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Mediobanca (MB)

- Modificato il 22/8/2024 10:36
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
Grafico Intraday: Mediobanca Banca di Credito Finanziario SpAGrafico Storico: Mediobanca Banca di Credito Finanziario SpA
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BANCA DI CREDITO FINANZIARIO





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Lista Commenti
17 Commenti
1
1 di 17 - 22/8/2024 10:38
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
Mediobanca, utili a +24%: agli azionisti 1,1 miliardi tra dividendi e buy-back

Piazzetta Cuccia chiude l’esercizio con 3,6 miliardi di ricavi e 1,3 miliardi di profitti - Nuovo piano di riacquisto di azioni proprie da 385 milioni

2 di 17 - 22/8/2024 10:39
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
MEDIOBANCA giornaliero


1655vz
3 di 17 - 22/8/2024 23:50
regisII N° messaggi: 1198 - Iscritto da: 13/3/2024
Mediobanca, Equita vede correre l’azione di un altro +16%

Dopo i risultati del quarto trimestre fiscale migliori delle attese e di buona qualità e l’outlook solido la Sim ha migliorato le stime di utile per azione 2025-2026 e di conseguenza anche il target price. Il rating resta buy.
4 di 17 - 07/9/2024 12:11
mauri1972 N° messaggi: 735 - Iscritto da: 03/2/2015
Italian compromise? Da Anima a Unicredit, ecco chi potrà sfruttare i nuovi vantaggi patrimoniali per i conglomerati finanziari

I francesi di Bnp Paribas sono stati i primi mettere a frutto le norme che fanno sconti sui requisiti, risparmiando 3 miliardi di capitale per acquisire l’asset management di Axa con il danish compromise rafforzato. Ecco chi potrebbe fare da apripista in Italia

Quale sarà la prima operazione che sarà siglata in Italia sulla spinta delle nuove regole bancarie europee? Riguarderà Anima, Unicredit o forse Intesa Sanpaolo. Intanto i francesi, manco a dirlo, sono stati i primi in Europa a sfruttare il nuovo quadro di Basilea 4 che alleggerisce ulteriormente i requisiti di capitale sui conglomerati finanziari (il cosiddetto Danish Compromise), siglando un’operazione tutta interna al paese transalpino.

Chi si è mosso per primo

Bnp Paribas ha annunciato prontamente l’acquisto di Axa Investment Management tramite la controllata assicurativa Cardif in un’operazione che vale 850 miliardi di asset under management. Il vantaggio, come sottolineato da un recente report di Mediobanca, è che grazie al nuovo quadro regolamentare europeo che rafforza ancora il Danish Compromise già esistente per i conglomerati finanziari (definito dagli analisti della banca d’affari un «Danish Compromise al quadrato») l’operazione avvenuta tramite Cardif ha comportato un assorbimento di capitale per il gruppo di soli 25 punti base invece dei 65 che sarebbero stati applicati con le norme precedenti o nel caso in cui l’acquisizione fosse avvenuta direttamente tramite Bnp: in soldoni, un risparmio da 5 a 2 miliardi sulla diluizione patrimoniale, che lascia intendere il forte impatto che le nuove regole potranno avere sulle prossime aggregazioni bancarie-assicurative e di asset management in Europa e ovviamente in Italia.

La riscoperta della bancassurance

Le norme, cui si sono aggiunti chiarimenti Eba, prevedono appunto che i vantaggi sui requisiti di capitale si potranno avere nel caso in cui l’acquisizione dell’asset management avvenga attraverso una assicurazione controllata a sua volta da una banca. Una novità che potrebbe spingere i gruppi bancari a riacquistare assicurazioni, hanno osservato quindi da Mediobanca, ma anche a potenziare quelle che già hanno per poi crescere nell’asset management. «Tale processo è già in corso in Italia ed è anche determinato dalla constatazione che, dopo due anni favolosi per le banche grazie alla crescita del margine d’interesse, ora gli istituti per tenere alti conto economico e utile saranno spinti a internalizzare la catena del valore del loro business riportando nel gruppo compagnie di assicurazione e asset manager che erano magari stati ceduti negli anni passati», spiega Paolo Gualtieri, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università Cattolica di Milano. «Le nuove norme sono utili a evitare eccessivi penalizzazioni di capitale che in passato hanno colpito gli aggregati finanziari; non si tratta di una maniera per eludere rafforzamenti patrimoniali», puntualizza Gualtieri, «ma di norme che rendono le regole più eque». Anche perché le autorità di vigilanza nel caso in cui rilevino un accrescimento dei rischi «potranno sempre chiedere requisiti aggiuntivi rispetto a quelli minimi, come previsto dall’esercizio annuale dello Srep», spiega.

I sette conglomerati italiani

In altri termini, se negli anni passati essere un aggregato economico in Europa e in Italia era considerata una iattura dal punto di vista dei requisiti patrimoniale (basti pensare alle penalizzazioni subite dalla Mediolanum fondata da Ennio Doris che, con una scelta rivelatasi vincente, volle tenere insieme fin da subito banca e assicurazione) ora le penalizzazioni sembrano essere state definitivamente eliminate. Non tutti i gruppi considerati dall’Esma conglomerati finanziari sono però in grado di poter beneficiare del Compromesso Danese rafforzato, osservano ancora da Mediobanca. I gruppi italiani considerati conglomerati sono in tutto sette (ovvero Credito Emiliano, Intesa Sanpaolo, Mps, Unicredit, Banco Bpm, Mediolanum e Generali), ma per poter adottare il Danish Compromise serve che ci sia una compagnia assicurativa consolidata integralmente nel gruppo; così, in base alla classifica 2023, restano fuori dai benefici sia Monte dei Paschi di Siena sia Unicredit.

Occhi puntati su Anima, Unicredit e ...

In entrambi i casi però, come noto, i cantieri per aumentare la presa sulle assicurazioni sono aperti. Nel caso della banca di Siena in ballo c’è il riacquisto delle storiche joint venture bancassicurative che ha proprio con Axa, anche in vista della cessione della terza tranche di azioni che dovrà essere collocata da Tesoro. Anche la Unicredit di Andrea Orcel ha avviato le discussioni con Cnp e con i tedeschi di Allianz per internalizzare il business assicurativo. La quota del partner francese nella joint venture potrebbe essere riacquistata e la volontà è far tornare a crescere l’asset managemet che la banca sotto la gestione di Jean Pierre Mustier aveva ceduto ad Amundi, mentre ora è stata avviata un’alleanza con Azimut. «Un passaggio chiave per accelerare le aggregazioni europee sarà però l’unificazione piena del mercato dei capitali e l’unione bancaria, con una sola garanzia dei depositi», aggiunge Gualtieri. Ma Mediobanca nel suo report ipotizza già altre possibile operazioni da parte di banche italiane: come un’integrazione di Dws da parte di Intesa Sanpaolo o di Anima da parte di Banco Bpm. Nel caso di Intesa il Cet1 scenderebbe di appena un punto percentuale e la banca guidata da Carlo Messina raggiungerebbe 1.500 miliardi di asset under management e un roi del 36%. Mentre Banco Bpm, che è già azionista di Anima, avrebbe un roi del 34%, anche in questo caso con il Cet1 eroso di un solo punto. Numeri evidentemente interessanti
5 di 17 - 14/9/2024 13:15
mauri1972 N° messaggi: 735 - Iscritto da: 03/2/2015
Orcel ed Unicredit lanciano la sfida: c'è spazio per un "terzo polo" della finanza italiana

Unicredit al 9% di Commerzbank è una operazione dall'elevato valore strategico. Con il Governo pronto a "rimettere in mare" Mps, c'è spazio a volontà per un terzo polo della finanza a fianco di Intesa San Paolo e Mediobanca

Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, con la scelta di spingere il gruppo di Piazza Gae Aulenti al 9% in Commerzbank compie una duplice operazione dall’elevato valore strategico. Da un lato, consolidare il sistema finanziario italiano in un Paese dominante in Europa e aumentarne la taglia internazionale.

Operazione non solo di prestigio ma dal precipuo valore economico, dato che come ricorda un report Equita “nel 2023 la Germania ha rappresentato oltre il 20% dell’utile operativo e circa il 19% dell’utile netto di UniCredit”. Dall’altro apre la strada a mosse da parte di banche di media e piccola taglia per operazioni di rafforzamento strutturale nel mondo finanziario italiano.

C'è spazio a volontà per un "terzo polo" della finanza italiana

E se Orcel rappresenta il dinamismo di una banca che si è ripresa dopo aver polverizzato buona parte del suo capitale negli anni della Grande Recessione, Carlo Messina di Intesa San Paolo guida l’istituzione privata più “sistemica” della finanza italiana e Alberto Nagel di Mediobanca guida Piazzetta Cuccia in una fase in cui l’ex salotto buono diventa “boutique” di finanza d’affari d’alto rango, c’è spazio a volontà per pensare alla nascita di un “terzo polo” della finanza nazionale.

Ovvero di un possibile sistema di alleanze e partecipazioni bancarie che avrebbe la capacità di sorgere come operatore complementare al duo Unicredit-Intesa. E che darebbe ulteriore dinamismo a quella finanza d'affari fatta di prestiti per operazioni strategici e operazioni di fusione e acquisizione di cui Mediobanca è spesso advisor di peso. Ampliando il peso della Borsa di Milano come attore strategico su scala europea.

Il Governo Meloni pronto a rimettere in mare la barca Mps

Ciò coinvolge anche il governo Meloni, perché la nascita del “terzo polo” è propiziabile scegliendo chi dovrà essere un possibile partner industriale per concludere il ritorno definitivo sul mercato del Monte dei Paschi di Siena. La banca più antica del mondo, salvata otto anni fa dal Tesoro, ha visto la partecipazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze scendere da due terzi a un quarto delle azioni in meno di un anno. Ora Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti intendono chiudere la partita, rimettendo definitivamente in mare una barca a cui sono state tappate diverse falle. Nota StartMag: “Mps è stata risanata, con un taglio dei costi e una riduzione drastica anche di filiali, ma resta in particolare un bubbone che è una incognita per i conti del Monte, lo stock di cause ancora in corso (anche se i vertici sono fiduciosi) e il dossier Npl”, ovvero ciò che resta dei famigerati crediti deteriorati.

Mps può tornare ad essere un attore di mercato

Ma nel complesso Mps è una banca che riesce a vedere una prospettiva come attore di mercato, ha beneficiato dei tassi d’interesse e vede come un lontano ricordo il suo ottovolante borsistico. L’occasione del definitivo distacco di Unicredit dall’anche solo remota ipotesi di partecipare al ritorno sul mercato di Mps aprirà la strada a altri attori per giocare una partita di espansione. E avvicinare la corsa al “terzo polo”. Come ricorda FirstOnline, “il ceo di BancoBpm, Giuseppe Castagna ha fatto più volte capire di voler proseguire da solo, per poter dare più valore ai propri azionisti. Sul campo rimane allora Unipol, il cui presidente Cimbri, pur senza chiudere la porta a un’operazione con il Mef, ha comunque raffreddato ipotesi di operazioni rimandando a tempi migliori”.

E Unipol che cosa farà?

Ma ora Unipol, che tramite i suoi capitali controlla Bper, Carige e una quota importante di Popolare di Sondrio, è un attore da tenere in considerazione. E che un gruppo assicurativo possa giocare una strategia finanziaria ambiziosa è un sintomo di salute per il sistema-Italia, aperto a nuovi player e nuove forme di competizione. Unipol, la cui acquisizione di Bnl nel 2005 fu salutata da Piero Fassino col celebre "abbiamo una banca", a testimonianza dell'organicità del gruppo assicurativo bolognese col centro-sinistra, è un attore oggi importante e di sistema con cui il governo di centrodestra interloquisce senza che ci siano prese di posizione pregiudiziali da nessuna delle due parti.

La Unipol di Carlo Cimbri, partecipata dalle cooperative della rossa Emilia-Romagna, sarà destinata a un ruolo in Mps nella fase in cui per la prima volta è la destra, di governo a Siena e Roma, a poter decidere i suoi destini? A parlare saranno mercato e opportunità. Accesi dalla mossa di Unicredit in Germania, che ha ricordato la solidità delle banche e dei gruppi finanziari italiani. Facendo riaprire il discorso su un consolidamento di cui da tempo si parla e di cui la mossa di Orcel potrebbe esser l'innesco.
6 di 17 - 19/9/2024 07:50
mauri1972 N° messaggi: 735 - Iscritto da: 03/2/2015
Quali banche italiane potrebbero ora diventare protagoniste di M&A?

La mossa di UniCredit su Commerzbank scalda il settore bancario italiano e i fari sono puntati su Banco BPM, Banca MPS, BPER e Mediobanca.

La notizia è stata dirompente, e alquanto inattesa. Mentre era al centro di voci che la vedevano potenziale attore protagonista di operazioni di M&A sul settore italiano, UniCredit (UCG) ha sorpreso il mercato annunciando di aver acquisito il 9% di Commerzbank (CBK), messo in vendita dal governo tedesco. Un'operazione dal valore di circa 1,5 miliardi di euro per la quota, che corrisponde a circa il 2,5% del valore di mercato dell'istituto con sede in piazza Gae Aulenti a Milano. E non è affatto escluso che UniCredit intenda aumentare la propria quota in futuro, dato che ci sono indiscrezioni sul fatto che potrebbe inviare una richiesta alla BCE per salire fino al 30%.

"Siamo molto pazienti. Potremmo salire, scendere o combinare", ha spiegato l'amministratore delegato Andrea Orcel ai giornalisti. "Le conversazioni su un'operazione di fusione e acquisizione o su un'ulteriore combinazione sono in cima alle discussioni", ha aggiunto Orcel sottolineando che, "visto che ora siamo un investitore, possiamo impegnarci in modo costruttivo per capire se tutti noi vogliamo creare qualcosa di più del valore che può essere generato da Commerzbank da sola".

Con Intermonte il vento d’OPA soffia già tra gli istituti finanziari italiani
Anche se UniCredit ha dimostrato di voler puntare oltre i confini italiani, il fatto che comunque si sia mossa in ambito M&A può rappresentare un volano a favore di una nuova fase del risiko sul settore bancario italiano. Ma quali sono i possibili scenari di aggregazioni con target istituti finanziari italiani?

Certo, che il tema dell'M&A in ambito finanziario sia caldissimo in Italia è dimostrato anche dalla notizia a sorpresa dell'offerta pubblica di acquisto da parte di Banca Generali (BGN) su Intermonte Partners (INT), valutata circa 100 milioni di euro. Come comunicato a corredo della notizia del lancio dell'OPA, per Banca Generali l'investment banking e la corporate advisory rappresentano un'area prioritaria di sviluppo per la propria clientela manageriale.

Fin dove si spingerà UniCredit in ottica M&A?

In una nota dell’11 settembre, dal titolo che dice già molto "Wedding Bells for UniCredit and Commerzbank?" ("Campane nuziali per UniCredit e Commerzbank?") Niklas Kammer, equity analyst di Morningstar, ha commentato la mossa di UniCredit sottolineando di considerare l'acquisizione positiva per gli azionisti di Commerzbank in quanto conferma i suoi recenti progressi nel rilancio dell'attività. "Gli azionisti di Commerzbank potrebbero anche beneficiare di un premio di acquisizione in futuro qualora UniCredit facesse un'offerta agli azionisti di minoranza".

E per quanto riguarda UniCredit? "Data la scala relativamente ridotta dell'acquisizione - si legge nella nota -, l'impatto sugli azionisti di UniCredit è trascurabile. A questo punto, non intendiamo modificare le nostre stime del fair value di 35 euro per azione per UniCredit e di 15,80 euro per azione per Commerzbank. Stimiamo che una fusione completa aumenterebbe la quota di ricavi di UniCredit proveniente dalla Germania al 40% (attualmente il 23%), mentre il contributo dall'Italia scenderebbe al 33% (attualmente il 47%).

Scoppia una guerra di offerte su Commerzbank?

Per Kammer la partita per il controllo di Commerzbank potrebbe non essere del tutto conclusa. "Non saremmo sorpresi - scrive l'analista - di vedere svilupparsi una guerra di offerte. In passato, Commerzbank era stata associata all'interesse di varie banche, tra cui ING (INGA). Anche Deutsche Bank (DBK) potrebbe ritenere di dover partecipare come grande rivale tedesca di Commerzbank. Tuttavia, non pensiamo che Deutsche sarebbe adatta a fondersi con Commerzbank e vediamo la combinazione di Deutsche e Commerzbank solo come una mossa difensiva da parte di Deutsche senza un forte supporto strategico".

Ma puntualmente le voci su possibili contromosse da altre banche si stanno già rincorrendo. Websim segnala che sarebbe già spuntato un altro soggetto nella partita per il controllo di Commerzbank, secondo quanto riferisce Bloomberg, e si tratterebbe proprio dalla citata Deutsche Bank. Secondo le indiscrezioni, DB starebbe studiando le possibili contromosse per ostacolare l'eventuale acquisizione da parte di UniCredit. Tra le opzioni che il CEO Christian Sewing sta studiando c'è anche quello dell'acquisto di una parte o della totalità della restante quota del 12% di Commerzbank detenuta ancora dal governo tedesco.

Quali saranno le prossime mosse nel risiko bancario italiano?

Ad aiutarci a capire come può svilupparsi a questo punto il tema dell'M&A sul fronte tricolore, è Johann Scholtz, senior equity analyst di Morningstar a cui abbiamo chiesto una valutazione dei possibili sviluppi della mossa di UniCredit su Commerzbank anche come effetto sul settore bancario italiano. "Pensiamo - esordisce Scholtz - che questo sia il primo passo per un'acquisizione completa di Commerzbank. UniCredit ha già una presenza significativa in Germania e un'acquisizione del genere renderebbe la Germania il mercato più grande per UniCredit".

Frontiere italiane aperte ora per le banche europee?

Questa operazione di M&A di una banca italiana verso un'altra banca in Europa potrebbe spingere le grandi banche europee a guardare con maggiore interesse e potenziale alle banche italiane, in una sorta di scambio che il mercato italiano potrebbe garantire?

"Le M&A hanno senso per noi solo se ci sono opportunità di risparmio sui costi - chiarisce l'analista -. Il potenziale di risparmio sui costi è limitato se non c'è una sovrapposizione tra le due attività. Le M&A del retail banking transfrontaliero tendono a offrire sinergie limitate. I prodotti bancari sono molto diversi in Europa e qualsiasi acquirente di una banca italiana dovrebbe comunque mantenere una sede centrale e un bilancio italiani, il che limita il potenziale di risparmio sui costi. Pertanto, gli acquirenti più probabili per noi sarebbero banche con una presenza esistente in Italia. Credit Agricole (ACA) e BNP Paribas (BNP) hanno una presenza bancaria retail in Italia e potrebbero trarre vantaggio dall'aumento della loro scala. BBVA (BBVA) ha iniziato a costruire una presenza online, ma probabilmente ora si sta concentrando sull'affare Sabadell".

Quali le banche italiane nel mirino ora?

In Italia, le banche più chiacchierate nelle sale operative come obiettivi di M&A sembrano essere Banco BPM (BAMI), dove Credit Agricole ha già una quota significativa, e Banca MPS (BMPS), in vista della vendita di un pacchetto azionario importante da parte del governo italiano entro la fine dell'anno, di cui si attendono i dettagli sul tipo di operazione che sceglierà il Tesoro italiano.

Scholtz guarda oltre in cerca di altre banche italiane che potrebbero essere potenziali obiettivi per M&A sia nazionali che internazionali. L'analista va infatti dritto a questo punto: "Mediobanca (MB) potrebbe essere un obiettivo interessante. Le aree di business in cui opera Mediobanca (investment banking, finanza al consumo e gestione patrimoniale) tendono a offrire economie di scala un po' meglio oltre confine rispetto al retail banking. La vendita della quota di Mediobanca in Generali aiuterebbe anche a finanziare l'affare per un potenziale acquirente".

Per Mediobanca Research, un'ulteriore stretta di UniCredit su Commerzbank raffredderebbe l'appeal M&A per le banche italiane, poiché in passato la stampa aveva suggerito potenziali acquisizioni da parte di UniCredit su Banco BPM, Banca MPS, BPER (BPE)e Banca Popolare di Sondrio (BPSO).

Di certo, tre le banche più chiacchierate come oggetto di M&A dopo la mossa di UniCredit c'è proprio Banco BPM, messa per questo sotto analisi da JP Morgan. I suoi analisti hanno alzato il giudizio sull'istituto di Piazza Meda a "neutral" da "underweight". Hanno migliorato anche il prezzo obiettivo, da 6 a 6,4 euro. Per gli esperti, Banco BPM "resta un potenziale target M&A", aggiungendo che un eventuale deal UniCredit/Commerzbank "sposterebbe l'interesse M&A di UniCredit fuori dall'Italia, ma Banco BPM resta un obiettivo potenziale secondo noi per Credit Agricole, che già possiede il 9% ed è stata proattiva in Italia con l'acquisizione di tre piccole banche italiane nel 2017 e Creval nel 2021.

Nel caso in cui il governo tedesco dovesse essere favorevole a un'acquisizione di Commerzbank da parte di una banca italiana, diventerebbe difficile per l'esecutivo" dell'Italia "respingere un'acquisizione di Banco BPM o Banca MPS da parte di una banca francese, secondo noi, e percepiamo che l'interesse sia ancora più alto su Banco BPM piuttosto che su Banca MPS nonostante i gap di valutazione".

Ripartono anche le ipotesi del terzo polo bancario in Italia

L'attivismo di UniCredit all'estero, che attenua le aspettative di un suo ruolo aggregatore per il settore bancario italiano, ha riacceso anche le speculazioni di stampa sul ritorno del progetto di un terzo polo bancario italiano. Secondo gli analisti di Intermonte, citati da Websim, i potenziali candidati potrebbero essere BPER Banca, che in ogni caso ha già alle spalle il gruppo assicurativo Unipol (UNI). Nella partita potrebbe entrare anche Banco BPM, anche se il suo CEO, Giuseppe Castagna, ha più volte affermato che i conti sono tornati a girare bene e che quindi Banco BPM ha le carte in regola per crescere da sola.
7 di 17 - 20/9/2024 09:49
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
Mediobanca, i conti del 2023/2024. Saldo dividendo di 0,56 euro

Mediobanca stima per l’esercizio 2024/2025 ricavi in aumento, mentre l’utile per azione è atteso crescere tra il 6% e l’8%

Mediobanca ha comunicato i risultati finanziari definitivi dell’esercizio 2023/2024 (l’istituto di Piazzetta Cuccia chiude il bilancio il 30 giugno), chiuso con un utile netto di 1,27 miliardi di euro, in aumento del 24,1% rispetto agli 1,03 miliardi contabilizzati nell’esercizio precedente. L’utile per azione è cresciuto del 27% a 1,53 euro.

In aumento anche il margine di intermediazione che è salito da 3,3 miliardi a 3,61 miliardi di euro (+9,2%), con un contributo crescente nel solo 4° trimestre (978,6 milioni contro gli 884,7 milioni dello stesso periodo dello scorso esercizio). Il margine di interesse è aumentato del 10,2% (da 1,8 miliardi a 1,98 miliardi di euro).

Il cost/income è rimasto invariato al 43%.

Nel solo 4° trimestre l’utile netto di Mediobanca è salito a 327,3 milioni di euro, rispetto ai 234,9 milioni del corrispondente periodo dell’esercizio 2022/2023.

A fine giugno 2024 gli impieghi erano pari a 52,4 miliardi di euro. Alla stessa data le attività deteriorate lorde erano pari a 1,34 miliardi di euro, con un’incidenza del 2,5% sugli impieghi e con un indice di copertura del 69%.

Sempre a fine giugno 2024 il Common Equity Tier 1 si era attestato al 16,1% dal 15,2% di fine marzo, dal momento che l’ampia generazione di utile e le misure di mitigazione del rischio (+290 punti di generazione complessiva) hanno permesso di finanziare la remunerazione degli azionisti e assorbire gli impatti negativi (contabilizzati nei primi 6 mesi) quali l’introduzione dei modelli AIRB nel Consumer e l’attività M&A (-50 punti base). .

Mediobanca stima per l’esercizio 2024/2025 ricavi in aumento spinti dalla crescita sostenuta (“low double digit”) delle commissioni, mentre il margine di interesse manterrà una traiettoria in aumento ma contenuto (“low single digit”). Il cost/income è stimato al 44%, mentre l’utile per azione è atteso crescere tra il 6% e l’8%.

Con riferimento alla remunerazione per gli azionisti, Mediobanca prevede una crescita attesa del dividendo per azione, con cash pay out confermato al 70% (acconto di dividendo a maggio 2025 e saldo a novembre 2025) oltre all’attivazione del nuovo piano di buyback (385 milioni).

Alla luce di questi risultati e subordinatamente all’autorizzazione della BCE i vertici di Mediobanca hanno proposto la distribuzione di un dividendo complessivo di 1,07 euro per azione (pay out del 70%), da cui vanno detratti gli 0,51 euro corrisposti a maggio 2024 quale acconto. Il saldo della cedola, pari a 0,56 euro, sarà staccato lunedì 18 novembre 2024 con pagamento dal 20 novembre. Sulla base del prezzo di chiusura di Mediobanca nella seduta del 19 settembre 2024 (15,34 euro), l’intero dividendo garantisce un rendimento del 6,98%, mentre quello del saldo è pari al 3,65%.

Inoltre è previsto l’avvio di un piano di riacquisto e cancellazione di azioni proprie (il secondo nell’arco del Piano 2023/2026), per un controvalore pari a circa 385 milioni di euro che, alle quotazioni odierne, corrispondono a circa il 3,1% del capitale.
8 di 17 - 20/9/2024 09:50
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
MEDIOBANCA giornaliero


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9 di 17 - 23/9/2024 16:25
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
MEDIOBANCA giornaliero


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10 di 17 - 03/10/2024 09:11
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
Mediobanca, rinnovato l'accordo di consultazione tra soci

Mediobanca ha comunicato che l'accordo di consultazione tra i soci è stato automaticamente rinnovato per altri tre anni, fino al 31 dicembre 2027, in quanto non sono pervenute disdette nei termini previsti dall'accordo.

L'istituto ha segnalato che sono intervenute alcune variazioni, tra cui l'apporto da parte di Finprog Italia di ulteriori 1,6 milioni di azioni, portando la partecipazione a 6,1 milioni di azioni, pari al 0,73% del capitale.

Inoltre, è intervenuta la riduzione del numero delle azioni componenti il capitale di Mediobanca per annullamento di azioni proprie in portafoglio.

Per effetto di queste variazioni, la percentuale vincolata dall'accordo è salita dal 10,98% all'11,4% del capitale dell'istituto bancario.
11 di 17 - 03/10/2024 09:12
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
MEDIOBANCA giornaliero


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12 di 17 - 28/10/2024 16:24
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
Mediobanca, ok dei soci al bilancio 2023/2024 e al dividendo

L’assemblea degli azionisti di Mediobanca ha approvato il bilancio dell’esercizio 2023/2024 e ha deliberato di assegnare un dividendo complessivo di 1,07 euro per azione, da cui vanno detratti gli 0,51 euro assegnati a maggio 2024 in qualità di acconto; il saldo di 0,56 euro sarà staccato lunedì 18 novembre 2024 e posta in pagamento dal 220 novembre.

Inoltre, l'assemblea degli azionisti ha approvato l’acquisto di massime 37.500.000 azioni proprie (pari al 4,5% del capitale) e comunque per un controvalore massimo di 385 milioni di euro, oltre che l’utilizzo delle stesse, senza limiti o vincoli temporali, per eventuali operazioni straordinarie, esecuzione di piani di compensi a favore del personale dell'istituto, vendita sul mercato e “fuori mercato” nonché per annullamento. Mediobanca ha ricordato che l’operazione è stata autorizzata nei giorni scorsi da BCE.
13 di 17 - 28/10/2024 16:29
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
MEDIOBANCA giornaliero


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14 di 17 - 14/11/2024 09:26
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
Mediobanca, utile netto scende a 330 milioni in tre mesi

Nagel: «Dopo aver chiuso lo scorso esercizio con i risultati migliori di sempre, Mediobanca ha confermato anche in questo trimestre la crescita di tutte le sue divisioni»
15 di 17 - 14/11/2024 09:28
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
MedioBanca scivola in Borsa e avvia il programma di buyback

Mediobanca ha comunicato l’avvio di un significativo programma di riacquisto di azioni proprie, a partire dal 12 novembre. Questo piano è stato deliberato dall’Assemblea Ordinaria degli azionisti il 28 ottobre, dopo aver ottenuto l’autorizzazione della Banca Centrale Europea (BCE).

Il programma prevede l’acquisto di un massimo di 37.500.000 azioni ordinarie, equivalenti a circa il 4,5% del capitale sociale, con un limite di spesa fissato a 385 milioni di euro. Questo progetto ha un duplice obiettivo: da un lato, incrementare l’utile per azione attraverso l’annullamento delle azioni riacquistate; dall’altro, supportare operazioni di crescita esterna mediante acquisizioni e finanziare piani di compensi basati su strumenti finanziari per il personale del Gruppo.

Secondo Mediobanca il programma di riacquisto si concluderà entro il 7 ottobre 2025, ovvero entro dodici mesi dall’autorizzazione della BCE. Questo passo strategico è parte integrante delle iniziative di Mediobanca per ottimizzare il valore per gli azionisti e sostenere la crescita a lungo termine.

Oggi MedioBanca ha staccato in negativo il resto dei titoli del Ftse Mib con una perdita dell’8% alimentata dalla trimestrale che ha visto ricavi sotto le attese e dal taglio delle previsioni sul margine di interesse per l’intero anno.
16 di 17 - 14/11/2024 09:29
GIOLA N° messaggi: 34536 - Iscritto da: 03/9/2014
MEDIOBANCA giornaliero


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17 di 17 - 20/11/2024 19:35
regisII N° messaggi: 1198 - Iscritto da: 13/3/2024

Mediobanca: punta sulle fatine Winx, il suo The Equity Club prende il 40% di Rainbow (milanofinanza.it)



Nuovo investimento di The Equity Club, il club deal promosso da Mediobanca per conto delle grandi famiglie con patrimoni oltre i 100 milioni di euro. Secondo quanto risulta a milanofinanza.it, Tec2, la seconda iniziativa di The Equity Club, ha siglato l'ingresso nel capitale di Rainbow, lo studio di animazione italiano fondato nel 1995 da Iginio Straffi e ideatore dei cartoni animati delle fatine Winx.

Accantonata la quotazione e alla ricerca di risorse fresche per finanziare la crescita del gruppo anche tramite m&a, Straffi ha ceduto una parte del capitale ai nuovi investitori guidati dai banker Roberto Ferraresi e Filippo Penatti. L'operazione potrebbe essere ufficializzata giovedì 21.

IL VEICOLO TECHMOVIE

Dopo aver rilevato a inizio anno il 29% dei villaggi turistici del Club del Sole, Tec2 mette così in portafoglio il 40% di Rainbow, quota che a quanto pare verrà raggiunta in due step. Il primo è una vendita di un pacchetto di azioni in mano a Straffi, che ha il 100%. Il secondo invece è un aumento di capitale riservato sottoscritto dal club deal con la creazione di nuove azioni. La società è stata valutata intorno a 220 milioni di euro.

L'investimento nel gruppo Rainbow - che nel 2023 ha chiuso con 108 milioni di ricavi e 43 milioni di ebitda - è stato promosso attraverso il veicolo TechMovie. Del perimetro della società fanno anche parte le case di produzione Colorado Film, Moviement, San Isidro e la partecipazione in Gavila.

GLI INVESTITORI DI TEC2

Nel primo round di The Equity Club (Tec1) erano stati investiti in tutto 500 milioni di euro, divisi fra nove aziende fra cui Jakala, La Bottega, Philogen e Cy4Gate.

Grazie ai vari commitment dell'esclusivo network di famiglie imprenditoriali italiane di primario standing chiamate a raccolta da Mediobanca Private Banking, Tec2 può contare invece su una potenza finanziaria di 900 milioni di euro.

Degli oltre 500 facoltosi clienti di Mediobanca che hanno aderito all'ultimo club deal lanciato a inizio anno dalla merchant bank di Alberto Nagel fanno parte i Ferrero, le famiglie Chiarva (tramite Stella Holding), Brunori, Cerqui e Oliva (tramite Valsabbia Investimenti), tutti grandi azionisti dell'istituto e membri del patto di consultazione di Piazzetta Cuccia. Del club deal fanno parte anche la dinastia del vino degli Antinori e Massimo Benetton, primogenito di Carlo, uno dei quattro fratelli fondatori dell'omonimo gruppo di Ponzano Veneto.
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