Unicredit/B.Mps: dal WM al credito al consumo, via al cantiere accordi
27 Agosto 2021 - 5:01PM
MF Dow Jones (Italiano)
Una delle decisioni più strategiche da prendere nell'ambito
dell'integrazione tra Unicredit e B.Mps per il business a lungo
termine passa dall'alleanza nell'asset management e anche dal
rafforzamento del private banking. L'esito del merger tra i due
istituti di credito, ancora allo studio, non è scontato, ma finito
il primo step di due diligence sulla valutazione dei crediti e dei
contenziosi legali e partito quello relativo alle controllate, i
tempi sembrano maturi per l'apertura di un cantiere sul futuro
degli accordi commerciali attivi nei due gruppi.
Per quanto riguarda l'asset mangement in ballo ci sono gli
accordi di B.Mps con Anima (197,8 mld di masse gestite secondo i
dati al 30 giugno, in crescita di 3,4 mld rispetto alla fine del
2020; un Ebitda adj. di 188,2 mln, anch'esso in aumento rispetto ai
144,9 mln del 2020): non va dimenticato che a luglio Siena ha
avviato discussioni per allungare la scadenza dell'alleanza e
aumentare così la redditività di breve termine, senza dimenticare
quelli di Unicredit con ls francese Amundi a cui nel 2016 aveva
ceduto le attività di Pioneer per 3,8 miliardi. Due creature molto
diverse tra loro: Anima è un asset manager italiano nato da un
percorso di aggregazione di più società, la cui capogruppo è
quotata in Borsa dal 2014 e conta oggi su oltre 300 professionisti,
in Italia e all'estero che si occupano in larga misura di fondi
generalisti. Amundi invece è una realtà al 100% internazionale
dotata di numerosi fondi specializzati, aperta all'azionario
internazionale: radicalmente diversa da Anima H. sia per quanto
concerne l'offerta sia per quanto riguarda il profilo dei
gestori.
Da un punto di vista strategico è difficile pensare a un addio
ad Amundi, operatore che si sposa perfettamente con il profilo
internazionale e paneuropeo di Unicredit, ma anche Anima - il più
grande gruppo indipendente del risparmio gestito italiano - con le
sue soluzioni di investimento flessibili e costruite intorno alle
esigenze specifiche di investitori istituzionali, imprese o privati
- può offrire un vantaggio competitivo. Motivo per cui alcuni
analisti osservano che le alleanze potrebbero essere tenute in vita
entrambe.
Un discorso diverso va fatto per il private banking. La banca
guidata dal ceo Andrea Orcel, dopo la vendita di Fineco disposta
dall'ex a.d. Jean Pierre Mustier, è rimasta più spoglia su questo
fronte. Attualmente Unicredit può contare su due divisioni interne:
Cordusio Sim e Unicredit Pb. La prima ha 120 private banker e oltre
26 miliardi di masse gestite, la seconda conta 605 private banker,
per 64,6 miliardi di masse gestite. E in tutto registrano 65.000
nuclei familiari private e wealth come clienti. Il Monte ha dal
canto suo una sua divisione di private banking che conta (secondo i
dati Aipb) 19 miliardi di euro di aum, circa 400 private banker e
36.000 clienti private. E potrebbe portare in dote anche Banca
Widiba, attiva nell'advisory retail e con un posizionamento
decisamente diverso rispetto a Fineco. Widiba porterebbe con sé 527
consulenti finanziari e un patrimonio di circa 7,74 miliardi di
euro (oltre 5 miliardi di masse gestite), secondo i dati Assoreti.
In arrivo ci sarebbero anche i 28 private banker della banca
digitale di Mps, con masse private gestite per oltre 2 miliardi.
Vista anche la grande enfasi che Orcel ha messo sull'accelerazione
digitale come pilastro del nuovo Piano industriale e data la
necessità di rafforzarsi nel settore è ragionevole pensare che
Widiba rimarrà all'inetrno del perimetro.
Non dovrebbe accadere lo stesso per la controllata di Rocca
Salimbeni, Mps Capital services (350 dipendenti e 100 mln di
fatturato) che, come emerso da indiscrezioni stampa, non dovrebbe
figurare tra gli asset cui il gruppo è intenzionato ad acquisire.
Unicredit punta molto infatti sulla sua divisione Cib che registra
4 miliardi di ricavi l'anno e conta circa 3.500 dipendenti.
Tornando agli accordi commerciali un altro interrogativo da
sciogliere è quello legato alle intese assicurative. Solo in Italia
Unicredit ha cinque joint venture con tre alleati diversi, Allianz,
Cnp Assurances (controllata della potente Banque Postal) e Unipol,
mentre Mps può vantare lo storico rapporto con Axa (di cui l'ex ceo
Marco Morelli è oggi presidente della divisione Investment
Managers). Sciogliere il nodo non sarà semplice tanto più che
Allianz si è nel frattempo posizionata al 3,11% di piazza Gae
Aulenti, forse per meglio monitorarne la strategia e il cfo di Axa
Alban de Mailly Nesle ha appena definito "estremamente strategica"
l'alleanza con Siena. La testata francese Les Echos, inoltre, ha di
recente puntualizzato che la questione polizze sta facendo litigare
il mondo assicurativo francese: né Axa né Cnp Assurances hanno
intenzione di mollare la presa.
Meno complesso, ma comunque impegnativo dovrebbe essere il
cantiere nel credito al consumo: se infatti qui Unicredit si
appoggia su una fabbrica interna, Mps è alleata con Compass
(Mediobanca). Alcuni osservatori fanno notare che - complici i
chiari di luna dell'economia e le ristrettezze delle famiglie
italiane - è un momento d'oro per il credito al consumo ma si
tratta di un business rivolto al segmento più basso della clientela
e quindi meno strategico rispetto al risparmio gestito che offre
ritorni diversi. Tuttavia, alcune banche come per esempio il
Santander, hanno costruito un piccolo tesoretto su tale segmento di
business che - se ben eseguito - può offrire interessanti margini.
Il credito al consumo, va ricordato, non era particolarmente amato
da Jean Pierre Mustier che infatti non si era speso troppo per
svilupparlo o rafforzarlo con strategie particolari. Potrebbe
accadere ora? In questo quadro è difficile - fanno notare
osservatori e analisti - che Unicredit si metta a vendere tramite
le sue filiali i prodotti di Compass e non è detto che all'istituto
guidato da Orcel serva un alleato esterno: potrebbe invece
continuare a vendere suoi prodotti tramite i suoi sportelli, come
accade oggi. Il destino dell'alleanza tra Mps e Compass, in ogni
caso, non è ancora definito, si vedrà quali saranno le sorti
qualora l'integrazione di Rocca Salimbeni in Unicredit andasse in
porto. Meno complicato ancora da risolvere è il rompicapo leasing,
dove le banche si appoggiano entrambe a divisioni interne.
cce
claudia.cervini@mfdowjones.it
MF-DJ NEWS
2716:50 ago 2021
(END) Dow Jones Newswires
August 27, 2021 10:51 ET (14:51 GMT)
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