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I prezzi del petrolio rimbalzano dopo le tariffe di Trump sull’India per il greggio russo

Fiona Craig
07 Agosto 2025 11:02AM

I prezzi del petrolio sono leggermente risaliti nelle contrattazioni asiatiche di giovedì, recuperando dai minimi di due mesi dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha intensificato la pressione commerciale sull’India per l’acquisto continuo di petrolio dalla Russia.

Il mercato ha tratto beneficio da una combinazione di tensioni geopolitiche, preoccupazioni sull’offerta e acquisti tecnici a buon mercato, nonostante il persistente timore legato all’aumento della produzione OPEC+ e al rallentamento della domanda globale.

Alle 21:43 ET (01:43 GMT), i futures sul Brent per ottobre sono saliti dello 0,9% a 67,48 dollari al barile, mentre i futures sul WTI hanno guadagnato lo 0,9% raggiungendo 63,98 dollari.

Trump colpisce l’India per il commercio di petrolio russo

Mercoledì Trump ha firmato un ordine esecutivo che aumenta le tariffe statunitensi sull’India al 50%, citando l’acquisto continuato di greggio da parte di Nuova Delhi dalla Russia. Le nuove tariffe entreranno in vigore 21 giorni dopo il 7 agosto, aggravando le tensioni con uno dei maggiori importatori di petrolio dell’Asia.

Il presidente ha anche accennato a possibili dazi sulla Cina, che ha anch’essa aumentato le importazioni di petrolio russo a prezzi scontati.

L’obiettivo è isolare ulteriormente economicamente Mosca per porre fine all’invasione dell’Ucraina. Nel frattempo, gli sforzi diplomatici sembrano continuare: alti funzionari statunitensi sono arrivati a Mosca questa settimana, e Trump starebbe preparando un incontro con il presidente russo Vladimir Putin per discutere un cessate il fuoco.

Si teme che colpire i maggiori acquirenti del petrolio russo possa causare una notevole disgregazione delle forniture globali.

Analisti: c’è ancora spazio per negoziare

Tuttavia, i mercati potrebbero avere tempo per reagire. “Il periodo di grazia di 21 giorni per le tariffe sull’India lascia ancora aperta la porta alle negoziazioni”, hanno osservato gli analisti di ANZ, indicando una possibile risoluzione diplomatica.

L’offerta OPEC+ e la domanda debole continuano a pesare

Nonostante il rimbalzo, il petrolio rimane sotto pressione a causa di preoccupazioni sulla domanda globale e sull’aumento della produzione da parte dell’OPEC+.

Il cartello ha recentemente deciso di aumentare la produzione a settembre, annullando parte dei tagli applicati negli ultimi due anni. L’intento è di compensare le perdite fiscali causate dai prezzi bassi.

Contemporaneamente, i dati macroeconomici deludenti provenienti da Stati Uniti e Cina rafforzano i timori su una domanda debole, in particolare nei settori industriali.

Un segnale positivo, però, è arrivato dai dati sulle scorte: le scorte di petrolio statunitensi sono scese di 3 milioni di barili, rispetto alle previsioni di un aumento di 200.000 barili — segnale di una possibile tenuta della domanda interna.

Questo contenuto è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria, d’investimento o di altro tipo professionale. Non deve essere considerato come una raccomandazione all’acquisto o alla vendita di titoli o strumenti finanziari. Tutti gli investimenti comportano dei rischi, inclusa la possibilità di perdere il capitale investito. Le performance passate non sono indicative di risultati futuri. Si consiglia di effettuare le proprie ricerche e di consultare un consulente finanziario qualificato prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.