Wall Street America Coi Suoi Sacrosanti Grafici💰💰💰💰💰 (IWM)

- Modificato il 27/2/2024 18:43
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 789 - Iscritto da: 30/12/2023
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1 di 566 - 27/2/2024 18:45
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 789 - Iscritto da: 30/12/2023

Quotando: gianni barba - Post #451 - 26/Feb/2024 14:54

Inizio di settimana poco mosso per la borsa di Wall Street, dopo i record messi a segno la scorsa ottava, innescati soprattutto dall'entusiasmo generato per la trimestrale di Nvidia.

L'attenzione degli investitori resta concentrata sulle banche centrali e sui dati macro in arrivo, nei prossimi giorni, come l'inflazione negli Stati Uniti e in Europa. Atteso oggi l'intervento della presidente BCE, Christine Lagarde, al Parlamento europeo. In settimana ci saranno anche diversi interventi di esponenti della Federal Reserve.

WALL STREET A BAGNOMARIAsunglassesocchio vispo

2 di 566 - 27/2/2024 21:16
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 789 - Iscritto da: 30/12/2023

Ormai ci siamo...siamo prossimi al grande crollo di Wall Street

3 di 566 - Modificato il 28/2/2024 12:30
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

Leonardo riceve un ordine per 130.000 elicotteri dall’Arabia Saudita

OMNI-AW189-2023-90-1024x683.jpg

Financialounge.com

La società italiana, inoltre, ha incassato un’altra importante commessa da Bristow Group e ha chiuso un accordo per la distribuzione con Metro Aviation negli Usa. Titolo in salita a Piazza AffariADVFN Italia News

Per Barclays l’S&P 500 può sfondare i 6.000 punti entro fine 2024

GettyImages-950274918-1024x683.jpgvodafone-160728140204-scaled-e1702890991Financialounge.com

Swisscom in trattativa avanzata per acquisto di Vodafone Italia per 8 miliardi

4 di 566 - 28/2/2024 19:40
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

Accidenti...girl Wall Street non vuole proprio andare in Baccannata di Lumehigh_heeldancer

5 di 566 - Modificato il 28/2/2024 21:15
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

Ormai in America è tutto pronto per un collasso piglia tutto....stanno giocando a ruba-mazzettohigh_heeldancerbikini

6 di 566 - 29/2/2024 10:53
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

Coinbase va in crash e azzera i conti proprio mentre il Bitcoin vola a 64.000 ADVFN Italia News


Uno dei principali exchange di crypto ha avuto problemi tecnici durante l'impennata della criptovaluta e potrebbe aver impedito ad alcuni utenti di beneficiare del rallycoinbase-1024x576.jpeg
7 di 566 - 29/2/2024 15:49
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

Wall Street è andato in riattaccata troppo veloceairplane

Ormai è in stallo...indagini ad alta quotacop

Capitano mi metta Flap15airplane...stiamo andando in stallo e c'è un temporaleumbrella

Comandantecop mi metta PilotaTomattico che vado inwctoilet

Abbiamo perso un motore comandantecop

man_with_turbanCerchi di ricordare dove l'ha messo l'ultima volta!!!

Stiamo andando in gran baccata di lumecop

man_with_turbangrey_questionvuole che chiami la torre di controlloquestion

NO! CHIAMI LA TORRE DI DI GUARDIAcop

8 di 566 - 29/2/2024 18:09
Gianni Barba N° messaggi: 33311 - Iscritto da: 26/4/2020

OK MARIA🤠

9 di 566 - 29/2/2024 22:23
Gianni Barba N° messaggi: 33311 - Iscritto da: 26/4/2020
10 di 566 - 29/2/2024 22:31
MULTYNYCK N° messaggi: 5681 - Iscritto da: 10/10/2021
Sam Altman ha ingannato gli investitori di OpenAI? L’indagine della Sec negli Stati Uniti
samaltman-541153.jpg
di Deepa Seetharaman (The Wall Street Journal)

L’inchiesta potrebbe essere nata dai fatti del novembre 2023, quando il manager era stato (temporaneamente) cacciato dal cda della società, con l’accusa di poca trasparenza nelle comunicazioni | Intelligenza artificiale, accordo tra OpenAI e Axel Springer: ChatGpt si allenerà (pagando) sugli articoli dell’editore | L’intelligenza artificiale è una bolla pronta a scoppiare?

11 di 566 - 01/3/2024 09:04
MULTYNYCK N° messaggi: 5681 - Iscritto da: 10/10/2021
Difesa Ue, il rally delle azioni non è finito. Ecco 8 strong buy
MERCATI AZIONARI

Difesa Ue, il rally delle azioni non è finito.
Ecco 8 strong buy | IL VIDEO

di Francesca Gerosa

Dall’invasione dell’Ucraina l’indice Stoxx Europe Aerospace & Defense ha fatto +75%. Il difficile quadro geopolitico spinge al rialzo grandi produttori di munizioni come Bae Systems e Rheinmetall.
Ma anche Leonardo. C’è ancora spazio per correre | Difesa, Jens Stoltenberg (Nato): spesa al 2% del pil da 18 alleati nel 2024. Leonardo su nuovi massimi dal 2008 in borsa |
Cosa rischiano Europa e Italia se Ursula von der Leyen avvia l’era del New War Deal

Mentre sale il rischio di una guerra nucleare come lo stesso presidente russo, Vladimir Putin, ha voluto rimarcare ieri, il settore europeo della Difesa continua a volare (+75% l’indice Stoxx Europe Aerospace&Defense dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia).
Il perdurare della guerra a Kiev, la pesante crisi in Medio Oriente, la sicurezza dello stretto di Suez e i timori per un Parco Buoi sempre più incazzato perchè rimasto fuori dai giochi, fanno volare le borse ai massimi storici e chi è dentro non riesce o non vuole uscire perchè assuefatto dal pensiero di un rialzo infinito.

12 di 566 - 01/3/2024 11:10
MULTYNYCK N° messaggi: 5681 - Iscritto da: 10/10/2021

Ormai Wall Street è in uno status strombuyatico fenomenale in tromba spazialesunglasses

13 di 566 - Modificato il 02/3/2024 01:24
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

/News/Mercati Azionari/La diretta da Wall Street | Nvidia supera i 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione e traina il Nasdaq (+1,1%) al nuovo record

La diretta da Wall Street | Nvidia supera i 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione e traina il Nasdaq (+1,1%) al nuovo record

La diretta da Wall Street | Nvidia supera i 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione e traina il Nasdaq (+1,1%) al nuovo record di Luca Carrello

Nuovi massimi assoluti anche per l’S&P500. Elon Musk porta Sam Altman in tribunale | Elon Musk porta Sam Altman in tribunale. Ecco perché il patron di Tesla accusa il ceo di OpenAI | Il Covid? Nuovi documenti dimostrano che è stato creato in laboratorio | Obbligazioni, 20 bond che sono valide alternative al Btp Valore 2024. Ecco quanto rendonoVai al VideoCenter di Milano Finanzati, che ha superato gli 80 dollari per la prima volta da novembre 2023. Il nuovo balzo del petrolio americano è legato alla possibilità che l’Opec+ estenda i tagli alla produzione fino al secondo trimestre, se non fino alla fine del 2024. La decisione verrà presa entro la prima settimana di marzo, ma intanto il greggio si è infiammato: il prezzo del Brent sale del 2% e quello del Wti del 2,3%.Ore 17:00. Le borse Usa aggiornano i massimi. Dai consumatori meno fiducia su economia e frenata dell’inflazioneWall Street prosegue la seduta in rialzo. Alle 17:00 il Dow Jones sale dello 0,15%, S&P 500 dello 0,45% e il Nasdaq dello 0,6%. Le borse Usa continuano ad aggiornare i massimi prima raggiunti con la spinta delle trimestrali, e l’annessa pioggia di utili, poi grazie al rallentamento dell’inflazione, che avvicina il taglio dei tassi (leggi sottosopra).

14 di 566 - 02/3/2024 01:24
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

Nuovo record del Nasdaq (+1,1%) a 16.272 punti trainato ancora una volta da Nvidia (+4%), la cui capitalizzazione ha superato i 2.000 miliardi di dollari. Record anche per l’S&P500 (+0,8%) a 5.137 punti, positivo il Dow Jones (+0,2%)

Durante la seduta si mette in mostra anche il Wti, che ha superato gli 80 dollari per la prima volta da novembre 2023. Il nuovo balzo del petrolio americano è legato alla possibilità che l’Opec+ estenda i tagli alla produzione fino al secondo trimestre, se non fino alla fine del 2024. La decisione verrà presa entro la prima settimana di marzo, ma intanto il greggio si è infiammato: il prezzo del Brent sale del 2% e quello del Wti del 2,3%.

15 di 566 - 02/3/2024 01:25
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

Le borse Usa aggiornano i massimi. Dai consumatori meno fiducia su economia e frenata dell’inflazione

Wall Street prosegue la seduta in rialzo. Alle 17:00 il Dow Jones sale dello 0,15%, S&P 500 dello 0,45% e il Nasdaq dello 0,6%. Le borse Usa continuano ad aggiornare i massimi prima raggiunti con la spinta delle trimestrali, e l’annessa pioggia di utili, poi grazie al rallentamento dell’inflazione, che avvicina il taglio dei tassi (leggi sotto).

Ora resta da monitorare lo stato di salute dell’economia americana, che resta tonica ma inizia ad avvertire i segni di una rapida stretta monetaria. A febbraio le spese per le costruzioni edili sono diminuite oltre le attese: il calo è stato dello 0,2% rispetto a una previsione di +0,2%. A gennaio, invece, era emersa una crescita dell’1,1%.

Anche l’indice Ism manifatturiero è sceso e ha raggiunto i 47,8 punti dai 49,1 di gennaio, dato sotto il consenso (49,1 punti). Altra cattiva notizia, la fiducia dei consumatori elaborata dall’Università del Michigan si è ridotta a 76,9 punti, meno dei 79,6 punti della lettura preliminare e del consenso, e sotto i 79 punti di gennaio. Male anche le aspettative di inflazione: quelle a 12 mesi sono al 3% e quelle a 5 anni al 2,9%.

16 di 566 - 02/3/2024 01:26
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

Wall Street così ha chiuso febbraio in rialzo, il quarto mese di fila, perché gli investitori vedono i primi tagli dei tassi della Fed sempre più vicini. I fed fund sono al 5,25-5,5%, ai massimi da 22 anni, ma se il trend dei prezzi restasse questo, la banca centrale americana potrebbe iniziare a ridurli già a giugno.

Tassi più bassi significano una moneta più debole. Ma il cambio euro-dollaro non paga pegno e resta stabile a quota 1,081 (+0,01%). Anche il rendimento del Treasury è insensibile (quello del decennale sale al 4,27%), sintomo di una visione non troppo positiva sulla tenuta dell’economia Usa dopo una delle strette monetarie più forti della storia. Infine giornata di fuoco per il petrolio: il prezzo del Brent sale dell’1,8% e quello del Wti del 2,1%. Ecco cinque titoli da monitorare venerdì 1 marzo.

17 di 566 - Modificato il 02/3/2024 15:15
maria stella 1 N° messaggi: 4562 - Iscritto da: 29/10/2023

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In picchiata New York Community Bancorp (-20%) dopo che la banca comunica debolezze sui controlli

Il titolo perde a Wall Street nel giorno in cui è stato comunicato anche la nomina di DiNello ad amministratore delegato

ADVFN Italia News 01/03/2024
In picchiata il titolo di New York Community Bancorp (NYCB) che perde oltre il 20% nel pre-mercato. A pesare sulla quotazione il fatto che la banca regionale ha comunicato di aver scoperto “debolezze materiali” nel modo in cui gestisce i rischi di credito, di aver ridotto il valore nominale (write-down) di società acquistate anni fa e di aver cambiato il proprio amministratore delegato. Dall’inizio dell'anno, il titolo di NYCB ha perso il 53%.

DEBOLEZZE NEI CONTROLLI

Nello specifico, NYCB ha comunicato di aver rilevato “debolezze nel sistema interno di controlli sui prestiti, con supervisione, monitoraggio e valutazione del rischio inefficace”. Ha inoltre annunciato che sta contabilizzando una svalutazione di 2,4 miliardi di dollari.

DINELLO NUOVO CEO

La banca ha comunicato che Alessandro DiNello, suo presidente esecutivo, ha assunto il ruolo di amministratore delegato con effetto immediato. Alessandro DiNello è stato in precedenza amministratore delegato di Flagstar Bank, acquistata da New York Community Bancorp. Nel 2022, era stato nominato presidente esecutivo di NYCB, dopo che Moody's aveva ridotto il rating della banca, portandolo a livello spazzatura. Inoltre, Marshall Lux è stato scelto per presiedere il consiglio di amministrazione della banca, al posto di Hanif Dahya.

FARI PUNTATI SULLE BANCHE REGIONALI

Gli investitori nelle banche regionali sono in allerta da gennaio, quando la NYCB - uno dei maggiori creditori del settore immobiliare di New York - ha comunicato di aver aumentato gli accantonamenti per coprire potenziali problemi con i prestiti. La NYCB ha poi acquistato una delle banche fallite, la Signature Bank.
18 di 566 - 04/3/2024 16:35
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 789 - Iscritto da: 30/12/2023

ECCO COSA HA SCRITTO IL "CO-PILOT" : (non sono stato io)

Forza col crollo di tutte le borse mondiali...che io sono super liquido...cosa vi credete? ...che i soldi nascono sugli alberi ???

Con il crollo di tutte le borse mondiali, io sono super liquido. Cosa pensate? Che i soldi crescano sugli alberi?Come sapete, il mondo è in crisi.

Le borse mondiali sono crollate, le aziende sono fallite, le persone sono disperate.

Ma io no. Io sono super liquido.

Ho investito bene i miei soldi, ho saputo prevedere le tendenze, ho evitato le trappole.

Cosa vi credete? Che i soldi nascono sugli alberi? No, i soldi si fanno con l'intelligenza, la strategia, la furbizia. E io ne ho da vendere.

In questo post vi voglio raccontare come ho fatto a diventare così ricco e potente, mentre il resto del mondo affonda nella miseria.

Vi voglio svelare i miei segreti, le mie tecniche, i miei consigli.

Vi voglio far vedere che anche voi potete farcela, se seguite i miei passi.

Non è difficile, basta avere un milioni di euri, la volontà, la determinazione, la visione occulta.

Pronti? Allora iniziamo. Il primo passo è una Gran Baccata nel Lume!!!

19 di 566 - 04/3/2024 17:02
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 789 - Iscritto da: 30/12/2023

Crisi del ’29: cause e conseguenze della Grande Depressione

Storia e caratteristiche della crisi del ’29: quali furono le cause e le conseguenze della crisi economica e le misure adottate per la ripresa: il New Deal



FTA Online News, Milano, 25 Mag 2020 - 12:03

La crisi del ’29: cosa è e quando si sviluppò

Con i termini “Grande depressione”, “Crisi del ’29” o “Crollo di Wall Street” ci si riferisce alla crisi economica che alla fine degli anni Venti colpì l’economia mondiale riducendo su scala globale produzione, occupazione, redditi, salari, consumi e risparmi. L’inizio della grande depressione coincide con il pesante crollo che si abbatté sulla Borsa di Wall Street, da molti individuato più come un segnale che come una causa della depressione, il 24 ottobre del 1929 (il cosiddetto giovedì nero) quando circa 13 milioni di azioni furono vendute provocando un ribasso dell’indice superiore ai 50 punti percentuali.

Pochi giorni dopo, lunedì 28 ottobre ed il giorno successivo, martedì 29 ottobre, ricordato come il martedì nero, l’America assistè inerme al crollo del New York Stock Exchange con più di 16 milioni di azioni che passarono di mano a prezzi in caduta verticale.

Quali furono le principali cause della crisi del ‘29

La mancata crescita del potere d’acquisto nonostante l’incremento di produttività e investimenti, la politica monetaria della Fed e la continua espansione del credito attraverso tassi artificialmente bassi e l’eccesso di prestiti a carattere speculativo vengono considerate tra le principali cause della crisi culminata nel crollo di Wall Street il 29 ottobre 1929 (-43%).

Come si arrivò alla crisi del ‘29

Negli anni successivi alla Grande guerra gli Stati Uniti conobbero un vero e proprio boom grazie alla fiorente industria automobilistica e all’alta produttività, dovuta anche alla razionalizzazione dei processi produttivi attraverso l’adozione di un’organizzazione del lavoro scientifica (il cosiddetto Taylorismo), che permetteva di mantenere inalterati prezzi e salari favorendo investimenti e quindi di conseguenza produttività.

L’esistenza di risparmi cumulati e l’assenza di limiti alle attività speculative crearono le condizioni per un ampio ricorso al credito da parte degli investitori e spinsero questi ultimi, insieme alle banche, alla speculazione in Borsa. Dal 1920 al 1929 gli investimenti azionari triplicarono il loro volume e gli indici di borsa salirono, dal 1926 al 1929, da 100 a 216, ma all’aumento del valore delle azioni industriali tuttavia non corrispondeva un effettivo aumento della produzione e della vendita dei beni.

La speculazione non fu comunque l’unica causa del grande crollo. Parte della crisi viene infatti addossata alla caduta dei prezzi dei prodotti agricoli avvenuta in conseguenza dell’enorme accumulazione delle scorte rimaste invendute a seguito del miglioramento della produzione agricola dei paesi europei; per cui si videro tonnellate di grano e di caffè rovesciate in mare o date alle fiamme nel tentativo di far risalire i prezzi. L’accumulo delle scorte che impedì agli agricoltori, fortemente indebitati, di corrispondere alle banche gli interessi per le somme avute in prestito e la speculazione furono dunque tra le cause che portarono allo scoppio della crisi.

Conseguenze della crisi del ‘29

L’uscita dal mercato attraverso la vendita in massa di titoli, soprattutto da parte della borghesia che nei primi anni venti aveva stimolato con i propri acquisti la produzione ed il consumo di beni durevoli, provocò il crollo di Wall Street.

A subirne le conseguenze furono proprio le industrie di beni di consumo durevoli come quelle dell’auto che dovettero tagliare le loro commesse verso aziende appartenenti alla stessa filiera, abbassare i salari (con grave pregiudizio dei consumi) e ridurre il personale. La contrazione dei consumi provocata dal taglio dei salari provocò l’espandersi della crisi dal settore industriale a quello agricolo arrecando danni ad un settore primario già fortemente indebolito.

Poiché il settore industriale era poi legato al settore bancario che manteneva bassi i tassi per favorire gli investimenti sul mercato azionario, quando, al momento del crollo di Wall Street i piccoli risparmiatori si precipitarono negli istituti di credito per ritirare il loro denaro, il mercato andò incontro ad una crisi di liquidità contribuendo al fallimento di molte banche e, a catena, delle industrie in cui esse avevano investito.

La produzione industriale scese del 50% e i fallimenti ed i licenziamenti portarono alla crisi dei consumi contribuendo ad alimentare un circolo vizioso che condusse l’economia statunitense in una fase di arresto.

Quali misure vennero prese negli Stati Uniti per contrastare la crisi del ’29

Le soluzioni proposte per contrastare la grande crisi si limitarono inizialmente allo stimolo della spesa in opere pubbliche e alle manovre di pressione nei confronti degli industriali per non ridurre i salari, con la creazione di corporazioni allo scopo di sostenere e stabilizzare i prezzi in forte caduta opponendosi all’inizio a misure di tipo deflazionistico.

Tra le misure prese negli USA vi fu anche la contrazione del commercio internazionale e l’adozione di dazi verso i prodotti provenienti dall’estero. Il presidente Herbert Hoover allora in carica non adottò un programma di assistenza affidando tutto ai governi federali e all’assistenza privata.

New Deal: il piano Roosvelt e la ripresa dalla Crisi del ’29

La ripresa avvenne nel 1933 con l’elezione a presidente degli Stati Uniti, il 4 marzo 1933, di Franklin D. Roosevelt. Roosvelt adottò un programma di riforme economiche e sociali fra il 1933 e il 1937, conosciuto con il nome di New Deal (nuovo metodo) consistente nei seguenti punti:

  1. l’abbandono della parità aurea e la svalutazione del dollaro nella misura del 40% per ridurre i debiti e facilitare le esportazioni;
  2. un vasto piano di lavori pubblici per riassorbire la disoccupazione;
  3. un completo sistema di assicurazioni sociali a vantaggio delle classi lavoratrici e una maggiore tassazione dei ceti abbienti;
  4. un aumento dei salari;
  5. la riduzione delle ore lavorative nelle fabbriche;
  6. l’obbligo agli imprenditori di riconoscere i sindacati operai e di trattare con essi;
  7. il controllo del sistema bancario, della Borsa e del mercato azionario.

La svalutazione del dollaro autorizzata dal Congresso stimolò la spesa pubblica e il programma di riforme economiche e sociali attuato fra il 1933 e il 1937, conosciuto con il nome di New Deal, contribuì a far uscire gli Stati Uniti da uno dei periodi più bui della storia.

Stimolando la spesa pubblica attraverso un vasto programma di interventi Roosvelt riuscì a occupare forza lavoro disoccupata, spingendo così la domanda di beni di consumo che permise di riavviare il processo produttivo. Roosvelt inoltre sostenne gli agricoltori attraverso il controllo della produzione riducendo il terreno coltivato e concedendo sussidi.

La Tennessee Valley Authority e il NIRA (National Industrial Recovery Act) promossero la creazione di grandi opere pubbliche, linfa per il settore privato e per la forza lavoro, mentre l'Agricultural Adjustement Act, la Civil Work Administration, nonché il Wagner Act (importante riconoscimento dei sindacati) furono altre misure adottate per tamponare la crisi e restituire vitalità ad un settore vessato dalla stagnazione.

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La Crisi del '29: le ripercussioni in Italia e in Europa

20 di 566 - 04/3/2024 17:04
JHONNY LIVRPOOL N° messaggi: 789 - Iscritto da: 30/12/2023

Cause e conseguenze della crisi del 1929

Crisi del 1929, sintesi delle cause e delle conseguenze della crisi e la successiva ripresa economica; approfondimento sul New Deal americano.

Redazione Studenti
Redazione Studenti13 aprile 2021

CRISI DEL 1929: CAUSE E CONSEGUENZE

Crisi del 1929: cause e conseguenzeFonte: Getty-Images

Il crollo di Wall Street di fine ottobre 1929 (il famoso Giovedì Nero) fu la prima manifestazione Finanziaria di una crisi che investiva direttamente gran parte dell'apparato industriale americano e poi europeo.

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Si trattò in sostanza di una crisi capitalistica di sovrapproduzione, anche se i suoi effetti iniziali si ebbero sul piano finanziario, con il crollo delle quotazioni dei titoli azionari della Borsa Americana. Bisogna quindi distinguere, nell’ambito di questa crisi:

  • un aspetto strutturale, legato alla sovrapproduzione industriale e quindi alla forte crescita che si ebbe negli USA e nei paesi europei più sviluppati dal '23 al '29;
  • un aspetto congiunturale (cioè occasionale), legato alle speculazioni borsistiche ed alla politica del credito "facile" attuata dalle banche americane (avevano prestato con facilità, negli anni precedenti, notevoli somme ai privati, i quali le avevano prevalentemente reinvestite in modo speculativo in borsa).

Quando cause strutturali e cause congiunturali si combinarono, si verificò quel crack catastrofico che fu la crisi del 1929. Essa si manifestò con una serie di effetti a catena, che trascinarono nel fallimento i diversi settori dell'economia, che erano interdipendenti. Schematicamente si può così descrivere questo processo: la polverizzazione dei titoli significò non solo il fallimento di molti privati cittadini, che avevano speculato comprando e rivendendo continuamente titoli, ma anche delle stesse aziende proprietarie dei titoli azionari e delle banche, che non solo avevano prestato soldi ai privati, ma avevano anche concesso crediti alle aziende ed avevano inoltre speculato in titoli borsistici: il crollo di Wall Street quindi provocò una serie di fallimenti a catena: dalla borsa alle banche, dalle banche alle industrie, dalle industrie (produzione) al commercio (distribuzione), tutto il sistema entrò in collasso.

La crisi, nel giro di pochi mesi, dilagò come mai era avvenuto in passato, creando nel giro di pochi mesi un esercito di disoccupati e di sbandati: tutti gli indici economici scesero (produzione, occupazione, redditi, salari, investimenti e risparmi), quello più significativo fu il calo impressionante della produzione industriale, che scese in alcuni casi più del 50%. Ma la crisi, nata negli USA, non rimase entro i confini americani, non solo perché gli USA erano già il maggior paese capitalista del mondo ma anche perché l’interdipendenza del sistema economico Mondiale era ormai una realtà, almeno dalla fine della Grande guerra; infatti in quegli anni da un lato Francia ed Inghilterra ricevevano dalla Germania le indennità previste per i danni di guerra, dall’altro la Germania, in virtù del Piano Dawe, stava ricevendo ingenti prestiti dalle banche americane. Quando scoppiò la crisi negli USA, le banche americane interruppero il flusso di capitali dall'Europa provocando, sia in Germania che negli altri paesi, una sorta di "collasso": la Germania, senza i capitali americani non riusciva a pagare le quote delle indennità ad Inghilterra e Francia.

Pertanto la crisi statunitense si allargò sul piano internazionale, investendo in particolare i paesi capitalistici e industriali più sviluppati. In Europa il paese che subì il maggior contraccolpo fu la Germania, in cui la crisi fu più grave che in Francia e Inghilterra e produsse quell'esercito di disoccupati che poi sostenne il nazismo in ascesa (ci fu una stretta relazione tra il rapido successo del nazismo e la crisi del '29, così come c'era stata una relazione tra crisi economico-sociale postbellica in Italia e l’ascesa del fascismo).

Sugli aspetti della crisi finanziaria statunitense c'è da sottolineare che essa fu sicuramente favorita dall'assenza di una Banca Centrale, con compiti di supervisione e di controllo di tutta la politica creditizia, bancaria, finanziaria e monetaria: le banche americane non avevano controlli e poterono sviluppare con facilità una politica di credito facile e di speculazioni borsistiche. Dopo la grave crisi (che fu sicuramente più acuta e devastante della Grande Depressione del 1873-95) anche negli USA nacque una banca centrale nazionale, la " Federal Reserve System", che controlla ancora oggi tutta l'attività finanziaria dello stato e delle banche private.

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LE RISPOSTE ALLA CRISI E IL NEW DEAL AMERICANO

La prima immediata risposta dei vari paesi fu quella di adottare forti misure protezionistiche, nel senso che gli stati, per poter rilanciare la produzione industriale interna che era crollata, tendono a "proteggere" i propri prodotti nazionali attraverso alti dazi doganali; ma questo protezionismo evidenziò subito grossi limiti. Innanzitutto perché tutti i paesi, chi più e chi meno, cominciarono ad adottare misure dello stesso tipo, per cui il vantaggio si annullava: il crollo del commercio internazionale fu enorme. Il protezionismo si manifestò anche con la creazione di aree commerciali chiuse, ossia con la formazione di una rete privilegiata di scambi, limitata ad alcuni paesi legati da interessi economici e politici comuni e chiusa verso l’esterno: ad esempio l’area dei paesi dell’Europa centro-orientale o quella costituita dal Commonwealth britannico.

Accanto alle misure protezionistiche, gli stati attuarono anche una politica tendente alla svalutazione delle proprie monete: si svalutava con lo scopo di favorire le esportazioni. Il nuovo sistema monetario del Gold Exchange Standard, ricreato nel 1922 nella Conferenza Internazionale di Genova, e basato ancora sulla centralità della sterlina, crollò definitivamente: nel 1931 il governo inglese svalutò la sterlina, e ciò segnò la fine del sistema. Sennonché la svalutazione generava a sua volta il fenomeno dell’inflazione (aumento dei prezzi), che aggravava la condizione di vita dei disoccupati e degli strati sociali deboli. E’ in questo contesto che maturò la nuova strategia economica definita NEW DEAL, che il nuovo presidente americano, il democratico Roosevelt, si convinse ad attuare e che si ispirata alle idee dell'economista inglese Keynes (riteneva fondamentale l'intervento dello Stato per stimolare il processo economico, quindi per innescare il meccanismo della ripresa e della crescita). Roosevelt sottopose così il sistema finanziario americano a più severi controlli e finanziò una serie di imponenti lavori pubblici, che in parte riassorbirono la disoccupazione e rimisero in circolazione il denaro e rivitalizzarono la domanda di beni.

Per la prima volta dunque un governo americano intervenne massicciamente nel sistema economico, favorendo l'uscita dalla crisi e, alla lunga, dando forza anche ai consumi dei ceti meno abbienti, così da conciliare ripresa economica e allargamento del benessere.

GLI APPROFONDIMENTI

  • Crisi del 1929: storia e caratteristiche della Grande Depressione
  • Crisi del 1929 e New Deal negli Stati Uniti d'America
  • New Deal: riassunto, punti e protagonisti

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