La privatizzazione di Mps procederà in modo ordinato. La premier Giorgia Meloni ha lanciato questo messaggio sabato 22 in un'intervista a MF-Milano Finanza che nel corso del fine settimana è stato ripreso da molti organi di informazione internazionali. "Non dobbiamo ripetere gli errori del passato", ha spiegato Meloni. "Abbiamo confermato il ceo Luigi Lovaglio alla guida del Monte dei Paschi, l'amministratore delegato ha condotto in porto con successo l'ultimo aumento di capitale e adesso bisogna lavorare per riportare il Monte sul mercato privato. Vogliamo gestire in modo ordinato l'uscita dello Stato dal capitale di Mps per creare in Italia le condizioni perché ci siano più poli bancari", ha concluso la premier.

Le dichiarazioni arrivano a pochi giorni dall'assemblea che ha rinnovato il consiglio di amministrazione della banca senese portando alla presidenza l'avvocato Nicola Maione. Con una nuova squadra al vertice insomma il momento appare propizio per fare chiarezza sulle priorità strategiche dell'istituto e definire le tappe della privatizzazione.

L'anno scorso il governo italiano, che dal 2017 ha il 64% di Mps, aveva ottenuto dalla Commissione europea una proroga per la exit dopo il flop della trattativa con Unicredit per l'acquisizione. Bruxelles non ha fissato una nuova scadenza, anche per non mettere troppa pressione al venditore e condizionare negativamente il processo. Con ogni probabilità però tra la fine di quest'anno e l'inizio del 2024 il pressing dell'Europa si farà insistente.

Ecco perché le discussioni tra il governo italiano e i potenziali compratori potrebbero riprendere quota già entro la fine del primo semestre. La differenza rispetto al passato è che oggi il Monte e il suo ceo Lovaglio possono condurre la trattativa da una posizione di forza. Il quarto trimestre del 2022 è stato un punto di svolta per la banca senese, che ha realizzato un utile netto di 155,8 milioni. Sul fronte della gestione caratteristica, i ricavi dei dodici mesi si sono attestati a 3,09 miliardi, trainati da un margine di interesse balzato del 26% a 1,54 miliardi.

Chi si farà avanti? A marzo sono tornati a circolare con insistenza rumor su un possibile interesse di Banco Bpm, anche se il ceo Giuseppe Castagna è finora stato molto cauto nelle dichiarazioni: «Non guardiamo Mps. La nostra idea è di non perseguire alcuna aggregazione», ha spiegato il banchiere in una recente intervista. Vero è però che un impegno diretto di piazza Meda sul dossier consentirebbe la costruzione di quel terzo polo del credito sul quale si espressa chiaramente Meloni nell'intervista a Milano Finanza.

Non solo. Con una mossa di questo genere il Banco si metterebbe al sicuro da quel possibile blitz di Unicredit su cui negli ultimi giorni il mercato è tornato a speculare. Alla finestra c'è anche Bper, che però nei prossimi mesi sarà impegnata nel completamento dell'integrazione di Carige dopo il salvataggio dello scorso anno. Non si è esclude che sulla privatizzazione si affaccino più soggetti, privati e pubblici.

Da tempo circolano diverse suggestioni in tal senso. Intesa Sanpaolo potrebbe per esempio affiancare il Banco, mentre le filiali del sud di Mps dovrebbero tornare nel radar del Mediocredito Centrale che già nel 2021 aveva studiato il dossier.

red

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MF-DJ NEWS

2508:39 apr 2023

 

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