Bitcoin e altre cripto-attività alla prova del Fisco, il D-Day è il 30 giugno: cosa dichiarare e come pagare
di Gabriele Petrucciani
Primo appuntamento fiscale con bitcoin e dintorni. Entro il 30 giugno bisognerà pagare, se dovute, le imposte sulle plusvalenze e altri proventi derivanti da cripto-attività e quella che viene chiamata imposta di bollo, pari allo 0,2% del controvalore in euro delle cripto-attività possedute al 31 dicembre 2023.
Imposta sulle plusvalenze solo se le cripto valute sono state vendute
L’imposta sulle plusvalenze e altri proventi dovrà essere pagata solo se le plusvalenze sono state effettivamente realizzate, quindi solo se le cripto-attività sono state vendute. Fanno eccezione i proventi (per esempio quelli derivanti da staking, una sorta di interesse calcolato sulle criptovalute depositate e bloccate presso l’exchange), su cui l’imposta dovrà essere versata anche se i proventi percepiti non sono stati convertiti in euro.
La franchigia di 2 mila euro
In ogni caso, le imposte su plusvalenze e altri proventi dovranno essere pagate solo se superiori alla franchigia di 2.000 euro. «L’imposta del 26% andrà calcolata e pagata sulla parte eccedente la franchigia, come ha chiarito l’Agenzia delle Entrate – spiega Francesco Avella, partner dello Studio Avella e Associati –. Se non si superano i 2.000 euro, invece, nulla è dovuto». L’imposta sul valore delle cripto-attività dello 0,2%, invece, è dovuta in ogni caso, «a meno che le cripto-attività non siano detenute presso exchange o broker che hanno già provveduto a prelevare l’imposta di bollo per conto nostro», precisa Avella.
I ritardi nei versamenti
Nel caso di ritardo nel versamento delle imposte, fino a fine luglio si pagherà una maggiorazione dello 0,4% (calcolata sul valore dell’imposta), «a partire da agosto, invece, si applicheranno sanzioni per omesso versamento che variano in funzione del ritardo – aggiunge ancora Avella –. Mediamente le sanzioni si aggirano intorno al 4%, con ravvedimento operoso, più gli interessi».
Quasi tutto con il 730
La novità importante è che da quest’anno si può fare tutto nel 730, compilando il nuovo quadro W che è stato pensato proprio per i contribuenti che, nell’anno fiscalmente rilevante, detenevano attività finanziarie all’estero o cripto-attività. «Il quadro W dovrà essere compilato anche se l’imposta di bollo è stata pagata dal proprio broker o exchange – precisa Avella –. L’imposta di bollo, infatti, esonera dal pagamento dell’imposta sul valore delle cripto-attività dello 0,2%, ma non dalla compilazione del quadro W. Nel caso in cui si detengano cripto-attività su più exchange e wallet privati, sarà possibile compilare più righe del quadro W, separando le cripto-attività su cui è dovuta l’imposta da quelle su cui l’imposta non è dovuta».
Cosa non si può fare nel 730
Quello che invece non si può fare nel 730 è indicare le eventuali plusvalenze e altri proventi. In questo caso bisognerà compilare necessariamente il modello Redditi e nello specifico il quadro RT. «Il quadro RT è stato modificato con una sezione autonoma dedicata alle cripto-attività, anche perché da quest’anno la compensazione tra plusvalenze e minusvalenze deve avvenire tutta nel mondo crypto – precisa Avella –. In pratica una minusvalenza generata da investimenti in altri strumenti finanziari non potrà essere compensata con una plusvalenza in cripto-attività, e viceversa», conclude Avella.