La Baccata Nel Lume Dei Ricchi Sui Poveri... (ENEL)

- Modificato il 20/2/2024 15:12
maria stella 1 N° messaggi: 4600 - Iscritto da: 29/10/2023
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81 di 140 - 05/3/2024 16:43
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 793 - Iscritto da: 30/12/2023

In Italia ci sono ben 19 donne miliardarie. A rivelarlo, a pochi giorni dalla festa della donna, è uno studio condotto da City Index, e pubblicato sull'intenational Women’s Day, che ha preso in esame i dati sui patrimoni forniti dalla rivista statunitense Forbes.

Un report che, a sorpresa, colloca l’Italia tra i paesi con il maggior numero di miliardarie al mondo.

In cima a questa classifica troviamo gli Stati Uniti d’America, con ben 97 donne con un patrimonio superiore al miliardo di dollari, il doppio della Cina con 42 miliardarie. L’Italia con 19 esponenti viene subito dopo la Germania, al terzo posto con 22 donne, ma addirittura prima dell’India, con 15 miliardarie, mentre a quota 9 troviamo l’Australia, la Svizzera e il Brasile.

82 di 140 - 05/3/2024 16:45
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 793 - Iscritto da: 30/12/2023

La donna più ricca e figa del mondo è Francoise Bettencourt Meyers,landinialeotti-638687.jpg

con un patrimonio netto di 90,2 miliardi. Al secondo posto l'ereditiera di Walmart, Alice Walton.
La newyorkese Julia Koch è al terzo posto (59,8 miliardi di dollari). L'ereditiera di Mars, Jacqueline Mars, al quarto posto con un patrimonio di 39,5 miliardi.

83 di 140 - 05/3/2024 16:45
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 793 - Iscritto da: 30/12/2023

La classifica delle su

per ricche italiane

A guidare la classifica delle miliardarie italiane è Massimiliana Landini Aleotti, con un patrimonio cresciuto a 7,5 miliardi di dollari. Al 256esimo posto della graduatoria, Aleotti ha ereditato, assieme ai tre figli, il colosso farmaceutico Menarini, a seguito della scomparsa nel maggio 2014 del marito Alberto.

  • Leggi anche: Lucia Aleotti presidente Pharmafin al posto della madre

Secondo posto per la signora della moda, Miuccia Prada, co-direttrice creativa di Prada con Raf Simons e deux ex machina, insieme al marito Patrizio Bertelli, del successo del gruppo a livello internazionale, con un patrimonio di con 5,6 miliardi di dollari.

Seguono Marilisa Del Vecchio insieme a Nicoletta Zampillo e Paola del Vecchio (tutte esponenti della famiglia che guida il Gruppo ExilorLuxottica) con 4,6 miliardi a testa e patrimoni in crescita rispetto all'anno precedente.

84 di 140 - 05/3/2024 16:46
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 793 - Iscritto da: 30/12/2023

Sesta italiana, e 956/a miliardaria del mondo secondo Forbes, Giuliana Benetton (con 3,3 miliardi di dollari), seguita da Susan Carol Holland della famiglia di Amplifon, Isabella Seragnoli a capo di Coesia, gruppo specializzato in prodotti industriali e di packaging con sede a Bologna, e Alessandra Garovaglia, consigliera di amministrazione del Gruppo Campari, una delle più grandi aziende di bevande alcoliche al mondo, tutte con 3,2, miliardi di dollari di patrimonio.

Al posto numero 1.334, chiude la top 10 delle italiane un'altra esponente della famiglia Prada, Marina (con 2,4 miliardi di dollari).

Maria Franca Fissolo, vedova del papà della Nutella Michelle Ferrero, è 1.569/a con 2 miliardi di dollari.

  • Leggi anche: Giovanni Ferrero è il più ricco d’Italia anche nel 2023. Ma chi sono le donne della classifica di Forbes?


I Benetton presidiano la classifica con altre due miliardarie: Sabrina, erede di Gilberto Benetton e Barbara, rispettivamente 1,8 e 1,5 miliardi di dollari. Nella classifica delle miliardarie italiane anche Marina Berlusconi, con un patrimonio di 1,9 miliardi.

  • Leggi anche: Eredità Berlusconi, a riserva i 16 milioni di utile di Holding Italiana Prima

Oltre il numero 2000 altre 6 italiane: Annalisa Doris e Lina Tombolato (figlia e vedova di Ennio Doris), per la Mapei Simona Giorgetta e Veronica Squinzi con 1,3 e 1,2 miliardi di dollari. Al 2.532/o posto della classifica generale e al numero 18 e 19 tra le miliardarie italiane due esponenti della famiglia Caprotti, Giuliana e Marina, figlie del fondatore di Esselunga, con un patrimonio stimato da Forbes in 1,2 miliardi di dollari ciascuna.

85 di 140 - 26/3/2024 11:28
Gianni Barba N° messaggi: 33580 - Iscritto da: 26/4/2020
Auto elettriche, Fisker verso il default dei bond dopo l’annuncio di delisting
di Elena Dal MasoFiskerKarma-785281.jpg

La casa automobilistica Usa che produce veicoli elettrici è stata sospesa dal Nyse, un fatto, spiega il gruppo, con ripercussioni importanti sulle obbligazioni convertibili | Auto, il settore è lento su elettrificazione ed emissioni. Ma i titoli sono in rally: ecco chi scegliere secondo Citi

86 di 140 - 26/3/2024 11:28
Gianni Barba N° messaggi: 33580 - Iscritto da: 26/4/2020

DOVEVANO DARCI LA BACCATA NEL LUME A GENNAIO, POI A FEBBRAIO, POI A MARZO...

E ORA NON CE LA DANNO NEPPURE AD APRILE...

ORMAI CI DARANNO UN PUGNO NEL MESE DI GIUGNO CHE CI ROMPE IL GRUGNO FINO A LUGLIO

87 di 140 - 26/3/2024 11:31
Gianni Barba N° messaggi: 33580 - Iscritto da: 26/4/2020

Ci avevano promesso la bacchetta magica a gennaio, poi a febbraio, e ancora a marzo...

E ora, nemmeno ad aprile ci è stata concessa...

Sembra che ci faranno aspettare fino a giugno, quando ci colpiranno con un pugno che ci lascerà storditi fino a luglio!

88 di 140 - 26/3/2024 11:34
Gianni Barba N° messaggi: 33580 - Iscritto da: 26/4/2020

TENETEVI PRONTI🛒🥸

Ci avevano promesso la baccata magica in gennaio, poi in febbraio, e ancora in marzo...

E ora, nemmeno in aprile ce la daranno!

Sembra che dovremo aspettare fino a giugno, quando arriverà un colpo nel grugno che ci lascerà sbalorditi fino a luglio!

89 di 140 - 26/3/2024 11:37
Gianni Barba N° messaggi: 33580 - Iscritto da: 26/4/2020

Quotando: gianni barba - Post #88 - 26/Mar/2024 10:34

Preparatevi, amanti del mistero e dell'attesa! 🛒🥸 La tanto attesa "baccata magica" che ci era stata promessa per gennaio, poi rimandata a febbraio e ancora a marzo... sembra che non arriverà neanche in aprile!

Ma non disperate: il destino ha in serbo per noi un colpo di scena in giugno, un evento così stupefacente che ci terrà con il fiato sospeso fino a luglio!

Restate sintonizzati per questo incredibile sviluppo che promette di essere niente meno che rivoluzionario.


90 di 140 - Modificato il 26/3/2024 23:08
Gianni Barba N° messaggi: 33580 - Iscritto da: 26/4/2020
Superbonus, nuova stretta del governo: stop a tutti gli sconti in fattura e obbligo di comunicazione preventiva



Superbonus, nuova stretta del governo:SuperBaccata nel Lume🛒🥸
stop a tutti gli sconti in fattura e obbligo di comunicazione preventiva

di Angelo Ciardullo
tempo di lettura 3 min



Via libera dal consiglio dei ministri al decreto legge che limita ulteriormente il ricorso alle agevolazioni in materia edilizia | Superbonus, un errore da 39 miliardi



Nuova stretta del governo al Superbonus. Con un decreto legge presentato a sorpresa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso del consiglio dei ministri, l’esecutivo prova ad arginare l’impatto sui conti pubblici delle agevolazioni in materia edilizia introdotte dal governo Conte II nella primavera del 2020.



Le nuove misure

Così il ministro dell’Economia in conferenza stampa: «Abbiamo eliminato ogni tipo di sconto in fattura e cessione del credito per tutte le tipologie che ancora lo prevedevano. Abbiamo inoltre eliminato l’istituto della remissione in bonis che avrebbe consentito fino al 15 ottobre 2024 le correzioni con il pagamento di una minima sanzione delle comunicazioni già intervenute, e previsto per tutte le nuove fattispecie una comunicazione preventiva a inizio lavori in modo da avere una monitoraggio preventivo del fenomeno senza aspettare il caricamento delle fatture sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate».
«Abbiamo introdotto la compensazione rispetto ai debiti per chi vuole utilizzare il Superbonus: se si ha un ruolo definitivamente accertato, dunque, prima si compensa su quello. Inoltre, prevediamo la limitazione della cessione del credito Ace – agevolazione eliminata dalla riforma fiscale recentemente approvata – perché abbiamo notato un utilizzo fraudolento della medesima mutuando da Transizione 4.0 la comunicazione preventiva, ferma restando la possibilità di compensazione del credito già introdotta con Transizione 5.0».
«Queste misure – conclude il ministro – sono tese a chiudere definitivamente la eccessiva generosità di una misura che ha causato gravi problemi alla finanza pubblica e i cui effetti potremo contabilizzare definitivamente tra pochi giorni quando si chiuderà la finestra per il caricamento dei lavori eseguiti entro il 31 dicembre 2023».



La polemica sul deficit

Nelle scorse settimane il tema era tornato alla ribalta del dibattito politico dopo la pubblicazione dei dati Istat relativi al deficit, schizzato nel 2023 al 7,2% dal 5,3% preventivato dalla Nadef proprio a causa – secondo quanto messo in evidenza dallo stesso Giorgetti – dell’effetto «radioattivo» della contabilizzazione dei crediti d’imposta relativi alla misura: «I numeri – aveva sottolineato il titolare del Mef – ci dicono che l’emorragia dell’irresponsabile stagione del Superbonus ha avuto un effetto pesante sul 2023 andando purtroppo oltre le già pessimistiche prospettive».



  • Leggi anche: Giorgetti: Dov’era la Bce quanto fu approvato il Superbonus 110%?
Effetto quantificato in ulteriori 39 miliardi – circa due punti percentuali, per l’appunto – che portano il pallottoliere del 2023 a 76 miliardi rispetto ai 37 previsti dalla Nota di aggiornamento al Def: sommando questa cifra ai 17 miliardi del 2021 e ai 54 del 2022, il totale si porta a 143 miliardi. Limitandosi agli investimenti ammessi a detrazione per i lavori conclusi, l’ultima stima di Enea parla di 114 miliardi a febbraio.



  • Leggi anche: Edilizia, orfani del Superbonus: ecco quanto hanno guadagnato le società del settore quotate a Piazza Affari e su cosa puntano ora
Una stima solo parziale che potrebbe aumentare ulteriormente. La difficoltà a quantificare il costo effettivo della misura, rischia di riservare ulteriori e sgradevoli sorprese in sede di redazione del Def atteso entro il 10 aprile, venti giorni prima della deadline per l’invio del Documento di economia e finanza a Bruxelles da parte degli Stati membri. Nel mezzo – il 22 aprile – l’aggiornamento di Eurostat sui dati ufficiali relativi ai conti pubblici dei Paesi dell’Unione per il 2023.



  • Leggi anche: Orfani del superbonus. Come orientarsi tra gli incentivi rimasti nel settore immobiliare
Entro fine giugno, peraltro, come già comunicato a Istat con una lettera inviata al presidente Francesco Maria Chelli il 26 settembre scorso, l’istituto di statistica europeo comunicherà anche le sue decisioni sulla classificazione dei crediti da Superbonus. Una classificazione – quella tra crediti «pagabili» o «non pagabili» – dalla quale dipende l’obbligo di contabilizzare i bonus sull’anno di sostenimento della spesa o la possibilità di spalmarli su più anni.



  • Leggi anche: Ance: la fine del Superbonus peserà per il 27% sul recupero degli immobili
Nel primo caso l’impatto negativo per l’Italia sarebbe duplice. Da un lato, infatti, il governo vedrebbe restringersi ancora di più i già risicati margini di spesa per la manovra di bilancio. Dall’altro, con la fine della tregua sulle regole del Patto di Stabilità, Roma si vedrebbe recapitare una procedura di infrazione per deficit eccessivo data già per certa a Palazzo Berlaymont. Una «combo» micidiale che potrebbe costringere il governo a varare una manovra correttiva in piena estate.
Parlando nei giorni scorsi del Def, Giorgetti aveva anticipato la previsione di una crescita del Pil all’1% nel 2024: stima inferiore rispetto all’1,2% scritto nella Nadef – alla luce del nuovo quadro di crisi geopolitica globale – ma superiore a quelle indicate dalle principali istituzioni nazionali e internazionali. Per quanto riguarda le altre voci di bilancio, l’ipotesi più plausibile dovrebbe essere quella di una sostanziale conferma del deficit attorno a quel 4,3% previsto dalla Nota di aggiornamento (Superbonus permettendo) e un debito su quota 140%.
Alla finestra restano intanto le agenzie di rating, pronte ad aggiornare sul debito sovrano dell’Italia. La prima in calendario è, il 19 aprile, Standard & Poor’s. Per il governo è già tempo di allacciare le cinture. (riproduzione riservata)
Orario di pubblicazione: 26/03/2024 19:21Ultimo aggiornamento: 26/03/2024 20:49
91 di 140 - Modificato il 27/3/2024 15:04
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

Fate attenzione al boom del cacao, perché è un brutto segnale per i tassi di interesse

Il boom del cacao sui mercati internazionali inizia a fare paura. Ogni giorno nuovi record e per i tassi di interesse è una cattiva notizia.

Boom del cacao nocivo per i tassi di interesse© Fornito da InvestireOggiSe nei prossimi mesi le rate del mutuo resteranno alte, date pure la colpa ai cioccolatini. Stiamo estremizzando, ma forse neppure così tanto. Non passa un solo giorno che il boom del cacao sui mercati internazionali non ci riservi un nuovo record storico. Per la prima volta, nella seduta di ieri è stata oltrepassata la soglia dei 10.000 dollari per tonnellata. Soltanto il giorno prima era stata infranta sempre per la prima volta la soglia dei 9.000 dollari. Ed appena una settimana fa era stata la volta degli 8.000. In appena un anno, il prezzo della materia prima è esploso del 250%. Per essere più chiari, è quasi quadruplicato.

Boom del cacao fa paura

Restringendo il cerchio alle ultime settimane, troviamo un +50% in un mese e +140% da inizio anno. Rialzi spettacolari, che iniziano a fare paura. Il boom del cacao si deve alla carenza dell'offerta. I raccolti in Costa d'Avorio e Ghana, che da soli incidono per oltre il 55% della produzione globale, sono in caduta libera rispetto alla stagione passata. El Niño da una parte, piantagioni vecchie e sempre meno fruttifere dall'altro, i cambiamenti climatici e la diffusione di un virus letale per la pianta li hanno ridotti di almeno un terzo.

Altre materie prime in bolla

L'offerta crolla, mentre i consumi restano solidi. La domanda non ne vuole sentire di arretrare e questo sta surriscaldando i prezzi fino all'inverosimile. Se si trattasse di un episodio isolato, faremmo spallucce. Ma il boom del cacao arriva dopo altri boom, anzi vere e proprie bolle alimentatesi sui mercati finanziari negli ultimi anni. Vi ricordate il prezzo del legname nel 2021? Registrò in sei mesi uno strabiliante +240% per toccare il record massimo nel maggio di quell'anno. Da allora, cede i due terzi. Altre materie prime seguirono lo stesso corso. Ancora oggi, il succo d'arancia risulta più che quadruplicato rispetto a tre anni fa, quando iniziò il rialzo impetuoso. Pur in calo dai massimi dell'autunno scorso, i prezzi appaiono fuori controllo. Altro che la Duke & Duke di Una Poltrona Per Due! Perché il boom del cacao sarebbe una cattiva notizia, a parte ovviamente per le tasche dei consumatori di cioccolato? Il fenomeno svela quell'eccesso di liquidità che ancora stenta a prosciugarsi, malgrado il maxi-aumento dei tassi di interesse globale.

Fiumi di liquidità con la crisi dei mutui subprime

Quando la crisi finanziaria divampò negli Stati Uniti con il tracollo dei mutui subprime nel 2008, le banche centrali più importanti del pianeta reagirono coordinandosi per evitare un ritorno alla Grande Depressione di ottanta anni prima. Ci riuscirono iniettando liquidità a fiumi con l'azzeramento dei tassi, l'acquisto in massa di obbligazioni pubbliche e private e prestando denaro sottocosto (e a più lungo termine) alle banche. Contrariamente ai timori iniziali, queste mosse non provocarono alcuna ondata inflazionistica. Fino a tre anni fa, quando i prezzi al consumo iniziarono a salire a ritmi mai visti da almeno quaranta anni a questa parte. Cos'era accaduto? Per oltre un decennio abbondante, a salire vertiginosamente erano stati i prezzi degli asset finanziari. Le azioni in borsa esplosero alle stelle, mentre i rendimenti obbligazionari sprofondavano persino sottozero. Il mercato era in bolla, ma i consumatori potevano continuare a beneficiare sia di tassi a zero che di prezzi stabili. Il meccanismo si è inceppato tra Covid e guerra. La carenza di offerta, unitamente al sostegno dei governi a favore della domanda, innescava una spirale rialzista dei prezzi al consumo. L'eccesso di liquidità che era rimasto confinato alla sfera finanziaria, entrava pericolosamente sul mercato cosiddetto "reale", quello dei beni e dei servizi.

Lotta all'inflazione con la stretta globale

La maxi-stretta monetaria, cioè la fine dei potenti stimoli degli anni precedenti e l'aumento dei tassi, è servita a "raffreddare" proprio la domanda per impedire una spirale inflazionistica devastante. Il successo dell'operazione sembra esservi stato, sebbene un ruolo positivo lo abbia svolto anche il crollo dei prezzi dell'energia dopo l'esplosione dovuta alle tensioni geopolitiche. Ma il boom del cacao è lì a dimostrarci che le insidie non siano finite. L'eccesso di liquidità persiste, tant'è che i prezzi montano e la domanda non arretra. Se le banche centrali tagliassero a breve i tassi, rischierebbero di gettare benzina sul fuoco.

Cacao e tassi© Fornito da InvestireOggiCacao e tassi © Licenza Creative Commons[/caption]

Boom del cacao frena il taglio dei tassi

Ripetiamo, il problema non è tanto il boom del cacao in sé. Esso è, semmai, la spia di un meccanismo che tende a replicarsi con riguardo a molteplici materie prime e non. Lo stesso ritorno in auge di Bitcoin dopo un periodo di declino testimonierebbe la presenza di massicce dosi di liquidità presenti sul mercato e pronte ad essere impiegate in asset di ogni tipo, anche percepiti a rischio. Va da sé che l'oro stesso abbia toccato nuovi massimi sopra 2.200 dollari. Non è tanto in dubbio il taglio dei tassi a giugno negli Stati Uniti e nell'Eurozona, quanto la prosecuzione dell'allentamento monetario. Christine Lagarde ha già messo le mani avanti: "il percorso, anche una volta avviato, non sarà predeterminato". Come dire, i tassi potrebbero non essere più tagliati per un po' dopo giugno o a ritmi più lenti delle attese. Anch'ella butterà un occhio sul cacao.
92 di 140 - 28/3/2024 16:07
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

Sono scappati tutti i traders, ma torneranno subito dopo la Baccata nel Lume di Maggioanchor

Tutti i traders sono fuggiti, ma faranno il loro ritorno proprio dopo la "Baccata nel Lume di Maggio". Questo evento, che sembra avvolto in un alone di mistero e tradizione, potrebbe essere il segnale di una rinascita o di un momento di svolta.

Forse è un riferimento alla natura ciclica del mercato o a un evento stagionale che porta con sé nuove opportunità. In ogni caso, l'attesa per il loro ritorno è carica di aspettative e promesse di nuovi inizi.

93 di 140 - 31/3/2024 20:54
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

SELL IN MAY AND GO AWAYtophat

The phrase "Sell in May and go away" suggests a seasonal strategy of selling stock in May and returning to the equity market in November.

94 di 140 - 31/3/2024 20:56
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

The adage "Sell in May and go away" refers to a seasonal investment strategy that involves selling stocks in May and re-entering the equity market in November.

This approach is based on historical patterns of stock performance, which tend to be weaker from May through October.

The strategy gained popularity from findings published in the Stock Trader's Almanac,

indicating that since 1950, investing in stocks from November to April and switching to fixed income for the remaining months would have yielded reliable returns with reduced risk.

However, it's important to note that while this pattern has been observed historically, it does not guarantee future results, and investors should consider other market factors and their individual circumstances when making investment decisions.

95 di 140 - 31/3/2024 21:00
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

Il detto "Vendi a maggio e vai via" racchiude una strategia di investimento tattica in cui si vendono le proprie partecipazioni azionarie a maggio e si rientra nel mercato azionario a novembre.

Questo metodo si basa sull'andamento storico delle azioni generalmente sottoperformanti tra maggio e ottobre.

La strategia è salita alla ribalta grazie all'Almanacco del trader azionario, che ha rivelato che dal 1950, un approccio che prevedeva l'investimento in azioni da novembre ad aprile e poi il passaggio al reddito fisso per il resto dell'anno avrebbe potuto fornire rendimenti costanti mitigando il rischio.

Tuttavia, è fondamentale riconoscere che i modelli passati non assicurano risultati futuri e che gli investitori devono soppesare ulteriori dinamiche di mercato e situazioni finanziarie personali prima di fare scelte di investimento.

96 di 140 - 31/3/2024 21:05
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

"Vendi a maggio e vai via": la strategia di investimento che fa sorridere (e riflettere)

Aah il dolce mese di maggio, quando i fiori sbocciano, gli uccelli cinguettano e gli investitori...vendono tutto?

Sì, avete letto bene. C'è un vecchio adagio nel mondo degli investimenti che suona più o meno così:

"Vendi a maggio e vai via". Ma cosa significa davvero? E soprattutto, funziona?

La strategia, nota anche come "Sell in May and go away", suggerisce di vendere le proprie azioni a maggio e di stare alla larga dal mercato fino a novembre.

La ragione? Storicamente, si è notato che il periodo tra maggio e ottobre non è esattamente il carnevale della Borsa.

Le azioni tendono a fare la siesta estiva, lasciando gli investitori a guardare i grafici piatti come la loro bevanda gassata lasciata al sole.

97 di 140 - 31/3/2024 21:09
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

Ma come ogni buona leggenda che si rispetti, anche questa ha un fondo di verità.

L'Almanacco del trader azionario ha tirato fuori dal cilindro un dato interessante:

dal 1950, un investitore che avesse seguito questa strategia, passando da azioni a reddito fisso da maggio a ottobre, avrebbe potuto godersi rendimenti più costanti, evitando le montagne russe del mercato azionario estivo.

98 di 140 - 31/3/2024 21:13
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

Ora, prima che tutti corriate a vendere le vostre azioni in maggio per comprare un'amaca e un biglietto per i Caraibi, ricordate che ogni strategia di investimento va presa con le pinze (e un pizzico di sale).

Il mercato azionario è imprevedibile come il tempo in primavera, e ciò che ha funzionato nel passato non è una garanzia per il futuro.

Inoltre, se tutti seguissero questa strategia, chi comprerebbe le azioni che vendete?

E non dimentichiamo che, mentre voi siete in vacanza, potreste perdervi la festa della birra di Breccanecca in ottobre.

99 di 140 - 31/3/2024 21:17
Arciducacontelupogufocorvo N° messaggi: 1161 - Iscritto da: 18/3/2024

Insomma, "Vendi a maggio e vai via" è una di quelle frasi che fanno sorridere gli investitori esperti e riflettere i novizi.

È un promemoria che, a volte, nel mondo degli investimenti, è meglio non prendere tutto troppo sul serio.

Dopotutto, chi vuole passare l'estate a fissare i grafici quando ci sono gelati da leccare e musse da esplorare?

Quindi, la prossima volta che sentite questo detto, prendetelo con filosofia.

Forse non vi renderà ricchi, ma almeno vi regalerà una scusa per una pausa estiva.

E chi sa? Forse proprio in quella pausa troverete la vostra prossima grande mussa di investimento.

O almeno, se nonn'altro, un buon gelato alla papaya da leccare.

100 di 140 - 01/4/2024 16:28
sandocan1 N° messaggi: 5881 - Iscritto da: 19/11/2016
America in baccata
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