Previdenza: Excellence C., in Italia cresce quella integrativa
21 Giugno 2016 - 7:45PM
MF Dow Jones (Italiano)
"In Italia la previdenza integrativa è ancora poco sviluppata,
ma il trend potrebbe cambiare significativamente: le persone sono
più consapevoli della necessità di costruire una pensione privata,
la crescita dei principali operatori della previdenza complementare
(Generali, Poste, Intesa, Arca Mediolanum) è stata negli ultimi
anni significativa e gli operatori del settore (fondi pensione)
avvertono la necessità di ristrutturare i loro sistemi di gestione
e governance".
Ad affermarlo è uno studio di Excellence Consulting, società di
consulenza con sede a Milano e Roma, che propone due soluzioni per
rilanciare ulteriormente la previdenza complementare: una nuova
generazione di prodotti sviluppata a partire dalle best practice
internazionali dei paesi più evoluti nell'ambito previdenziale e
che potrebbe beneficiare anche di una maggiore detassazione da
parte dello Stato - ipotesi di recente non esclusa per il futuro
anche dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan - e
realizzazione di una nuova generazione di strumenti di tipo
Prevtech capaci di aiutare il cliente a comprendere meglio esigenze
e soluzioni.
Secondo lo studio, malgrado dal 2007 i lavoratori possano
spostare il Tfr nei fondi pensione integrativi, nel 2013 solo il
16% della popolazione in età lavorativa lo ha fatto, preferendo
lasciare il TFR in aziende con gestioni di tesoreria non sempre
strutturate e confidando soprattutto sulla pensione pubblica per il
mantenimento del tenore di vita in terza età. In Italia, le
pensioni pubbliche hanno sempre assorbito una quota rilevante del
Pil e assicurato trattamenti adeguati ma la situazione nel futuro
cambierà e l'esigenza di prestare attenzione alla pianificazione
del trattamento previdenziale diventerà sempre più cogente per gli
italiani.
In Italia, la spesa per le pensioni pubbliche ha assorbito il
15.7% del Pil in media durante il periodo 2010-2015, il secondo
valore più elevato tra i paesi Ocse, tuttavia con l'ultima riforma
del sistema previdenziale, che prevede condizioni meno favorevoli
del passato sia di accesso si di entità del trattamento
pensionistico, sarà possibile ridurre al 2060 la spesa pubblica per
pensioni di circa 2 punti di Pil. ? La riforma ha previsto inoltre
l'eliminazione della pensione integrata al minimo lasciando
unicamente una prestazione assistenziale di valore relativamente
basso: gli individui senza contributi riceveranno il 19% del
salario medio rispetto alla media del 22% dei paesi Ocse.? Da
ultimo le interruzioni temporanee dal lavoro o il ritardato
ingresso nel mondo del lavoro avranno un effetto moltiplicatore
negativo, rendendo le pensioni di domani ancora più basse.
"A causa della persistente situazione di crisi di crescita, in
Italia una proporzione crescente di lavoratori - sostiene Maurizio
Primanni, CEO di Excellence Consulting - andrà probabilmente
incontro a periodi di disoccupazione, soprattutto nelle prime fasi
di impiego, o di lavoro part-time o precario, durante la vita
lavorativa. Tali interruzioni contributive avranno un effetto
marcato sulle pensioni del futuro, contribuendo all'aumento della
povertà in terza età. E' stato calcolato che nel caso di lavoratori
a basso reddito, la decurtazione della pensione sarà del 10%, nel
caso di un ingresso sul mercato del lavoro ritardato di cinque
anni, rispetto al 3% in media nei paesi dell'Ocse. Perdite simili
si riporteranno anche per le interruzioni legate alla cura dei
figli e alla disoccupazione. E' necessario quindi che risparmiatori
e operatori del settore sappiano cambiare passo, è necessario che
anche in Italia si diffondano servizi di consulenza previdenziale
di eccellenza".
Il mercato della previdenza complementare rispetto al Pil vale
il 96% nel Regno Unito, l'84,60% negli Stati Uniti e il 74,70% in
Canada. In Italia solamente il 6,60%. La percentuale di
partecipazione delle persone alla previdenza complementare riguarda
il 43% dei soggetti nel Regno Unito, il 47% negli Stati Uniti e il
50% in Canada, in Italia il 15%.
In Italia dal 2010 al 2015 seppur in modo non significativo,
tuttavia crescono le persone iscritte alla previdenza
complementare, gli iscritti ai Fondi Pensione Negoziali passano dal
2% del 2010 ai 2,47% del 2015, quelli ai Fondi Pensione Aperti
dallo 0,85% all'1,15%, quelli ai Piani Individuali Pensionistici
dall'1,16% al 2,6%, le altre forme variano dall'1,29% allo 0,88%.
L'evoluzione dei canali distributivi dei PIP (Piani Individuali
Pensionistici) e degli Fpa (Fondi Pensione Aperti) vede un aumento
degli agenti che dal 2011 al 2015 passano dal 42% al 54% per quanto
riguarda i Pip e dal 21 al 30% i Fpa. I promotori crescono rispetto
agli Fpa dal 14 al 22%, ma calano per quanto riguarda i Pip dal 14
al 9%. In diminuzione il canale banca/posta sia circa gli Fpa, dal
65% al 48%, che i Pip, dal 44 al 37%.
Per tutti i principali operatori si registrano tassi di crescita
sia circa il patrimonio che gli iscritti. Dal 2011 al 2015 Generali
passa da 2.851 a 7.900 milioni (+ 29%) riguardo al patrimonio e da
512.000 a 1.021.000 (+20%) agli iscritti. Di PostaVita il
patrimonio cresce da 1.030 milioni a 3.500 milioni (+36%) e gli
iscritti da 407.000 a 761.000 (+17%). Di Intesa San Paolo il
patrimonio da 1.541.000 a 2.847.000 (+17%), gli iscritti da 162.000
a 307.000 (-17%).
I consulenti finanziari adotteranno un modello di consulenza
anche relativamente agli aspetti previdenziali della clientela. Il
consulente dovrà sensibilizzare i propri clienti nei confronti del
tema previdenziale e far emergere il bisogno di una copertura del
gap.
"La necessità di costruirsi una pensione privata - sottolinea
Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting - sarà
verosimilmente rilanciata dall'iniziativa della Commissione Europea
riguardante i Peep, ovvero i Pan European Personal Pensions (piani
di pensione individuali pan-europei) che, secondo l'Action Plan on
building on Capital Market Union, dovrebbero introdurre nei paesi
dell'unione un "terzo pilastro" previdenziale volto a coprire il
gap che ancora caratterizza molte nazioni, tra cui l'Italia".
Detassazione dei prodotti da parte dello Stato e utilizzo della
tecnologia da parte degli operatori sono la proposta di Excellence
Consulting per rilanciare la consulenza previdenziale. "Il ministro
dell'Economia Pier Carlo Padoan - prosegue Maurizio Primanni - non
ha escluso che si arrivi a una detassazione dei fondi pensioni.
Sarebbe un bellissimo passo per riallineare l'Italia al contesto
dei paesi con sistemi previdenziali più evoluti. Si guardi al
modello anglosassone. Nel Regno Unito i contributi sono esenti, le
plusvalenze quasi sempre esenti, la tassazione differita e si
possono dedurre fino a 20.000 sterline annualmente. Anche negli
Stati Uniti il sistema di detassazione è esteso e riguarda tutte le
tipologie di prodotti previdenziali: Social Security, 401 K e altri
fondi, Ira.
com/lab
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June 21, 2016 13:30 ET (17:30 GMT)
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