottolineano che chi “nuota” all’oscuro ha altre finalità. Anche speculative. Come nel caso degli high frequency trader (Hft) che, per l’appunto, sono presenti in forza nelle piscine oscure. Un’attività, da un lato, spesso voluta dagli stessi gestori delle dark pools per garantire liquidità al sistema; e, dall’altra, inevitabilmente agevolata dall’habitat tecnologico in cui le nuove piattaforme di scambio (comprese quelle dark) si sono sviluppate. È innegabile, infatti, che per dare fuoco alle polveri i flash boys hanno bisogno di collegamenti ultraveloci, di server che gestiscano gli ordini, di software che dicano ai bit come muoversi. Un ecosistema hi-tech dove, se al contrario fosse rimasto prevalente l’intervento umano (ad esempio, via telefono), l’espansione dell’operatore ultra-veloce avrebbe incontrato molte più difficoltà. Il che da un lato, per l’appunto, non è stato. E dall’altro, a fronte della già intrinseca instabilità degli Hft, può dare vita ad ulteriori seri problemi in un ambiente opaco quale quello delle dark pools.
Così le autorità europee, consapevoli dei rischi, hanno previsto una stretta regolamentare. La nuova direttiva Mifid2, dal 2017, introdurrà dei limiti alle “nuotate” nelle “piscine oscure”. In primis, le negoziazioni di uno strumento finanziario in una singola dark pool non potranno superare il 4% di tutti gli scambi su quel titolo nell’Unione europea (nei dodici mesi precedenti). Oltre a ciò le compravendite in tutti i listini “oscuri” dovranno fermarsi al livello dell’8%. Non solo. L’Esma pubblicherà delle relazioni sugli scambi ogni mese. Insomma: l’obiettivo è quello di limitare la crescita di un fenomeno che ha provocato molte polemiche.
Un target che verrà raggiunto? La risposta, a ben vedere, presuppone un altro quesito più generale: può contenersi, attraverso delle regole, lo sviluppo della tecnologia? Difficile. Non solo perchè i controllori spesso non hanno i mezzi, e le competenze, per controllare i controllati. Ma soprattutto perchè simili fenomeni andrebbero contrastati sul loro stesso piano. Cioè: devono crearsi interessi uguali (ma di segno opposto) tali da indurre gli istituzionali a non avere più vantaggi dal “nuotare” all’ “oscuro”. Il capitalismo, anche quello finanziario, è scontro d’interessi.
a dopo....
MODERATO
pazzoid II
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120 di 71249-06/3/2016 12:460
20attilio
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2 righe aperitivo, Pazzoid non e' tanto Pazzoid!
Il bit conquista la Borsa moltiplicando i listini
Le piattaforme alternative, agevolate da nuove norme ed evoluzione tecnologica, rendono più frammentati i mercati in tutta Europa
La Borsa di Londra e quella di Francoforte, Nyse permettendo, puntano ad unirsi. A convolare a nozze, da un lato per costruire un ponte finanziario tra la City e il centro economico di Eurolandia. E dall’altro, anche a fronte del prossimo referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nella Ue, per dare un segnale di forza al mondo dei mercati. Sennonchè la giustificazione della possibile fusione non è solo nella ricerca di grandeur. Bensì anche nella necessità di reagire alla concorrenza. Oggi infatti, in Europa, la prima Borsa per controvalore giornaliero non è il London stock exchange, nè Deutsche Borse. Tutt’altro! È un listino elettronico poco conosciuto ai più: Bats Europe. Si tratta di una piattaforma, di proprietà di un consorzio di banche e investitori privati (da Bank of America a Deutsche Bank fino a Tradebot Systems), che nulla ha a che spartire con le storiche piazze europee. Ciononostante oggi è tra i mercati più rilevanti.
Al che il signor Rossi domanda: come è stato possibile? Le motivazioni sono molteplici. Due, però, hanno maggiore peso: l’evoluzione tecnologica e la deregolamentazione. Rispetto a quest’ultimo fronte, a ben vedere, il passaggio fondamentale è l’entrata in vigore (in Italia nel 2007) della direttiva comunitaria Mifid. Il provvedimento ha introdotto diverse novità. Riguardo alle Borse una è essenziale: il superamento della concentrazione degli scambi. Cioè, della regola che imponeva la contrattazione di un determinato titolo esclusivamente nei mercati regolamentati sui quali essi sono quotati e con le modalità previste. Ebbene: l’abbandono di quest’impostazione ha permesso il proliferare di nuove piattaforme elettroniche di scambio.«Abbiamo abbracciato - spiega Pietro Cafaro, docente di storia economica alla Cattolica di Milano- l’impostazione anglosassone. Prima della Mifid era preminente l’idea, d’impronta napoleonica, della valenza pubblica della Borsa». Di qui la concentrazione degli scambi. «L’attuale approccio invece, relegando più sullo sfondo l’idea che il listino è asset strategico per un Paese, da un lato ne accentua il carattere privatistico; e, dall’altro, si focalizza sulla concorrenza tra i diversi mercati».
Quella concorrenza che, per l’appunto, ha aperto la strada a operatori alternativi. I quali, anche grazie ai minori requisiti regolamentari, sono riusciti a conquistarsi il loro spazio. Certo: molti sono falliti. Inoltre, sulla scia del successo, lo stesso Bats Europe ha chiesto, e ottenuto, la “patente” di Borsa regolamentata. Ciò detto, è innegabile che i Multilateral trading facilities (Mtf) siano diventati una realtà importante. Tanto che, a fronte, di 102 Borse regolamentate gli Mtf europei attualmente sono 152. Un numero elevato non giustificabile, ovviamente, solo attraverso il cambio di normativa.
Un ruolo essenziale - e qui si arriva alla seconda motivazione per la domanda del signor Rossi - lo ha giocato la tecnologia. La finanza, di fatto un mondo di numeri, è stata (e sempre sarà) perfettamente adattabile alla digitalizzazione. Grazie alla dematerializzazione di contratti e titoli, avvenuta nella parte finale del secolo scorso, le compravendite in Borsa hanno trovato nel bit l’alleato naturale per crescere sempre di più.
Gli esperti - è vero - si affannano a utilizzare metafore “fisiche”?per descrivere questo mondo. Basta pensare, in tal senso, all’uso di parole quali “flusso di liquidità”. La strategia, seppure con le migliori intenzioni, è però fuorviante. Nei listini non c’è alcun flusso di denari nè “cascate” di dollari (quelle, al massimo, restano prerogativa di Paperon de Paperoni nel suo deposito). Al contrario, esistono flussi di bit e scritture contabili (elettroniche) che si modificano. Il tutto all’interno di un eco-sistema che, anche grazie alla crescita degli?Mtf, è diventato un complicato incrocio di collegamenti in fibra (o wireless) tra i server dei vari attori della partita. E sono gli stessi numeri a dimostrarlo: circa il 96% dei volumi azionari globali è gestito via telematica.
In tal senso la proposta di negoziazione, ad esempio, di un trader parte dal suo pc. I bit che la compongono colpiscono il server della banca dove lui ha il conto titoli. Di lì rimbalzano verso l’intermediario il quale, da un lato, li gestisce in automatico. E dall’altro, sempre attraverso un software, ne realizza (se richiesto) la Best execution dinamica. Cioè valuta, tra le diverse sedi di negoziazione, dove l’esecuzione possa avvenire nel modo migliore. Dopodichè: il pacchetto di bit arriva sulla piattaforma voluta, si incontra con la proposta di negoziazione di segno opposto e, realizzato il match, ripercorre la strada in direzione contraria. Il tutto in una microfrazione di tempo. Per migliaia e migliaia di ordini al secondo, per migliaia e migliaia di operatori. Su migliaia e migliaia di titoli.
Insomma, c’erano un tempo le grida di Borsa. Adesso, sempre di più, ci sono gli algidi silenzi dei software e dei bit.
Buon pranzo!!!
Io parlo in linguaggio aulico finanziariamente parlando e non raffinato ma la sostanza e' la medesima aggiungendo poi il contorno di info.mafie quali certi notori forum bisca con moderazioni in malafede facenti parte integrante di un sistema mafioso/raggiratorio ai danni del piccolo investitore.
La prova del nove si ha dai bannamenti a vita da simili fogne di illegalità a cielo aperto di chi prova ad argomentare la verità.
Aggiungo un dato di fatto che nessuno ha il coraggio di dire:
Come mai il 90 % dei titoli del listini milanese sono sottratti al diretto controllo della consob e della borsa ma gestiti direttamente da singoli operatori che ne impediscono addirittura l libero scambio e mercato?
addirittura con sospensioni per diverse ore consecutive con il prezzo teorico allineato all ultimo prezzo battuto.
Calpestando quindi tutte le regole..
Oppure con aste non convalidate a + 21 % con titolo sospeso per ore a + 17 %
Mentre al contrario..
Un titolo come Zucchi vede impedita la contrattazione tutta la seduta, poi fanno fare prezzo in asta a + 50 % con controvalore di 18mila lucidissimi euro, come si concilia con quanto sopra se non con la connivenza della consob nel calpestamento delle regole?
Oppure titoli sospesi al ribasso tutto il giorno con teorico di - 12/14%..
Come si giustifica al contrario che CT Biopharma venga fatta aprire di schianto ad abissi sotto l'ultimo prezzo battuto sino a farla andare in intraday a - 65 % come fosse la contrattazione di un diritto.. Il tutto mentre altri titoli risultavano sospesi, cito Waste Italia quel giorno a -12 % con teorico a - 14 %?
Ma potrei continuare..
Quando un titolo sospeso al rialzo va in asta e parlo delle smalls e delle mid ho riscontrato che se tu metti un ordine di vendita al meglio o con prezzo in seduta, questo viene espulso dal dossier ordini non alle 17.30 che sarebbe già grave ed illegale se metto per tutta la seduta ma addirittura alle 17.32/17.33.. Una volta quei porci della SIM dei barboni me lo hanno espulso addirittura alle 17.34 ma immaginandomelo ero già impostato a reinserirlo seppure con poche decine di secondi a disposizione e li ho inculati lo stesso
Ma cazzo di cane mica mi prenderete per il culo anche voialtri cadendo dal però e venendomi a dire di non essere a conoscenza di queste porcherie con consob e magistratura evidentemente anestetizzate da mazzette a nastro tanto e' alla luce del sole la fogna il legalitaria sopra citata
Hai perfettamente ragione,la cosa da fare é non considerare questi titoli