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La disputa tra USA e Cina sulle terre rare si intensifica con la risposta di Pechino

Fiona Craig
16 Ottobre 2025 11:38AM

Le tensioni sulle terre rare sono salite di tono giovedì, dopo che i media statali cinesi hanno diffuso una decisa replica alle critiche degli Stati Uniti sulle nuove restrizioni all’export, alimentando uno scontro diplomatico che non accenna a diminuire.

In un documento articolato in sette punti, Pechino ha respinto le richieste di Washington di ritirare le nuove misure, che entreranno in vigore l’8 novembre. Il botta e risposta arriva mentre i due paesi si preparano a un atteso incontro tra i loro leader, in un contesto di accuse reciproche.

Il rappresentante commerciale statunitense Jamieson Greer ha definito mercoledì le restrizioni all’export di terre rare della Cina “una presa di potere sulla catena di approvvigionamento globale”, aggiungendo che Pechino potrebbe evitare la minaccia del presidente Donald Trump di reintrodurre dazi a tre cifre sui prodotti cinesi semplicemente ritirando le misure.

Pechino, dal canto suo, sostiene di aver informato in anticipo Washington e afferma che il nuovo regime di licenze è “in linea con le pratiche internazionali”, sottolineando che misure simili esistono in altre grandi economie.

Lo scontro affonda le radici in una telefonata di settembre tra Trump e Xi Jinping, dopo la quale entrambi i paesi si sono accusati a vicenda di aver esacerbato le tensioni in vista del loro vertice bilaterale.

Secondo Pechino, l’escalation è stata innescata dall’espansione a sorpresa, a fine settembre, della Entity List da parte degli Stati Uniti, che ha colpito aziende in Cina e all’estero sospettate di aggirare le restrizioni sulle esportazioni di apparecchiature per la produzione di chip.

Washington, al contrario, indica come causa scatenante la politica cinese sui minerali critici, definita da Trump “scioccante”.

“Gli Stati Uniti hanno a lungo esagerato le preoccupazioni per la sicurezza nazionale e abusato dei controlli, adottando pratiche discriminatorie contro la Cina”, si legge in una delle infografiche pubblicate da People’s Daily, il quotidiano ufficiale del Partito Comunista. L’infografica sottolinea inoltre che gli USA hanno una lista di controllo con oltre 3.000 prodotti, contro circa 900 della Cina.

“L’implementazione di tali controlli all’export è coerente con la pratica internazionale”, ribadisce un’altra infografica.

Washington adotta misure simili fin dagli anni ’50 e negli ultimi anni le ha usate per impedire alle aziende straniere di semiconduttori di fornire alla Cina tecnologia di origine statunitense.

“Washington non dovrebbe essere sorpresa dalla ‘rappresaglia’ della Cina”, ha scritto un editoriale di Global Times, tabloid statale noto per i toni nazionalisti.

“Il cambiamento improvviso nell’atmosfera commerciale ha colto molti di sorpresa, eppure non è sorprendente”, ha proseguito l’editoriale.

“La causa diretta di questa nuova ondata di tensione è stata la violazione degli impegni da parte di Washington — un modello fin troppo familiare.”

Questa contenuto è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria, d’investimento o di altro tipo professionale. Non deve essere considerato come una raccomandazione all’acquisto o alla vendita di titoli o strumenti finanziari. Tutti gli investimenti comportano dei rischi, inclusa la possibilità di perdere il capitale investito. Le performance passate non sono indicative di risultati futuri. Si consiglia di effettuare le proprie ricerche e di consultare un consulente finanziario qualificato prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.
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