"Su riforma fiscale e reddito di cittadinanza bisogna partire davvero, e tracciare un calendario che indichi in modo nitido le misure da attuare nel 2019 e i progressi da compiere negli anni successivi". Lo afferma in un'intervista al Sole 24 Ore il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, a poche ore dal nuovo vertice politico sulla prossima legge di bilancio, dopo quello di venerdì scorso a Palazzo Chigi.

"Questi incontri nascono per condividere analisi e obiettivi nella costruzione del quadro programmatico di finanza pubblica. Ma basta la cronaca del primo vertice per smentire le ricostruzioni che raccontano di tensioni sui vincoli di finanza pubblica. Per due terzi del tempo si è parlato di investimenti pubblici, delle riforme che servono per la loro ripresa e dei possibili impatti sulla crescita, e per l'altro terzo si è ragionato sulle ipotesi del quadro programmatico da presentare a settembre. Alla fine sono stato io a rassicurare i colleghi sul fatto che l'avvio delle misure principali del contratto di governo è compatibile con i vincoli di finanza pubblica, e non viceversa. E oggi l'incontro sarà allargato ad altri ministri per avere una condivisione più ampia", continua. Inoltre, "stiamo studiando anche gli interventi previdenziali, con il vincolo che non incidano in modo troppo pesante sulla curva della spesa a medio e lungo termine".

"Sulla Tav, penso che ci sia uno scontro intorno a fatti simbolici, che si risolveranno, senza dimenticare che questa come altre grandi opere fanno parte di piani di infrastrutturazione europei che non vanno messi in discussione. Ma per far ripartire l'economia bisogna guardare alla massa di opere e investimenti pubblici diffusi sul territorio. Sulle opere più grandi bisogna poi costruire un ruolo più attivo delle grandi aziende a partecipazione pubblica come Enel, Eni e Ferrovie e di Cassa depositi e prestiti".

Secondo il ministro, "non è possibile ipotizzare a settembre un aumento della crescita rispetto al tendenziale sulla base del fatto che puntiamo sugli investimenti pubblici. Ne siamo perfettamente consapevoli, e proprio per questa ragione è fondamentale il tema delle coperture, e una strategia che attui il programma di governo dentro ai vincoli di finanza pubblica. Su questo presupposto si basano le ipotesi di quadro programmatico che stiamo discutendo con gli altri ministri. Le valutazioni attuali portano a stimare una crescita dell'1,2% quest'anno, contro l'1,5% scritto nel Def, e intorno all'1,1% l'anno prossimo, con un rallentamento che si sta verificando in tutti i grandi Paesi Ue. Già questo rallentamento porterebbe il deficit tendenziale del 2019 all'1,2%, e a settembre si capirà il livello dei rendimenti su cui basare le previsioni definitive. A questo si aggiungono i 124 miliardi necessari a fermare le clausole di salvaguardia sull'Iva. Stiamo però dialogando con la commissione Ue per evitare una correzione che sarebbe troppo pro-ciclica, cioè che favorirebbe il rallentamento dell'economia".

Anche se la crescita del Pil sarà più contenuta, "tutte le simulazioni su cui abbiamo lavorato si basano sulla mancata attivazione delle clausole di salvaguardia. Bisogna tener conto del fatto che la decisione di non aumentare l'Iva ha un effetto migliorativo sulla crescita, valutabile fra 1 e 2 decimali secondo i modelli. Ma sull'Iva possiamo al massimo effettuare qualche riordino per semplificare alcune aliquote: stiamo elaborando varie ipotesi, alcune producono piccoli aumenti di gettito e altre qualche riduzione, ma con volumi assolutamente marginali", sottolinea.

La riduzione da 5 a 3 delle aliquote Irpef "è una delle molte simulazioni che abbiamo effettuato in queste settimane, lavorando anche su ipotesi non solo di riduzione del numero di aliquote ma anche del loro livello. È fondamentale che ogni ipotesi venga inquadrata nel disegno complessivo, in un quadro che sia in grado di dare certezze agli investitori ma anche alle famiglie, identificando non solo le misure del primo anno ma anche i passaggi che portano all'obiettivo finale in un'ottica pluriennale. Le coperture devono arrivare da un riordino profondo delle tax expenditures, che finora non si è fatto perché è realizzabile solo se accompagnato da una riduzione delle aliquote generali".

Infine, "l'Irap potrebbe essere anche progressivamente eliminata perché ha effetti distorsivi. In questo momento però è più importante concentrarsi sui punti del programma più significativi e simbolici, anche perché il mondo guarda a come li attuiamo e a come rispettiamo i vincoli di bilancio. Quindi per ora occorre evitare di disperdersi anche su altri fronti, seppur importanti", spiega. Poi "la pace fiscale è certamente in campo, e deve essere collegata all'avvio della riforma dell'Irpef, ma sono al momento del tutto premature le cifre" del gettito che potrebbe assicurare pari a circa 3,5 mld, conclude Tria.

pev

 

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August 08, 2018 02:54 ET (06:54 GMT)

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