"Leggo e ascolto in questi giorni con molta attenzione le varie ricette di economisti e politici su come evitare che l'economia italiana cada in una spirale da grande recessione. Ma mi sembrano tutte ricette datate, che non tengono conto di una situazione assolutamente senza precedenti". A parlare è Vincenzo Manes, fondatore di Intek Group e amministratore delegato di Kme, leader mondiale nel campo del rame nonché filantropo convinto (è l'ideatore di Dynamo Camp e presidente della Fondazione Italia Sociale). A lui MF-Milano Finanza ha chiesto un'opinione sulle misure da prendere immediatamente per dare ossigeno all'economia.

Domanda. Perché sono datate?

Risposta. Perché sono le stesse misure ideate dopo gli attentati alle Torri Gemelle e dopo la crisi del 2008, in cui si pensava a una crisi strutturale da dover affrontare. Questa del Covid-19 è ben diversa.

D. In che senso?

R. Dal punto di vista puramente economico e delle imprese - non voglio offendere nessuno - è più simile a un improvviso stato letargico, un attacco di narcolessia in cui per tre mesi l'intera economia si ferma, come addormentata. Dal punto di vista strutturale, con qualche eccezione di cui accenno dopo, non è cambiato nulla rispetto a due mesi fa.

D. Si moltiplicano invece le previsioni di un cambiamento epocale, che investirà lo stile di vita di tutti e di conseguenza modificherà profondamente il novero di beni e servizi offerti attualmente.

R. Dissento rispettosamente da queste previsioni. Al contrario, dopo un po' di tempo in cui si avrà ancora legittimamente timore di tornare alla vita precedente, si creerà un clima di grande entusiasmo, quasi da Dopoguerra italiano degli anni 50, con la differenza che non ci sarà da ricostruire dalle macerie. Vi sarà una gran voglia di fare, di ripartire, di tornare alla vita sociale che c'era prima. Ecco perché l'aiuto dello Stato va ripensato.

D. Qual è la sua proposta?

R. Lo Stato dovrebbe in un certo senso nazionalizzare tre mesi di pil. Mi spiego meglio: oggi tutte le aziende sono ferme, con fatturato zero e quasi tutti i costi sul groppone. Bene; anziché operare dal lato del sostegno dei costi e quindi con manovre complicate sulla cassa integrazione eccetera, lo Stato dovrebbe agire dal lato dei ricavi e dire alle aziende: questi tre mesi di fatturato, per un ammontare uguale a quello dello scorso anno, ve li pago io. A quel punto le imprese, rassicurate dal lato dei ricavi, pagherebbero regolarmente il personale e pagherebbero anche l'altro 50% dei costi, che invece il governo dimentica nelle sue misure.

D. Ma che forma prenderebbe questo pagamento?

R. Stiamo parlando di cifre importanti. Prendo la stima fatta da Goldman Sachs: un 10% di pil, quindi 180 miliardi. Lo Stato ne ha finora stanziati 25, quindi ne mancano 155. Guardiamo a quanto sta facendo la Francia, che ha stanziato 300 miliardi con una serie di prestiti, garantiti dallo Stato, pari a tre mesi di fatturato o a due anni di monte salariale delle aziende. Per l'Italia, che dipende molto di più della Francia dal credito bancario, è possibile ipotizzare un prestito alle aziende a termine molto lungo, 30 anni, come se fosse un mutuo, garantito dallo Stato.

D. E lo Stato i soldi dove li trova?

R. Per il momento c'è la possibilità di indebitarsi al di fuori delle norme del Patto di Stabilità. Poi vediamo: se si convincono gli arcigni Paesi anseatici a mutualizzare un debito comune, allora i soldi verranno da lì.

D. Altrimenti?

R. Altrimenti - e so che qui non mi faccio molti amici - penso che una Nazione come la nostra abbia le risorse interne per finanziare una manovra del genere. Il Piano Marshall ce lo facciamo da soli, con un commissario all'emergenza economica e chiedendo agli italiani di finanziare questo importo (che poi sarà inferiore a 155 miliardi, perché scenderà per i contributi, i profitti ottenuti e le relative tasse eccetera) sottoscrivendo un prestito a lungo termine pari al 2,5-3% sulle ricchezze finanziarie di famiglie, imprese e fondi previdenziali. Questa massa di soldi affluirà in un fondo - chiamiamolo «Ghiro Fund» per restare in tema letargo - gestito dal commissario ad hoc che poi ripagherà nel tempo lo Stato o la Ue. Sarebbe un segnale fortissimo nei confronti dei partner europei e una vera dimostrazione di patriottismo. Ma, ripeto, per l'immediato si può agire con la strumentazione esistente.

D. Diceva che non tutta l'economia è solo in letargo...

R. Sì, effettivamente ci sono settori anche cruciali, come turismo, trasporto aereo o crociere, che ci metteranno di più a riprendersi, e queste vanno aiutate di più. Ma per il resto è inutile mettersi a fare distinzioni perché, una volta passata la paura, tutta l'attività economica ripartirà come e più di prima. Ne sono certo; basta vedere quello che sta succedendo in Cina, Corea o Giappone.

MF-DJ NEWS

2608:15 mar 2020

 

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March 26, 2020 03:16 ET (07:16 GMT)

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