Gli esami dell'ospedale Moscati di Avellino, che ha riprocessato i tamponi analizzati presso la Futura Diagnostica (il laboratorio di riferimento della Lazio in questi mesi), hanno riscontrato la positività di Thomas Strakosha e la negatività di Ciro Immobile e Lucas Leiva nei test effettuati il 6 novembre. Confrontando però gli esiti dei 95 tamponi effettuati (sono così tanti perché oltre al gruppo squadra erano stati sottoposti al controllo anche i familiari), le positività sarebbero passate da 7 (secondo Futura Diagnostica) a 25 (secondo l'Ospedale Moscati). Una disparità che fa parte della perizia consegnata dalla virologa Maria Landi alla procura della repubblica di Avellino.

La prima notizia, quella di Thomas Strakosha positivo e di Immobile e Leiva negativi, scrive la Gazzetta, aggiunge un altro capitolo a questa collezione di esiti altalenanti. Dal doppio esame contraddittorio del 6 novembre, con il Campus Biomedico di Roma che aveva dichiarato la positività di Leiva, Immobile e Strakosha portando la Asl a isolare i giocatori e a vietare la loro presenza in campo contro la Juve - c'erano state altre situazioni del genere, tanto che Ciro Immobile è stato costretto a sottoporsi a un numero record di tamponi, per negativizzarsi.

La seconda informazione che risulta dalla perizia apre scenari ancora tutti da interpretare. In pratica, dei 95 esami riprocessati, 18 avrebbero dato un esito diverso, anzi contrario. È chiaro che a prenderla così, senza se e senza ma, si tratterebbe di un risultato preoccupante: o nelle loro case, o nel centro di allenamento, dei positivi sarebbero andati in giro senza sapere di esserlo, e quindi senza il rispetto di tutte le norme di legge sull'isolamento con i rischi del caso. Ma dovranno essere verificate tutte le spiegazioni possibili. Sulle identità dei 18 negativi secondo la Futura Diagnostica e positivi a stare agli esami dell'ospedale Moscati, c'è grande riserbo.

Bisognerà vedere in quali termini il perito della Procura ha raccontato questi dati così incredibilmente contrastanti e se ha allegato anche degli approfondimenti tecnici per provare a interpretare i risultati. E che cosa i pm leggeranno in queste 18 "discordanze". Ci sarebbero comunque altri dati investigativi nell'istruttoria avviata dal procuratore reggente Vincenzo D'Onofrio che indaga sull'ipotesi di reato di falso, truffa in pubbliche forniture ed epidemia colposa. In pratica, questo esito sarebbe soltanto uno dei dati in possesso degli investigatori. L'indagine sul laboratorio sarebbe nata prima delle ultime settimane, quelle in cui è nato il caso Lazio con l'ipotesi dell'assenza di comunicazioni alle Asl e di mancato rispetto delle regole nel gruppo squadra in caso di positività.

La domanda sorge sponatena: com'è possibile che ci siano stati risultati così distanti? Che l'esito degli esami fosse tutt'altro che coincidente dei responsi lo si era capito anche dalla richiesta formulata dalla difesa del laboratorio (per ora l'unica indagato è Massimiliano Taccone, il presidente del Cda della struttura irpina) di riprocessare i tamponi presso la Futura Diagnostica per effettuare il confronto con gli stessi macchinari e utilizzando gli stessi standard. Ora, però, la linea difensiva si sofferma su altre circostanze. In particolare, le modalità di trasporto dal laboratorio all'ospedale dopo il sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza nella giornata di sabato 7 novembre. Poi la conservazione dei tamponi oltre le 48 ore (fra la prima analisi e la seconda sono passati quattro giorni), la soglia oltre il quale è necessario custodire tutto a meno 80 gradi, secondo le linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità pubblicate lo scorso 29 maggio. Naturalmente bisognerà capire se nella perizia queste obiezioni siano state già considerate o meno. Un'altra strada sarebbe quella dei "debolmente positivi" che potrebbero essere stati considerati "negativi di fatto". C'è anche la possibilità che il magistrato chieda un supplemento di perizia per spiegare questa distanza fra i risultati. Intanto si dovrebbe procedere a riprocessare anche i tamponi del laboratorio Merigen di Napoli, che hanno dato un esito negativo per Thomas Strakosha, Ciro Immobile, Lucas Leiva.

Alla luce di quanto è successo, si dovranno incrociare i riscontri con i mille referti acquisiti presso la Futura Diagnostica e relativi a tutti i test effettuati dalla Lazio dalla prima ripartenza di giugno fino a oggi. In ogni caso, ci sono ora altre cose da chiarire in una vicenda che a ogni passaggio moltiplica le domande. Se non altro, tutto quello che sta succedendo dimostra in modo evidente, la necessità di una centralizzazione dei test, finora rifiutata dai club e che è invece una delle "raccomandazioni", una sorta di rafforzamento del protocollo, proposte dalla Federazione Medico-Sportiva alla Lega di serie A.

red/lde

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