Sembra schiarirsi sempre di più il cielo sopra Bio-On, il gruppo produttore di bioplastica a base di poliesteri biodegradabili ad alte prestazioni (Pha) fallito nel 2019 in seguito a un report prodotto dal fondo Quintessential. Nei giorni scorsi, scrive MF-Milano Finanza, si è svolta la riunione dei creditori che ha accettato la proposta di concordato presentata a settembre da Maip, società di Settimo Torinese attiva nel campo dei termoplastici tecnici e in generale nello sviluppo di nuove tecnologie per l'industria delle materie plastiche. Nonostante manchino ancora dati ufficiali, sembra che il disco verde sia arrivato da una percentuale nettamente superiore alla soglia minima del 50% +1, da indiscrezioni sembrerebbe circa il 70%, lasciando contrari solo pochissimi istituti di credito che hanno optato per un voto negativo.

Di base, con l'approvazione del concordato da parte dei creditori che rappresentano la maggioranza dei crediti ammessi, il concordato si intende approvato, ma per parlare di concordato approvato bisognerà attendere la comunicazione ufficiale.

Una volta che arriverà, Maip diventerà a tutti gli effetti proprietaria di Bio On, mettendo così la parola fine a una delle pagine più nere per piazza Affari così come per l'industria e gli investitori italiani. La proposta di Maip ha già incontrato, lo scorso mese, il parere favorevole dei due curatori fallimentari, Antonio Gaiani e Luca Mandrioli, e del comitato creditori. Nello specifico, il gruppo piemontese ha presentato una proposta di concordato fallimentare, corredata da due fidejussioni, mettendo sul piatto circa 17 milioni di euro (l'ultima base d'asta era di 13,4 milioni) con l'obiettivo di rilevare gli asset delle società Bio-on e Bio-on Plants, che comprendono l'impianto produttivo per bioplastica Pha di Castel San Pietro Terme (Bologna), oltre a laboratori e magazzini, portafoglio brevetti, partecipazioni azionarie e beni mobili. È evidente come il passo avanti di Maip consenta di tirare un sospiro di sollievo per i lavoratori e le sigle sindacali, specie dopo ben sette tentativi di asta indetti e sempre andati a vuoto e che avevano visto inizialmente la base partire da 95 milioni di euro (a maggio scorso) per poi scendere fino ai poco più di 13 milioni dell'asta di settembre. Intanto i lavoratori hanno continuato a ridursi, passando da 100 ai 20 di oggi.

Parole di speranza erano arrivate anche anche da Vittorio Caleffi della Uil: "Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel; lo strumento del concordato è articolato ma consente di gettare le basi per ripartire con un progetto industriale di enorme valore". Quanto al gruppo di Settimo Torinese, è guidato dal presidente Eligio Martini - noto manager del settore nonché membro del Club degli investitori- e si compone di sette società attive nel campo dei termoplastici tecnici, compounding di prodotti innovativi, studio di effetti estetici speciali e nuove tecnologie per l'industria delle materie plastiche. Intanto la scorsa settimana si è tenuto l'ultimo passaggio per il dibattimento dell'ex presidente Marco Astorri, il vice Guido Cicognani, il presidente del collegio sindacale e alcuni suoi membri e altri revisori. Il giudice ha però rinviato i lavori al 21 dicembre, quando scioglierà la riserva sulla richiesta di partecipare al processo da parte di oltre 1.750 parti civili.

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