L'ennesima puntata dell'ormai annosa vicenda Tim, a
partire dalla lontanissima privatizzazione della Stet, e il
ritorno sulla
scena delle ipotesi riguardanti il ruolo della Cassa Depositi e
prestiti
iniziano a stimolare l'interesse degli osservatori in settimane
nelle
quali si svolge la «confrontation» sulla manovra finanziaria
con
Bruxelles, si accentuano gli incombenti rischi di ampliamento
degli spread
e permangono i problemi rivenienti dal contesto europeo e
internazionale.
Ancora una volta, nei progetti che filtrano, la Cdp viene vista
come un
soggetto risolutore della realizzazione dello scorporo della
rete da Tim
e il conferimento a una nuova società insieme con Open Fiber di
cui la
Cassa detiene il 50 per cento, l'altra metà essendo dell'Enel .
In questa
operazione alla fine, la Cdp dovrebbe avere il ruolo dominante,
ma
ovviamente potrebbero partecipare alla nuova società della rete
la stessa
Tim e l'Enel .
La complessità dell'iniziativa, se risulterà confermata, impone
di
sospendere il giudizio prima di una dettagliata conoscenza di
tutti i non
facili passaggi societari. Sin d'ora, però, si può rilevare
l'immancabile
ricorso alla Cassa che, da un lato, viene considerata lo
strumento per un
intervento pubblico che non appare lontano da una visione
dirigistica;
dall'altro, sarebbe impegnata (almeno secondo un recente
progetto che non
risulta accantonato) pure in un'altra operazione, quella
dell'acquisto di
circa il 54% di Enav e del 3,3% di Eni per segnalare un processo
di
dismissioni in atto con impatto sul debito, utile a presentare
una sorta
di iniziale abbozzo di un piano per la riduzione di
quest'ultimo.
Insomma, la Cassa, a metà, tra un soggetto che dovrebbe fare
ricordare
l'Iri prima maniera, di fatto diventando l'azionista principale
della
società della rete (la quale comunque sarebbe sottoposta
all'Authority
delle telecomunicazioni anche per la fissazione dei prezzi di
accesso) e
un ente che contribuisce al decremento del debito, con un
disegno nel
quale la parte industriale passa verosimilmente in secondo
piano, mentre
domina il ruolo servente nei riguardi del Tesoro. Sulla
posizione delle
Fondazioni, che al riguardo non si sono ancora pronunciate
stante il per
ora indefinito progetto, più volte è stata richiamata
l'attenzione del
presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, che per decenni ha
vittoriosamente difeso l'autonomia di tali enti e sostenuto la
positiva
evoluzione dei compiti.
Da ultimo, Guzzetti lo ha fatto in occasione della Giornata
del
Risparmio quando ha lanciato un duro caveat, a difesa del
risparmio degli
italiani, contro l'ipotesi di un intervento della Cdp
nell'Alitalia. A
questo punto, un chiarimento sulla missione della Cdp non può
mancare;
essa non può essere ritenuta un jolly che compie operazioni in
un versante
o nell'altro a seconda dei desiderata del governo di turno. Se
è, come è
qualificata riduttivamente, intermediario finanziario non
bancario,
suscettibile di rischio sistemico, è un soggetto sicuramente
diverso anche
da una immagine molto sfocata di ciò che era l'Iri. Se si è
concordi
nell'escludere ritorni a dirigistiche supergestioni, allora
bisogna poi
essere conseguenti. Non si può fare definitivamente della Cdp
un
ircocervo. Ciò era sostenuto durante la vita dei passati
governi; oggi non
è di certo venuto meno sol perché la maggioranza politica è
nettamente
mutata.
Un conto è un intervento, presumibilmente anche a carattere
transitorio,
in Tim per evitare il prevalere di scelte diffusamente non
condivise,
tali da mettere in forse la stessa italianità dei centri
decisionali,
altro è impegnarsi in una stabile proprietà e, indirettamente,
altrettanto
stabile gestione della rete. La nuova tappa della lunghissima
telenovela
della privatizzazione non può avere questo addendum concentrato
in una
funzione della Cassa immaginato «à la carte».
MF - Mercati Finanziari
red
(END) Dow Jones Newswires
November 15, 2018 02:05 ET (07:05 GMT)
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