Ieri il Cda di Generali ha nominato Philippe Donnet ad per un terzo mandato, con due voti contrari e un'astensione, mentre Andrea Sironi è stato nominato all'unanimità nuovo presidente della compagnia.

Non c'è stato dunque l'atteso atto di distensione tra gli azionisti della compagnia di Trieste, o almeno non del tutto. Se sulla nomina del presidente c'è stata unanimità, su quella dell'amministratore delegato il via libera ha avuto il voto contrario di Francesco Gaetano Caltagirone, che in assemblea aveva presentato una lista alternativa (candidato come ceo Luciano Cirinà) che si è fermata al 41,73%. L'imprenditore capitolino, azionista con il 9,95% e già vicepresidente di Generali che lo scorso gennaio si era dimesso in polemica, ha espresso voto contrario, proprio come Flavio Cattaneo, consigliere eletto nella sua lista.

Mentre la professoressa Marina Brogi, terza consigliera indicata dalla lista Caltagirone, ha optato per l'astensione. Con il voto favorevole di tutti gli altri consiglieri indicati dal precedente board (ad eccezione di Donnet e Sironi che si sono astenuti) in un board composto complessivamente da 13 membri. La spaccatura che nei mesi scorsi aveva portato alla contrapposizione della lista del consiglio, sostenuta da Mediobanca, con quella di Caltagirone (sostenuta tra l'altro da Leonardo Del Vecchio, Crt e dei Benetton) resta quindi evidente anche nella nuova governance della compagnia. Per ora non c'è traccia di ricomposizione nonostante i Benetton (saliti nel frattempo al 4,75% del capitale) nei giorni scorsi avessero tentato di proporsi con un ruolo di mediatori.

Per ora però non arrivano segnali di cambiamento sostanziali rispetto alle frizioni dei mesi scorsi mentre la nomina dei sei comitati della compagnia (a partire da quello per le parti correlate su cui l'ingegnere capitolino ha alzato l'attenzione) è stata rinviata ad un nuovo consiglio, che si terrà probabilmente la prossima settimana. Se le armi legali per Caltagirone sembrano spuntate con la vittoria della lista del board che è stata ben più ampia dell'ormai famoso prestito titoli utilizzato da Mediobanca per salire nel capitale (4,41%) resta da capire come verrà ricomposta la frattura. Sul tavolo c'è la nomina di un vicepresidente, ma anche di un eventuale direttore generale («che resta una mia prerogativa», aveva detto Donnet nell'intervista rilasciata a MF-Milano Finanza nei giorni scorsi) e probabilmente anche un'ulteriore stretta delle norme per le operazioni con parti correlate. Sul fronte dei titoli emerge poi che il prestito di Mediobanca arriverà a scadenza a fine maggio, ma in ballo c'è anche un'opzione su circa il 3% di azioni in mano a Caltagirone con la controparte che potrebbe esercitarla e comprare i titoli il prossimo 17 giugno, nel caso in cui le azioni valessero meno dello strike price pari a 18,5 euro.

fch

 

(END) Dow Jones Newswires

May 03, 2022 02:27 ET (06:27 GMT)

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