La Banca centrale del Giappone non ha ascoltato le richieste del mercato e ha lasciato a sorpresa i tassi di interesse fermi (con sette voti favorevoli e due contrari) e il programma di QE a 80.000 mld di yen all'anno (con 8 favorevoli e un solo dissenso).

La BoJ è rimasta ferma nonostante un ulteriore deterioramento dell'economia nipponica dall'ultimo meeting di marzo, con il Pil che rischia nuovamente la contrazione nel 1* trimestre e con Tokyo che potrebbe quindi tornare in recessione, visti anche gli impatti negativi del terremoto che ha recentemente colpito il Sud del Paese.

Dopo la decisione dell'Istituto lo yen è schizzato al rialzo e il Nikkei ha accelerato al ribasso, chiudendo in forte calo del 3,6% sotto quota 17.000 punti.

Si fanno ora più forti i sospetti del mercato sul fatto che la Banca centrale del Sol Levante sia a corto di munizioni dopo tre anni di politica accomodante che non è però riuscita a far ripartire l'inflazione del Paese.

Anzi, la BoJ ha in sostanza rimandato il raggiungimento dell'obiettivo sui prezzi al consumo di un altro mezzo anno. Il 2% verrà infatti raggiunto tra aprile 2017 e marzo 2018. E' la quarta volta in un anno che l'Istituto sposta il target di inflazione.

Per quanto riguarda infine il terremoto, la Banca centrale ha deciso di aprire una linea di credito da 300 mld yen per aiutare le banche regionali del Sud del Giappone, epicentro del sisma che ha colpito l'isola di Kyushu.

alb

alberto.chimenti@mfdowjones.it

 

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April 28, 2016 02:14 ET (06:14 GMT)

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