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L’oro si stabilizza mentre i rischi tariffari aumentano la domanda di beni rifugio; mercati in attesa dei dati PCE statunitensi

Fiona Craig
26 Settembre 2025 10:55AM

I prezzi dell’oro sono rimasti sostanzialmente invariati nei mercati asiatici venerdì, stabilizzandosi dopo i recenti cali dai massimi storici, mentre le nuove misure tariffarie statunitensi hanno spinto gli investitori a privilegiare gli asset rifugio.

L’attenzione del mercato si concentra ora sui prossimi dati sull’inflazione negli Stati Uniti, che hanno contribuito a mantenere l’interesse per l’oro. Nonostante una serie di massimi storici nelle ultime settimane, i guadagni settimanali del metallo sono stati limitati dal rimbalzo del dollaro statunitense. Anche i metalli più ampi hanno registrato modesti incrementi settimanali, riflettendo l’incertezza sulla tempistica dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.

L’oro spot si è mantenuto a 3.749,30 dollari l’oncia, mentre i future sull’oro sono saliti dello 0,2% a 3.778,90 dollari l’oncia alle 01:39 ET (05:39 GMT). All’inizio della settimana, i prezzi spot avevano raggiunto un record di 3.791,11 dollari l’oncia.

Annunci tariffari sostengono l’oro

La stabilità dell’oro segue l’annuncio da parte del presidente Donald Trump di una serie di tariffe commerciali, incluso un dazio del 100% su tutti i prodotti farmaceutici importati. Le misure hanno aumentato le preoccupazioni sull’impatto economico e hanno innescato flussi rifugio verso l’oro.

Il metallo è destinato a registrare un guadagno settimanale di circa l’1,7%, segnando la sesta settimana consecutiva di rialzi. Tuttavia, l’incertezza sulla politica dei tassi statunitensi ha limitato la salita dai massimi storici. I dati sul PIL del secondo trimestre hanno mostrato una crescita più forte del previsto, mentre le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione hanno evidenziato un leggero miglioramento, influenzando ulteriormente le aspettative del mercato.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha sottolineato rischi elevati derivanti dall’inflazione persistente e da un mercato del lavoro in indebolimento. Nel frattempo, il rimbalzo del dollaro dai minimi triennali ha contenuto i guadagni più ampi su metalli e materie prime.

Attenzione ai dati sull’inflazione PCE

Gli investitori attendono la pubblicazione dell’indice dei prezzi PCE (Personal Consumption Expenditures) statunitense, la misura dell’inflazione preferita dalla Fed, per avere ulteriori indicazioni sulla politica dei tassi. L’inflazione headline di agosto dovrebbe rimanere elevata, mentre l’inflazione core PCE dovrebbe restare ben al di sopra del target annuo del 2% della Fed.

L’inflazione elevata potrebbe ridurre la possibilità della Fed di tagliare i tassi, soprattutto di fronte alle incertezze derivanti dalle tariffe di Trump. Giovedì, Trump ha ribadito la sua richiesta di tassi più bassi, sollecitando la Fed a ridurli al 2% e continuando a criticare Powell, che ha largamente ignorato le pressioni del presidente.

Altri metalli

Il platino spot è salito dello 0,9% a 1.541,85 dollari l’oncia, mentre l’argento è sceso dello 0,7% a 44,8745 dollari l’oncia. I metalli industriali hanno registrato movimenti misti: i future sul rame LME sono rimasti stabili a 10.258,65 dollari per tonnellata, mentre i future sul rame COMEX sono scesi dello 0,2% a 4,7807 dollari per libbra.

Questo contenuto è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria, d’investimento o di altro tipo professionale. Non deve essere considerato come una raccomandazione all’acquisto o alla vendita di titoli o strumenti finanziari. Tutti gli investimenti comportano dei rischi, inclusa la possibilità di perdere il capitale investito. Le performance passate non sono indicative di risultati futuri. Si consiglia di effettuare le proprie ricerche e di consultare un consulente finanziario qualificato prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.